Il teatro del futuro, il teatro della nostalgia
Grazia Toderi - Rosso Babele al PAC di Milano
Dopo la fine del mondo classico e le invasioni dei barbari, come ricorda in un suo folgorante racconto Jorge Luis Borges, i teatri antichi rimasero a lungo abbandonati, finché non si perse la memoria degli spettacoli che avevano ospitato. Passarono i secoli e gli uomini iniziarono a interrogarsi sulla funzione di quelle imponenti rovine. Trovarono nei testi la parola che i greci e i latini utilizzavano per identificare quegli edifici, e capirono che teatro voleva dire più o meno qualcosa da guardare. Allora immaginarono che quegli edifici fossero come grandi teche, e che le nicchie che li ornavano venissero riempite di oggetti da esplorare e ammirare. E anche da questa ipotesi errata che nacque l’idea dei Teatri della Memoria (l’ha spiegato in un suo bellissimo saggio Franco Ruffini).
I teatri e gli stadi nelle videoinstallazioni di Grazia Toderi guardano invece al futuro.
Nell’immaginario dell’artista padovana hanno certamente un ruolo centrale le prime missioni extraterrestri (le astronavi che orbitano nel cielo, le passeggiate degli astronauti, la terra come unarancia blu…) e le immagini dello spazio (i vortici delle galassie, con l’ombra dei buchi neri, e poi le foto del pianeta dal satellite, ben prima che Googlemaps le democratizzasse); ma anche i videogame, dal primitivo Space Invaders in poi, con i loro effetti luminosi e sonori. E poi una forma, quella dellellissi, dellorbita: il loop delleterno ritorno, con le sue sottili e quasi impercettibili variazioni, diventa quasi larchetipo di un altro spaziotempo, che trascende le attese della quotidianità. Questo movimento circolare (o meglio, questa variazione dinamica del cerchio) viene spesso adottato dalla telecamera, e quindi dallosservatore, con un duplice effetto: da un lato la ripresa, spesso dallalto o dal basso e in genere da una prospettiva insolita, distanza ed estrania loggetto, immergendolo in una sorta di vuoto astratto, siderale; dallaltro il movimento ritornante crea progressivamente una sorta di intimità, leffetto di un abbraccio. Di più, combinando più di un movimento ellittico si ottengono effetti (e illusioni ottiche) complessi, quasi musicali: come accade nella prima delle installazioni presentate al PAC, Rendez-vous (2005).
Due schermi affiancati riprendono dal basso la cupola dello Juvarra alla Chiesa di SantUberto nella Venaria Reale di Torino, mentre la telecamera ruota lungo unellisse; al centro della cupola ruotano le immagini delle due capsule Gemini 6 e 7, colte nel momento in cui si riprendono a vicenda, in occasione del loro incontro nello spazio. Sono dunque quattro orbite leggermente sfalsate luna rispetto allaltra: in ciascuno dei due video, si contrappongono e dialogano immagine e sfondo; affiancate, le due proiezioni innestano un ulteriore gioco di simmetrie e asimmetrie, ottenendo un effetto di grande complessità – e quasi di vertigine – con elementi tutto sommato abbastanza semplici.
Stadi, arene e teatri (tra gli altri, ha dedicato video al Teatro La Fenice di Venezia, al Rossini di Pesaro, al Massimo di Palermo e al Comunale di Ferrara) vengono colti e osservati come oggetti, come cosa in sé. Sono visti spesso dallalto, con la loro forma pressoché ovale; i teatro dopera vengono a volte ripresi dal boccascena, valorizzando labbraccio avvolgente dei palchi (come accade con Eclissi). E vengono colti in genere in un momento particolare, dotato di una sua speciale magia: quando la sala si è riempita ma lo spettacolo non è ancora iniziato, e latmosfera si carica dattesa, di aspettative.
Il decollo (1988) utilizza unimmagine dal cielo dello Stade de France, ripresa in occasione dei Mondiali del 1998; i raggi di luce dei proiettori creano una figura colorata e quasi astratta, una stella mandalica, mentre limmagine ruota lentamente e in sottofondo il boato del pubblico crea un tappeto sonoro.
Due anni dopo, San Siro (2000) utilizza un altro punto di vista, ugualmente insolito: le trobune e il terreno di gioco vengono invece ripresi dallangolo più alto, e dunque di scorcio: il terreno di gioco si oscura dal verde del prato al nero, mentre una serie di macchie luminose evidenzia il contorno rettangolare del campo e il suo centro, per poi ritornare al colore del prato. Mentre echeggiano i rumori della folla, limmagine è punteggiata da lampi luminosi: sono come i flash e gli accendini dei momenti magici dei concerti, e al tempo stesso i segni delle esplosioni delle bombe dei videogame: in unaltra installazione, chiaramente ispirata all11 settembre, Empire (2002) la carta degli Stati Uniti emerge come una rete di punti e macchie di luce, che a volte saccendono ancora di più – e in sovrimpressione e nello schermo a fianco è visibile il mirino che inquadra e identifica il bersaglio.
In una delle due installazioni realizzate per la recente personale al PAC di Milano, Scala Nera (2006) è composta da due video in loop, che riprende la platea e i palchi del teatro da due punti di vista insoliti, ma familiari allartista: dal boccascena verso la platea, con camera fissa; e dal centro della platea verso lalto, con il soffitto ora oscurato a nero e limmagine che ruota.
E questa seconda immagine è davvero impressionante: gli ordini dei palchi ruotano come i bracci di una galassia intorno al centro del vortice, mentre gli spettatori allinterno dei palchi baluginano come stelle. In sottofondo, il brusio del teatro che si riempie, con le due immagini costantemente punteggiate da piccole esplosioni luminose.
Grazia Toderi, si dice, ha sempre pensato al paradiso terrestre come a un luogo di contemplazione e, allo stesso tempo, di svago: i suoi luoghi di spettacolo sono in fondo la nostalgia di un paradiso perduto.
Grazia Toderi – Rosso Babele
a cura di Francesca Pasini
PAC – PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA
Milano, via Palestro 14 (20121)
13 dicembre 2006-11 febbraio 2007
Oliviero_Ponte_di_Pino
2007-01-11T00:00:00
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