Enrique Vargas alla Città del Teatro di Cascina

Il progetto

Pubblicato il 25/08/2005 / di / ateatro n. 087

IL PROGETTO

La Città del Teatro a Cascina – Pisa presenta in prima esclusiva italiana dal 15 al 20 Settembre 2005 la creazione commissionata dalla Fondazione Hans Christian Andersen 2005 al regista colombiano Enrique Vargas e alla sua compagnia internazionale residente in Spagna, il Teatro de Los Sentidos.
L’evento spettacolare debutterà nel mese di Maggio a Barcellona per essere presentato durante l’intero mese di Agosto alla Kanonhallen di Copenhagen nel programma del festival Kopenhageh International Theatre (KIT). Da Copenhagen la compagnia si trasferirà direttamente in Italia per le rappresentazioni alla Città del Teatro a Cascina – Pisa.
Enrique Vargas e il Teatro de Los Sentidos hanno ricevuto di recente il Premio Max ‘Nuove Tendenze’. Il Premio Max è il più prestigioso riconoscimento teatrale annuale conferito in Spagna.
Enrique Vargas e il Teatro de Los Sentidos sono stati accolti in passato con unanime consenso di critica e pubblico nei maggiori festival e capitali europee.
Enrique Vargas e il Teatro de Los Sentidos sono stati scelti dalla Fondazione Hans Christian Andersen 2005 assieme al regista canadese Robert Lepage, al italo-danese Eugenio Barba, a Frank Castorf direttore della Volksbühen di Berlino, e al regista cino-americano Chen-Shi-Zheng con il Lincoln Center di New York per ripercorrere il mondo fantastico di Hans Christian Andersen. Nella produzione di Chen-Shi-Zheng sono protagonisti Blair Brown (vista in ‘Dogville’ di Lars Von Trier) e Mia Maestro (la fidanzata di Che Guevara in ‘I Diari della motocicletta’). Lo spettacolo di Chen-Shi-Zheng sarà in scena a Copenhagen in contemporanea con quello del Teatro de los Sentidos.
La Città del Teatro di Cascina è un progetto artistico che ha sede in un singolare complesso edilizio di oltre 5000 metri quadri completamente dedicati al teatro, alle arti dello spettacolo, alla formazione, alla ricerca e alla produzione artistica e culturale.
Collaborando come partner italiano alla presentazione di questo evento, la Città del Teatro intende dare un impulso internazionale alla sua vocazione artistica nel campo dell’innovazione e della produzione di teatro contemporaneo di qualità.

