Speciale elezioni 2006: lo spettacolo e i partiti (parte I)

Il teatro nella campagna elettorale 2006: lo speciale di "Hystrio"-ateatro

Pubblicato il 20/02/2006 / di and / ateatro n. 095

Il teatro al tempo delle elezioni

Non mi ricordo da quando lavoro in teatro un’attenzione così preoccupata all’evoluzione politica da parte di amici e colleghi impegnati nel settore e ambienti connessi. Appena li incontri, ti/si chiedono “cosa succederà”, e il consueto “cosa stai facendo?” si tinge di nuovi significati. Dando per scontato che di questi tempi non si fa niente di particolarmente significativo, si passa agli aneddoti ormai di rito sul degrado del sistema (fatterelli significativi e non di rado bipartisan), quindi alle frequenti simpatiche dissertazioni su dove emigrare, non sempre astratte. I più impegnati hanno personali sondaggi da esporre, effettuati in tram o sul taxi, in teatro o nelle aule, verifiche sul campo che di solito preludono a profezie più o meno cupe, mai del tutto rosee.
Non manca qualche richiamo tipo “Non chiederti cosa può fare il paese per te ma tu per lui” (ovvero, rimbocchiamoci le maniche: il punto è come, dove, quando). Rispetto a quello della volontà, è più diffuso un ottimismo un po’ fatalista, stile “Ha da passà ‘a nuttata”. E’ una concezione del mondo che ha qualche limite ma anche autorevoli supporter, come Schwejk o quel simpatico ferroviere che – risollevando l’umore a viaggiatori esasperati – ha attaccato un vistoso cartello con la famosa battuta di Eduardo nella biglietteria di una stazione del profondo nord.
Un po’ di ottimismo del resto non è forse solo un atteggiamento saggio, ma un dovere civile – di questi tempi.
Fatalisti, ma consapevoli. Così, mentre i teatranti italiani si (s)battono per la sopravvivenza, seguendo con più apprensione del solito le vicende politiche, non sarà inutile dedicare un po’ di tempo ad analizzare gli scenari che le forze in campo ipotizzano per il loro futuro.
Con questo servizio www.ateatro.it in collaborazione con “Hystrio” che ne tirerà le fila nel numero in uscita in aprile – avvia una riflessione documentata a puntate e per approfondimenti progressivi sulle politiche e le proposte degli schieramenti e dei partiti di centro sinistra e di centro destra per lo spettacolo dal vivo, inquadrate nelle linee generali di politica culturale.

Una raccomandazione, un suggerimento, una preghiera

I commenti sul forum – quelli meditati e costruttivi (è possibile esserlo anche mantenendosi critici e chiari) – sono come sempre attesi e graditi. Uno dei limiti – forse delle difficoltà – dei partiti è che tendenzialmente ascoltano rappresentanze istituzionali o lobbies, ritenendo che quella sia la voce del popolo, ovvero di un settore: è anche per questo che in democrazia hanno una precisa funzione i movimenti. www.ateatro.it e “Hystrio” possono costituire nel loro piccolo un tramite per fare arrivare altre voci, ma è difficile trasmetterle ed è difficile che possano essere comprese se si limitano all’invettiva o ne hanno lo stile. Se invece sono motivate e ragionate – forse non in questa fase di campagna elettorale e in cui le posizioni sono delineate ancorché non troppo specifiche, ma nella fase immediatamente successiva – potranno farsi valere e costituire un elemento di confronto.

Tremonti non vi ama

La Casa delle Libertà sta in questi giorni elaborando il programma (avendo deciso che il contratto con gli italiani non è più sufficiente) e non siamo ancora in grado di documentare in maniera esauriente le posizioni del centro destra. Aspettiamo con curiosità. E’ presumibile infatti che anche nello schieramento corrispondente all’attuale maggioranza la politica culturale non possa essere collegata tout court alle ultime azioni di governo: troppo diffuse all’interno le (auto)critiche e gli scontenti, a livello degli operatori più o meno schierati e delle massime cariche burocratiche (che schierate lo erano, almeno al momento delle nomine).
Prima di riferire le linee dell’Unione di Romano Prodi e dei singoli partiti del centro-sinistra, è però opportuno inquadrare la situazione. Ci offre una sintesi efficace Gabriella Carlucci, responsabile spettacolo di Forza Italia: “Tremonti non vi ama” (“Giornale dello spettacolo” del 13/1, che trovare nel forum). Lo avevamo sospettato, ma la consapevolezza e l’impotenza della simpatica soubrette rende la notizia più inquietante.
Una sintesi ancora più efficace della pratica del centrodestra è l’evoluzione del FUS, che non richiede commenti.

