BP2011 MATERIALI Segnali di Risorgimento?

Una riflessione sulla dignità dei teatranti

Pubblicato il 26/02/2011 / di / ateatro n. #BP2011 , 132

Arrivato a 35 anni di attività e con un futuro così incerto, mi pongo alcune domande che mi auguro possano trovare una riflessione utile ai vecchi come me, ma anche ai giovani che iniziano questo lavoro.
Dal 1976 (anno di fondazione) al 1980 non sapevo che esistessero contributi pubblici che sostenessero l’attività culturale che in quegli anni ho ospitato o prodotto.
Quando ho cominciato a fare le domande dei contributi Ministeriali o alla Regione o al Comune mi sono reso conto che la maggior parte di chi faceva questo lavoro era da sempre informato e organizzato per ottenere quei contributi pubblici.
Chi era legato ai partiti politici otteneva il maggior sostegno, meglio per loro essere legati alla
Democrazia Cristiana o al Partito Socialista Italiano, ma anche al Partito Comunista o Social Democratico o Liberale o Repubblicano, avevano comunque tutti quasi i loro referenti.
L’entità del sostegno pubblico al teatro, iniziato allora in un modo consistente a Milano e in Italia, non è mai cambiato nella spartizione delle risorse rispondendo sempre alle logiche dei partiti.
Nel tempo, con anni di vacche grasse, questi teatri sono cresciuti molto e alle nuove realtà, se si escludono compagnie di valore nazionale e internazionale, è rimasto sempre poco. Con mani pulite, sono stati cancellati tutti quei partiti eppure nulla è cambiato.
Quelli che oggi sono al governo non hanno interesse vero per il teatro e chi lo è stato per poco in questi ultimi 18 anni non ha avuto il coraggio di modificare alcun che.
Ora ci viene detto che per il 2011 i tagli saranno molto più consistenti, che se attuati io con il mio teatro, e temo molti altri, dovremo chiudere.
Ho sempre lavorato e tutti con me all’ Out Off con economie minime, ma indispensabili per andare avanti, immaginare di fare a meno di quei minimi è impossibile.
Però mi domando e ci domandiamo, come si è potuto arrivare a questo ?
Chi ci rappresenta nei vari tavoli istituzionali, perché non hanno capito che questo era un pericolo imminente ? Qualche risposta me la do da solo: troppo egoismo, vanità, gelosie, e relativo senso di appartenenza, penso ci abbia portato a questo.
Certo le scusanti possono essere anche tante altre, ma la responsabilità è di chi nel teatro non riesce a dare dignità, valore sociale al proprio lavoro.
Lavorare per 35 anni con onestà culturale e anche con tanti lavori che hanno segnato nel tempo qualità e apprezzamento del pubblico e della critica non basta, perché la realtà è sconfortante e perversa. Infatti al Ministero tutto è ingessato, già scritto e immodificabile e questo non ci da segnali di un possibile Risorgimento.

Mino_Bertoldo,_fondatore_e_direttore_artistico_e_organizzativo_del_Teatro_Out_Off_di_Milano

2011-12-02T00:00:00




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