L’IDEA

Il progetto Andersen Odyssey – Travelling Europe with Hans Christian Andersen è focalizzato sul carattere europeo dell’opera di H.C. Andersen in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita dell’autore nel 2005.
H.C. Andersen infatti ha viaggiato a lungo nel continente europeo traendo ispirazione per le sue opere dalla cultura e dall’arte delle persone incontrate nel suo percorso. Il viaggio diventa quindi per Andersen metafora della sua crescita umana e spirituale. I suoi personaggi sfuggono a confini sociali riferiti a contesti locali specifici e assumono contorni universali tanto da rendere l’opera di Andersen una delle più tradotte in tutto il mondo.
Il tema del viaggio tra le culture europee trova il suo naturale sviluppo nel progetto Andersen Odyssey – Travelling Europe with Hans Christian Andersen anche attraverso una tournée in tre paesi dell’Unione con la previsione di realizzare ulteriori rappresentazioni per l’anno 2006 in altri paesi, con il fondamentale supporto della rete di Ambassadors creata dalla Fondazione HCA 2005 di Copenhagen. Questa rete promuove le celebrazioni del bicentenario della nascita di Andersen in tutto il mondo e vede membri operanti in molti paesi quali (Australia, Belgium, Brazil, Chile, China, Denmark, Great Britain, Italy, Ireland, Latvia, Mexico, Netherland, Singapore, Spain, Switzerland, USA) ed è in continua espansione specialmente in quelli di nuova adesione all’Unione Europea.
Attraverso la costruzione di un labirinto, come luogo della ricerca di significati possibili e luogo della scoperta o della ri-scoperta del valore/senso delle cose, si andrà ad approfondire e valorizzare uno degli aspetti più significativi dell’opera di Andersen.
Egli fu infatti capace di superare schemi e frontiere attraverso il racconto fiabesco, andando a “lacerare il mondo visibile e raccontare il rimosso attraverso trame visionarie ed aggraziatissimi tocchi di poesia” come cita Vincenzo Cerami nell’introduzione al libro di Bruno Berni, traduttore italiano delle fiabe di Andersen..
L’idea si sostanzia in una collaborazione artistica tra la Fondazione H.C. Andersen (Danimarca), il Teatro de Los Sentidos (Spagna) e La Città del Teatro (Italia), attraverso l’allestimento di una rappresentazione, realizzata costruendo un labirinto, all’interno del quale le persone saranno invitate ad entrare e vivere un’esperienza di tipo sensoriale. L’evento, dal titolo Asombra, partirà con una prima tappa di dimostrazione a maggio del 2005, nella città di Barcellona (Spagna), da poco sede del Teatro de Los Sentidos – una sorta di anteprima per ospiti ed amici – proseguirà nella città di Copenaghen (Danimarca) ad agosto 2005, vero e proprio debutto internazionale, per approdare a La Città del Teatro (Italia) a settembre 2005.
In particolare, il consolidamento del rapporto con il Teatro de Los Sentidos, che ha permesso di sostenere il progetto, è il risultato di una naturale contaminazione che La Città del Teatro ha contratto nell’incontro con il percorso di ricerca del drammaturgo colombiano Enrique Vargas.
La ricerca di Vargas riguarda vari ambiti: le arti visive, la drammaturgia ma soprattutto, l’antropologia.
Vargas ha lavorato a lungo in Colombia con la popolazione Indios (documentazione delle feste paesane) e presso l’Università di Bogotà. Per 10 anni ha lavorato negli Stati Uniti, a New York (quartieri disagiati, ghetto neri, minoranze in aree a degrado urbano), ha collaborato, a Los Angeles, con il movimento Agit Prop ed il Teatro Campesino.
A partire dagli anni ’90, l’opera di Vargas inizia a circolare attraverso i più importanti festival europei: Francia, Inghilterra, Danimarca. E’ proprio in Danimarca che nasce il sodalizio tra Vargas e l’allora Direttore del Festival di Aarhus ed attuale presidente della Fondazione Andersen, Lars Seeberg.
Quando Seeberg viene investito della presidenza della Fondazione Andersen per il progetto HCA 2005, riprende contatto con alcuni degli artisti incontrati nel corso della sua esperienza professionale, artisti capaci di esplorare e interpretare l’opera di Andersen. Tra questi figura Enrique Vargas.
La compagnia formata per la nuova creazione è composta da attori e tecnici provenienti da tutta Europa ed oltre (Italia, Spagna, Francia, Danimarca e Sud America) come fossero frammenti dei personaggi di Andersen a rappresentare le molteplici influenze accolte nel corso dei numerosi viaggi all’estero lontano dalla natale Danimarca. E’ importante sottolineare il carattere interculturale della creazione, sostenuto dal fatto che la rappresentazione è concepita attraverso il linguaggio dei sensi (verrà strutturato un vero e proprio labirinto sensoriale nel quale attori e pubblico si muoveranno armonicamente) e non è pensato sui canoni del linguaggio verbale: non esistono barriere linguistiche, né ostacoli culturali e razionali.
Caratteristica peculiare del lavoro di Vargas è creare le condizioni per un’esperienza individuale: lo spettatore/viaggiatore si muove nello spazio del labirinto ed incontra l’attore/abitante. Nella poetica del Teatro de los Sentidos si incontrano parole come funzione in luogo di rappresentazione, viaggiatore come caratteristica dello spettatore e abitante per connotare l’attore. L’ideazione scenografica – segno drammaturgico e non decor – concepita e strutturata sotto forma di labirinto, concede l’accesso ad un numero limitato di persone (ogni funzione consente il passaggio di un massimo di 50 spettatori): l’originalità di una creazione artistica così pensata, non compromette la particolarità dell’esperienza ed è capace di determinare effetti di grande impatto emotivo. E’ ormai noto che chi vive l’esperienza labirintica di Vargas ne esce trasformato, e questa trasformazione è capace di innescare una contaminazione a catena che determina una moltiplicazione fisiologica dei beneficiari ultimi dell’esperienza.
I promotori del progetto hanno iniziato a lavorare allo sviluppo dell’iniziativa a partire dal 2003 avviando un percorso di ricerca e preparazione sotto la direzione di Enrique Vargas fatto di momenti di ricerca, incontri con artisti, studiosi, di laboratori che hanno coinvolto attori e registi provenienti da vari paesi europei.
L’obiettivo del progetto è di dimostrare che, le differenti nazionalità, lingue e culture sono elementi di ricchezza che possono creare territori fertili per l’emancipazione degli individui e della civiltà, lavorando insieme abitanti e viaggiatori alla scoperta di canali di comunicazione attraverso l’espressione artistica.
Le attività si inseriranno nel calendario di eventi che la Fondazione HCA sta realizzando e realizzerà per le celebrazioni del 2005 (see Annex xx). Sono previsti progetti che spaziano in tutte le forme di espressione artistica, dalle più tradizionali alle più innovative, e che già coinvolgono, al momento, 35 diversi paesi making the bicentennial one of the largest cultural projects in the world. Tra questi paesi, in relazione agli obiettivi del Programma Cultura 2000, sono da citare Latvia, Estonia, Lithuania. La Fondazione HCA ha individuato infine tra i suoi key markets prioritari di riferimento Czech Republic, Romania.