Tabella comparativa del FUS

(*) 2003 2004 2005 2006
(**)
2006
(***)
enti lirici 242.224.391 239.055.000 222.124.692 184.072.350 178.578.866
att.cin. 91.193.220 71.410.000 83.626.138 69.300.000 67.231.800
prosa 89.184.943 83.400.000 77.493.555 64.218.000 62.301.468
musica 68.059.527 70.350.000 65.367.765 54.169.500 52.552.857
danza 7.686.575 8.700.000 8.083.860 6.699.000 6.449.074
circhi 7.683.535 7.853.000 7.045.966 5.838.910 5.664.652
f.ministro 6.686 12.000 11.150 9.240 8.964,24
commiss. 83.694 400.000 371.671 308.000 298.808
osserv. 506.629 500.000 464.589 385.000 373.510
tot. 506.629.200 481.680.000 464.589.389 385.000.000 373.460.000
tot. GDS 506.629.000 481.410.000 464.589.660 385.000.000 373.510.000


(*) Per il 2006 è stata adottata la medesima ripartizione percentuale tra settori degli anni precedenti.

(**) Ipotesi di ripartizione.

(***) Ipotesi di ripartizione ai sensi della legge 156/2005. Interventi in favore dell’Irap e premi di concentrazione alle imprese.

Nell’anno 2005 il Fus è stato integrato dai fondi Lotto per Euro 23.800.000.

La proposta di Legge finanziaria per il 2006 prevede un taglio complessivo del 40% al fondo Lotto per i beni e le attività.

(anche in questo caso dobbiamo l’elaborato al periodico dell’AGIS)


Romano Prodi: cauto, ma non troppo

Il FUS è una gabbia, il FUS va superato e riformato eccetera, ma il calo del FUS resta il punto di partenza (o di arrivo). Ripristinare il bilancio del Ministero del 2001 è del resto la prima proposta concreta dell’Unione. Poi – nel medio/lungo periodo – porsi l’obiettivo di destinare al settore beni e attività culturali l’1% del PIL. (A proposito: la richiesta è stata ripresa dal programma dei DS ma – ricordate? – coincide anche con una delle indicazioni emerse dalle nostre Buone Pratiche a Mira. Evidentemente l’idea girava, ed era abbastanza realistica da essere inserita in un programma di governo.)
Ci avevano preoccupato un po’ invece le prime posizioni di Romano Prodi: l’assenza totale perfino della parola cultura nel documento dell’Ulivo per le primarie del 16 ottobre, e il resoconto dell’incontro con qualche selezionata personalità dello spettacolo del 9 novembre:

ROMANO PRODI
La fabbrica del programma – Lo spettacolo deve continuare
Mercoledì 9 Novembre 2005

“[…] La scarsità di mezzi è pesante e sarebbe indispensabile ripristinare il Fus (Fondo unico dello spettacolo) almeno al livello su cui si era assestato prima degli ultimi tagli in Finanziaria. […]
Lo spettacolo non può vivere senza un finanziamento pubblico. Va ripristinato il Fus, come è stato proposto qui oggi, facendo ricorso all’8 per mille o alla pubblicità Rai o al recupero dei biglietti. Una cosa è certa: la cultura andrà messa tra i capitoli del bilancio dello Stato non solo importanti ma produttivi, dove il rapporto costi/benefici sia positivo. Non posso, però, oggi quantificare il valore di questi interventi fino a quando non conosceremo con precisione lo stato dei conti pubblici.”
Il testo integrale su http://www.lafabbricadelprogramma.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=10743&sid=66


