La battaglia della Pergola
La politica culturale della destra al governo
Il Teatro della Pergola è da dieci anni un banco di prova per la riforma del FUS (oggi FNSV), il Fondo che dal 2015 regola, con il nuovo algoritmo, il sostegno del Ministero della Cultura allo spettacolo dal vivo. E oggi il glorioso teatro fiorentino sta diventando l’ennesimo terreno di scontro politico-culturale (e di poltrone) tra la destra e la sinistra, dopo le battaglie al Teatro di Roma e al Piccolo Teatro.
La nascita dei Teatri Nazionali
La riforma del 2015 istituiva i Teatri Nazionali, una novità assoluta per l’Italia, una nazione culturalmente policentrica che non ha mai avuto una Comédie Française, una Royal Shakespeare Company o un National Theatre. Nel paese dei municipalismi si scatenò subito la corsa all’ambito riconoscimento, per motivi più politici e di campanile che culturali e artistici.
Certamente il titolo di Teatro Nazionale lo meritava il primo teatro pubblico italiano, il Piccolo Teatro, al quale verranno oltretutto riconosciute, in quanto “Teatro d’Europa”, una qualifica e una particolare modalità di finanziamento con l’articolo 47 del DM n. 332 del 27 luglio 2017. Poi lo stabile della capitale, per ovvi motivi, e lo Stabile di Torino, con la sua formidabile macchina produttiva e organizzativa. Sulle altre promozioni nella serie A del nostro teatro si è discusso molto: alla fine l’hanno spuntata Napoli (l’ultimo nato tra gli stabili pubblici, ma anche l’unico Nazionale del Sud) e due teatri regionali “diffusi” come Emilia-Romagna Teatro (con sale a Modena, Bologna, Cesena, eccetera) e Veneto Teatro (con sale a Venezia, Padova e Verona: ma dopo la scissione dei veronesi, nel 2020 verrà retrocesso a TRIC). E infine Firenze, con il Teatro della Pergola, gloriosa sala sottoposta a vincolo architettonico dal 1942, in quanto “primo grande esempio di teatro all’italiana” (…) “di notevole interesse architettonico e […] di fondamentale importanza per la documentazione della storia del teatro italiano e mondiale”.
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Il Teatro della Pergola su Google Arts & Culture

5 marzo 2020. La conferenza stampa del Teatro della Toscana al Teatro della Pergola di Firenze © Filippo Manzini
Il Teatro della Toscana
La Pergola aveva però alcuni problemi. Per cominciare il teatro, da solo, non era in grado di raggiungere i “minimi” richiesti per ambire alla qualifica di Nazionale, e dunque gli serviva un partner. Secondo problema: la Pergola non è mai stato un teatro di produzione, ma di ospitalità. Però i Teatri Nazionali devono produrre spettacoli in grado di sostenere molte repliche nelle proprie sedi. Terza difficoltà: il DM prevedeva che ogni Teatro Nazionale avesse (o si inventasse) una sua scuola di teatro, e la Pergola non l’aveva. Senza dimenticare le ambizioni internazionali di una città che dai tempi del Rinascimento continua a ritenersi una capitale culturale mondiale. Presidente del Consiglio era nel 2015 Matteo Renzi e Firenze non poteva certo restare senza il suo Teatro Nazionale della Toscana.

La gatta sul tetto che scotta, regia di Arturo Cirillo con Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni (ph. Filippo Manzini)
La Pergola è da tempo saldamente nelle mani di Marco Giorgetti che, dopo gli esordi come attore, regista e drammaturgo, nel 1995 diventa prima Responsabile della promozione e delle relazioni esterne del teatro, poi nel 1997 vice Direttore e finalmente Direttore nel 1999. Nel 2004 viene nominato Direttore Generale dell’Ente Teatrale Italiano, che tra le altre sale gestiva anche la Pergola. Nel 2007 torna a Firenze come Direttore manager del teatro, che nel 2011 (dopo che l’ETI è stato soppresso nel 2010) si trasforma in Fondazione Teatro della Pergola: naturalmente Giorgetti viene nominato Direttore Generale (vedi il curriculum di Marco Giorgetti sul sito del Teatro della Toscana).

