#diaridivita In viaggio nel Paese dei Balocchi

Narrazioni drammaturgiche della 39esima edizione del festival La Macchina dei Sogni

Pubblicato il 26/07/2022 / di / ateatro n. 184

L’edizione numero 39 della Macchina dei Sogni di Mimmo Cuticchio è intitolata “Il paese dei balocchi” ed è dedicata ai bambini. Per l’occasione ho curato dei diari che intendono raccontare le giornate del festival, innestandosi nelle drammaturgie degli spettacoli che sono andati in scena. Un occhio critico per una messa in crisi che si compone di citazioni, visioni e relazioni tra le poetiche degli artisti coinvolti.

6/7/2022 #giornozero

“L’assoluto non ha bisogno di niente”, secondo Artaud. Sarà per questo che il vero Teatro è bastevole a sé stesso e anzi eccedente per raffinatezza e nobiltà. E sarà per questo che possono accadere sintesi di così suggestiva emozione come mettere insieme la location di Palazzo Branciforte con uno spettacolo teatrale itinerante: Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto. Ideazione scenica, drammaturgia e regia sono di Mimmo Cuticchio, Famiglio è Alfonso Veneroso, Maniante-recitante è Giacomo Cuticchio, costumi e allestimento sono di Tania Giordano, luci di Marcello D’Agostino, produzione Figli d’Arte Cuticchio.
Una visita guidata nasce per esplorare un luogo incantevole e incantato, ovvero il museo che ospita la collezione storica di pupi e cartelloni del Cavaliere Giacomo Cuticchio, acquisita dalla Fondazione Sicilia nel 2015, attraverso un allestimento curato da Mimmo Cuticchio.
Il vecchio Monte dei Pegni intitolato a Santa Rosalia oggi “vive” animato da presenze “fantasmagoriche”. “Lo spazio rappresenta per noi il luogo che custodisce le nostre origini di teatranti, una splendida cornice in cui hanno trovato collocazione i pupi più antichi della famiglia”, spiega Elisa Puleo, organizzatrice della Macchina dei Sogni e curatrice del libro del festival.
Assistiamo alla prova generale dello spettacolo che intende essere “una storia che riguarda tutti e tutte”. Il luogo è il protagonista: veniamo introdotti alla storia di Palazzo Branciforte, edificio legato alla storia della città di Palermo. Da palazzo nobiliare nel 1801 ospita in una delle sue parti il “Monte della Pietà per la Pignorazione”. Nel 2005 il palazzo viene acquistato dalla Fondazione Sicilia.
Una composizione lignea accoglie i pupi introdotti dalla voce registrata del Cavaliere Cuticchio,è un brano da La morte di Don Buoso e Don Chiaro, una suggestiva sintesi di meraviglia e stupore. Un frammento di intervista a Pina Patti Cuticchio che reca un pennello in mano c’introduce nel magico mondo della scenografia dell’opra. Giacomo Cuticchio anima un Perdomani e racconta della follia per Angelica. Vengono introdotti i pupi di farsa, nati nel 1700 per la satira sociale e politica: “Non è cambiato niente”.

In famiglia erano settecentosette: sette fratelli e settecento pupi.

Segue il racconto degli opranti camminanti.

Signori e cavallier che ve adunati
Per odir cose dilettose e nove,
Stati attenti e quieti, ed ascoltati
La bella istoria che ‘l mio canto muove.

Il primo canto dell’Orlando innamorato di Boiardo ci ricorda che da sempre la storia dei paladini s’intreccia con quella degli amori. Vengono passati in rassegna tutti i pupi in esposizione e di ognuno viene narrata la storia e le avventure. A sottolineare i vari passaggi la musica orientaleggiante sui pagani guerrieri e la descrizione dell’esercito dei giganti.
Ci sono poi i cartelloni. Quello della pazzia di Orlando è composto da sette riquadri per le sette serate rappresentate. Il pianino a cilindro, suonato da Giacomo Cuticchio, compositore e musicista oltre che maniante, invita a entrare nel teatrino dei pupi. Voci si elevano per accogliere Carlo Magno. Teste appese, angeli per portare l’anima in cielo, marchesi, conti, pellegrini, teste di papi (morto uno se ne fa un altro).
Ma il teatro dei pupi non è solo drammatico. La visita finisce con la presentazione dei fantocci Fortunello, Cirillino e Pagliaccino, funamboli ed equilibristi che venivano usati per le serate di festa. Il Perdomani invita il pubblico a uscire.