La cautela può sembrare eccessiva, e non trapela un grande entusiasmo (ma forse la qualità dell’incontro sul fronte dello spettacolo – a quanto ci ha detto qualcuno dei partecipanti – non era tale da suscitare entusiasmi).
Ci si poteva aspettare però una consapevolezza più esplicita dei problemi dell’organizzazione e della funzione culturale anche nel libro intervista Prodi/Colombo (Romano Prodi con Furio Colombo, Ci sarà un’Italia. Dialogo sulle elezioni più importanti per la democrazia italiana, Feltrinelli, Milano, gennaio 2006): lo abbiamo scorso con attenzione alla ricerca di riferimenti, di una citazione che sintetizzasse il suo pensiero in proposito; ma non abbiamo trovato niente. Neppure una riga.
Quando sfiora concretamente il tema beni culturali e ambientali e cultura in genere Prodi tende, anche nella prefazione al libro di Giovanna Melandri (Cultura, paesaggio, turismo. Politiche per un NEW DEAL della bellezza italiana, Gremese, Roma, febbraio 2005), a ricondurlo al turismo: la necessità della ripresa e la centralità dell’economia turistica sono infatti un punto cardine dei suoi programmi e comportano la necessità di ricollegare “strategicamente la politica per la cultura con le politiche di riqualificazione del turismo in Italia”.
Sarebbe davvero troppo poco. Però ci sembra che la riflessione di Prodi e Colombo sui problemi dell’Italia possa essere ricondotta nel suo complesso alla “questione culturale”. Il compito principale e più gravoso di un prossimo governo di centro sinistra sarà forse proprio quello di “rieducare” il paese (in senso quasi mazziniano): far uscire un popolo dal penoso serial televisivo in cui si dibatte ormai da troppi anni.
Dalla cultura giuridica all’equità fiscale, dalla ricostruzione di una funzione internazionale, di un posto in Europa e nel mondo (politico e economico), all’integrazione dei nuovi cittadini extracomunitari, dal problema del degrado delle periferie alla questione dell’informazione. Se tutto questo non riguarda lo specifico dell’organizzazione culturale, riguarda però la funzione culturale. E un po’ per essere ottimisti, un po’ per non chiuderci nel nostro giardino, riguarda il teatro molto più da vicino di quanto sembri: tutto sta e starà nel declinare questo in politiche precise.

Il programma dell’ Unione
(19 pagine dedicate a cultura e informazione)

Anche dal programma dell’Unione ricaviamo l’impressione che la questione culturale corra trasversalmente e vada ben oltre le 19 pagine (sulle complessive 278) dedicate a cultura e informazione (non poche). Di seguito alcuni stralci riferiti in particolare allo spettacolo dal vivo.

DAL PROGRAMMA DELL’UNIONE:
LA RICCHEZZA DELLA CULTURA

La rinascita culturale come strategia per la crescita
Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale […]
La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale.
Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto non conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico. […]
La cultura è quindi un ambito strategico di investimento pubblico ed un ambito produttivo ad alta tecnologia, con un’ampia gamma di professioni specializzate, e che tiene un serrato dialogo con il territorio.
Le istituzioni culturali non hanno perciò bisogno di un governo statico con finanziamenti a pioggia, ma di una governance dinamica che tenga conto del loro ruolo nello sviluppo del Paese. […]
Lo strumento più proprio per realizzare interventi sistemici è il distretto culturale, che tiene insieme tutti i soggetti che possono fare sistema sul territorio marcandone la fisionomia e la crescita: dal museo alla biblioteca, all’impresa artigiana, all’Università, all’editoria, alla multimedialità, ecc. […]
Reputiamo centrale ed irrinunciabile un forte impegno pubblico […]
Dobbiamo elaborare una nuova concezione di sviluppo, che porti la cultura nell’economia, nella crescita del territorio e della vita della comunità.
Il primo tema sarà il reperimento di risorse pubbliche e private per finanziare l’attività culturale. Riteniamo necessario:
– destinare una quota dell’otto per mille e una quota degli introiti provenienti dalle estrazioni infrasettimanali del lotto alla cultura, attribuendole al bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali;
regolamentare l’attività della società ARCUS S.p.a., garantendo la trasparenza e la corrispondenza delle sue attività con gli obiettivi pubblici del finanziamento per la cultura, col solo indirizzo e controllo del Ministero per i beni e le attività culturali e stabilizzando la destinazione per essa del 5% dei fondi previsti per le infrastrutture (L. 166, meglio nota come “Legge obiettivo”);
– prevedere la destinazione alla produzione di spettacolo e di cinema – principali fornitori di contenuto per televisioni, providers e telecomunicazioni – di una quota degli introiti delle transazioni pubblicitarie delle emittenti televisive nazionali.
Riteniamo poi urgente:
– ristabilire il bilancio complessivo del Ministero per i beni e le attività culturali al livello previsto per il 2001;
riportare gli stanziamenti del Fondo Unico dello Spettacolo almeno al livello previsto per il 2001 (526,4 milioni di euro complessivi) garantendone la stabilità triennale;
stabilire l’obiettivo dell’1% del PIL di risorse pubbliche destinate alla cultura nel medio-lungo periodo;
aiutare la cultura con incentivi fiscali e tax shelter (scudo fiscale);
– sostenere la domanda di prodotti culturali.
Le altre misure che crediamo necessarie sono:
– tutelare il diritto d’autore soprattutto in rapporto all’innovazione tecnologica;
– regolamentare il mercato del lavoro prevedendo tutele sociali;
– istituire presso il Ministero un Osservatorio della cultura.

