Stato e Regioni: quali politiche per lo spettacolo dal vivo? Ne parliamo il 27 febbraio 2023 a Milano

In anteprima la Prefazione di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino al saggio Le politiche per lo spettacolo dal vivo tra Stato e Regioni

 
in occasione della pubblicazione del volume
Le politiche per lo spettacolo dal vivo tra Stato e Regioni
a cura di Marina Caporale, Daniele Donati, Mimma Gallina e Federico Panozzo
(FrancoAngeli, 2023)
presenta

STATO E REGIONI:
QUALI POLITICHE
PER LO SPETTACOLO DAL VIVO

Lunedì 27 febbraio 2023, dalle ore 17.00 alle ore 19.30
segue aperitivo

Bolzano29, via Bolzano29A, Milano (M1 Rovereto)

Saranno presenti i curatori del volume

E’ disponibile nelle migliori librerie e nei negozi online Le politiche per lo spettacolo tra Stato e Regioni, a cura di Marina Caporale, Daniele Donati, Mimma Gallina e Federico Panozzo (FrancoAngeli, 2023), con i contributi di Giuseppe Albenzio, Lucio Argano, Costanza Boccardi, Donatella Ferrante, Ilaria Foroni, Luca Mazzone, Federico Minghetti, Settimio Pisano, Oliviero Ponte di Pino, Giulio Stumpo, Michele Tamma.
Il saggio è il frutto della ricerca biennale dell’Osservatorio permanente dello spettacolo dal vivo della Associazione Culturale Ateatro.
I temi del volume – a partire dagli sfuggenti LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) – saranno al centro dell’incontro Stato e Regioni: quali politiche per lo spettacolo dal vivo?, il 27 febbraio 2023 dalle ore 17.00 alle ore 19.00, allo Spazio Bolzano29 (via Bolzano 29A, Milano, M1 Rovereto). Saranno presenti i quattro curatori del volume.
Nell’occasione verrà inoltre pubblicato il ricco dossier online che accompagna il volume, Le politiche regionali per lo spettacolo dal vivo a cura di Mimma Gallina e Federico Minghetti con la collaborazione di Ilaria Foroni.

Qui di seguito in anteprima per Ateatro, su gentile cocnessione dell’editore, la Prefazione del volume dove Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, che curano la collana “Lo spettacolo dal vivo”, presentano e sintetizzano in contenuti della ricerca.

IL DOSSIER
Il dossier con le leggi regionali e l’analisi di ateatro

Prefazione
di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

Per la nostra Costituzione, la cultura, e di conseguenza la libertà e la pluralità d’espressione, sono valori fondanti, che dovrebbero tradursi in politiche, leggi e norme volte a sostenere e diffondere la cultura, di cui lo spettacolo dal vivo è parte integrante.
Ma qual è in Italia l’effettivo impegno della politica e della pubblica amministrazione, ai suoi vari livelli, per il settore? O meglio, esiste in Italia, a livello nazionale e locale, una politica per lo spettacolo dal vivo? Su questi temi, l’Associazione Culturale Ateatro lavora da tempo, sia con una costante opera di aggiornamento sul sito ateatro.it sia nell’ambito delle Buone Pratiche del Teatro, che fin dalla prima edizione hanno dato ampio spazio all’informazione e alla discussione sulle scelte delle forze politiche e dell’amministrazione, ai suoi vari livelli.
In questi vent’anni, Ateatro ha di fatto attivato un osservatorio permanente sulla politica e sull’economia dello spettacolo dal vivo, con il contributo di operatori, docenti universitari e studiosi, politici e amministratori.
A partire dalla primavera del 2021, Ateatro ha scelto di approfondire la ricerca su tre temi chiave: il rapporto Stato-Regioni e le normative delle Regioni, le forme indirette di finanziamento (ovvero i sostegni che non sono orientati a finalità culturali) e le funzioni delle città metropolitane. L’intero percorso è stato ideato e curato da un gruppo di lavoro coordinato da Mimma Gallina, di cui hanno fatto parte esponenti del mondo della ricerca, in particolare Marina Caporale (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna e Università di Modena-Reggio Emilia), Daniele Donati (Università di Bologna), Fabrizio Panozzo e Ilaria Foroni (Università di Ca’ Foscari e centro aiku, Venezia), Antonio Taormina (Consiglio Superiore dello Spettacolo); operatori da tutta Italia, in particolare Costanza Boccardi (Teatri Uniti, Napoli), Andrea Cerri (Coordinamento imprese teatrali Liguria), Nicolas Ceruti e Giulia Anghinoni (Etre-Esperienze Teatrali di Residenza), Luigi Marsano (I Teatrini, Napoli), Luca Mazzone (Teatro Libero di Palermo), Settimio Pisano (Scena Verticale, Castrovillari); e infine Patrizia Cuoco, Mimma Gallina, Oliviero Ponte di Pino e Giulio Stumpo del direttivo di Ateatro.
La ricerca ha portato a tre incontri pubblici molto partecipati nel 2022 a Bologna (il 7 febbraio), Venezia (il 2 maggio) e Napoli (il 28 novembre), ampiamente documentati sul sito ateatro.it.
Questo volume riprende e approfondisce le riflessioni e presenta i risultati di questo complesso percorso (compresi i report degli incontri sintetizzati da Ateatro a partire dalla videoregistrazione); vuole quindi offrire agli operatori una serie di strumenti conoscitivi, che riteniamo possano essere utili nella loro attività progettuale e nei rapporti con le istituzioni e contribuire alla discussione sulla politica culturale nel nostro Paese.

