Baci da New York

Le copertine di Art Spiegelman per "The New Yorker"

Pubblicato il 01/07/2003 / di / ateatro n. 054

La Galleria Nuages di Milano ha ospitato dal 4 al 27 giugno l’esposizione Baci da New York, dedicata alle copertine del disegnatore per il “New Yorker”.

Con grande disappunto da parte dei suoi pochi ma fedeli lettori, dal 1993 a tutto il 2002, Spiegelman ha fatto parte della redazione di “The New Yorker”, la più insigne delle riviste americane, come artista ed editorialista e, nei primi tre anni, ne è stato consulente redazionale. I dieci anni al “The New Yorker” sono stati come dice lo stesso Spiegelman “ il risultato di un esperimento scomodo, sebbene spesso proficuo e sfuggito al mio controllo, un tentativo d’innestare le mie molecole danneggiate nel consolidato DNA della rivista”.
Dalla prima copertina quella del bacio tra un ebreo chassidico e una ragazza di colore, immagine ispirata ai tragici fatti accaduti in quel momento in un quartiere di New York dove la convivenza era quasi impossibile, immagine forte e universale, un vero inno all’integrazione; a quella comica di un Clinton intervistato con tutti i microfoni rivolti alle sue “parti più intime” , a quella di denuncia a poliziotti dal grilletto facile sino a quella, completamente nera, sull’11 settembre le immagini di Spiegelman sono fatte per colpire, per preoccupare. A proposito delle copertina sull’11 settembre Paul Auster (che considera questo il capolavoro di Spiegelman) nella bellissima introduzione scrive “ … aveva trovato la direzione da prendere. Non nel silenzio, ma nel sublime. Per notare le torri bisogna guardare l’immagine con molta attenzione. Sono là e non ci sono, cancellate eppure ancora presenti, ombre che pulsano nell’oblio, nella memoria, nella spettrale emanazione di un aldilà tormentato. La prima volta che vidi l’immagine fu come se Spiegelman mi avesse appoggiato lo stetoscopio sul petto e mi avesse registrato metodicamente ogni battito del cuore che aveva scosso il mio corpo dopo l’undici settembre. Poi gli occhi mi si riempirono di lacrime. Lacrime per i morti. Lacrime per i vivi. Lacrime per gli abominii che ci infliggiamo reciprocamente, per la crudeltà e l’efferatezza di tutta la schifosa razza umana. E poi ho pensato: “dobbiamo amarci o morire”. (Paul Auster, dalla prefazione al volume Baci da New York, che accompagna la mostra).

(insomma, un disegnatore non c’entra forse molto con ateatro, ma Spiegelman, l’autore di Maus, è un genio….)

Redazione_ateatro




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