Le recensioni di “ateatro”: Bang Bang/in Care – Filottete e l’’infinito rotondo

Uno spettacolo di Giancarlo Cauteruccio con Patrizia Zappa Mulas

Pubblicato il 14/12/2004 / di / ateatro n. 078

In scena c’’è una donna, sola, che si chiama Filottete. E c’’è il dolore. C’’è una donna che grida il proprio dolore dall’’orbita di una successione di cerchi concentrici: sale, acqua, poi ancora sale e, fuori, il resto del mondo. La donna (che nella vita di tutti i giorni è Patrizia Zappa Mulas) aspetta che venga il suo turno in ‘medicheria’ e si aggira inquieta nella sospensione di una sala d’attesa. Solo che dentro, a farsi medicare, c’è un altro Filottete – proprio lui, quello di Sofocle, del piede purulento e dell’esilio sull’isola di Lemno – e lei, la donna, viene dopo di lui.

L’attesa consuma, logora, ma non conosce fine, è un “tempo di piaga e di esilio”; ogni strada conduce al punto di partenza, e al centro di tutto, del sale e dell’acqua, c’è sempre il dolore: “Sa di sale questo mio dolore al piede”, lamenta Filottete.
Il testo drammaturgico di Lina Prosa esamina la cura come necessità contrapposta ad un male (che può essere accidentale, congenito o masochista). Il benessere, lo stato di grazia, non è nemmeno intravisto tra una spira e l’altra della sofferenza. Nonostante tutto, la cura non arriva e la narrazione del dolore coincide con il dolore stesso. La dimensione eroica del mito greco slitta verso lo scenario prosaico del traffico di carne tritata che alimenta le multinazionali dei fast-food, tragica metafora della fisicità nel mondo contemporaneo dove tutto, anche la malattia, diventa strumentale ai meccanismi dello sfruttamento indiscriminato. La condizione del malato è in contrasto con una cultura edonista che mette ai margini ogni suggerimento di tormenti, dello spirito e del corpo. La protagonista si chiede: “è sicuro che Filottete/Piede marcio non sia già all’ammasso nel grande imbuto della produzione di carne al consumo”, e già, forse, conosce la risposta.

La regia di Giancarlo Cauteruccio si concentra sulla condizione di isolamento di Filottete e la fa risuonare, sinesteticamente, in molti mondi. La scenografia è incisiva, semplice e sontuosa ad un tempo. Cauteruccio sfrutta al massimo il potere espressivo di ingredienti elementari: la luce, la materia, il buio, il suono. La circolarità dell’infinito rotondo del titolo è scandita nella successione di barriere di acqua e sale. Filottete/Zappa Mulas trascina il piede piagato nell’acqua aprendo, ad ogni passo, altrettanti cerchi che svaniscono rapidamente. La protagonista sembra non farci caso e guarda, invece, il sale che la circonda, chiedendosi quale sia la ragione di tanto patimento. I simboli rassicuranti delle croci farmaceutiche sono segnali sordi e svuotati di senso, così come le flebo penzolanti, unici richiami ad una struttura ospedaliera opaca, atona, irrimediabilmente distante.
Il commento sonoro è stato curato da Giovanni Sollima: nella prima parte dello spettacolo il rumore amplificato e distorto di macchine per la terapia si alterna con brani di testi scientifici. Il suono freddo e meccanico sottilinea in modo ossessivo il pulsare del dolore nelle vene e nella carne. Quando Filottete (il primo, quello sofocleo) sorge da dietro le quinte con l’arco, certo, e la sedia a rotelle, il dramma culmina nella performance musicale di Sollima che si esibisce con la sua band. È una specie di tragedia nella tragedia, con i monologhi, i cori, i dialoghi, le catastofi. Il tutto giocato sul filo dell’improvvisazione talentosa di Sollima che cava dal violoncello un ipertesto della vicenda di Filottete. Un altro violoncello, completamente rivestito di candide bende, giace a fianco del musicista; nel finale, incredibilmente, Sollima suona anche quello. L’attrice, ancora in attesa del suo turno, ancora, per sempre, seconda, urla.
La fertilità di innesti tra diversi ambiti culturali riflette le intenzioni di chi cura e promuove le attività del Progetto Amazzone (che è stato la cornice in cui è stato rappresentato lo spettacolo). Da tempo, con cadenza biennale, una settimana di incontri multidisciplinari contribuisce alla lotta contro il cancro.


Bang Bang/in Care – Filottete e l’infinito rotondo,
Regia Giancarlo Cauteruccio
Testo Lina Prosa
Creazione musicale originale Giovanni Sollima
Interpretazione Patrizia Zappa Mulas
Esecuzione dal vivo Giovanni Sollima Band
Produzione Associazione Arlenika Onlus e Compagnia Teatrale Krypton

Pietro_Gaglianò

2004-12-14T00:00:00




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