#bp2013 SAVE THE DATE
Le Buone Pratiche del Teatro 2013
Del Buon Governo del Teatro

Firenze, 9 febbraio 2013 e gli incontri di Ravenna (Verso l'Europa, 18 gennaio 2013), Catania (Verso Sud, 26 gennaio 2013) e Milano (Giù al Nord, marzo 2013)

Pubblicato il 01/10/2013 / di / ateatro n. #BP2013_Firenze , 142
T e a t r o
Per costruire una memoria del futuro

un progetto di

in collaborazione con

BP09/2013
LE BUONE PRATICHE DEL TEATRO
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

DEL BUON GOVERNO DEL TEATRO

9 febbraio 2013, ore 9.30-18.30
Auditorium di Sant’Apollonia, via San Gallo 25/A, Firenze
In collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo e Regione Toscana

SAVE THE DATE

La nona edizione delle Buone Pratiche del Teatro si terrà il 9 febbraio 2013 dalle 9.30 alle 18.30, a Firenze, capoluogo di una Regione dal ricchissimo tessuto teatrale.

Organizzate dall’Associazione Culturale Ateatro, le Buone Pratiche del Teatro raccolgono a scadenza annuale centinaia di teatranti, politici, amministratori, studiosi e studenti, per quelli che la stampa ha definito “gli Stati Generali del teatro italiano”. Nella prima parte della giornata, discuteremo di alcuni nodi problematici del sistema teatrale italiano; nella seconda, diverse realtà presenteranno le loro Buone Pratiche, ovvero le soluzioni che hanno escogitato per affrontare una situazione in continuo movimento, che pone sfide sempre nuove.

Per l’edizione 2013, il tema scelto dai due curatori, Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, è “Del Buon Governo del Teatro”.
Nemmeno questa legislatura ormai al tramonto è riuscita ad approvare l’attesissima legge sul teatro, dibattuta e promessa da decenni: continua insomma a mancare un quadro di regole che dia un indirizzo complessivo al sistema; dunque assumono ancora maggiore importanza i provvedimenti del governo, degli enti locali e dell’Unione Europea; ai richiami al valore economico e sociale della cultura non corrispondono però né investimenti adeguati né la capacità del settore di riformarsi dall’interno, creando nuovi equilibri e più efficaci meccanismi di selezione. Insomma, parlare di Buon Governo del Teatro significa prima di tutto affrontare il tema delle regole, da capire, rispettare e possibilmente migliorare. Anche perché stanno cambiando altre regole: le convenzioni che da sempre modulano il rapporto del teatro con lo spettatore.

Sono questi alcuni spunti di riflessione per le Buone Pratiche del Teatro, che accanto all’appuntamento di Firenze prevede tre incontri collaterali, a Ravenna (18 gennaio), Catania (26 febbraio) e Milano (25 marzo).

La partecipazione alle Buone Pratiche del Teatro è libera e gratuita: è sufficiente inviare una mail a info@ateatro.it.

ALCUNI DEI TEMI DELLE BUONE PRATICHE DEL TEATRO
Un governo tecnico del teatro?
Il nostro sistema teatrale si è costruito nel corso degli anni, trovando punti d’equilibrio tra finalità e interessi diversi, ma si è progressivamente cristallizzato, ostacolando l’emergere di nuove modalità e rallentando il necessario ricambio generazionale. Si sono così stratificati anche sprechi e inefficienze. Come sta accadendo per altri settori, il Governo Monti ha operato una serie di scelte “tecniche”, che però avranno un profondo impatto sul settore: la nuova legislazione sul lavoro, l’abolizione delle Commissioni Ministeriali, il riequilibrio delle competenze tra Stato e Regioni dopo la stagione del federalismo, solo per fare qualche esempio. Continua infine a crescere l’importanza dell’Unione Europea, anche per quanto riguarda lo sviluppo culturale.
Si avverte ancora più urgente la necessità di ridisegnare gli assetti, reinventare forme, ricreare un sistema condiviso di regole: tentare di immaginare un buon governo del teatro.