Alfonso Veneroso durante Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto

Chiacchieriamo con Mimmo Cuticchio, direttore artistico del festival, in uno dei suggestivi giardini del Museo Salinas. “La ricerca è sperimentale, il viaggio stesso è già un tesoro trovato. Unire i viaggi è meraviglioso.” Ci racconta della condivisione di progetti con la direttrice del museo Caterina Greco.

Come se fossimo bambini adulti che vogliono giocare. La vita è un’avventura ma è anche un gioco. Il teatro di figura lavora molto su miti e leggende ed è molto pertinente a questo mondo museale. Quando i bambini sono educati, crescono nella formazione, conoscono mondi nuovi e mondi diversi. Altrimenti se si rimane chiusi nel proprio universo il rischio è la conservazione senza futuro, come chiudere un tesoro in una scatola. Gli spettacoli vengono scelti in base al tema. Io vedo cose che altri non hanno la possibilità di vedere, viaggiando mi lascio ispirare.
Perché il Paese dei Balocchi?
Pandemia, guerra, politica, clima disperazione per il lavoro, noi adulti siamo stanchi ma anche i bimbi vedono e incamerano. Noi artisti abbiamo un compito. La metafora di Collodi dà il senso del diritto al gioco è una provocazione bella. Il bambino ha il diritto di sbagliare. Io ho forte il bambino che c’è in me, dentro di me. Io sono quel bambino, poi nella vita sono cresciuto imparando e viaggiando. Trovare il modo di comunicare con il bambino attraverso il gioco del museo è fondamentale. Le pietre non parlano ma raccontano. A Palazzo Branciforte vale lo stesso discorso, sono contrario ai musei come luoghi cimiteriali, il bene dev’essere di tutti. Ho scritto questa visita per raccontare la storia della famiglia e le vite che si tramandano. Siamo nella drammaturgia dei luoghi. Avere rispetto dei luoghi e condividerli con chi ha rivolto l’invito ad abitarli è importante perché non diventi una ripetizione cambio ogni anno manifesto, quello di quest’anno è dedicato ai bambini.

Mimmo Cuticchio dietro le quinte del teatrino dei pupi

7/7/2022 #giornoprimo

“Di nulla sia detto: è naturale
in questo tempo di anarchia e di sangue,
di ordinato disordine, di meditato arbitrio,
di umanità disumanata,
così che nulla valga
come cosa immutabile.
(Bertolt Brecht)

Come da consuetudine, alla Macchina dei Sogni i pupi incontrano le guarattelle. Mimmo Cuticchio narra ai bambini la storia del Museo che raccoglie i resti di Selinunte, della Macchina dei Sogni, dei pupi e delle leggende antiche.

Se i bambini vengono al museo forse capiscono che gli appartiene: è bello giocare con la nostra storia.