Il rapporto Stato-Regioni

Riteniamo che il riparto di competenze legislative e amministrative fra Stato e Regioni in materia di spettacolo dal vivo, nelle sue diverse declinazioni, sia un tema fondamentale delle politiche di settore. Resta però un nodo irrisolto, particolarmente rilevante alla luce degli squilibri territoriali e nella prospettiva di una legge quadro (il Codice dello Spettacolo).
“Chi fa cosa” nella pubblica amministrazione non è una questione burocratica, ma un aspetto fondamentale del rapporto dei cittadini con lo Stato, una questione di diritti e di efficacia e funzionalità dei servizi. La questione delle competenze tocca da vicino sia gli spettatori, anche come cittadini, sia gli operatori, ed è un nodo antico.
Le Regioni hanno cominciato a occuparsi di spettacolo fin dalla loro nascita, nei primi anni Settanta, ciascuna in modo diverso. Nel 1977 e nel 1985 si sono discusse leggi di settore che però non hanno mai visto la luce. La riforma costituzionale del 2001 avrebbe dovuto fare chiarezza, con l’attribuzione della “promozione e organizzazione di attività culturali” alla competenza concorrente Stato-Regioni, ma la demarcazione si è rivelata quanto mai ambigua.
Chi ha vissuto queste tappe “sul campo”, una volta tramontata l’epoca pionieristica del “decentramento teatrale”, ha visto fasi di assestamento, consolidamento, qualche volta sviluppo dei sistemi territoriali dello spettacolo, fenomeni spontanei o accompagnati dall’azione regionale o locale. Comunque, a velocità molto diverse, con territori che viaggiano a scartamento ridotto – e non solo al Sud.
Su questi temi nel corso del tempo i confronti fra Stato e Regioni sono stati vivaci, spesso conflittuali, anche se ultimamente le Regioni sembrano meno interessate a confrontarsi con lo Stato sul terreno culturale: eppure le differenze di visione tra loro (così rilevanti nel settore) sono all’origine delle istanze di autonomia differenziata.
Il discusso Decreto Ministeriale triennale del 2014 (ripreso poi nel 2017 e nel 2021), che ha modificato i criteri per l’erogazione dei finanziamenti a valere sul FUS, è stato una riforma di fatto.
La l. 175/2017, il cosiddetto Codice dello Spettacolo dal Vivo, ha rilanciato la necessità di una legge organica, prevedendo una delega al Governo per la stesura dei decreti attuativi. Ma a causa della fine anticipata della legislatura nel 2018 il Governo non è riuscito (o non ha voluto) esercitare la delega. La pandemia Covid-19 ha acceso una forte attenzione per spettacolo dal vivo – fra i settori più penalizzati – mettendo al centro della discussione il lavoro culturale e artistico. È così arrivata una nuova delega, la legge 15 luglio 2022, n. 106, che ridefinisce alcuni principi della l. 175/2017 e prevede un termine di nove mesi per l’adozione dei decreti attuativi. La delega è stata approvata in Parlamento pochi giorni prima della caduta del governo Draghi, che ha determinato il ritorno alle urne.
Nella l. 175/2017 i riferimenti alle Regioni e agli enti locali sono per la verità minimi, ma i decreti che ne deriveranno dovrebbero offrire riferimenti precisi, a partire dai “principi fondamentali” richiamati nella l. 2022, da modulare e programmare in rapporto alle specifiche condizioni dei territori e potrebbero individuare strumenti di riequilibrio. Le leggi non sono tutto, ma le buone leggi a volte possono fare la differenza.
Questo travagliato percorso, con l’analisi dei presupposti e l’inquadramento giuridico, viene trattato nella prima parte di questo libro, curata da Daniele Donati con i contributi di Giuseppe Albenzio, Lucio Argano, Marina Caporale, Donatella Ferrante, Fabrizio Panozzo e Settimio Pisano. In particolare si riflette sui concetti di promozione, competenza concorrente, potestà legislativa e determinazione dei principi fondamentali, oltre che delle interpretazioni e delle applicazioni dalla riforma del 2001 a oggi, ma anche sul rapporto fra normative e pratiche amministrative, del tema degli aiuti di Stato nel quadro delle normative europee, delle opportunità offerte da strumenti come gli accordi di programma fra Stato e Regioni, delle possibili vie al riequilibrio territoriale, per concludere con una riflessione sul Codice dello Spettacolo.