Economia della cultura e buon governo del teatro
Il ruolo centrale della cultura come fattore di crescita civile e di sviluppo economico pare ormai diventato una convinzione diffusa: tuttavia ripetere che “La cultura salverà l’Italia” rischia di creare un luogo comune, in assenza di scelte politiche conseguenti.
I gridi di dolore, prima circoscritti agli addetti ai lavori e alle loro sempre più deboli organizzazioni, sono stati raccolti e rilanciati da ambienti autorevoli. Il 19 febbraio “Il Sole-24 Ore” ha lanciato con impegno il meritorio “Manifesto per una Costituente della cultura”, condotto un’approfondita riflessione sulle pagine del “Domenicale” e del quotidiano, e organizzato gli affollati Stati Generali della Cultura (lo scorso 15 novembre), anche se in verità lo spettacolo è rimasto ai margini del dibattito. In diverse occasioni (e di recente proprio agli Stati Generali della Cultura) il Presidente Napolitano ha ribadito con forza la centralità del fattore culturale.
D’’altro canto, la crisi economica limita risorse e ambizioni. I finanziamenti alla cultura, pubblici e privati, continuano a diminuire. Il lavoro, quando c’è, è sempre più precario. L’’investimento in cultura (in Italia ma anche negli altri paesi europei e nel bilancio comunitario) rischia di essere subordinato a fattori esterni: le ricadute sul sociale, sul turismo, sull’occupazione, sulla’’istruzione, come “motore” o “moltiplicatore” dello sviluppo… Si tratta anche dunque di salvaguardare l’autonomia della cultura.
Sul versante economico, non basta più razionalizzare i costi, e nemmeno fare rete (anche se è indispensabile). Ma la contrazione delle risorse pubbliche è inevitabile? E può essere guidata da strategie consapevoli, piani organici, visioni politiche? Ed è realistico l’obiettivo di sensibilizzare il “privato”?
O l’’unica alternativa è fare di più con meno? Qualcuno ci ha provato, e ci è riuscito: forse ha trovato il segreto della decrescita felice…
Il punto di partenza deve però essere la consapevolezza dell’economia “reale” della cultura e dello spettacolo.

I processi di selezione: nomine, progetti, bandi e bandomania
Nel paese della lottizzazione (prima) e della casta (poi), i meccanismi di selezione e ricambio generazionale si sono inceppati (e imputriditi). Anche nel teatro. Rispetto alla cooptazione o al clientelismo, lo strumento del bando pubblico dovrebbe premiare il merito e garantire la trasparenza. Ma non è tutto oro quel che luccica. Per fare un bando che funzioni davvero (ne abbiamo parlato nelle BP di Torino), non bastano l’onestà e le migliori intenzioni: serve anche competenza. Per il successo di un bando (e per la sua corretta stesura) sono infatti necessari diversi elementi: una visione e obiettivi politici chiari (e realizzabili); un processo di valutazione efficace e verificabile dei candidati e dei progetti; infine un meccanismo di valutazione in corso d’opera e a posteriori, su obiettivi e risultati. Insomma, anche su questo versante ci sono buone e cattive pratiche… Il bando non può essere l’alibi, o la soluzione di tutti i mali.
La necessità di ricambio e selezione riguarda tutto il settore, ma in primo luogo le istituzioni e i teatri pubblici; e (a monte) presuppone la ridefinizione delle missioni e delle funzioni. Ma su questo terreno non pare accadere nulla. E non sempre alle minori risorse corrispondono coerenti pratiche di sobrietà, sia sul versante dell’attività sia sul versante dei compensi.

La formazione del pubblico, la qualità della programmazione, il marketing teatrale
Un teatro può funzionare solo se ha un suo pubblico. Che cosa è stato fatto, che cosa viene fatto in questa direzione?
Un primo nodo riguarda la qualità della programmazione dei teatri: molte sale comunali sono affidate alla buona volontà di qualche funzionario pubblico, e alla ricerca del facile consenso da parte dell’assessore di turno. Ecco allora proliferare i sottoprodotti cinematografici o televisivi, e gli pseudo-eventi che si consumano tra anticipazioni, interviste alla star di turno, con annessa photo opportunity per il politico locale.
Da decenni ormai molte delle proposte più stimolanti e originali emergono al di fuori della rete delle sale e dell’offerta tradizionali (i cartelloni teatrali), a discapito dell’aggiornamento degli spettatori, di una corretta distribuzione delle risorse, della valorizzazione dei talenti.
L’altro versante del problema riguarda l’attività dei teatri per conquistarsi il pubblico. Il sospetto è che non si faccia abbastanza, che lo spettatore spesso resti ai margini dei pensieri dei teatranti. E’ una scelta autolesionista, soprattutto perché il contesto è in rapida mutazione. L’avvento della rete 2.0 sta cambiando l’equilibrio tra i diversi media, esalta la liveness (il grande atout del teatro), cambia il modo di promuovere i consumi culturali. Il teatro 2.0 punta a un diverso coinvolgimento del pubblico, e a una diversa concezione del “qui e ora”.

