Verso un sistema unico dello spettacolo dal vivo in Italia

Le Buone Pratiche 2: interventi & relazioni

Pubblicato il 24/11/2005 / di / ateatro n. 092

Premessa
Questo testo non vuole essere una proposta di legge articolata tecnicamente, ma un elenco di principi fondamentali che potrebbero ispirare una nuova iniziativa di legge per abolire l’ormai invecchiato strumento del FUS e istituire un Sistema Unico dello Spettacolo dal Vivo.
I principi espressi nascono dall’osservazione di alcune evidenti difficoltà che caratterizzano l’attuale organizzazione dello Spettacolo dal Vivo in Italia:
– Le tradizionali suddivisioni di settore in Prosa/Musica/Lirica/Danza non rispondono in maniera efficace al processo di turbolenta contaminazione che esiste tra le varie discipline dello Spettacolo, e al continuo scambio di pratiche ed esperienze i cui esiti artistici spesso sfuggono a ogni possibile catalogazione di “genere”.
– Le suddivisioni sopracitate tagliano il mondo della produzione spettacolare in spaccati verticali, con il risultato di accorpare in leggi e regolamenti realtà molto diverse tra loro per dimensioni e prassi di gestione; si producono così effetti aberranti per cui, ad esempio, valgono criteri e regole identiche per le domande di finanziamento inoltrate da grandi Fondazioni o da piccole Associazioni culturali.
– I criteri e le procedure di determinazione e erogazione di contributi pubblici sono fortemente disomogenei nei diversi regolamenti prodotti da Stato e Enti Locali. –
I ritardi ormai cronici con cui vengono erogati, e addirittura determinati, i contributi pubblici ai soggetti che producono o distribuiscono lo Spettacolo dal Vivo impediscono una programmazione serena e responsabile; tali ritardi inoltre obbligano i soggetti a gravissime esposizioni debitorie con le Banche, producendo l’effetto perverso e paradossale di impegnare grande parte dei contributi pubblici a pagare gli interessi passivi prodotti dal ritardo con cui i contributi stessi vengono erogati.
– La collaborazione tra soggetti diversi, appartenenti o meno allo stesso settore, non vengono sufficientemente premiati e incentivati, nonostante possano produrre risultati estremamente efficaci nel contenimento dei costi e nella promozione di contenuti artistici e culturali verso un pubblico più vasto e articolato.
– L’Italia soffre in ogni settore della mancanza di un reale ricambio della classe dirigente; nelle attività dello Spettacolo questa mancanza è ancora più grave e sentita soprattutto perché soffoca l’emergere di una nuova generazione di talenti creativi la cui attività viene invece riconosciuta e premiata all’estero. Inoltre la nuova generazione di artisti e operatori, facendo della sobrietà della spesa un parametro imprescindibile, ha dimostrato anche evidenti capacità manageriali. A ostacolare ulteriormente tale ricambio generazionale, che pure viene spesso evocato, concorre anche l’abnorme pratica di consentire ad un’unica persona di ricoprire contemporaneamente più cariche di direzione artistica presso soggetti diversi.
– Il ricambio generazionale della classe dirigente nel campo dello Spettacolo è uno strumento anche per promuovere il necessario ricambio generazionale del pubblico, che appare sempre più urgente.
– Se la nuova generazione di talenti creativi e di operatori trova campo fertile all’estero, l’Italia sembra invece chiudersi a riccio di fronte alla possibilità di aprire le proprie frontiere a esperienze di programmazione e gestione che in altri paesi hanno prodotto risultati estremamente positivi.
– Per chi vuole promuovere la nascita di un nuovo soggetto per produrre spettacolo e innovare così l’esperienza artistica del Paese è difficilissimo accedere a quei contributi pubblici che potrebbero permettere di sperimentare le potenzialità di nuove energie creative al servizio di nuovi progetti.
– Per contro esistono diversi soggetti che hanno da tempo esaurito ogni autentica capacità propositiva e che sopravvivono, grazie a contributi pubblici, solo perché i costi sociali del loro smantellamento risulterebbero troppo onerosi.