Viene evidenziata la differenza tra pupi e burattini. Segue la presentazione di Bruno Leone e di Pulcinella. Bruno Leone introduce il suo Pinocchio costruito con legno di giuggiole, “che è buono ed è per lui come un bambino, un figlio” e viene posto in modo da potere guardare sia lo spettacolo sia gli altri bambini come lui. Il burattinaio entra nella baracca e sentiamo e poi vediamo Pulcinella che danza con Teresina, la sua fidanzata, la danza si svolge con estrema dolcezza. Pinocchio cerca Arlecchino, si sente miagolare, ma è proprio Arlecchino! Danzano tutti e tre insieme. Fanno un trenino e citano la Macchina dei Sogni, in una trovata metateatrale cara alla poetica di Leone.
Appare Mangiafuoco e Pulcinella offre sé stesso per risparmiare i compagni che Mangiafuoco vuole bruciare. Per questa azione di lealtà Mangiafuoco si emoziona e comincia a starnutire e ha inizio lo spettacolo di guarattelle. Tipico suono di legno suona a tempo. Risate dei bambini squarciano l’aria con tenera partecipazione.
Battaglie, spade e coltellacci, inganni e giochi, tutto è perfettamente ritmato, soprattutto il funerale. Perché intanto è arrivata la morte, in triplice forma: prima burattino con la falce, poi maschera e infine è il burattinaio travestito che Pulcinella vuole sconfiggere con una pernacchia. Ma poi arriva anche il padre della morte ed esce Pulcinella burattinaio con la maschera e cerca aiuto tra i bambini: una bimba riesce a sconfiggerlo a colpi di scopa! Rientrano Arlecchino, Pinocchio e Pulcinella e si abbracciano.
Pinocchio chiede di essere invitato al matrimonio di Pulcinella, ma anche Arlecchino si sposa e scoprono così di avere la stessa fidanzata. Dopo litigi e dibattiti, l’amicizia prevale e in un sovvertimento di valori decidono di sposarsi entrambi con Teresina.
Si invertono i piani del consueto tra poligamia e amicizia, ma hanno dimenticato di invitare Pinocchio al matrimonio ed ecco che appare Lucignolo asinello che vuole lasciare la sua eredità a Pinocchio, la sua pelle. Tira via la pelle ed esce fuori un bambino vero e con la pelle fanno due tamburelli che suonano e cantano tra gli applausi a tempo del pubblico entusiasta.
I bimbi diventano burattini e i burattini diventano bimbi, tutto è in continua trasformazione. Il Paese dei Balocchi non c’è più perché i bimbi adesso giocano con telefoni e videogame. Ammonisce Leone:

State attenti perché rischiate di diventare l’animale più stupido del mondo, l’uomo.

Bruno Leone

Prendo una spremuta di arance in piazza Teatro Massimo con Bruno Leone. E lui cita le limonate di Pessoa. Chi è per te Pulcinella e perché sta bene in questa edizione della Macchina dei Sogni? “Ho lavorato tantissimo con i bambini e loro apprezzano la sincerità. Questo spettacolo può essere compreso meglio dai bambini, la drammaturgia ritmica incanta e funziona anche con gli adulti, la drammaturgia della storia viene dopo. Artaud insiste sul fatto che uno spettacolo non può essere descritto dal testo. I bambini hanno la capacità di andare oltre il testo. Penso che i bambini sono adatti a Pulcinella, loro seguono il ritmo e gioiscono delle sorprese a differenza degli adulti. Ma ci sono delle eccezioni. Qualche anno fa feci uno spettacolo a Scampia su Jesùs Malverde – un bandito venerato come un santo – questo spettacolo sembra esaltare questa figura ma una sua battuta “grazie Jesùs non voglio più essere un criminale” fa alzare ed andare via dal suo posto un boss della camorra che vi assiste, questo attesta la eccezionalità dello spettacolo che è riuscito e che ha colpito perfino un adulto. La potenza del burattino toglie le difese, è metafisica. Tutti i poeti d’avanguardia sono stati disprezzati dal mondo degli adulti. I bambini sono capaci di essere il pubblico ideale di Artaud, del teatro sperimentale.” Leone è un burattinaio architetto che ha fatto un lavoro sociale molto forte nella città di Napoli e che ammette che la logica comune è fuorviante per intendere la logica delle cose. Cos’è per te il teatro? Che immagine ti evoca? “L’ingresso in un teatro barocco, chiesa di Santa Patrizia di Napoli, l’immagine che ho in mente è di un frontone arabescato. Pulcinella è apparentemente semplice ma nasconde una grande complessità, è barocco. C’è molta improvvisazione ma non nello spettacolo che ho preparato per la Macchina dei Sogni. Le guarattelle permettono di vivere le scene con grande libertà ma sono state ridotte per dare spazio ad altri personaggi della commedia dell’arte e a Pinocchio. È uno spettacolo che ha un finale, questa disciplina mi fa soffrire ma va a vantaggio di spettacolo e spettatori e il pubblico rimane incantato e non vuole andare via. Sto vivendo una fase indisciplinata, anarchica e individualista.”

