Al centro, ballando con il FUS

Il nuovo Decreto Ministeriale ridisegna il sistema della danza in Italia

Pubblicato il 10/12/2021 / di / ateatro n. 180

Peeping Tom, Triptych

Dopo un anno di transizione dalla fine dell’ultimo triennio, il Ministero della Cultura ha deciso di affrontare il periodo 2022–2024 con l’emanazione di un nuovo DM pubblicato il 25 ottobre 2021. Nel 2014 il primo dei Decreti Ministeriali che hanno inaugurato il periodo della triennalità il mondo della danza salutò positivamente il riconoscimento dei Centri di Produzione della Danza che, all’epoca, erano tre e dal successivo DM triennale (2018-2020) diventarono quattro (Fondazione Nazionale della Danza a Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni Danza a Firenze, Scenario Pubblico-Compagnia Zappalà Danza a Catania, e Contart a Milano).
Era un riconoscimento di quanto quelle strutture avevano realizzato in termini non solo di produzione ma anche per la diffusione della cultura di danza contemporanea, sostenendo altri autori perlopiù giovani e ospitando altre compagini nei propri spazi. Nel primo anno di attuazione del Decreto le tre strutture ricevettero anche un aumento significativo del proprio contributo.
Nota dolente era la richiesta della gestione diretta e in esclusiva di una sala teatrale con capienza minima di 99 postinella quale ospitare spettacoli di altre compagnie. A questo si pose rimedio con il Decreto del 2017 in cui si permetteva che il 20% degli spettacoli programmati potesse essere presentati presso un diverso spazio, geograficamente limitrofo alla propria sede.

Peeping Tom, Triptych

Quali le modifiche con il Decreto 2021?
I Centri di Produzione della Danza si sono triplicati: vengono riconosciuti i Centri Coreografici Nazionali, i Centri di Rilevante interesse nell’ambito della danza, che si aggiungono ai Centri di produzione della danza, già presenti nei precedenti Decreti.
La distinzione tra le tre diverse tipologie è esclusivamente quantitativa. Se per i Centri di produzione della danza rimangono i parametri già presenti nel precedente Decreto, questi aumentano significativamente per i Centri Coreografici Nazionali e per i Centri di Rilevante interesse nell’ambito della danza.
Chi può aspirare a questo ruolo/riconoscimento e con quali scopi?
Nell’allegato 0A si chiarisce che solo i Centri di produzione della danza precedentemente riconosciuti possono presentare domanda quali Centri di Rilevante interesse nell’ambito della danza o Centri Coreografici Nazionali, mentre tutte le altre strutture possono proporsi quali Centri di produzione della danza.
Inoltre due dei requisiti richiesti riducono drasticamente le possibilità di accesso: la gestione diretta di una sala da almeno 200 posti per i Nazionali e da 120 per i Centri di Rilevante Interesse; e la corresponsione di contributi di enti territoriali o pubblici pari a quella dello Stato per i Nazionali.
L’allegato B (Qualità artistica) individua gli obiettivi strategici e operativi delle strutture che presentano domanda.
Per le tre tipologie di Centri, viene modificato l’obiettivo “qualificare l’offerta produttiva”, che riguarda la produzione e nel quale si fa riferimento genericamente alla pluralità dei linguaggi, eliminando lo specifico dei “linguaggi coreografici”.

Peeping Tom, Triptych

Ma quali saranno le funzioni di queste tre diverse tipologie di Centri per la danza? Di fatto, leggendo gli obiettivi, sono comuni a tutti: dunque le uniche differenze restano quantitative.
Se da un lato può essere apprezzabile equiparare i Centri danza alle tipologie esistenti per la prosa, sarebbe stato probabilmente più utile differenziarne le funzioni. Inoltre, se non verranno stanziati fondi adeguati alla realizzazione delle varie attività, questo riconoscimento rimarrebbe solo formale e non sostanziale.
Meno significative ma comunque presenti alcune altre modifiche relative alle diverse tipologie.
Per gli organismi di produzione, è stato introdotto il riconoscimento di massimo 10 giornate di laboratorio per il raggiungimento del minimo di giornate recitative richieste. Si riconosce quindi un’attività già praticata dalle compagnie, ma sarà necessario chiarire cosa verrà riconosciuto come “laboratori” e come dovranno essere documentate queste giornate.

Peeping Tom, Triptych

Anche gli organismi di programmazione modificano i criteri di accesso, sdoppiandosi in due diverse fasce con 70 o 40 rappresentazioni l’anno. Da rilevare che nel 2019, anno delle ultime assegnazioni effettuate, nessuna struttura ha ottenuto – e forse neanche presentato – domanda per questo settore. E’ facile dedurre che nessuno spazio è in grado di sostenere una tale quantità di programmazione di danza, data anche la compresenza di circuiti regionali, festival, rassegne dedicate e la possibilità per gli organismi di programmazione ambito teatro di ospitare fino al 20% di giornate recitative di danza e fino al 10% per la programmazione di musica. Se il MiC intende promuovere la distribuzione di spettacoli di danza sarebbe forse più opportuno introdurre significativi incentivi.
Sottolineiamo infine due modifiche nell’allegato C, Qualità indicizzata, comuni a tutti gli ambiti. Sono stati eliminati gli obiettivi “favorire la creatività emergente” e la partecipazione a progetti cofinanziati dalla UE. Il primo obiettivo ha probabilmente corretto una stortura che limitava fortemente l’accesso al lavoro di chi avesse superato i 35 anni di età. Il secondo è, nella pratica, incomprensibile.

Peeping Tom, Triptych

Nell’ambito della internazionalizzazione delle attività soprattutto in Europa, non si capisce per quale motivo non sia incentivata la partecipazione a progetti europei che, tra l’altro, proprio per la danza sono di più facile diffusione.
Ci auguriamo che la ripresa della discussione sul Codice dello Spettacolo possa finalmente recepire quella che è la realtà della danza in Italia e del sistema spettacolo in generale.

Da leggere

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