Sostenere lo spettacolo dal vivo
[…] Ciò a cui dobbiamo provvedere prima di tutto è una disciplina nazionale di sistema.
Tra i primi obiettivi di tale disciplina c’è quello di ridisegnare le relazioni e le competenze istituzionali e amministrative per il governo del “sistema spettacolo” nel suo complesso, muovendo dal principio generale di garanzia dell’unità e dell’equilibrio degli interventi pubblici destinati alla promozione dell’offerta e della domanda di spettacolo dal vivo. […]

Lo Stato dovrà impegnarsi a ristabilire le risorse finanziarie per lo spettacolo dal vivo, favorendo il finanziamento privato e garantendo l’equilibrio dell’offerta di spettacolo sull’intero territorio nazionale. Le nostre azioni principali in questo senso saranno:
– riportare gli stanziamenti del Fondo Unico dello Spettacolo almeno al livello previsto per il 2001 e garantirne la stabilità triennale;
– attuare norme per la defiscalizzazione totale degli investimenti delle persone fisiche e delle imprese private nei progetti e nelle attività di spettacolo dal vivo;
– perequare gli interventi pubblici tramite interventi di promozione nelle aree e nei territori;
– istituire un sistema di incentivi al consumo di spettacolo dal vivo ( riduzioni del prezzo del biglietto e dei servizi per fasce qualificate di consumatori);
– definire i compiti e il ruolo della società ARCUS, ancora priva del regolamento previsto dalla legge istitutiva, per superare i micro interventi finora affidati a questa società, a favore di interventi strutturali di sistema coerenti con gli indirizzi e le finalità pubbliche della promozione dello spettacolo;
– diffondere la produzione italiana dello spettacolo dal vivo all’estero, riformando l’Ente teatrale italiano (ETI), depurandolo da funzioni improprie e mettendolo in grado di operare in sinergia con analoghe strutture degli stati membri dell’Unione europea;
– stabilire regole di programmazione dello spettacolo dal vivo italiano ed europeo sulle reti televisive e radiofoniche nazionali e accordi per spazi di informazione e promozione dello spettacolo dal vivo;
– dedicare maggiore attenzione alle espressioni artistiche giovanili, compresa la musica italiana contemporanea, e al balletto, oggi trascurato dalle politiche pubbliche. –
Altra priorità della nostra azione sarà la formazione delle professioni e del pubblico.
In tema di formazione, dovremo garantire degli standard minimi per le professioni artistiche e tecniche dello spettacolo, prevedendone la qualificazione permanente.
Dovremo inoltre promuovere e sostenere la costruzione del pubblico del futuro, dotandolo degli strumenti di conoscenza fondamentali a partire dalla scuola pubblica.
A fronte del rilievo assunto dalle professioni creative, artistiche ed intellettuali, dovremo prestare attenzione particolare alla regolamentazione del mercato del lavoro dello spettacolo […]
La riduzione del Fondo Unico dello Spettacolo a 385 milioni di euro per il 2006 e a 300 milioni per il biennio 2007/2008 pone inoltre in primo piano la questione della crisi delle Fondazioni lirico sinfoniche. […] Ad oggi la leale ed equilibrata collaborazione tra pubblico e privato che esso voleva realizzare non si è del tutto compiuta.

Non è stato facile tagliare, ma non potevamo riportare tutto: trovate il programma integrale su http://www.lafabbricadelprogramma.it/r e anche su
http://www.dsonline.it/allegatidef/programma_def_unione31307.pdf

Unione: zoom su Milano

Anche in occasione delle primarie di Milano, in vista delle elezioni amministrative, l’Unione si è presentata con un programma comune. Contrariamente a quanto era avvenuto per le consultazioni che hanno confermato la leadership di Prodi, e anche in questo caso cultura, sviluppo e innovazione avevano uno spazio significativo.
Ci sembra interessante riportarne alcuni passaggi, anche come indicazione sulle possibili chiavi di lettura locale della politica nazionale.