LE SUGGESTIONI ARTISTICHE

Perché Andersen ? Cosa ha da dirci oggi ?
Il mondo in cui viviamo oggi ci insegna, più che mai, di accettare come reale quello che vediamo.
La prima e più importante conseguenza di questo fatto è che tutti i nostri sforzi ed i nostri tentativi tentano di manipolare quello che vediamo , in modo tale da manipolare la realtà. Di fatto abbiamo preso come valore delle cose la loro immagine.
Il processo attraverso il quale siamo spinti a prendere per reale l’aspetto esterno delle cose, progressivamente inaridisce ed annulla lo spirito e l’essenza delle cose, negando il loro significato intrinseco.
Quindi inevitabilmente quello che noi facciamo sotto questa spinta é manipolare.
D’altra parte cosa accade se, per un momento, noi non accettiamo di comportarci così e tentiamo invece, in silenzio, di guardare dietro la loro superficie esterna ? Quello che accade è che noi cominciamo a scoprire che il mondo non è solo quello che vediamo dal di fuori , ma è animato da una forza interna. E scopriamo anche che quello che conta è il movimento da dentro a fuori, dall’interno all’esterno.
Andersen ha tentato di comunicarci questo movimento , questo respiro che anima tutte le cose dal dentro , dal loro cuore. Egli ha dato voce agli oggetti più derelitti per mostrarci la loro anima , il loro spirito , dando un senso a quello che apparentemente sembravano non avere.
Animare gli oggetti, recuperando il loro senso, e riconciliandoli con il loro mistero è il lavoro di un poeta ed Andersen lo era senza dubbio. Andersen ci fa ricordare sempre questa verità.
Il lavoro che Enrique Vargas e il Teatro de los Sentidos farà, con i propri mezzi ed il proprio linguaggio, è la costruzione di un contenitore che ci permetterà di congiungerci con il poeta nel suo viaggio verso il valore del mistero.

