A teatro nessuno è straniero | La prima volta alla Scala per discutere di potere, conflitti, riconciliazione e pace

04.02.24 | Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, con il Coro e l’Orchestra del Teatro alla Scala diretti dal maestro Lorenzo Viotti e la regia di Daniele Abbado

Pubblicato il 26/04/2024 / di / ateatro n. 194 | A teatro nessuno è straniero

Alla Scala milanesi si diventa

Per la quarta uscita del progetto “A teatro nessuno è straniero”, l’appuntamento è domenica 4 febbraio 2024 per una replica pomeridiana nel tempio della musica e del teatro di Milano: La Scala. Appuntamento tanto atteso dal gruppo anche per il valore simbolico di questa occasione: assistere a un’opera lirica in un luogo della cultura che rappresenta una meta tanto ambita da persone di tutte le nazionalità, che raggiungono Milano da tutti i continenti per sedere sulle sue poltrone. In città si dice che non ci si può considerare davvero milanesi se non si è messo piede in questo gioiello almeno una volta nella vita. Per molte persone del gruppo, che cresce di spettacolo in spettacolo – per l’occasione siamo in 30! – è la prima volta, la prima esperienza non solo al Teatro alla Scala, ma anche di visione e di ascolto di un’opera lirica dal vivo.
L’emozione è grande e anche l’eleganza degli abiti, la cura negli accessori, che racconta del rito, della preparazione che accompagna un’uscita come questa.

Teatro alla Scala, 4 febbraio 2024, per Simon Boccanegra

Ci ritroviamo sotto al porticato di ingresso, ci raduniamo per la distribuzione dei biglietti e per una foto di rito davanti alla grande locandina del Simon Boccanegra appesa alle porte del teatro. Ci disperdiamo, dandoci appuntamento nell’intervallo nella sala del Ridotto Toscanini per ammirarne la bellezza architettonica e dei decori e per altre foto di rito.
Una volta in sala, ci cerchiamo tra le poltrone di velluto della platea e sui palchi per uno sguardo, un saluto, per augurarci “Buono spettacolo”, mentre gli orchestrali accordano i loro strumenti. Entra in sala il direttore d’orchestra Lorenzo Viotti e saluta il pubblico che lo applaude. Le luci si abbassano e si alza il sipario sulle musiche e sulla storia del Simon Boccanegra.

Conoscere Verdi per conoscere la sua opera: l’incontro con Paolo Besana

Paolo Besana a Sant’Egidio per raccontare Giuseppe Verdi

La domenica precedente alla nostra uscita teatrale, il gruppo ha avuto l’occasione di beneficiare di un incontro preparatorio alla visione e alla fruizione dell’opera con Paolo Besana. Il direttore comunicazione del Teatro alla Scala ci accompagna alla scoperta della vita di Verdi e di alcuni episodi come la morte dei figli e della giovane moglie, che hanno marcato la produzione musicale e i temi delle sue opere liriche, perché, come ricorda Besana “c’è sempre un elemento autobiografico nelle sue opere”. Nel Simon Boccanegra, per esempio, il protagonista perde la sua amata Maria mentre dà alla luce Amelia, la figlia tanto desiderata.
Altro elemento importante per capire l’origine dell’opera: Verdi sceglie sempre testi che vengono dalla tradizione letteraria che oggi diremmo europea. Per il Simon Boccanegra sceglie un dramma storico spagnolo e si concentra sul protagonista, corsaro per la repubblica di Venezia, che diventa Doge e che lotta tutta la vita per farsi accettare e per tentare di riconciliare una città divisa in fazioni nel nome della pace. Celebre il verso che chiude il primo atto con Simon Boccanegra che davanti all’inasprirsi dei conflitti sociali nella città che governa, canta “Io vo gridando pace, io vo gridando amore”. L’opera è un disastro, “un tavolo zoppo” a cui l’autore vuole bene, ma non riesce a trovare una soluzione, finché l’editore Ricordi non fa avvicinare Verdi ad Arrigo Boito per proporre, innanzitutto, una riconciliazione tra autori.
Il racconto di Besana attraversa la storia della realizzazione dell’opera e appassiona il gruppo, che segue con attenzione, commentando e facendo anche diverse domande. Una volta alla Scala, dovremo tener presenti i temi che l’opera di Verdi-Boito porta in scena: il dramma di due padri che non riescono a ricomporre la loro famiglia, una guerra civile sanguinaria e violenta, la guerra tra generazioni, tra padri e figli. Anche se la vicenda non è chiarissima, i personaggi sono chiarissimi, così come diventerà chiarissima, complice la musica, la figura di Simon Boccanegra, la solitudine che lo perseguita, il dramma del tempo che passa. Tra il prologo iniziale e gli atti che seguono passano 25 anni, anni di tentativi continui di risoluzione dei conflitti: personali, politici, sociali. Non manca un approfondimento sui ruoli dei cantanti che aiutano a riassumere la trama e a raccontare che tutte le trame delle opere liriche in fondo si somigliano: il tenore ama il soprano e il baritono si oppone.

