La teatropoli siciliana si sgonfia

Come volevasi dimostrare

Pubblicato il 21/09/2014 / di / ateatro n. 151

Tra i settantadue indagati nell’indagine sugli spettacoli siciliani nel 2008 – evidenziata lo scorso febbraio a caratteri cubitali dalla stampa nazionale – in un intervento dal titolo Le parole sono importanti”, lamentavo la leggerezza con la quale alcuni organi di informazione avevano trattato la notizia con facili sensazionalismi.
Oggi sono uno dei 26 per i quali il Gip ha disposto l’archiviazione. Un primo positivo riscontro sulla fondatezza delle ragioni dei teatranti siciliani, essendo stato accertata la insussistenza di alcuna ipotesi di reato per circa un terzo degli interessati. Al lordo di inevitabili fisiologiche forzature istruttorie, la magistratura ha fatto e sta facendo il proprio dovere.
Lo stesso purtroppo però non può dirsi per gli organi di informazione che, avendo insistito sul sensazionalismo, ancora evitano una più serena analisi dei fatti.
In primo luogo, gli altri indagati non sono stati ancora rinviati a giudizio e probabilmente le posizioni necessitano di ulteriori accertamenti.
In secondo luogo, anche il rinvio a giudizio presuppone una ipotesi di reato che deve essere accertata; tra l’altro, alcuni legali hanno determinato posizioni difensive differenti e magari preferiscono agire in fase dibattimentale anziché in istruttoria.
C’è bisogno di ricordare che non presuppone colpevolezza l’avvio di indagini e che ognuno è innocente sino al terzo grado di giudizio? E che notizie avventate possono danneggiare le attività economiche fino a distruggere l’esistenza delle persone? A molti operatori le banche hanno sospeso i fidi mentre l’Assessorato regionale, in unimpeto di efficienza, ha bloccato contributi già disposti.
Infine, è spiacevole che ancora una volta venga evidenziata sui giornali l’unica ipotesi di spettacolo falso quale rappresentativo del mondo teatrale Siciliano. Con tutto il rispetto, quell’organizzatore di Piazza Armerina (che magari potrà chiarire la propria posizione) non può esser messo a confronto con gran parte degli operatori interessati dalla indagine: i teatri storici palermitani e catanesi, Carmine Maringola, sbattuto in prima pagina perché “marito di Emma Dante”; né con me, certamente sconosciuto ai più ma molto modestamente vice presidente della Rete Latitudini che riunisce la gran parte delle compagnie siciliane di Teatro contemporaneo.
Un’ultima annotazione. A suo tempo evidenziavo come nessun organo di informazione avesse avuto la curiosità di indagare o fatto cenno a quali spettacoli fossero stati rappresentati nel 2008 dalle compagnie interessate all’indagine . Ancora oggi debbo lamentare come gran parte dei giornalisti non frequenta i teatri e nulla conosca del complesso mondo dello spettacolo siciliano; salvo pochi volonterosi critici e con l’eccezione del direttore artistico del Biondo di Palermo e del Presidente dello Stabile di Catania.
Per carità, nessuna colpa, ma acquisire qualche notizia in più, prima di scrivere un articolo, eviterebbe facili approssimazioni.




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