INCONTRI COLLATERALI

1. Verso l’Europa
Ravenna, Teatro Rasi
18 gennaio 2013, ore 14.00-18.00

Incontro preparatorio (nell’ambito di Ravenna viso-in-aria)
1.1. Una capitale italiana per la cultura
1.2. L’evoluzione delle politiche europee
1.3. L’Europa dei gruppi

Ravenna viso-in-aria è la nuova stagione di teatro, musica, danza, proiezioni, incontri creata con la direzione artistica di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, E (Fanny & Alexander, gruppo nanou, ErosAntEros e Menoventi), Libra/Lato Oscuro della Costa che si snoda in diversi spazi: Teatro Rasi, Almagià, Ardis Hall e Cisim a Lido Adriano.

2. Verso Sud
Catania, Zo Centro Culture Contemporanee
26 gennaio 2013, ore 14.00-19.00

Incontro preparatorio
Una nuova politica per la cultura: progettualità, merito, trasparenza

3. Giù al Nord
Luogo e data in via di definizione
25 marzo 2013, ore 14.30-18.30

Una riflessione per promuovere gli esiti delle Buone Pratiche del Buon Governo
Reinventare il teatro pubblico

In concomitanza con l’incontro si terrà la Assemblea dei soci dell’Associazione Culturale Ateatro
(orario e luogo da definire).

FAQ

Che cosa sono Le Buone Pratiche del Teatro?

L’iniziativa, lanciata nel 2004 dalla webzine ateatro.it e curata da Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, è centrata su un incontro a scadenza annuale con diversi obiettivi:
– analizzare e discutere l’evoluzione del sistema teatrale italiano, nella prospettiva dell’organizzazione e della politica e dell’economa della cultura; le Buone Pratiche sono state definite dalla stampa “Gli stati generali del teatro italiano”, uno spazio libero e indipendente di discussione e approfondimento;
– presentare le Buone Pratiche del Teatro;
– raccogliere e pubblicare sul sito materiali e documenti relativi alle Buone Pratiche, ma anche all’evoluzione del sistema teatrale italiano..

Perché affiancare a questa edizione appuntamenti collaterali?

La scelta è stata discussa nella prima assemblea informale con i soci dell’Associazione Culturale Ateatro, costituita lo scorso anno in occasione dell’edizione genovese di Buone Pratiche. La ricchezza dei contenuti delle precedenti edizioni (che hanno portato a un obiettivo sovraffollamento!) ci ha spinto a organizzare due incontri preparatori, più ristretti e su temi specifici; i materiali raccolti in questi incontri confluiranno nell’appuntamento principale.
Nell’ultimo incontro successivo all’appuntamento di Firenze, vogliamo approfondire uno snodo centrale: il futuro del teatro pubblico.
L’articolazione in diversi incontri ci permette inoltre di dare maggiore attenzione e visibilità alle realtà locali.
I due incontri preparatori saranno a gennaio, a Ravenna e Catania (ringraziamo Ravenna viso-in-aria e Zo per l’ospitalità), e l’incontro conclusivo a Milano, in marzo. In questa occasione si terrà anche l’assemblea dell’Associazione Culturale Ateatro.

Chi partecipa alle Buone Pratiche?