Marco Giorgetti
Nel corso degli anni, il teatro fiorentino e il suo manager si sono fatti carico di diverse situazioni di disagio nei teatri fiorentini, da Scandicci al Niccolini: vicende analoghe hanno interessato anche altri stabili in Italia: lo Stabile di Genova e l’Archivolto, ERT e l’Arena del Sole, ma l’imperialismo della Pergola (e i suoi risultati) restano un caso particolare di desertificazione.
Per aumentare il “volume” della Pergola, si tenta un gemellaggio con il Metastasio di Prato, che però non porta a nulal. Si ripiega su Pontedera, che però ha una vocazione completamente diversa dalla Pergola: da un lato la tradizione e un teatro commerciale di qualità, dall’altro il nuovo teatro e la ricerca del gruppo guidato da Roberto Bacci (che non a caso aveva accolto il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards). In teoria la complementarietà delle funzioni dovrebbe essere una ricchezza: in realtà il Teatro Era viene rapidamente svuotato della sua vocazione originaria.
Per quanto riguarda le coproduzioni e le ospitalità, Giorgetti si appoggia in particolare a uno dei potentati del teatro italiano, la famiglia Balsamo. Alfredo dirige il Teatro Pubblico Campano, ovvero il circuito regionale. Sua moglie Melina (scomparsa nel 2017) era l’anima di un’altra importante compagnia napoletana, Gli Ipocriti. Suo figlio Marco “ha fondato la compagnia Nuovo Teatro che produce Fiorello, Papaleo, Accorsi e gestisce l’Ambra Jovinelli” (Natascia Festa, Alfredo Balsamo: “Garantiamo la qualità facendo quadrare i conti”, “Corriere del Mezzogiorno”, 19 febbraio 2016).

Pierfrancesco Favino Servo per due
Quando nel 2015 nasce il Teatro Nazionale della Toscana, consulente artistico è Gabriele Lavia (nominato per il triennio 2014-2017). A fondare e dirigere L’Oltrarno, la Scuola di formazione del mestiere dell’attore legata alla Pergola, è nel novembre del 2016 Pierfrancesco Favino, che poco prima era stato protagonista di Servo per due, una versione attualizzata del Servitore di due padroni, prodotto dagli Ipocriti.
I progetti internazionali vengono per alcuni anni affidati a Maurizio Scaparro (scomparso nel 2023), che con Giorgetti e Balsamo aveva già collaborato per l’avventura parigina di Les Italiens, con l’ambizioso obiettivo di far conoscere il teatro italiano (soprattutto quello di Scaparro) oltralpe. Nel 2020 Stefano Accorsi viene nominato direttore artistico per il triennio 2020-23.
Nel 2022 il Teatro Nazionale della Toscana acquisisce anche il Teatro di Rifredi (nel giugno 2025 è in scadenza in contratto di Angelo Savelli e Gianfranco Mordini, che hanno dato la loro diponibilità a proseguire la collaborazione).
La crisi del 2024 e la nomina di Stefano Massini
Dieci anni dopo la nascita del Teatro della Toscana, i nodi vengono al pettine. Dopo mesi di rumors (e dopo la scadenza del mandato di Accorsi), la crisi esplode nell’autunno del 2024.
Milioni che mancano, botteghini che piangono, conti che non tornano. I piani dimagranti per il futuro, oltre ai tagli già importanti dei big Favino e Accorsi, ma anche la necessità di onorare gli impegni economici presi dei soci, tra cui Palazzo Vecchio e la Regione. Ci sarebbe anche questo dietro alla crisi della Pergola e del Teatro della Toscana, secondo quanto emerge dalle carte acquisite dai consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Angela Sirello e Matteo Chelli.
Dai verbali del CDA del 18 gennaio scorso, all’epoca presieduto da Tommaso Sacchi, assessore alla cultura a Milano e prima a Firenze, emerge che la Pergola e Rifredi (quest’ultimo inglobato nel 2022 nel Teatro della Toscana di cui fa parte anche l’Era di Pontedera) nell’esercizio 2023 hanno incassato 51mila euro in due. Numeri risicati in particolare per Rifredi, che tra l’ottobre 2023 e l’11 gennaio 2024 ha staccato appena 6361 biglietti contro i 29250 della Pergola.![]()
Il post di Giancarlo Mordini su Facebook, 29 aprile 2025
I teatri toscani sono anche un Teatro Nazionale, status che, dal 2014, porta un contributo governativo da 2 milioni; ma questa condizione è anche una ganascia dentro a cui si muove Marco Giorgetti, il direttore generale del Teatro della Toscana che si sente la poltrona scricchiolare, ma è pronto a difendersi per rispedire al mittente i rumors di spese troppo onerose, nonostante le difficoltà finanziarie dell’Ente. Sempre Giorgetti ha fatto presente al CDA – emerge dagli atti – che “al fine chiudere il 2024 con il mantenimento della posizione di Teatro Nazionale, occorre un’ulteriore contribuzione da parte dei soci per 1,1 milioni, al fine di attestare il livello contributivo in complessivi 8,6 milioni.
(Stefano Brogioni, Tutti i guai della Pergola. Dalle poltrone vuote ai fondi mancanti. Ecco i verbali dei CDA, “La Nazione”, 8 ottobre 2024)