LA COLLABORAZIONE TRA LA CITTA’ DEL TEATRO E IL TEATRO DE LOS SENTIDOS

Nel novembre 2003 Enrique Vargas ha tenuto un laboratorio presso la nostra Città del Teatro. L’intento era quello di conoscere un uomo e il suo lavoro, cercando insieme i punti di contatto che ci legano e che ci conducono verso l’attivazione di una pratica individuale, di tipo ‘fisiologico’ o ‘magico’, sulle modalità del perdersi, superando progressivamente i sentimenti razionali fino a raggiungere una modalità del sentire nuova, di tipo percettivo emozionale.
Il lavoro che la direzione artistica de La Città del Teatro sta conducendo è un indagine profonda sul ‘significato’ che la sacralità del lavoro determina. Sacralità del lavoro che determina e giustifica l’irrazionalità delle improvvisazioni, esperienze dalle quali emerge una memoria delle ombre che vivono nello spazio di verità irreali della scena e che segnano una frattura rispetto alla convenzionalità dei comportamenti e dei sentimenti abituali; la sacralità è indispensabile affinché si determini: una mutazione della propria fisiologia psicocorporea, la riattivazione della sensitività, il superamento del sentimento razionale, la ricerca di un’emozionalità inattesa e sorprendente, l’eliminazione degli automatismi, la riappropriazione degli istinti primari.
Così ha preso corpo l’idea di indagare in maniera più approfondita il lavoro che Enrique Vargas conduce da anni.
Lo abbiamo invitato ad unirsi a noi in Metamorfosi Festival a giugno 2003 e a tracciare le prime linee di lavoro che costituiranno, ce lo auguriamo, il progetto sul quale riverseremo le nostre energie nel settembre 2005, in coproduzione con la Fondazione Andersen di Copenaghen e altri enti ed istituzioni che hanno già dichiarato il loro interesse al progetto, in occasione del bicentenario della nascita di Andersen.

IL TEATRO DE LOS SENTIDOS

Il Teatro de los Sentidos è una compagnia diretta dal drammaturgo e antropologo colombiano, Enrique Vargas è formata da persone provenienti da 12 nazionalità diverse (Colombia, Cile, Francia, Germania, Olanda, Spagna, Venezuela…).
Sotto la direzione di Vargas, il Teatro de los Sentidos, indaga la drammaturgia del Linguaggio Sensoriale avvalendosi di codici o linguaggi (tattile, uditivo, percettivo…) che troveremo in maggiore o minore grado in tutti i suoi spettacoli.
Il risultato di questa ricerca ha dato frutto alla trilogia Sotto il segno del Labirinto, le cui opere, El hilo de Arianna, Oraculos (Mercat de les Flors 2002) e La memoria del vino, hanno come proposta scenica il labirinto.
“Oraculos ti fa sentire come se avessi ricevuto un preziosissimo regalo, ma nello stesso tempo si tratta di una cosa talmente fragile che tradurla in parole, corre il pericolo di disperdersi…” TheTimes. UK.
Enrique Vargas si stabilisce a New York come drammaturgo stabile del Teatro La Mama. Più tardi sarà al Gut Theatre (Est Harlem).
Successivamente realizza studi sull’animazione di oggetti al Teatro Centrale di Praga.
A partire dal 1974 inizia la sua ricerca sulla relazione tra “Teatro – I Riti – Miti” nelle Comunità Indigene della Regione Amazzonica della Colombia, dando vita al Taller de Investigacion de la Imagen Sensorial, quello che oggi è il Teatro de los Sentidos.
“…ha un punto di contatto con l’emozione del carrozzone della festa che Tadeusz Cantor esigeva per l’arte teatrale…”
El Pais. Espana

ENRIQUE VARGAS

Il drammaturgo colombiano Enrique Vargas svolge una attività di ricerca, creazione e formazione che comprende laboratori, seminari e messe in scena sulla Drammaturgia dell’Immagine Sensoriale.
Le sue ricerche si sono concentrate principalmente sulla relazione tra ‘Mito, Rito e Gioco’ in contesti labirintici basati sul linguaggio dell’Oscurità, del Silenzio e della Solitudine.
L’Oscurità decodifica il corpo: le mani vedono, la narice evoca, le orecchie sentono il silenzio. Il viaggiatore torna alle sue origini: annusa, tocca, percepisce come se fosse la prima volta.
La ricerca di un linguaggio sensoriale risponde alla necessità di recuperare il corpo come fonte di conoscenza e di piacere.
Nelle opere di Enrique Vargas si creano le condizioni necessarie per ascoltare e parlare in questo linguaggio inesprimibile in parole.
Molte delle sue “costruzioni sceniche” sono state realizzate a partire dalle rappresentazioni tradizionali nelle comunità indigene, nelle strade di Harlem a New York o nei riti misterici mediterranei.
Dal ’55 al ’69 segue la Escuela Nacional de Arte Dramàtica a Santafe de Bogotà; dal ’60 al ’65 Antropologia all’Università del Michigan; dal ’65 al ’69 è drammaturgo stabile al Teatro La Mama di New York; dal ’69 al ’72 direttore e drammaturgo del Gut Theatre ad East Harlem; dal ’72 al ’75 drammaturgia di animazione dell’oggetto al Teatro Centrale di Praga; dal ’75 al ’96 professore del Taller de Investigacion de la Imagen Drammatica all’Universitad Nacional de Santafe de Bogotà.