Le leggi regionali

La seconda parte del libro, curata da Mimma Gallina con la collaborazione e i contributi di Ilaria Foroni e Federico Minghetti e con un contributo di Luca Mazzone, espone la ricerca sulle norme regionali che disciplinano il sostegno al teatro: in alcuni casi si tratta di leggi dedicate specificamente al teatro o allo spettacolo dal vivo, in altri più in generale alla promozione culturale o al complesso della materia artistica e culturale.
A ogni Regione è dedicata una scheda, ma l’analisi ha utilizzato una griglia che ha consentito di comparare la materia secondo campi omogenei, evidenziando molte affinità (nei principi generali e negli strumenti di programmazione), ma anche sostanziali differenze (in particolare rispetto agli strumenti di consultazione, ai processi di riconoscimento, alla distribuzione, alle politiche per gli spazi, al sostegno all’attività privata, alle relazioni con la disciplina del FUS), inattese sottovalutazioni (tra l’altro riguardo ai festival o all’attività per ragazzi), e l’assenza pressoché totale di interventi concreti rivolti al sostegno della domanda. Si riprendono infine le riflessioni degli operatori e degli amministratori intervenuti nell’incontro su questi temi, alla Sala Borsa di Bologna il 7 febbraio 2022.

Riteniamo particolarmente utile l’analisi comparata delle diverse leggi regionali per lo spettacolo dal vivo. Nella sua ampiezza e completezza non poteva essere contenuta in questo volume, ma è disponibile e liberamente consultabile alla pagina Le politiche tregionali per lo spettacolo dal vivo.

Le politiche indirette per lo spettacolo da vivo

Un secondo aspetto rilevante tocca la nozione stessa di “politiche culturali”, che cambiano la loro stessa natura se guardate dalla prospettiva del concreto funzionamento delle compagnie e in generale delle realtà teatrali. Queste si trovano infatti, e sempre più spesso, a operare in un quadro di priorità politiche e relativi finanziamenti che poco o nulla hanno a che vedere con le normative destinate al “settore culturale”. La materiale sussistenza di molte organizzazioni teatrali non viene garantita dalla sola produzione di spettacoli e concerti ma si estende a un’ampia gamma di attività e ambiti di intervento: solo per fare qualche esempio, nel sociale (carceri, ospedali e in genere aree del disagio), nell’istruzione e nella formazione, nel turismo, nei musei… Oppure diventano protagonisti e partner in processi di riqualificazione territoriale, sia nelle aree interne e nei piccoli borghi sia nei quartieri delle metropoli. Tutto questo comporta in parallelo un diverso approccio alla sostenibilità dei progetti (e delle imprese culturali): promotori delle politiche che sostengono queste produzioni teatrali sono solo in minima parte i soggetti a ciò tradizionalmente deputati (Ministero e Assessorati alla Cultura), mentre assumono un ruolo di primario gli organi e le politiche della formazione, dell’innovazione, del turismo e dell’agricoltura o le fondazioni di origine bancaria che in molti contesti urbani sono diventate veri e propri soggetti di politiche culturali in supplenza, se non in concorrenza con quelle dei comuni. Soprattutto attraverso lo strumento di bandi e concorsi, subordinano (o collegano) la progettualità culturale a finalità “esterne”. Per alcuni artisti e operatori culturali questo approccio è un utile allargamento d’orizzonte, per altri una ingerenza nell’autonomia dei processi creativi. Ma non c’è dubbio che questo progressivo allargamento a forme indirette di sostegno alla cultura abbia prodotto un cambiamento di prospettiva che ha profondi effetti sulla progettazione e sulla partecipazione culturale.