UNIONE
Milano, idee per il governo
Linee guida per l’elaborazione di un programma per il cambiamento

[…] Noi vogliamo innanzitutto che Milano sia riconosciuta in tutti i campi capitale dell’innovazione, emblema del futuro. Dalla straordinaria concentrazione di sedi universitarie, passando per la storica vocazione creativa in tutti i campi, per giungere infine alla sua naturale posizione di cerniera con l’Europa, Milano deve rappresentare per l’Italia intera quel punto di riferimento per il futuro che oggi manca. […]
Solo dentro questa cornice, Milano può tornare ad essere una delle grandi città europee ed internazionali della cultura, per la sua tradizione in questo campo, per le numerosissime eccellenze in ognuna delle diverse forme della cultura e dell’arte, per una tendenza positiva alla collaborazione tra impresa privata e ed enti culturali pubblici, per la presenza di realtà associative finora poco valorizzate, per la rete di piccole e medie imprese culturali diffuse e all’avanguardia.
[…] Università e Centri di ricerca, Scuola e Formazione sono certamente nodi strategici del progetto di rilancio per Milano: diritto allo studio, qualità dei servizi, partecipazione di utenti e dei docenti, formazione professionale ed educazione permanente, integrazione degli stranieri sono solo alcuni degli obiettivi prioritari che ci poniamo in questo campo.
Anche per questo è con i giovani di questa città che va sancito un patto di solidarietà, capace di costruire le condizioni per il loro futuro e di sconfiggere l’orizzonte della precarietà. Casa, scuola, cultura, servizi, diritto all’autogestione, spazi ad uso sociale saranno gli elementi di questo patto.
[…] Vogliamo valorizzare le nostre periferie, che non meritano il degrado in cui sono lasciate. Rilanciare attività, lavoro, cultura, spettacolo, sport, significa riportare vita, rapporti sociali, convivialità, sicurezza, fiducia. Significa far rivivere i quartieri popolari, anche attraverso una capillare rete di servizi di prossimità.
(dal volantino di “Cantiere Milano 2006”, l’alleanza tra i partiti dell’Unione in occasione delle primarie di Milano del 29 gennaio scorso)


Sembra essere sullo sviluppo futuro di alcune grandi città (pensiamo in particolare al rilancio di Torino, e di alcuni territori turistici per antica e nuova vocazione) che si gioca la scommessa sulla possibile integrazione nelle politiche culturali di due diverse funzioni (dando per costitutiva quella artistica e creativa): un’antica e primaria funzione sociale (un po’ da reinventare certo, ma determinante per i sostenitori di un nuovo welfare) e la funzione di motore economico (spesso citata fra entusiasmo e scetticismo). Ci sembra che sia l’oscillazione fra un polo e l’altro a determinare le differenze di posizione all’interno dello schieramento e da parte dei singoli, differenze non lievi a volte (ma certo non impossibili da ricomporre).

Democratici di Sinistra
Vittoria Franco risponde a www.ateatro.it

In ambito culturale il programma dell’Unione ha nella sostanza recepito le proposte elaborata dai DS, che ci sembra si pongano di fatto – almeno sul terreno dell’elaborazione teorica – come partito guida della coalizione in questo ambito. Proprio perché molto simili a quello comune, non riportiamo stralci da documenti programmatici di questo partito. Le linee guida sono riconducibili ad una concezione della “cultura come tessuto connettivo e propulsore della crescita sociale ed economica del territorio”.
Rimandiamo per approfondimenti ai seguenti documenti:

– il programma dei Democratici di Sinistra per la promozione e lo sviluppo della cultura, 25 novembre 2005
Valore cultura, Giornata di lavoro sui progetti e le politiche di sviluppo per la cultura e per l’economia, 30 novembre 2005, relazione introduttiva di Vittoria Franco

In un’intervista al “Giornale dello Spettacolo” già rilanciata da ateatro, Vittoria Franco, responsabile culturale del partito, sintetizza gli impegni in caso di vittoria elettorale: “[…] Un primo segnale, se vinceremo le elezioni, sarà quello di riportare il Fus 2007 ai livelli del 2001, cioè a circa 527 milioni di euro. Poi ci impegniamo, nell’arco della legislatura, ad investire in cultura l’1% del bilancio statale.”(dal “Giornale dello Spettacolo”, n. 35 del 16 dicembre 2005)
Sono anticipazioni delle posizioni che farà successivamente proprie l’Unione, anche se manca il successivo accenno ai tempi “medio lunghi” rispetto all’obiettivo all’1%.