Alcuni premi: Primo Premio Expo 67, Quebec, Canada; Premio Nazionale di Drammaturgia, Colombia 1988; Primo Premio Salon Nacional de Artes Plasticas, Colombia 1992; Premio Tucan de Oro, Festival di Teatro di Cadice, Spagna 1993.

Pubblicazioni per il quotidiano “El Espectador” e per la Universitad Nacional de Colombia dal 1986 al 1993. Ha pubblicato i saggi: Rito, Mito y Juego, Tiempos de Metafora, Imagen sensorial e investigacion y la busqueda de lo no dicho.

Negli ultimi anni Vargas ha realizzato la trilogia “Sotto il segno del labirinto” che, oltre a Oracoli, comprende gli spettacoli Il filo di Arianna e La fiera del Tempo vivo.
Il filo di Arianna
: lo spettatore/viaggiatore scopre, come Teseo, che il Minotauro non è il suo nemico né sta fuori della sua pelle. L’avventura per gli incroci del labirinto è intima e personale. “La miglior maniera di viaggiare è perdersi”.
La fiera del tempo vivo è ispirata al Carnevale. La Mucca Pazza della Fiera tradizionale colombiana rimpiazza il Minotauro mitico del Filo di Arianna; la luce si sostituisce all’oscurità, il frastuono al silenzio, il debordare carnevalesco dei saltimbanchi e dei ciarlatani alla solitudine. “Per non confondere l’entrata con l’uscita né la morte con l’atto di morire”.
Oracoli rappresenta un vero e proprio sconfinamento nei campi più estremi della ricerca teatrale e parateatrale. Nell’epoca della realtà virtuale i labirinti sensoriali rappresentano una vera e propria controtendenza, sono un’immersione totale in un mondo arcaico che esalta tutte le percezioni umane (vista, tatto, olfatto, udito) connettendole con il piano psicoemotivo. Orcacoli è molto più di uno spettacolo, è la combinazione alchemica tra casualità, fortuna e filosofia, rappresenta la possibilità di vivere un teatro che nega se stesso per sciogliersi nella partecipazione attiva dello spettatore e nella possibilità di scoprire quanto può essere affascinante “guardarsi dentro”.
Oracoli è una creazione sulle relazione tra la Domanda e il Mistero, un percorso di avvicinamento, un gioco per seguire l’ascolto dei misteri vivi nella profondità del sogno e nella premonizione.

Una delle ultime creazioni di Enrique Vargas è La memoria del vino. La ricerca affonda le proprie radici nel confronto tra l’uomo razionale e l’uomo istintivo, dove il primo deve scomparire per consentire la rinascita dell’altro, dove luce e oscurità sono parte dello stesso universo e prevalgono a secondo del nostro sentire, del nostro stare all’interno della vita.
Memoria del vino si inserisce in un progetto di largo respiro che comprende altre due opere precedenti: Oracoli e Il Filo di Arianna, spettacoli labirintici e individuali nei quali il viaggiatore cercava una propria strada verso l’intimità e la profondità delle proprie sensazioni, quasi a riconoscersi nell’oscurità e nella solitudine di tracciati intricati come le spire del cervello umano. La metafora di questo percorso è il cammino dell’uva. Dove termina il cammino del grano proposto da Oracoli inizia quello dell’uva. Se il grano è crescita, terra, organicità, l’uva è aria, fermentazione, confine sottile tra realtà e finzione, solitudine e convivialità, ebbrezza e saggezza. L’uva è un salto nel vuoto, nella possibile follia liberatrice e propiziatoria di nuove e antiche libertà; l’uva è la strada che ci conduce alla bevanda degli dei, all’ambrosia della conoscenza che purifica e non corrode, che inneggia alla vita e rifugge la morte dei sensi.


