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La sagra di Vicenza: un rosario per Angelica Liddell

A Vicenza l'inaugurazione del LVIII Ciclo di Spettacoli Classici nel Teatro Olimpico con la prima nazionale di Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi. Cantata BWV 4, Christ Lag in Todesbanden. Oh, Charles!

Pubblicato il 20/09/2015 / di / ateatro n. 156

Vicenza, anno domini 2015
E’ di scena la sacra rappresentazione intitolata alla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, fermo posta Charles Manson, promotrice la comunità nelle figure dei suoi cittadini più impegnati, in un dispiegamento di azioni simultanee di tradizione medievale come sarebbe piaciuto al Living Theatre di Paradise now!

Ore 20,15, Prologo infra moenia
Fuori del Teatro Olimpico una moltitudine di figuranti, circa centocinquanta, in costume contemporaneo – un non appariscente look lefebvriano – si aggrega con tremuli lumini e cartelli osés (“Il vescovo dice ‘se se’, io dico ‘no no’”, rispettoso grido di indignazione della base per l’eccessiva apertura dimostrata dal primate) e intona un rosario, forma di dramma liturgico responsoriale risalente, come si sa, più o meno al XII secolo – e dunque leggermente posteriore al primo tropo del monastero di Sangallo e alla più tarda Via crucis. Sembra di intuire però che la forma scelta, piuttosto che il protocanone domenicano o il successivo più dinamico salterio, sia quella del cosiddetto “rosario mariano”, più statico; del resto consono allo spazio angusto – il marciapiedi a ridosso degli ex gabinetti cittadini – e alla scarsa preparazione fisica degli attori, amateurs. Tutt’attorno, intanto, quale cerchia angelica, altri figuranti in divisa di polizia metropolitana si scambiano via radio sfrigolanti litanie: aggiunta più tarda alla primitiva liturgia, che di fatto oggi appare leggermente impropria.

Ore 20,30, Prologo extra moenia
Maggior ricorso alla paratassi fa invece il secondo gruppo di figuranti, seppure meno numeroso, di fronte al Teatro Comunale. In apparenza di militanti politici di destra – con acconciature e costumi che emulano lo stile di Forza Nuova – si dispongono frontalmente lungo il muretto del teatro (il Tribunale di Caifa?), anch’essi supportando le poche e concise battute con cartelli, decisamente più assertivi (“Anche la merda è arte”); quindi proseguono l’happening lanciando le suddette deiezioni su una grande effigie in cui sono disposti araldicamente i volti del Sindaco e del Vicensindaco. E’ evidente qui un intento meno filologico e più sperimentale, riecheggiante piuttosto movimenti di avanguardia fra il teatrale e il figurativo, dall’agit prop all’action painting. Il maggior coraggio di questo secondo gruppo non è però premiato dall’afflusso di pubblico: minore esperienza teatrale rispetto al gruppo precedente? Forse anche una location incauta (il marciapiedi di una strada ad alto scorrimento).

Ore 21, Epilogo nel Teatro Olimpico
Ma è il terzo gruppo, più professionale e reduce da una acclamata tournée europea, a essere atteso come il vero clou della sacra rappresentazione di Vicenza. Annunciato con un titolo che di fatto è un trailer (Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi. Cantata BWV 4, Christ Lag in Todesbanden. Oh, Charles!; ma che invece, chissà perché, omette il vero cuore della rappresentazione e cioè la Lettera della regina del Calvario al Grande amante, scritta e interpretata da Angélica Liddell), ha finora suscitato grande attesa di sversamenti ematici e confricazioni vaginali – come del resto si intuisce nei visi e dalla salivazione del pubblico. Che invece, da questo punto di vista, resta deluso. Perché, quanto al salasso, appare tutto tranne che trasgressivo: diligentemente accompagnato da una infermiera professionale come in un convegno di endocrinologi ai Giardini Naxos (un dubbio percorre il pubblico: l’infermiera sarà diplomata?), il povero Cristo – nello spettacolo una comparsa – viene collegato a una sacca e il dramma consiste nell’attesa del flusso nella cannula giù giù fino al contenitore. Flusso invero stentoreo, che lascia tutto il tempo di argomentare sulla dieta scarsamente proteinica degli attori; né l’”oltraggio” successivo, l’utilizzo del sangue prelevato per schizzare un Rorschach di emoglobina sul pavimento, sembra sconvolgere più della preparazione di un petto di pollo in macelleria (azione di per sé più emozionante, se non altro per il rischio alle mani dell’affettatore).
Quanto al sesso, viene sparso secondo involontarie geometrie da avanspettacolo: sei attrici sei, tutte nude (in totale dodici tette e dodici chiappe), tutte rasate in testa (“e anche là?” è la prima domanda che tutti ci facciamo, correndo subito con lo sguardo a darci una risposta) compongono coi corpi figurazioni alla Esther Williams intorno al nostro esangue figlio dei fiori: suscitando, più che mistica tensione, una sensazione di allarmante assedio per chi, come me – sì, lo ammetto – soffre periodicamente di fantasmi di castrazione.
Tutta questa è la sagra di Vicenza.

Angélica Liddell, Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi

Angélica Liddell, Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi

Il sacro invece è il monologo da brivido di Angelica Liddell che, al netto (o forse proprio al lordo) del suo straripante narcisismo, resta inciso nella memoria. Monologo cui non rendono giustizia il titolo, i gossip e nemmeno i cinque minuti di battimani (a teatro parla di più il silenzio).




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