Paolo Besana, Lanfranco Li Cauli e Marzia Pontone a Sant’Egidio per raccontare Giuseppe Verdi

La freschezza della spiegazione, il tono chiaro e diretto nel racconto dell’opera e la capacità di far sentire attraverso tutti i dettagli che lo spettacolo parla anche di noi, dell’oggi, dei nostri conflitti personali e collettivi, entusiasma il gruppo, rassicurandolo sulla capacità di ognuna e di ognuno di leggere lo spettacolo, di poterlo interpretare senza troppa difficoltà.
L’ultimo consiglio di Besana, prima dei ringraziamenti e dei saluti, è di lasciarsi trasportare dalla musica, dal canto, dall’interpretazione, dalla bellezza della scenografia, delle luci, dei costumi, dalla magia del lavoro di tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo.
E sul processo di creazione, sul lavoro dietro le quinte, sulle prove, sulla costruzione delle scenografie sono arrivate tante domande da parte delle partecipanti e dei partecipanti, curiosi di capire il funzionamento di uno dei teatri d’opera più rinomati del mondo.
Infine, nelle ultime battute dell’incontro Besana ha ricordato i nomi e i ruoli del direttore musicale Lorenzo Viotti e del regista dell’opera Daniele Abbado, entrambi figli d’arte, il primo di Marcello Viotti, il secondo di Claudio Abbado: ancora una volta padri e figli si incontrano, anche simbolicamente, nella produzione del Simon Boccanegra del Teatro alla Scala.

L’opera lirica parla ai nostri sentimenti nel presente: l’esperienza nelle parole di chi l’ha vissuta

Obiettivo del laboratorio di scrittura è dare spazio ai commenti delle persone che hanno partecipato all’esperienza e di trovare una sintesi collettiva ai pensieri, alle considerazioni, alle emozioni nate dalla visione/fruizione dello spettacolo e proseguite, approfondendole, nel tempo del confronto in piccoli gruppi e nello scambio collettivo.
Per raccontare l’esperienza vissuta e per elaborarla, si sono attivati quattro gruppi, che hanno discusso e scritto a partire da alcuni suggerimenti emersi nell’incontro di confronto del 25 febbraio alla Scuola di Lingua e Cultura Italiana di Sant’Egidio, quartier generale del progetto.
Sono stati elaborati alcuni spunti di partenza, utili per formulare delle prime idee sullo spettacolo, i temi trattati, il linguaggio dell’opera lirica e in generale l’esperienza vissuta al Teatro alla Scala.

Simon Boccanegra è la storia di…
Dall’incontro con Paolo Besana abbiamo scoperto che…
La musica dello spettacolo ci ha fatto vivere…
Dell’esperienza generale al Teatro alla Scala ci piace ricordare…

I report che seguono sono la trascrizione di una condivisione orale, registrata al termine del laboratorio e, in due casi, dell’elaborazione scritta di questo confronto da parte dei gruppi.

Il gruppo di Anna, Celia, Markgit, Medalit, Luisa

Simon Boccanegra affronta diversi temi: il contesto politico di allora che è importante e attuale, soprattutto in questo periodo; la violenza, il tradimento, il ruolo privato e quello politico, pubblico, che si intrecciano sicuramente nel personaggio di Simon Boccanegra, che fa di tutto per evitare le guerre, per unificare e pacificare il popolo. Abbiamo visto la diversità delle classi sociali anche dai costumi, da come erano vestite le persone del popolo e le persone aristocratiche. Una scena importante per noi è quando Simon si sente solo, e probabilmente si sente vicino alla morte: questa scena ci ha comunicato un forte senso di solitudine, di paura.