Alì Babà e i 40 ladroni @Teatrino dei pupi

Attesa trepidante. Nofriu e Virticchiu, pupi da farsa intessono la narrazione da Le mille e una notte in un dialogo scherzoso che cattura il pubblico e citano Aladino di tutti i colori (il link). Anche loro interpretano gli attori dello spettacolo. Pupi nuovi, scene nuove, musiche da Miklos Rozsa.
Narratore con abiti sontuosi e orientali introduce la storia agli astanti. Cambio fondalini e musiche da favola. Interno domestico umile, Alì è un taglialegna. Virticchiu un pecoraio, elemento comico un con cane-pupo di nome “Muddica”, ovvero briciola. I ladroni incedono con una carovana, musica concitata, ruberie, battaglie cruente con taglio di teste, i mercanti sopravvissuti fuggono, i ladroni entrano nella grotta dell’”apriti sesamo”.
Musica fiabesca per condurre Alì con mulo in un bosco fitto: cerca la legna da portare a casa. Si nasconde quando si apre la montagna, spia e vede ciò che accade con i 40 uomini armati ma il suo asino intanto è scappato. Musica inquietante e incalzante Alì è incredulo e cerca di aprire il luogo che lo circonda di gemme preziose e ricchezze di ogni genere in un labirinto di tesori. Prende delle cose e decide di volere dimenticare l’accaduto e torna a casa e con la moglie mantiene il segreto. Va a trovarlo il fratello e gli rivela di sospettare qualcosa e gli chiede di condividere la fortuna con lui, che è un ricco mercante e non si è mai interessato al fratello fino a quel momento.
Giungono infine insieme nel meraviglioso luogo ricco di tesori. Ma poi il fratello dimentica la frase magica e resta intrappolato con i briganti che lo trovano e lo uccidono: “Un ladro nella casa dei ladri!”. Il racconto è reso mediante una mise-en-abîme ed è ricco di metanarrazioni per narrare fatti che non vengono rappresentati come la morte e la sepoltura di Kāsim, il fratello di Alì. Quest’ultimo adesso indossa abiti sontuosi e dal fondalino della sua casa scopriamo che è diventato ricco. Anche sua moglie Jasmina è così elegante, Alì ha aiutato il villaggio che ora lavora per lui, Virticchiu è il suo segretario personale e Nofriu è il guardiano del villaggio.
C’è un’attenzione filologica non solo nella descrizione puntuale degli abiti orientali ma anche nel saluto che un mercante rivolge ad Alì: as-salāmu ʿalaykum. Alì offre la sua ospitalità al mercante, che trasporta 40 giare di olio: ma è un inganno, quelle giare nascondono i ladroni che hanno scoperto tutto e sono giunti a vendicarsi per l’inganno. Ma Nofriu e Virticchiu scoprono il misfatto e lo risolvono con dialoghi brillanti che giocano su assonanze come quella tra “arrestare” e “arrostire”, generando una comicità forte e iterata.
Ha inizio la battaglia, sottolineata da una musica incalzante: si sentono gli zoccoli degli opranti che battono dietro la scena e sembra danzino. Il narratore entra nella scena ed è talmente bravo da renderla visibile agli occhi degli astanti! Appaiono infatti gli uomini fedeli e valorosi di Alì Babà e per ultimi vediamo Alì e Jasmina. Amicizia trionfa.