Ferzan Ozpetek, Mine vaganti: Erasmo Genzini e Francesco Pannofino (ph. Romolo Eucalitto)
L’atmosfera si infiamma e la politica interviene per risanare la situazione. Dopo la scadenza del mandato di Stefano Accorsi, bisogna nominare il nuovo direttore artistico.

Azul. Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor di Daniele Finzi Pasca, con Stefano Accorsi, Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo, Luigi Sigillo (ph. Jarno lotti)
Dietro le quinte si combatte: su un fronte il Ministero (Centrodestra), sull’altro e Comune e Regione (PD) dall’altro. Il candidato della destra è Edoardo Sylos Labini, ma il CDA (dove Comune e Regione hanno la maggioranza) nomina Stefano Massini, dal 2015 al 2020 Consulente artisti del Piccolo Teatro, vincitore del Tony Awrad per Lehman Trilogy.
Massini si presenta al pubblico toscano con un’iniziativa di grande successo, Liberamente. Una Scuola Popolare di Scrittura, quattro incontri dal 2 marzo al 13 aprile 2025 nelle diverse sale del Teatro Nazionale.

Stefano Massini Liberamente
Un Teatro nella realtà, di cui si fa primo e radicale interprete. Un Teatro in ascolto della Città. Un Teatro di servizio pubblico per un’intera comunità. Stefano Massini inaugura la sua direzione artistica del Teatro della Toscana con Liberamente. Una Scuola Popolare di Scrittura, un ciclo di quattro incontri a ingresso libero nelle domeniche mattina tra Pergola, Rifredi, Era. Tema: “La paura” che Massini condurrà proprio come nei suoi spettacoli con il tratto consueto del suo narrare, ironico e spiazzante, pop, graffiante ed emozionante. Non è un corso, non è una scuola tradizionalmente intesa, ma un’occasione culturale aperta a tutti. Ingresso libero, prenotazione online consigliata.
Gli incontri sono indipendenti e scissi gli uni dagli altri, non è richiesta frequenza obbligatoria. Ognuno potrà liberamente decidere se partecipare a uno o più incontri. La partecipazione a un incontro non implica il diritto a partecipare a quelli successivi.
Liberamente non intende assolutamente essere un corso di formazione per nuovi autori, bensì un’occasione per tutti coloro che sentano di avere qualcosa da esprimere, da condividere, o forse semplicemente da esprimere in parola scritta, senza obbligo alcuno e senza il minimo voto.
Dunque, Liberamente, in tutti i sensi che la parola contempla, a partire dal fatto che la Scuola ha luogo con porte aperte a chiunque, senza preclusioni e senza requisiti, con piena gratuità per chiunque voglia accedervi, in una collocazione (la domenica mattina) che quasi per tutti è libera dal lavoro e dalla routine settimanale.
Poi, l’avverbio Liberamente si può sciogliere nell’unico imperativo di presentarsi alla Scuola con menti libere, prive di pregiudizi e di gabbie formali, disponibili all’ascolto e soprattutto al dialogo, alla provocazione, alla messa in discussione di opinioni e di punti di vista, perché la scrittura implica sempre uno spazio di autocritica e di disamina interiore.
(dal sito del Teatro della Toscana)

