Opera Prima a Rovigo | Una staffetta tra le generazioni teatrali

Il report per TourFest 2023

Pubblicato il 02/07/2023 / di / ateatro n. 193 | TourFest 2023

Il festival Opera prima

Opera Prima, nato a Rovigo nel 1994, si è proposto di dare visibilità critica a una nuova generazione teatrale che, negli anni Novanta, faticava a emergere. Il festival Prima è subito diventato il punto di riferimento per questa generazione, contribuendo all’emersione di numerosi artisti. La manifestazione si è consolidata sul territorio, trovando una solida presenza sia nei luoghi dedicati al teatro, sia nelle piazze, dove artisti e pubblico possono incontrarsi.

Dunajna, ph. Loris Slaviero

Nel 2002 il festival è stato chiuso a causa dei tagli finanziari da parte del Comune di Rovigo, che inizialmente lo avevano sostenuto. Nel 2006 è stato ripreso dal Teatro del Lemming che ha dato un nuovo impulso al progetto. Grazie anche all’impegno dell’amministrazione comunale, è stata costituita a Rovigo l’Associazione Festival Opera Prima ETS. I membri dell’associazione provengono da diverse realtà culturali della città e condividono i principi ispiratori del Festival, che ha come presidente Marina Carluccio e come direttore artistico Massimo Munaro, fondatore e direttore del Teatro del Lemming.
La modalità di svolgimento prevede che ogni anno vengano selezionati quattro artisti o gruppi intergenerazionali, chiamati a esibirsi con uno spettacolo. A ciascuno è richiesto di individuare e invitare un gruppo o un artista giovane non ancora affermati. E’ un festival caldo e accogliente, dove ognuno può sedersi e sentirsi accolto, una organizzazione e un personale sempre in movimento per far sentire chiunque partecipe della manifestazione.

Il lavoro con i ragazzi e le ragazze

Nell’edizione del 2023 il Teatro del Lemming ha coinvolto per il secondo anno le ragazze e i ragazzi del liceo Paleocapa di Rovigo che, in piazzetta Garibaldi, hanno recitato il testo integrale del Terzo Canto dell’Inferno, restituendo un’immagine forte di gioventù del testo nell’ambiente della piazza, con la regia di Massimo Murano e a cura di Diana Ferraini.
Un altro gruppo di giovani che ha portato il pubblico presente a immergersi in una situazione gioiosa e coinvolgente è quello di Roland Géczy, danzatore ungherese nato nel 1994, con Dunajna, spettacolo di danza con musiche contemporanee ispirate al folklore internazionale, in piazza Vittorio Emanuele II.

Spettacoli per una generazione sbagliata nel tempo sbagliato

Serpentine, ph. Loris Slaviero

Tematiche differenti sono state affrontate nei due spettacoli di danza al Teatro Studio, sede del Teatro del Lemming: Brave, che è parte del progetto di ricerca ELP di Paola Bianchi e con Valentina Bravetti, e Fictions di Annabelle Dvir con il suo ensemble proveniente da Israele, Women of Sound. Due esibizioni di potenza e presenza allo stato puro, correlate a una profonda consapevolezza dei corpi, nel primo caso legata alla disabilità e nel secondo alla condizione della donna nel Medio Oriente. In Brave il pubblico è stato coinvolto in una danza collettiva per il finale dello spettacolo.
Grida di rabbia e terrore per chi si sente “la generazione sbagliata nel momento sbagliato” le lancia invece il duo Cartocci Sonori, Puria Jashn Tirgan e Emanuele Fantini, con il loro RAP (requiem al poeta), in prima nazionale, che affronta un mondo che rigetta arte e speranza, dove ogni voce viene soffocata da parole e diktat di generazioni vetuste.
L’installazione immersiva Terzo tempo, ideata dal gruppo rodigino Momec-Memoria in Movimento, all’ingresso del Palazzo del Corpo di Guardia di Rovigo, porta lo spettatore a diventare protagonista, in un viaggio nei meandri della memoria dove acquistano grande importanza le parole non dette che ogni visitatore poteva scrivere su un foglio di carta, dove erano stati inglobati alcuni semi destinati a essere piantati, curati e diventare le piante che faranno parte di questa installazione.
Due degli spettacoli in programma hanno posto grande attenzione e rilievo all’utilizzo di tecnologie digitali nella produzione di effetti sonori e visivi: Serpentine di Ludovica Manzo e Loredana Antonelli nel ridotto del Teatro Comunale; e Of The Nightingale I Envy The Fate (dell’usignolo invidio la sorte) dei Motus, presso il Chiostro degli Olivetani.
Serpentine usa canto ed effetti visivi così distanti dal nostro quotidiano da condurre gli spettatori in una dimensione psichedelica di colori, luci, parole e suoni in un astratto e continuo mutamento.

Al-Jahim/Inferno, ph. Loris Slaviero

Stefania Tansini, Premio Ubu come migliore attrice/performer under 35 nel 2022, con la drammaturgia di Daniela Nicolò, ideatrice e regista insieme a Enrico Casagrande, porta gli spettatori a incontrare Cassandra: il suo corpo in moto perpetuo si incastra perfettamente fra effetti di luce, di suoni e con il canto dell’usignolo prodotto dal fischietto usato dalla performer, che nella metamorfosi del personaggio porta anche in scena un robot dalle sembianze animali.

Nell’inferno della Libia

Al-Jahim/Inferno, ideato e diretto da Rajeev Badhan e prodotto da SlowMachine, è il racconto in prima persona della detenzione in un campo di prigionia in Libia, centrato sulla vicenda di Ousmane Dembelé, uno dei tre interpreti del lavoro assieme a Lucky Diakpombere e Rufus Omokaro. Un percorso iniziale guida il pubblico a partire dai Giardini due Torri, seguendo il racconto del viaggio fino alla prigionia. Con l’ingresso nel Sotterraneo gli spettatori si trovano a varcare le stesse soglie de centri di detenzione, in luoghi che evocano le stanze dove venivano ammassati i prigionieri. Lì il pubblico ascolta la narrazione dell’esperienza del giovane Ousmane, attraverso registrazioni audio e l’utilizzo della camera a presa diretta.

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La recensione di Fernando Marchiori a Fictions