Giocapinocchio la scena dell’incontro di Pinocchio e Geppetto

Giocapinocchio @Museo Archeologico Salinas

Un tenero, riuscito e commovente nuovo Pinocchio , quello del Granteatrino: “Il punto di partenza è il Pinocchio edito dalla Nuages arricchito dalle splendide immagini di Emanuele Luzzati, che per l’occasione ha sfoderato tutta la sua poliedrica abilità di scenografo-illustratore”. Con Anna Chiara Castellano Visaggi, Chiara Bitetti, Valentina Vecchio; burattini e pupazzi: Natale Panaro, Lucrezia Tritone; musiche originali: Eddy Romano; regia: Paolo Comentale; tecnica utilizzata: teatro di figura con pupazzi, burattini e attori.

8/7/2022 #giornosecondo

Piccoli dei @ Museo Archeologico Salinas

Il progetto Piccoli Dei nasce grazie alla scrittura di Martina Forti e Lorenza Cingoli, che hanno composto sei racconti sull’infanzia delle divinità greche. A questi s’ispirano i lavori teatrali mattutini di Teatro degli Spiriti e Teatro Atlante. Un gioco, una caccia al tesoro a cura di Armando Traversa, coinvolge i bimbi nella ricerca degli dei all’interno del museo alla fine degli spettacoli.

Mimmo Cuticchio al Museo Salinas introduce la giornata del festival

Le prime note di Alan Sorrenti da Figli delle stelle introducono Vito Bartucca/Crapapelata che danza tra il pubblico di grandi e piccini e incita al battito delle mani. Appare la ninfa burattina Maya, dialogo tra i due. Hermes e il suo segreto, le sue invenzioni, dettagli nei costumi, trovate comiche per accattivare il pubblico dei più piccini. Chitarra di Salvino Calatabiano da cantastorie con dolcezza rimata. Zeus e Apollo burattini, Zeus fa tuonare e lampeggiare la baracca. Infine personaggi danzanti sul brano iniziale. Il Teatro Atlante associa tamburo e racconti sui piccoli dei che diventano eroi è filologicamente più vicino del precedente spettacolo a quanto scritto dalle scrittrici. Una fascia in vita per fingere il ventre gravido diviene poi un infante, è Efesto. Varie trovate magiche con giochi di prestigio e Nereidi sono costituite da tulle che danza sulle teste dei bambini rapiti, mantelli per cambiare personaggi rosso per Era, verde per Teti. Storia di Efesto narrata con una filastrocca e da un piccolo cubo vengono fuori oggetti enormi, chiude lo spettacolo una filastrocca.

Una scena da La ciambella addormentata

La ciambella addormentata è lo spettacolo serale. Ha un assetto scenico da pasticceria, un forno sulla destra dello spettatore, la musica accoglie le pasticcere, volano gli ingredienti, c’era una volta lo chef Jacques Lecoq, omonimo del più importante mimo e pedagogo teatrale. Giochi con oggetti da cucina, ricerca della ricetta perfetta, concitazione eccessiva nei dialoghi su frasi banali come “chi fa da sé fa il caffè”. Creare una torta da favola, battaglia di mestoli e pentole, un castello incantato, torte personaggi per La bella addormentata. È uno spettacolo musicale “da far addormentare un affogato al caffè”. I pupazzi sono di gommapiuma garzata.

9/7/2002 #giornoterzo

Già la mano, nel suo fare «articolatorio», è a suo modo una macchina e anzi la prima macchina. La mano sarebbe pertanto lo strumento computazionale per eccellenza («organo degli organi» diceva Aristotele). C’è una correlazione profonda tra l’articolazione delle dita della mano e l’articolazione della voce: i due processi si sono innescati insieme e reciprocamente modellati […] Il procedere dell’esperienza si articola attraverso mano (dito)-voce-scrittura del corpo (gesto). Questo procedere letteralmente dà corpo al riconoscimento, ovvero «fa corpo» col riconoscimento.
(Carlo Sini)

Installazione bianca al centro della scena, molteplice intreccio, metafora, fisarmonica per la scena mattutina al Museo Salinas. Gioco tra le due narratrici valigia e ukulele. Nascita di Atena. Rapporto con Ares descritto in una canzone. Perseo e Medusa giocano con i bambini. Storia Aracne filo teso e intrecciato sulle teste degli spettatori mentre la fisarmonica suona Miserlou.