ESTRATTO RASSEGNA STAMPA (SUL TEATRO LOS SENTIDOS)

Oracoli sulla stampa

Che cos’è? Cyberspazio? Il sogno di un pazzo? Paradiso? Inferno? Niente parole, solo movimenti, sorrisi, e sguardi amichevoli. Allora non può essere l’inferno!… Il viaggio continua – da sola cammino nel grano, sulla terra e sulla sabbia, tra specchi, attraverso ponti. Chiudo gli occhi, li apro, agisco, annuso, ascolto, sento, vedo – e sono… E’ quasi impossibile descriverlo. Tu devi cercare te stesso. E’ come un mondo di meraviglie, solo meglio.
Camilla Kjarsgaard, Berlingske Tidende

Tutti i sensi vengono stimolati, Oracoli ci fa sentire come se avessimo ricevuto un regalo prezioso ma molto fragile, quasi che parlarne potrebbe farlo scomparire.
The Times

Le tue percezioni sono intensificate in un processo molto più efficace di qualsiasi droga.
Liberation

Non avevo mai avuto un’esperienza come questa…Non esagero dicendo che è più di un “lavoro d’arte”. Mi sono sentito come se stessi assistendo alla nascita di un miracolo.
Epifanias Magazine

…una specie di sensazione come essere in uno di quei sogni che uno fa appena prima di svegliarsi – in quello strano stato tra veglia e sonno in cui si è ancora coscienti di questo. Uno di quei sogni che sono strani e un po’ agitati ma allo stesso tempo misteriosamente piacevoli – che fa sì che si desideri sognare ancora…E una paura iniziale è rapidamente placata da mani che ti aiutano e che sembrano apparire dal nulla, generando benevolmente, e movendo anche emozioni o felicità in modo strano, movendole spiritualmente(…) Quando mi sono trovata intrappolata in una sala di specchi senza uscite, ho immediatamente colto un’apparizione fugace di facce sconosciute riflesse in uno specchio. Non potevo riconoscermi.
Anne Marit Waade, Professore al Centro per gli Studi Estetici Interdisciplinari dell’Università di Arhus

Memoria del vino sulla stampa

C’è qualcosa di sovversivo nel teatro di Enrique Vargas. Qualcosa cioè che si manifesta con la spinta di un momento innovatore, nel porsi al centro di un’esperienza dell’essere. Fin quasi a richiamare il primato della vita su ciò che vorrebbe cristallizzare l’esistente. Dietro i suoi giochi c’è l’ignoto, c’è il mistero dell’incontro. E c’è l’evocazione di qualcosa che resta nei desideri, perché il teatro non può darlo. Fuori, passato lo spaesamento, si tratta di viverlo.
Gianni Manzella, Il Manifesto

Un’atmosfera da fiera sudamericana, giganti e nani, giostre, lucine e teatrini, zingare che ti leggono la mano, case per il disordine dei sensi, jube-box di cartone da cui sensuali labbra cantano al prezzo di un acino d’uva. Fellini riscritto da Gabriel Garcia Marquez. Ma questo carnevale non si svolge di fronte a noi spettatori: ci siamo dentro.
Massimo Marino, Hystrio

Che gran baldoria, corpo di Bacco! Chi va con Dioniso impara a bisbocciare. Ci si sente leggeri come cirri e un po’ si rischia la cirrosi, a seguire a piedi nudi gli scatenati attori del Teatro de Los Sentidos in questo nuovo labirinto predisposto da Vargas e intitolato alla Memoria del vino. Persino lo spettatore più malmostoso finirà per arrendersi al mosto, all’odore acidulo degli acini pigiati in un’improvvisa vendemmia. Impasterà piedi e mani in quella poltiglia fermentante da cui viene spremuta la bevanda di Bacco; seguirà incantato attrici-sirene o attori-Minotauri, dopo che i bastoni d’un gigantesco shangai avranno divinato le sorti, tenendo qui la funzione che in Oracoli avevano i tarocchi.
Roberto Barbolini, Panorama

La_Città_del_Teatro_di_Cascina

2005-08-25T00:00:00




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