Abbiamo parlato anche della difficoltà del linguaggio cantato. Non era semplice seguire il testo scritto e poter vedere lo spettacolo. Abbiamo preferito non seguire più lo scritto e goderci lo spettacolo solo ascoltandolo. Sicuramente è stata di grande aiuto per noi l’introduzione dello spettacolo per poter capire l’opera, che ci ha consentito di conoscere la trama e la realtà storica del dramma, riuscendo così ad inquadrare personaggi ed eventi, che altrimenti sarebbero risultati incomprensibili.

Nella nostra esperienza resterà certo l’atmosfera dello “spettacolo nello spettacolo”, perché il Teatro alla Scala è meraviglioso. Entrare alla Scala è stata una grande emozione, abbiamo potuto ammirare l’armonia delle forme, i velluti, i colori, i palchi, l’imponente lampadario centrale. Il tutto accompagnato dal sottofondo del pubblico che come noi apprezzava e si godeva lo “spettacolo nello spettacolo.

Per gli interpreti abbiamo provato sicuramente ammirazione, perché sono molto bravi, molto preparati. Per donarci queste due, tre ore di spettacolo si devono allenare molto come gli atleti, si devono preparare, devono lavorare tanto. Abbiamo parlato anche dell’affiatamento degli interpreti, nei dialoghi, per esempio. Abbiamo visto come dietro ogni spettacolo c’è un grande lavoro.

Ci siamo confrontati anche sull’esperienza di vedere questo spettacolo insieme agli gli amici della Comunità di Sant’Egidio, e sul perché è importante questo gruppo: sicuramente è molto più bello andare a teatro insieme che andare singolarmente e fare l’esperienza dell’opera lirica è stato molto toccante per tutti.
L’ultima cosa che vorremmo dire sullo spettacolo è proprio l’emozione, la sensazione che ha lasciato in noi: ci ha rapiti. È uno spettacolo completo che lascia un messaggio importante e tanti spunti per riflettere.

Il gruppo di Annamaria, Beatrice, Nicolas, Salah

Simon Boccanegra racconta la storia di un padre e di una figlia. Parla di guerra civile, ci lascia un messaggio lugubre che trasmette molta tristezza, ma provoca in noi il desiderio della luce, della gioia.
È uno spettacolo senza tempo, perché ci fa ritornare al 1300, in un mondo con gli stessi problemi che abbiamo oggi: tutte le brutte cose che l’abuso del potere fa contro il popolo. L’immagine dell’imbarcazione di Simon Boccanegra, che arriva a Genova come corsaro, è quella di una barca che trasporta la gente da una parte all’altra del mare: quando l’abbiamo vista ci ha fatto pensare a noi e ai paesi da dove veniamo.

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala (ph. Brescia e Amisano)

Ci hanno colpito della storia: la forza del potere, quando il popolo voleva uccidere il leader perché pensava che lo avesse tradito, l’agonia previa la morte e la tenerezza della scena dove la figlia accoglie il padre nel momento della sua morte.
In relazione alla musica, per noi è come un largo requiem, una musica pesante, ma morbida. La musica unisce i diversi conflitti che propone l’opera, la vita e la morte, la guerra e la pace. Una musica che non ti fa alzare dalla sedia, volare altrove come in altre opere, ma che ti fa vivere le emozioni dei protagonisti.
Alcuni di noi hanno sentito che il linguaggio era troppo difficile, ma alcune immagini hanno fatto pensare all’odio, al razzismo, alla guerra che oggi ci circonda. Un’ultima cosa: il movimento dei corpi, degli attori, delle attrici, nel coro che abbiamo visto, parla della speranza trasmessa dall’unione del popolo. Questa è la sintesi della nostra discussione.

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala (ph. Brescia e Amisano)

Il gruppo di Elvia, Galyna, Hilda e Marcia

Della storia del Simon Boccanegra ci hanno emozionato: la scena della rivolta dei popolani contro i nobili di Genova, che dimostra la difficoltà di trovare un accordo tra i due lati in confronto, nonostante il desiderio di fondo comune, quello di una vita migliore, una vita di pace. Abbiamo notato che questa è una storia che si ripete da sempre, in tutte le fasi guerre e rivolte del nostro mondo.