Una scena del Teatro degli Spiriti, a sinistra Vito Bartucca

Narratore burattinaio racconta una storia “che nessuno ricorda più”. Giochi linguistici e pastiche tra Apollo e Crapapelata che divertono i bambini, linguaggio colloquiale, drammaturgia impeccabile nel dipanarsi della storia. Apollo e Artemide, quest’ultima non riesce a controllare i propri poteri ne seguono avventure divertenti “a tipo Sailor Moon”. Zeus sancisce la divinità di Apollo e Artemide gli dei gemelli e con il consenso del pubblico nascono l’aurora e il tramonto.

Pinocchio x il Teatro del Drago

Il Teatro del Drago nasce nel 1979 “ad opera dei fratelli Andrea e Mauro, quinta generazione ininterrotta della famiglia Monticelli, attiva nel Teatro di Marionette a partire dal 1840”. Con il loro Pinocchio hanno girato quattro continenti, in grammelot. Teatro d’ombre con attori in carne e ossa. Instabilità della marionetta, pupazzi grandiosi. Danza di Pinocchio/alter ego degli attori. Attori vestiti come Pinocchio che cammina con il suo doppio.
Intanto Pulcinella e Arlecchino burattini con enorme abecedario. Musica cupa annuncia Mangiafuoco. Lucciole precedono l’arrivo del gatto e della volpe che danzano: sono pupazzi che s’indossano e manovrano nella parte superiore del corpo, davanti a Pinocchio impiccato. Fata Turchina ed ennesimo nuovo pupazzo di Pinocchio.
L’interpretazione degli attori è eccezionale. Tre dottori, tre conigli preparano una bara comicamente bucata per fare uscire il naso di Pinocchio. Processione funerea tra il pubblico crea inquietudine e ironia al contempo. Un bellissimo uccello turchino trasporta Pinocchio. In un circo troviamo Pinocchio asino turchino, con il suo doppio umano che raglia mostruosamente, dietro la maschera-volto asinino. Vento sul fondale, balena e bolle di sapone. Ritroviamo Geppetto ombra iniziale. Fata Turchina con la sua aria musicale. Infine Geppetto diventa un burattino vero! La scenografia e i pupazzi sono ispirati alle 12 tavole a china di Alain Letort, le musiche sono di Morrigan’s Wake e Claudio Capucci.

Pinocchio secondo Teatro del Drago

10/7 #giornoconclusivo

Fisarmonica suona il celebre brano popolare ebraico Hava Nagila, due performer in scena. Crono mostra una recitazione tragica con l’espediente di giochi di prestigio. Zeus, Persefone burattino interagisce. Atlante e Spiriti agiscono insieme per questo ultimo giorno di racconti degli dei bambini. Dioniso e il rapimento di Persefone, il regno dei morti è un fondalino con teschio che ricorda Skeletor, l’antagonista di He-Man, immaginario anni Ottanta. Dioniso è un pessimo messaggero. Tutto si conclude con “Domani è un altro giorno”. Applausi.

Nel pomeriggio assistiamo a documentari presso il Palazzo Steri, in collaborazione con Sole Luna Doc Festival, per la sezione “Animati in video”. Evening qualcosa, Zona dantesca, Pedro Dreams, ispirato a Ulisse e a Pedro Linares, molto immaginifico. Da fogli bruciacchiati nasce un uccello volante di origami in Oriphorea zero.