Stefano Massini Liberamente
L’iniziativa raccoglie una straordinaria adesione, fin dal primo appuntamento.
“C’è gente in strada, deve essere successo qualcosa”, “No signora, c’è il teatro”. Uno scambio di battute fuori dal teatro riassume al meglio quanto accaduto ieri mattina davanti alla Pergola. Oltre 600 persone per la prima delle quattro lezioni di Liberamente, la scuola popolare di scrittura curata e ideata da Stefano Massini che inaugura così la sua direzione artistica del Teatro della Toscana.
“Un luogo aperto alla città, un luogo dove si dà voce e si ascolta la gente. È questo il teatro che immagino e che sto costruendo, un teatro nella realtà, di servizio pubblico”, aveva detto il drammaturgo alla presentazione del
corso. E così è stato.
(Barbara Berti, Pergola stracolma per Massini. “Insieme la paura fa meno paura”, “La Nazione”, 3 marzo 2025)
La danza e lo stallo
A febbraio Marco Giorgetti presenta il bilancio per il 2025 e il CDA lo boccia, chiedendo una profonda revisione.
Obiettivo: allineare la gestione delle tre sale toscane a criteri di sostenibilità economica, evitando il ricorso a finanziamenti straordinari (un milione di euro nel 2024) o al fondo di riserva come era accaduto nel 2023. Si passa così dai 9,2 milioni di euro del budget presentato dal direttore generale della Fondazione Marco Giorgetti il 17 febbraio scorso ai sette milioni e mezzo imposti come tetto dall’assemblea dei soci e dal cda (Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Pontedera,la Città Metropolitana di Firenze, la Fondazione Peccioli Per). Una cura dimagrante necessaria per far quadrare i conti, ma che suona come l’ennesima ammonizione per il manager che, da tempo nel mirino a causa delle sue scelte e dei poco remunerativi investimenti in grandi e costosi spettacoli (come quello di Bob Wilson della scorsa stagione), sembra navigare in acque sempre più agitate.
(Barbara Gabbrielli, Risparmi e nuovi sponsor: la Pergola risana i conti. Giorgetti verso l’addio, “la Repubblica”, 27 aprile 2025)
Nel frattempo il nuovo direttore artistico lavora al programma della stagione 2025-26, che viene presentato in anteprima il 17 aprile 2025. Oltre a Donald (testo di Massini in coproduzione con il Piccolo Teatro), il direttore annuncia una programmazione molto diversa da quella del recente passato (a partire dalla drastica riduzione delle Balsamo Productions e dalla scomparsa di Luca Barbareschi dal cartellone della Pergola):
Ci saranno importanti progetti di collaborazione a partire da Emma Dante per la prima volta nella programmazione della Pergola. E poi la compagnia della Fortezza di Armando Punzo, con gli ergastolani del carcere di Volterra in una nostra coproduzione. Voglio ricordare Virgilio Sieni, la compagnia Teatro Sotterraneo; Romeo Castellucci, con uno spettacolo che farà sicuramente discutere. Ci saranno inoltre spettacoli appositamente per Firenze di tanti gradi dello spettacolo: Fabrizio Gifuni, Luca Zingaretti, Toni Servillo. Chi li vuole vedere dovrà venire a Firenze.
(Olga Mugnaini, Massini fra Donald e teatri aperti. “La mia rivoluzione dei linguaggi”, “La Nazione”, 18 aprile 2025)
Per risparmiare, ai primi di aprile del 2025 chiude la scuola L’Oltrarno (ma già in autunno le ammissioni erano state sospese), anche se Favino, che dal 2020 è direttore artistico “a titolo gratuito” della compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo, ne resta formalmente il direttore.

La controra di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli, da Le tre sorelle di Anton Cechov: Anna Ferzetti e Pierfrancesco Favino
Ma dietro le quinte è già iniziata la guerra contro Massini e per difendere la poltrona di Giorgetti. Si racconta di telefonate ai componenti della Commissione Prosa in cui si fanno pressioni per declassare la Pergola da Teatro Nazionale a Teatro della Città (così sono stati ribattezzati i TRIC nel DM per il triennio 2025-2027).
Giorgetti sì, Giorgetti no, Giorgetti boh
Nella mattinata del 28 aprile 2025, il CDA approva
il bilancio consuntivo 2024 che chiude in sostanziale pareggio, con un avanzo di circa 6mila euro. Approvato anche il Bilancio Preventivo 2025, il risultato degli approfondimenti richiesti dal CDA alla Direzione generale della Fondazione nella seduta del 17 febbraio 2025.
In merito ai tagli richiesti dal consiglio di Amministrazione rispetto alla bozza di bilancio presentata il 17 febbraio scorso, sono state ridotte le previsioni di costi relativi in parte alla produzione internazionale e al potenziamento dell’organico della struttura per circa un milione di euro complessivamente. Sono stati previsti inoltre ricavi ulteriori dalla biglietteria e dalla raccolta di contributi da privati anche mediante il ricorso allo strumento dell’Art Bonus per circa 500mila euro.
Tra l’altro, viene cancellata la seconda parte del Progetto Pessoa del Théâtre de la Ville (tr. it. Teatro della Città), con la regia di Bob Wilson.

