Ritratto di un Signor Nessuno da giovane ovvero come Andy Prisney si gioca la reputazione con James Joyce

Un capolavoro del Novecento diventa un'icona nel teatro dei social

Pubblicato il 14/06/2021 / di / ateatro n. 178

Si inaugura il 14 giugno 2021 alle ore 16, alla Sala Veruda, la mostra Telecali Macoypso, l’omaggio dell’artista Andy Prisney all’Ulisse di James Joyce. La mostra è curata dal direttore artistico del Bloomsday, Riccardo Cepach in collaborazione con Nanni Spano e Elena Cantori per l’organizzazione di Rosa Alemannuska. Resterà aperta ad ingresso libero fino all’11 luglio. L’iniziativa rientra nel quadro delle celebrazioni del Bloomsday, che ogni anno il 16 giugno celebra la giornata in cui si svolge a Dublino l’azione del romanzo.
Il sito del Joyce Museum di Trieste.

Forse non vale più il gioco dell’anonimato per uno dei più misteriosi artisti del web. O tutt’al più, quando entra in campo l’Ulisse di James Joyce e vi entra proprio nel giorno in cui lo scrittore immagina l’intera giornata di Leopold Bloom e di tutti i dubliners, il 16 giugno del 1904 celebrato oggi come “Bloomsday”, il suo di gioco si fa ancor più intrigante per un artista abituato a battere i sentieri “social” più frequentati.
Poco importa sapere chi si cela dietro Andy Prisney. Meglio tirare dritto sui disegni e sulle illustrazioni che riprendono giorno dopo giorno, immancabilmente, episodi e personaggi della sua quotidianità, peraltro ispirata dalla cronaca come da imperscrutabili moti interiori.
Osservati con più attenzione, risultano essere semplici persone, uomini e donne di cui non sappiamo assolutamente nulla. Proprio quello che sappiamo di Prisney. In una rapida e incessante successione di oscillazioni, Prisney consuma il proprio monologo artistico, la scrematura letteraria di ciò che si può vedere e non vedere. I disegni non nascondono Prisney e a lui basta la maschera del suo lavoro. Gli uni e l’altro, l’opera e l’artista sembrano un tutt’uno nella creazione di una possibile mappa sociale e cittadina, liquida e volatile.

Leopold Bloom secondo Andy Prisney

Pur amicale, l’add social crea relazioni, spesso guidate dagli stop and go degli algoritmi che sostengono le piattaforme digitali.
Tuttavia, quando vi è di mezzo un “oggetto artistico”, sul medesimo pianerottolo abita pure la critica. Prisney pare estremamente consapevole di questa tollerata coabitazione. D’altronde, lo stesso Joyce di esami di coscienza ne ha passati diversi e la stessa scelta di selezionare all’interno del romanzo il primo e il quarto episodio stura, a beneficio di Prisney, una ridda di ipotesi senza apparenti soluzioni. Difficile, infatti, dar conto della fittissima serie di rimandi a note e a commenti di questi due episodi. Le didascalie dei disegni sembrano sufficienti all’indirizzo, che alla fine risulteranno determinanti nello sviluppo drammaturgico della trama (oltre che alla visione dei disegni, rimando alla traduzione dell’Ulisse a opera di Mario Biondi, l’ultima in ordine di tempo dopo la classica di De Angelis, quelle di Terrinoni e di Celati, oltre che alla classica Guida alla lettura di Giorgio Melchiori e Giulio De Angelis e alle biografie di Ellmann e McCourt).

Il primo capitolo dell’Ulisse di James Joyce secondo Andy Prisney

Ancora una volta, è la vista a far da guida alla circa cinquantina e più di personaggi e situazioni che Prisney ha estratto dai due episodi. Le immagini trovano appiglio tra i duri tratti grafici inventati da Sto (le prime uscite pubbliche delle mirabolanti avventure del signor Bonaventura sono datate 1917) e le morbide colorazioni pop di David Hockney. Basta forse questo a inebriare il visitatore. Se si fa novello Bloom, poco importa se in presenza o da remoto. D’altronde un po’ tutti, almeno una volta, se non tutti i giorni, ci sentiamo degli Ulisse, o dei semplici “nessuno” capaci di perdere in ogni momento la propria reputazione.

Il quarto capitolo dell’Ulisse di James Joyce secondo Andy Prisney




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