Giacomo Cuticchio

La Compagnia Marionettistica Carlo Colla chiude il festival. Due bauli ai lati del palcoscenico per Teste di legno, spettacolo con marionettisti a vista per la grande scena.
Pensiamo a Che cosa sono le nuvole? di Pasolini ma in realtà lo spettacolo è ispirato a un film dei Colla del 1916 intitolato Il sogno folle, di cui c’è testimonianza grazie a una stampa dell’epoca: sono rimaste alcune foto per identificare le marionette e un pieghevole con trama e personaggi.
Le marionette si muovono di nascosto ai loro manovratori. Pinocchio è tra queste e racconta le sue avventure attraverso una voce registrata su cui è tessuto l’intero spettacolo. Si susseguono vari personaggi da L’isola del tesoro con la marionetta Long John Silver e sua marionetta pappagallo; la Bella e la Bestia su un tappeto vegetale di rose, Bella s’inginocchia, muove le braccia a tempo del suo canto e accarezza la Bestia; un cagnolino marionetta che scodinzola; il Pifferaio di Hamelin, con precisione drammatica.
Ma ecco che a un tratto entrano in scena pirati con armi eil loro canto minaccioso e un imperatore; la fata Desolazione ispirata a Malefica indossa abiti sontuosi e batte il piede, alterata con perfezione umana. Un re dai lunghi baffi con saette sulla corona si mette a frugare nel baule e trova un giornale, intende decifrare quella scrittura e trova la descrizione di un mondo in cui vige la guerra e il cervello delle marionette non è molto grande, così decide di volere anche lui conquistare il mondo.
Tutte le marionette iniziano a tremare, alcune lo acclamano e sostengono la sua folle idea. L’entusiasmo per la guerra fa estrarre alle marionette le loro armi, mentre una musica trionfale si staglia: sagome di cannoni, catapulte cavalli e cavalieri fanno il loro ingresso in scena. Il re si chiama Barbaros. Si crea una verità distorta e la sua testa diventa enorme e ancora più grandi di lui sono delle sagome di gambe in marcia a sottolineare la gravità del fatto che sta accadendo in corpi divisi: solo gli arti contano e gli organi e i volti non ci sono e le armi s’ingrandiscono sempre più. Sono rappresentati i quattro poteri da grandi teste su sagome di corpi piccini ed è visibile l’intero pianeta “una magica palla” che viene manipolata e a cui segue una danza del potere. Il mondo diviene nero e tetro, un ingranaggio meccanico, una ruota della tortura che contagia anche il fondale che muta. Il mondo si rompe, buio. Silenzio e vuoto. Ma poi un fiore appare e le grandi teste cadono e a loro si sostituiscono quattro marionette colorate “uomini fiore”, il pianeta è rigenerato e lo mostra un fondale con arcobaleni e due scoiattolini marionette giocano felici e si sentono cinguettare gli uccelli “Chi può vincere gli eserciti della poesia e della fantasia?”. I marionettisti alle prime luci dell’alba trovano tutto al posto consueto tranne il re Barbaros su un baule con i fili aggrovigliati ed è collocato dentro al baule con le teste piatte (i quattro poteri) per essere “sistemato”. Tornano tutte le altre marionette e le neutre per la nascita di un nuovo Eden, la voce ammonisce:

Le marionette sono marionette gli uomini non dimentichino la loro umanità.

Per questo dobbiamo cercare di ricostruire quelle immagini – e non accontentarci più del burattino: dobbiamo creare la Supermarionetta. La Supermarionetta non competerà con la vita – ma piuttosto andrà oltre. Il suo ideale non sarà la carne e il sangue ma piuttosto il corpo in catalessi: aspirerà a vestire di una bellezza simile alla morte, pur emanando uno spirito di vita […] perché questo è il significato di artista: un uomo che percepisce più dei suoi simili, e afferra più di quanto ha veduto. E non ultimo […] il maestro il cui dovere era di celebrare lo spirito che li guidava – lo spirito del Movimento.
(Gordon Craig)



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