Piccolo Teatro: sarà un temporale o una tempesta?

Una relazione di oltre 50 pagine: l'ispezione del MEF avrebbe riscontrato varie irregolarità

Pubblicato il 09/06/2022 / di / ateatro n. 184

Temporale (1980) di August Strindberg, regia di Giorgio Strehler: Franco Graziosi e Tino Carraro

Non è un bel segnale quando il Piccolo Teatro torna protagonista della cronaca politico-giudiziaria, più che della pagina degli spettacoli. Non c’entra la qualità degli spettacoli o della programmazione, ma il sospetto di irregolarità di vario tipo. Il coperchio l’ha alzato “Libero” l’8 giugno 2022, il giorno dopo “la Repubblica” ha rincarato la dose, con un articolo di Sara Chiappori sulle pagine milanesi e il rilancio di Anna Bandettini sul suo seguitissimo blog. Proprio nell’anno in cui, con l’hashtag #Strehler100, si sta celebrando il centenario della nascita di uno dei fondatori con il festival (Presente indicativo) che ha aggiornato, dopo un lungo immobilismo, il pubblico milanese sulla recente evoluzione della scena internazionale; e con il V convegno EASTAP (European Association for the Study of Theatre and Performance) per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali), dove si cercava di indagare il concetto di Theatrical Mind.
Pochi anni fa, la fama del più importante teatro italiano sembrava fuori discussione. Nel 2016, al culmine di una lunga direzione artistica, Sergio Escobar realizzava il suo capolavoro politico. Con il DM 7 marzo 2016, riconosciuta “la particolare qualifica riconosciuta e le conseguenti funzioni svolte”, il Piccolo Teatro di Milano diventava il primo e unico Teatro d’Europa, emancipandosi così dal famigerato algoritmo del FUS, con i suoi punteggi di quantità e qualità e con la trappola dei cluster. Al teatro fondato da Grassi e Strehler dal 2018 spetta “un contributo annuale non inferiore al 6,5% della quota del Fondo destinata alle attività teatrali, a fronte della presentazione e della successiva valutazione di un programma di attività annuale.” A prescindere, direbbe Totò.
La qualità e l’eccellenza del Piccolo sono innegabili, come i suoi meriti storici (con le figure gigantesche di Giorgio Strehler e poi di Luca Ronconi) e una poderosa macchina organizzativa, tecnica, promozionale che gestisce tre sale (Strehler, Grassi, Melato).
Eppure a un certo punto il cristallo ha iniziato a incrinarsi. Nella primavera del 2020 c’è stata la rivolta dei dipendenti contro il rinnovo a Sergio Escobar. A seguire, l’imbarazzante travaglio per la nomina del successore. Ateatro aveva seguito la vicenda con attenzione e preoccupazione, perché era il sintomo dell’involuzione del nostro sistema teatrale.

I LINK
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La tempesta (1978) di William Shakespeare, regia di Giorgio Strehler: Tino Carraro e Giulia Lazzarini

A scatenare la tempesta (o il temporale) di questi giorni sarebbe stata una ispezione del MEF, il ministero dell’Economia e delle Finanze, che nei mesi scorsi aveva attenzionato il teatro milanese. La relazione conclusiva, corposa (“ben 54 pagine”) ma segretissima (anche se tutti sembrano averla letta), conterrebbe in primo luogo rilievi amministrativi, che riguarderebbero premi aziendali, tasse non pagate, consulenze e collaborazioni assegenati fuori dalle regole, mancati adempimenti relativi ad anticorruzione e trasparenza, anche se non sappiamo ancora a quale periodo si riferiscano. Ma sotto osservazione ci sarebbe anche la nomina dei due consiglieri di amministrazione “soprannumerari” che hanno sbloccato lo stallo tra PD e Lega e portato alla nomina di Claudio Longhi alla direzione del teatro.
La Lega, beffata due anni fa da quella manovra, ora passa al contattacco. L’Assessore all’Autonomia e Cultura lombardo, Stefano Bruno Galli, minaccia: la Regione bloccherà i finanziamenti al Piccolo. Angelo Crespi, nominato nel cda del teatro dalla Regione (ovvero dalla Lega) chiede le immediate dimissioni del presidente del cda: “Nonostante la nota del MEF sia stata protocollata al Piccolo Teatro il 5 maggio, il Presidente, Salvatore Carrubba, ha preferito non mettere a conoscenza i consiglieri del documento, mettendo il Consiglio in una situazione imbarazzante e privandolo della possibilità di prendere adeguati provvedimenti e, se necessario, difendersi. Reputo la scelta di non avvisare il Consiglio di una gravità assoluta e le prime dimissioni che mi aspetto sono quelle del Presidente che, a quanto dimostrato, non ama la trasparenza con cui dovrebbe invece essere gestita una delle più importanti istituzioni culturali italiane”.

Riccardo Bini e Maria Paiato in Il panico di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi

E’ difficile capire quanto sia questione di forma e quanto di sostanza, anche se in un ordinamento democratico e trasparente la forma in realtà sarebbe sostanza. Ma già due anni fa era chiaro che quella pasticciata vicenda avrebbe lasciato strascichi e ricadute. Infatti, come una bomba a orologeria, è scattata la tagliola burocratico-giudiziaria.
Claudio Longhi ha spiegato a “la Repubblica”: “Stiamo lavorando con un tributarista, un giuslavorista e un amministrativista e di concerto con gli uffici della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo per rendere conto della della condotta della Fondazione Piccolo Teatro”. In apparenza – ma solo in apparenza – la cultura e l’arte non c’entrano.




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