Beck & Beckett, Ronconi a Torino, le buone pratiche al Sud, la voce, la digital art…

L'editoriale di ateatro 94

Pubblicato il 20/01/2006 / di / ateatro n. 094

Il 2006 celebra numerosi anniversari importanti: Beckett, Ibsen, Brecht… Nel corso dell’anno ci torneremo, naturalmente, ma per cominciare noi di ateatro abbiamo pensato di collegare il nostro contributo al ventennale della morte di Julian Beck (curato da amm & Fernando Mastropasqua) al centenario della nascita di Samuel Beckett, con un ricordo di Julian interprete di Samuel (e non è tutto…). In ogni caso sui due (e su molto altro…) potete sempre consultare la nostra poderosa ate@tropedia, l’enciclopedia più teatrale che ci sia! Se ci andate a curiosare, ci sono in pratica già 200 monografie…
(avvertenza per gli utilizzatori: ovviamente il materiale della ate@tropedia è a disposizione di tutti, e internet è il regno del copiancolla. Però, se fate un copiaincolla dalla ate@tropedia vi conviene sempre citare la fonte: ci vengono tutti (compresi moltissimi professori universitari), ci leggono tutti(compresi moltissimi professori universitari), e dunque vi sgamano subito. Per evitare noie, basta ricordare una semplice regoletta: all’università copiare è permesso, si chiama citare.

Ma intanto, che piaccia o no, il 2006 comincia anche nel segno di Luca Ronconi e degli spettacoli olimpici torinesi. Ognuno è libero di pensare quello che vuole di Ronconi, delle Olimpiadi, degli spettacoli olimpici di Torino 2006, dei loro costi e dei loro risultati.
Quella torinese è però un’ottima occasione per fare il punto sul lavoro del più importante regista italiano: in anteprima dal volume Luca Ronconi. Spettacoli per Torino, che verrà pubblicato dalla Società Editrice Umberto Allemandi & C. poco dopo la conclusione dei giochi torinesi, presentiamo un “incontro” con il regista, uno sguardo al suoi spettacoli, al suo percorso, al suo metodo (o non-metodo) di lavoro, alla sua bottega.
Se qualcuno ha voglia di divertirsi, ateatro 94 sistema anche il regista degli Ultimi giorni dell’umanità sulla scacchiera dei registi kakuro e dei registi sudoku (ma nello speciale sul futuro della regia sull’ultimo Patalogo ci sono anche riflessioni molto più serie e ponderate sulla faccenda).
Val forse la pena di approfittare dell’occasione anche per cercare di sciogliere un equivoco. Noi di ateatro non pensiamo che la produzione di uno spettacolo teatrale della necessariamente costare poco, che tutti gli spettacoli e i festival debbano essere necessariamente poveri. Pensiamo che spettacoli e festival debbano essere necessari. E pensiamo che i soldi pubblici – tanti o pochi che siano – debbano essere spesi bene, e su questo da anni ci battiamo.
Pensiamo che gli spettacoli e i festival poveri siano importanti e necessari (e di questi, in genere, parliamo, anche in questo ateatro 94), e spesso più belli e necessari di quasi tutto il teatro “ricco”. Però sappiamo anche che non è possibile gestire un teatro stabile o un festival internazionale con budget sempre risicati, e che un teatro fatto solo di piccoli spettacoli e di piccoli festival non può bastare: né a noi né alla cultura di un paese.
Di più. Proprio per questo siamo convinti che l’investimento pubblico in cultura debba aumentare, e non diminuire (e l’abbiamo detto e ripetuto, e abbiamo lanciato una campagna sulla faccenda). Riteniamo che questo investimento pubblico non debba essere distribuito a pioggia, ma che debba valutare la qualità e l’impatto dei progetti.
Sappiamo anche che di questi tempi i tagli alla cultura sono all’ordine del giorno, e che dunque la povertà diventa sempre più una necessità. Ma questa non deve essere una regola, che riduce il mondo del teatro a una continua guerra tra poveri.
Ma certamente ritorneremo, nei prossimi ateatro, sia su questo sia sugli spettacoli di Ronconi (e sull’intera operazione): ma se avete qualcosa da dire, il forum è sempre aperto.

Ma non c’è solo Ronconi, in ateatro 94. Franco D’Ippolito rilancia le Buone Pratiche al Sud, Nevio Gàmbula approfondisce la riflessione sul tema della voce, Silvana Vassallo fa finta di recensire un libro sulla digital art e invece scrive un saggio sulla materia che finisce dritto dritto nella ate@tropedia. E si parla del Martin Crimp degli Artefatti, dell’Otello nivuru siculo e post-tutto di Francesco Randazzo visto dall’infaticabile Anna Maria Monteverdi, dell’Ubu di Roberto Latini incatenato dalla tecnologia del Brogi (a proposito, lo spettacolo sarà a Cecina il 28 gennaio), e la Meacci che fa la trans…

…ma basta, qui sotto trovate l’indice del numero dove potete curiosare, leggere, stampare, rileggere, e poi commentare, litigare, fare amicizia, trovare lavoro, segnalare spettacoli, iscriversi a seminari e workshop…

Redazione_ateatro

2006-01-20T00:00:00




Scrivi un commento