La terza parte del libro riprende e approfondisce questi temi, discussi a Venezia il 2 maggio 2022 nel secondo appuntamento pubblico del percorso, ovvero Le politiche culturali nei territori, Interventi diretti e indiretti per lo spettacolo dal vivo. L’analisi della situazione del Veneto è stata il punto di riferimento per una discussione su scala nazionale sulle politiche culturali indirette per la cultura e in particolare per lo spettacolo dal vivo.
Si sono analizzate le competenze delle pubbliche amministrazioni per il governo delle politiche culturali alla luce del fenomeno della trasversalità della cultura e, anche attraverso l’analisi di esempi concreti e la voce di artisti e operatori, si sono valutato le opportunità di sostegno all’attività teatrale nell’ambito del welfare, del turismo e in genere dello sviluppo territoriale. Particolarmente sentita la riflessione sull’impatto della logica del bando e del progetto sulla dinamica del lavoro teatrale. La sezione è curata da Fabrizio Panozzo, con contributi di Michele Tamma, Ilaria Foroni, Luca Mazzone e Mimma Gallina.

Le politiche per lo spettacolo nelle Città metropolitane

Nel corso del travagliato destino delle Province, la ridefinizione degli enti territoriali (art. 114, dopo la riforma del 2001) e la “legge Delrio” (l. 56, 7 aprile 2014) hanno portato alla nascita di un nuovo “ente locale territoriale” di “area vasta”, la Città metropolitana. Sappiamo che nelle città si concentra una buona parte della produzione e del consumo di cultura e spettacoli, e che nel loro centro hanno sede quasi tutte le maggiori istituzioni culturali; al tempo stesso anche all’interno del tessuto urbano non mancano fenomeni di degrado e forti squilibri nell’offerta e nella domanda culturale tra il centro e le periferie. Tuttavia le competenze delle Città metropolitane in materia di cultura e spettacolo restano ancora poco definite, così come restano poco definiti i rapporti (e la divisione di competenze) tra il capoluogo e gli altri comuni della ex Provincia. Per ricostruire le politiche per lo spettacolo a livello nazionale, è dunque opportuno un approfondimento sia sul quadro giuridico e normativo sia sulle effettive progettualità culturali messe finora in atto da questo soggetti.
La quarta parte del libro, a cura di Marina Caporale con i contributi di Costanza Boccardi, Luca Mazzone e Oliviero Ponte di Pino, riprende questi temi, trattati nell’incontro di Napoli del 28 novembre 2022, dedicato a Le politiche culturali per lo spettacolo dal vivo nell’ambito delle città metropolitane. A partire dalla definizione del quadro giuridico-istituzionale entro cui operano le Città metropolitane, la riflessione riguarda i profili istituzionali di questa riforma “incompiuta” e le sue possibili evoluzioni, ma anche le trasformazioni sociali e urbanistiche, le esperienze amministrative, la realtà e le problematiche di teatri, compagnie, festival e le recenti esperienze legate ai bandi di finanziamento a valere sui fondi del PNRR e il particolare il “bando Periferie” lanciato dal Ministero della Cultura nel febbraio 2022. Particolarmente rilevanti sono le testimonianze e le riflessioni degli amministratori che, assieme ai progetti e alle osservazioni degli operatori, consentono di inquadrare l’attività teatrale e culturale vivace e complessa delle città metropolitane di Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma e Torino.

In conclusione

In conclusione, il compendio statistico curato da Gulio Stumpo fotografa la situazione dello spettacolo dal vivo in Italia, evidenziando le specificità delle Regioni italiane con riferimento alla domanda e all’offerta, alla situazione occupazionale e alla spesa privata e pubblica. Con un’avvertenza, in particolare rispetto a quest’ultimo campo: la frammentarietà delle rilevazioni e la difficoltà di reperire set di dati coerenti consente solo una limitata comparazione della spesa delle Regioni e degli enti locali, anche alla luce della rilevanza delle politiche culturali trasversali, ovvero degli interventi indiretti – spesso sostenuti da linee di finanziamento europee – che sono uno dei temi di questo libro.
Alla fine di questo percorso, emerge un quadro assai articolato e complesso. Al di là di luci e ombre (che certamente ci sono), oltre le buone e le cattive pratiche (che abbiamo cercato di intercettare), emerge un quadro di riferimento ancora in via di definizione. Questa incertezza ha evidenti ricadute problematiche, dove si intrecciano situazioni in un “tutti fanno tutto” ad altre in cui “nessuno fa niente”, con tutta una gamma di soluzioni intermedie.
In questi anni la cultura, a cominciare dalle funzioni che le attribuiamo, sta vivendo un cambiamento profondo. Di conseguenza anche il quadro istituzionale e le politiche del settore devono cambiare, così come è evoluta la progettualità di molti artisti e operatori. In queste pagine abbiamo cercato di offrire, ad artisti e operatori, ma anche agli amministratori e in generale ai decisori, una serie di informazioni e di strumenti che speriamo possano essere utili sia a orientarsi nello scenario attuale sia a progettuale la sua evoluzione.

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