Robert Wilson, Pessoa. Since I’ve been me (ph. Lucie Jansch)
Alla fine il CDA annuncia che Giorgetti (in scadenza il 27 dicembre 2027) non è più al vertice del teatro.
Dopo aver espresso apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni del direttore Marco Giorgetti è stato deciso di procedere nei prossimi giorni alla definizione della conclusione del rapporto.
(Teatro della Toscana: cambia il direttore. Ok a bilancio consuntivo 2024 e preventivo 2025)
Sembra tutto a posto, basta definire la buonuscita per il dirigente licenziato. Ma quella mattina passa per Firenze il ministro della Cultura Giuli (deve presentare un libro) e quando gli chiedono del Teatro della Toscana la sua reazione è immediata e stizzita:
Bisogna dialogare, ogni irrigidimento, ogni forma di presunzione di chi pensa di gestire delle rendite che in passato potevano funzionare con i soldi dei contribuenti di tutta Italia, per poter prendere decisioni unilaterali, sono tramontate. (…) Su Stefano Massini non ho alcun giudizio dal punto di vista artistico, ma dal punto di vista del metodo sì. E’ sempre meglio il dialogo il giorno prima, che l’irrigidimento dopo.
E lancia un avvertimento:
Servono scelte condivise per la guida della Pergola. Mi auguro che il sindaco di Firenze voglia condividere una scelta che deve essere non del Mic o del Comune di Firenze, ma nell’interesse dei fiorentini.
(A tu per tu con il ministro Giuli: “Stop al monopolio di sinistra. Patto pubblico-privato per l’arte”, intervista a cura di Erika Pontini, Olga Mugnaini e Barbara Berti, “La Nazione”, 29 aprile 2025)
Se qualcuno aveva dei dubbi, Giuli chiarisce:
Se abbiamo in mente chi sarà il prossimo direttore generale della Pergola? L’attuale direttore generale.
(Pergola e Giorgetti strappo finale. Ma il Dg prova a smentire. In mattinata l’incontro decisivo)
A quel punto Giorgetti non può smentire il ministro. Comunica di non essere più disposto (o di non essere mai stato disposto) a lasciare l’incarico in maniera amichevole.
Per il Consiglio d’amministrazione della Fondazione Teatro della Toscana, c’è stato un chiaro arrivederci e grazie. Per lo stesso Giorgetti, invece, l’incarico c’è eccome, non è tempo di ’funerali’ con tanto di telefonate di smentite in redazione. Un balletto durato un giorno intero.
(Pergola e Giorgetti strappo finale. Ma il Dg prova a smentire. In mattinata l’incontro decisivo)
Il nuovo DM
Il balletto rischia di portare a una situazione di stallo che molti teatri pubblici hanno già conosciuto.
Per ovviare al problema, il DM che governa il FNSV per il trienno 2025-2027 introduce una novità: al vertice ci devono essere un direttore generale e un direttore artistico:
Il direttore generale è l’organo di gestione dell’istituzione, il direttore artistico è il responsabile dell’area artistica. Il Consiglio di amministrazione, con motivata deliberazione adottata all’unanimità, può nominare un direttore unico del teatro, senza distinzione tra direttore generale e direttore artistico, in presenza di rilevanti e prestigiose figure professionali con comprovate e specifiche competenze in ambito manageriale e artistico.
(Art. 9. Teatri Nazionali)
Sulla base di questo articolo, e dei robusti finanziamenti ministeriali ai Teatri Nazionali, il Governo sembra voler imporre (almeno) una delle due figure apicali, lasciando eventualmente l’altra all’opposizione.
Anche se poi, a voler guardare allo spirito della norma, forse Giorgetti non è la figura più adatta: all’Art. 11 dello stesso DM firmato dallo stesso Ministro si legge che per i Teatri Nazionali
la durata degli organi statutari, nonché dell’incarico del direttore generale, del direttore artistico e del direttore artistico junior del teatro non può essere inferiore a tre anni e superiore a cinque, e gli stessi possono essere confermati non più di una volta.
E’ vero che una norma di questo genere non può essere retroattiva, ma Marco Giorgetti ormai ha ampiamente superato i due mandati e di questo Giuli potrebbe tenere conto.
Intanto al Ministero della Cultura si discute del nuovo triennio del FNSV (ex FUS). Bisogna decidere se la Pergola resterà Nazionale. Le trattative per salvare la poltrona di Giorgetti, garante del centrodestra alla Pergola, saranno complicate, mentre cresceranno le pressioni per avere la testa di Massini, colpevole di aver cercato di rinnovare il teatro fiorentino. Con la spada di Damocle del declassamento punitivo del Teatro Nazionale della Toscana a Théâtre de la Ville de Florence.

Stefano Massini in Mein Kampf
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