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala (ph. Brescia e Amisano)

La scena del ritrovamento tra padre e figlia – quando finalmente Simon capisce che Amelia è sua figlia scomparsa – trasmette tanta tenerezza e anche malinconia per il tempo perso, la lontananza, le incomprensioni e, finalmente, l’abbraccio che unisce nell’amore e nell’affetto.
Infine, la scena in cui Simon scopre della morte della sua amata Maria, una perdita devastante nel momento in cui viene acclamato doge, una dicotomia di sentimenti. La gloria e la disperazione, sentimenti diametralmente opposti, che in tanti momenti rispecchia la nostra vita poiché anche in mezzo al lutto, bisogna, in qualche modo, ritrovare la forza per andare avanti.

Tra i momenti che ricordiamo meglio dello spettacolo ci sono: l’incontro tra Simon e Fiesco, il fallito tentativo di riconciliazione, il rancore che supera la voglia di riavvicinarsi. L’opera ci presenta ad ogni momento il conflitto in tutte le sue dimensioni: sociale, familiare e personale. La concordia sfugge sempre ai personaggi e diventa ancora una volta un ritratto della nostra vita e delle difficoltà che tutti troviamo nel nostro percorso personale, lavorativo e sociale.
Il dialogo tra Amelia e Gabriele – quando lui ingelosito le rimprovera il suo avvicinamento a Simon, perché lui non sa che è suo padre. Un canto emozionante che dal punto di vista di Gabriele ci ricorda come anche i sentimenti più alti e nobili possono trasformarsi in insensatezza, follia, e dal punto di vista di Amelia racconta il conflitto tra l’amore che sente e la fedeltà al padre ritrovato.
La morte di Simon tra le braccia di Amelia con il mare sullo sfondo. Incredibilmente, la morte è stato l’unico evento capace di riportare un po’ di pace e speranza ai conflitti sociali tra il popolo e la classe dominante di Genova e nel conflitto familiare tra Amelia, Fiesco e Gabriele. Una triste contraddizione.

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala (ph. Brescia e Amisano)

La guerra civile che Simon Boccanegra cerca di risolvere ci ha fatto pensare alle guerre e ai conflitti dei nostri tempi, specialmente la guerra nella striscia di Gaza. Ci fa riflettere sulla tristezza per tanta distruzione e morte di innocenti. Tutte le guerre sono ineludibili, nel senso che la bomba lanciata non torna indietro, le vite perse e devastate non sono riparabili. Le guerre sono inutili e causano solo dolore.
Le guerre esistono da quando è nata la civiltà. In nessun momento della sua storia l’uomo ha smesso di fare le guerre. Ci domandiamo perché le guerre del passato non ci hanno insegnato oggi a evitarle, a risolvere i conflitti pacificamente, a preservare la pace innanzitutto. Forse la guerra è parte di noi? Ognuno di noi deve chiedersi cosa può fare nel suo proprio microcosmo per la pace, per consolidare questo concetto affinché diventi uno dei pilastri delle nostre vite personali e in società.

Dall’incontro con Paolo Besana, abbiamo scoperto tante cose sull’autore dell’opera, Giuseppe Verdi, sulla sua vita e carriera, la creazione e messa in scena di Simon Boccanegra, come ha rielaborato l’opera con un suo ex rivale, tra le altre cose interessanti.
Poi abbiamo scoperto una nuova opera, una storia che nonostante non sia la più famosa è molto significativa, capace di raccontare il conflitto nella vita di un uomo in tutte le sue dimensioni: personale, familiare e sociale; la ricerca della riconciliazione, le difficoltà di raggiungere la desiderata pace. È anche interessante il fatto che l’opera sia una sorta di racconto storico, che fa capire una parte della storia dell’Italia. Inoltre, l’incontro ci ha dato le chiavi di lettura sul tema e personaggi dell’opera. Per capire la storia di quest’uomo sempre in conflitto fino alla sua morte.