Abbiamo chiesto a Vittoria Franco di approfondire alcuni punti per ateatro e “Hystrio”
(e la ringraziamo molto per la disponibilità e rapidità con cui ci ha risposto, anche in considerazione degli incalzanti impegni elettorali).

LA FUNZIONE DELLA CULTURA
Non è solo questione di “indotto” e di settore economicamente strategico: anche in alcuni interventi di esponenti dell’Unione si cade – ci sembra – in questo trabocchetto. Riportare la cultura al centro dell’attenzione politica cosa significa esattamente?

Significa fare della cultura uno dei fattori dello sviluppo del Paese Italia. Non si riesce a immaginare oggi un paese moderno, che sappia riconvertirsi nel processo di trasformazione economica da paese industriale a paese postindustriale, a economia dematerializzata. Come non si riesce a immaginare un paese che voglia contribuire alla strategia di Lisbona che non investa in cultura. Se, infatti, vogliamo essere protagonisti della costruzione della società della conoscenza – e possiamo esserlo giacché disponiamo di notevoli energie intellettuali e creative – dobbiamo investire di più in ricerca, innovazione e cultura. È dimostrato che la creatività si sviluppa solo in un tessuto culturale ricco.

LA QUESTIONE DELLE RISORSE
Mi sembra di cogliere qualche sfumatura non irrilevante fra le cautele iniziali di Prodi – posizioni come quelle espresse da Giovanna Meandri – e le sue. (Per Melandri vedi anche Giornale dello spettacolo n. 2 del 20 gennaio 2006, il testo integrale su http://www.agisweb.it/news/gispe/gispe_1000425174_6934.RTF) Ad esempio: il ritorno al FUS 2001 è un passaggio necessario (senza dimenticare però che i fondi 2001 sono, in termini reali, oltre il 40% in meno rispetto a quelli dell’85), tuttavia fra l’impegno dell’ 1% e il “non arretramento” dello Stato di cui parla Melandri (ribadendo parallelamente una sostanziale fiducia nell’intervento privato), mi sembra ci sia una certa differenza. Anche i tempi “medi-lunghi” previsti (documento unione) possono non risultare troppo tranquillizzanti agli operatori dello spettacolo. C’è un’effettiva volontà e un accordo sui modi per rilanciare il settore all’interno di DS e dell’unione?

Il documento dell’Unione è stato elaborato in un tavolo al quale hanno cooperato tutti i partiti dell’Unione. Abbiamo fatto tutti uno sforzo di ricerca per condividere anche le questioni sulle quali potevano inizialmente registrarsi delle differenze. Il documento finale è davvero frutto di uno sforzo comune anche di elaborazione di nuove proposte rispetto a quelle dei partiti. Anche il metodo è importante: ci siamo ascoltati fra di noi e abbiamo ascoltato operatori, associazioni, personalità che esercitano funzioni di direzioni di teatri e agenzie culturali. La prospettiva di dare subito il segnale di un’inversione di tendenza ristabilendo l’ammontare del FUS ai livelli del 2001 e lavorare per raggiungere l’obiettivo dell’1% del PIL nei 5 anni di legislatura, sicuramente ambizioso, è la conseguenza del progetto per il Paese che abbiamo presentato, in cui la cultura è considerata uno dei motori dello sviluppo. Posizioni diverse da quelle contenute nel documento dell’Unione sono legittime, ma rappresentano posizioni personali.

LA RIORGANIZZAZIONE DEL MINISTERO
Confermando la correttezza della costituzione di un Ministero che unificasse SPETTACOLO E BENI CULTURALI, il rilancio del settore passa anche dalla riorganizzazione del dicastero. Si sono fatte anche ipotesi di accorpamento (ad esempio con l’area dell’informazione.) Cosa proponete?

Al Tavolo dell’Unione si è posta soprattutto la questione di come rendere il Ministero una struttura più efficiente, capace di interloquire con strutture periferiche che dispongano di maggiore autonomia, di colmare i circa 7 livelli di separazione a cui lo ha cos

Anna_Chiara_Altieri_e_Mimma_Gallina

2006-02-20T00:00:00




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