ateatro105 così perverso così polimorfo

L'editoriale di ateatro 105

Pubblicato il 14/01/2007 / di / ateatro n. 105

Siamo molto fieri di questo ateatro105, perché potremmo trovarci ispirazione per diversi logo-banner della nostra webizne.

Per esempio la vera e propria visione del teatro, bella e straniante, insieme ironica e profetica, che offre Grazia Toderi in Scala Nera: un teatro che diventa esso stesso oggetto da guardare, gli ordini di palchi che si trasformano nei bracci di una galassia che ruota nel vuoto, il destino che diventa insieme attesa dell’evento ed eterno ritorno del loop, un occhio nero che ti guarda…

Potremmo invece utilizzare uno dei geniali sipari – vere e proprie Maschere di Dioniso – disegnati da Daniela Dal Cin nei suoi vent’anni di invenzioni per Marcido Marcidorjs, in mostra a Torino dal 2 febbraio (e questo numero della webizne presenta in anteprima il saggio che apre il catalogo)…

Oppure potremmo recuperare l’HamLego – sì, avete capito bene: un Amleto fatto con i mattoncini colorati in passo uno – che ha scovato Anna Maria Monteverdi girovagando su YouTube, dove il Pallido Prence riappare in versioni assolutamente imprevedibili (e Ofelia somiglia in maniera sospetta a Christina Aguilera)…

Se invece vogliamo restare nella tradizione, ci sarebbe l’Amleto-Martinelli che Siro Ferrone ha messo sulla copertina della sua biografia dell’attore mantovano: in mano tiene un promettente cazzo-scettro-mondo. (A proposito di Arlecchino, la nostra Perfida de Perfidis aveva raccontato il suo naufragio un anno fa, in ateatro 94: di recente la storia l’ha ripresa “Diario”). Ma se preferite le attrici, Fernando Marchiori racconta anche di Julia Varley e Naira Gonzales, in questo ateatro105

Ma stavamo parlando di perversioni! Non potevamo non occuparci della più sublime di tutte, la bontà: Andrea Balzola è andato a vedere il suo nuovo spettacolo che Marco Baliani ha realizzato con i bambini di strada del Kenia, L’amore buono. E anche questo, forse, potrebbe diventare un logo ateatroso…

Ancora, potremmo scegliere come santo protettore Alan Turing, inventore del computer e del celebre test che porta il suo nome: lo scienziato inglese è diventato protagonista del testo di Valeria Patera, obbligando Oliviero Ponte di Pino a una riflessione sul rapporto tra teatro e scienza, identità e computer, che è finito in appendice al testo (a proposito, Oliviero, è inutile che ti arrabbi se nei forum la gente sceglie l’anonimato: lo sai benissimo il perché, ha spiegato anche lì…)

Ma non c’è solo questo nel nostro grasso 105, se volete scoprire altre sorprese basta cliccare e curiosare…

Redazione_ateatro

2007-01-14T00:00:00




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