Per tutte noi è stata un’esperienza emozionante, ancora di più perché era la prima volta che vedevamo un’opera al Teatro alla Scala. Per alcune è stata la prima volta in assoluto ad i per vedere un’opera dal vivo. La sensazione è non solo di assistere a uno spettacolo ma di prendere parte a qualcosa di grandioso. In più, abbiamo potuto apprezzare tutto il gigantesco lavoro svolto per realizzare una simile produzione, ancora di più in ragione delle precedenti spiegazioni di Paolo Besana su tutto il lavoro richiesto per tale messa in scena. Abbiamo visto in azione gli sforzi di cantanti, orchestra, coro, costumisti, ecc. riunirsi sul palco e regalarci un viaggio pieno di emozione e colori all’interno della storia.

Il gruppo di Flavia, Isbana, Ljudmijla, Silvana

Passioni in conflitto. Simon Boccanegra ci ha trasportati in un mondo di tormentate tensioni: padre-figlia, coppia, classi sociali, potere e ambizioni, e conflitti personali. Il protagonista, combattuto tra i doveri di padre e quelli di Doge, incarna la difficoltà di conciliare ambizioni con il dovere. Asceso al potere grazie ad azioni discutibili (corruzione), si ritrova a fare i conti con i suoi trascorsi mentre cerca di riconquistare l’amore della figlia perduta, Amelia/Maria.
Personaggi che colpiscono. Simone Boccanegra: la sua complessità affascinante. Uomo tormentato, combatte tra il desiderio di potere e il bisogno di redenzione, passando per momenti di dramma, tenerezza e amore, fino a dover affrontare il tradimento e il perdono. Amelia/Maria: la sua innocenza, inconsapevolezza, un riflesso della visione della donna in quel contesto storico rigido la rendono un personaggio emblematico. Gabriele Adorno: la sua impulsività, la sua imprudenza e la sua incapacità di controllare la rabbia, con la sua iconica espressione “Dove è che l’ammazzo?”

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala (ph. Brescia e Amisano)

Un’esperienza unica alla Scala. Visitare il Teatro alla Scala per assistere a Simon Boccanegra è stata un’esperienza indimenticabile. Vedere nel pubblico tutte le generazioni insieme, dando un senso di comunione e comunità. L’atmosfera solenne del teatro, unita alla bellezza dell’architettura e all’acustica perfetta, ha contribuito a creare un’esperienza immersiva. La possibilità di seguire il testo dell’opera in diverse lingue grazie ai dispositivi in ogni palco ha permesso a spettatori di ogni nazionalità di apprezzare appieno l’opera.
Emozioni che rimangono. L’energia trascinante del coro, la potenza della musica eseguita da un’orchestra così numerosa, e la maestosità dell’intero allestimento, ci hanno regalato emozioni che rimarranno impresse nella nostra memoria. L’esperienza alla Scala ha rafforzato il nostro desiderio eterno di tornare in questo tempio della musica e del teatro.

L’opera lirica per discutere di potere, corruzione, generazioni, conflitti sociali, guerre

Dalla condivisione emerge l’aspetto emotivo dell’opera lirica, capace di lasciare un’impronta sulle persone e di parlare a un pubblico con origini diverse che sente il linguaggio delle parole in musica universale e riconosce nei contenuti la possibilità di aderire ai personaggi o di rifiutare la loro condotta e, quindi, di osservare criticamente dinamiche di relazione e temi importanti.

Simon Boccanegra al Teatro alla Scala

L’attualità di questa esperienza sta proprio nella grande possibilità di discutere di potere, di corruzione, di conflitti sociali, di guerre civili, o che colpiscono i civili, e di aprire il confronto. Un’occasione concreta per esprimere pensieri ed emozioni, per elaborare le grandi sfide di oggi, perché quel verso cantato con grande trasporto dal baritono Luca Salsi che nell’opera interpreta Simon Boccanegra, “Io vo gridando pace, io vo gridando amore”, possa essere incarnato nelle azioni quotidiane di ogni costruttrice e di ogni costruttore di pace.
Riflessioni presenti nelle persone che frequentano il gruppo e la Classe di Cultura e Cittadinanza della Comunità di Sant’Egidio e che trovano anche nell’esperienza del teatro un terreno di coltura per continuare a far crescere e maturare pratiche e azioni, tanto necessarie e urgenti, di riconciliazione e di pace. Nel tentativo continuo di riconoscersi nell’Altro per cercare di risolvere i conflitti.

Teatro alla Scala, 4 febbraio 2024, per Simon Boccanegra.




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