Alle Buone Pratiche partecipano ogni anno diverse centinaia di persone: teatranti, dalle grandi istituzioni e alle piccole compagnie indipendenti, politici, amministratori e funzionari pubblici, studiosi e studenti di teatro…
La partecipazione alle Buone Pratiche è gratuita e libera, fino a esaurimento posti. Per iscriversi è necessario inviare una mail a info@ateatro.it
Se vuoi sostenere l’iniziativa delle Buone Pratiche del Teatro e gli altri progetti di www.ateatro.it, ti invitiamo a iscriverti alla Associazione Culturale Ateatro.


Che cosa intendiamo per Buona Pratica?

Per noi una Buona Pratica è una iniziativa o un metodo di lavoro che considerate efficace e utile (o che ha avuto successo in passato) e che pensate possa e debba essere riprodotto da altri; oppure un progetto che vi sembra possa essere utile ad altre realtà che operano nel campo del teatro (per esempio società di servizi o reti). Insomma, non si tratta di dire: «Guarda come sono stato bravo a fare questa cosa» (siete tutti bravissimi, lo sappiamo), ma: «Adesso ti spiego come ho fatto questa cosa bella & utile che ho imparato a fare io, così lo potrai fare anche tu, a casa tua (e magari potremo farla insieme)».
Non si tratta di illustrare i vostri progetti (interessantissimi, ne siamo sicuri), ma di dire: «Ho fatto» (o anche «Ho in mente di fare») «questa cosa con te e per te/per noi. Ti spiego qual è l’obiettivo del progetto, come funziona e perché deve interessare anche te».

 

Come procediamo per illustrare con chiarezza la nostra Buona Pratica?
L’incontro è aperto a tutti, e come per il passato integra relazioni o testimonianze introduttive sui temi indicati con la presentazione delle Buone Pratiche.
Chi vuole raccontarci la sua Buona Pratica deve inviare all’indirizzo mail info@ateatro.it entro il 10 gennaio prossimo una breve scheda (circa 4000 battute) che illustri – appunto – la vostra Buona Pratica: in che cosa consiste, perché è utile, quali sono gli elementi «riproducibili» – e magari quelli da non riprodurre. Ci interessa sapere in cosa consiste, ma soprattutto il metodo, le forme di finanziamento: insomma vi chiediamo di essere molto concreti, magari facendo anche qualche cifra.
Le Buone Pratiche verranno selezionate (in base ai criteri appena esposti) e dove possibile accorpate in gruppi di lavoro intorno a tematiche comuni. Verranno in ogni caso pubblicate su www.ateatro.it.

In cosa consiste la collaborazione con Fondazione Cariplo?

La maggiore articolazione dell’iniziativa (su cui ogni anno i promotori investivano risorse proprie), è resa possibile grazie alla collaborazione con Fondazione Cariplo (questo non significa naturalmente che Mimma, Oliviero, e nessun altro relatore sarà pagato per l’iniziativa, che è caratterizzata dal volontariato di promotori e partecipanti).
La Fondazione – che ringraziamo vivamente per il sostegno – ha approvato e assegnato un contributo “extra bando” a parziale copertura dei costi relativi al progetto “Teatro: per costruire la memoria del futuro”, che caratterizza l’attività dal settembre 2012 dell’Associazione Culturale Ateatro e comporta tra l’altro la riprogettazione della struttura e dell’interfaccia del sito, la compilazione e la messa on line di “mappe” e archivi (si segnala in particolare la mappa del Teatro Sociale e di Comunità, oin collaborazione con il Master di Teatro Sociale e di Comunità dell’Università di Torino e Catarsi-Teatri delle Diversità), il censimento degli spettacoli 2011/12 per il Premio Ubu 2012 (in collaborazione con l’Associazione Ubu per Franco Quadri), progetti di ricerca, studio e formazione, e naturalmente Le Buone Pratiche del Teatro.

Perché Firenze? E dov’è l’Auditorium Sant’Apollonia?

Dopo Milano, Mira, Napoli, Bologna, Torino e Genova, la scelta di Firenze e della Toscana era quasi obbligata.

Abbiamo potuto contare sulla collaborazione della Fondazione Toscana Spettacolo e della Regione Toscana, che ha anche concesso l’uso dell’Auditorium Sant’Apollonia, in via San Gallo 25/A (dieci minuti a piedi dalla Stazione di Santa Maria Novella).


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2013-10-01T00:00:00




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