A tutte queste difficoltà si potrebbe rispondere con un’azione legislativa che attuasse questi principi:

1) Sistema Unico dello Spettacolo dal Vivo
Si istituisce in Italia un Sistema Unico dello Spettacolo dal Vivo, che comprende quindi tutte le forme di produzione e distribuzione di spettacolo che prevedano un aspetto performativo.

2) Piccole – Medie – Grandi Imprese dello Spettacolo dal Vivo
Il Sistema Unico dello Spettacolo viene suddiviso in tre segmenti basati sulle dimensioni delle diverse imprese:

a) piccole imprese;
b) medie imprese,
c) grandi imprese.

I criteri che sovrintendono a tale suddivisione sono puramente oggettivi: dimensione finanziaria del bilancio annuo della singola impresa, numero e tipologia contrattuale dei dipendenti, numero di produzioni e rappresentazioni.
I regolamenti e i criteri di attribuzione dei contributi si dispongono quindi non più sui tradizionali assi verticali dei singoli generi, bensì su tre assi orizzontali che accomunano tra loro realtà che pur in discipline diverse vivono pratiche progettuali e gestionali estremamente simili.

3) Armonizzazione dei criteri tra Stato e Enti Locali
I criteri di regolamentazione per la determinazione e l’erogazione di contributi pubblici alle imprese del Sistema Unico dello Spettacolo dal Vivo devono essere armonizzati e quindi resi compatibili e conseguenti lungo tutto l’asse Stato centrale – Enti Locali (Regione, Provincia, Comune), pur nel rispetto delle singole autonomie decisionali delle varie Istituzioni.

4) Perentorietà – Tempestività – Trasparenza
Deve essere istituita una forma di garanzia comune a tutte le Istituzioni che provvedono al finanziamento del Sistema dello Spettacolo dal Vivo (dallo Stato al Comune) che rispetti tre parametri fondamentali nella determinazione e nell’erogazione dei contributi: perentorietà, tempestività, trasparenza. La perentorietà deve basarsi su un reciproco rispetto tassativo delle scadenze nelle procedure di:

a) presentazione delle domande di finanziamento;
b) istruttoria relativa alla loro pertinenza;
c) determinazione del contributo;
d) comunicazione dell’avvenuta determinazione.

La tempestività deve produrre un’immediata erogazione dei contributi secondo le procedure previste dalla legge o dal regolamento, e comunque con un minimo del 50% erogato a preventivo e precedentemente alla data di inizio della manifestazione per la quale viene presentata domanda. La trasparenza deve essere garantita con la pubblicazione delle determinazioni di contributo e una relazione su criteri e motivazioni nelle procedure di determinazione.

5) Incentivi alle collaborazioni: reti stabili – reti provvisorie
Incentivi economici devono essere riconosciuti per quei soggetti che promuovono esperienze di collaborazione, soprattutto se multidisciplinari. Gli incentivi economici devono premiare l’istituzione di reti di collaborazione, sia stabili e legate a un progetto pluriennale, sia provvisorie, ossia legate puramente alla realizzazione di un singolo progetto. Le reti di collaborazione potranno essere orizzontali, ossia tra due imprese di dimensione identica, o verticali, tra imprese di dimensioni diverse.

6) Incentivi al ricambio generazionale – quota arancione
Incentivi economici significativi devono essere riconosciuti alle imprese di grande e media dimensione che affidano la direzione artistica a persone che abbiano meno di quaranta anni. È fatto espresso divieto per le medie e grandi imprese di affidare la direzione artistica a persona che abbia già un mandato di direzione in un’altra impresa, a meno che nell’accettare il nuovo mandato non vengano formalizzate dimissioni immediate dal precedente incarico.

7) Incentivi all’internazionalizzazione – quota bandiera
Se la durata di un mandato di direzione artistica è fissato in quattro anni le imprese di grande dimensione devono garantire ogni quattro mandati almeno un mandato a un cittadino straniero.

8) Incentivi alla nascita di nuove imprese e allo smantellamento di imprese finite – quota fiocco
Una quota percentuale delle risorse preposte al finanziamento delle attività dello Spettacolo da Stato e Enti Locali deve essere destinata a soggetti che inoltrano domanda di finanziamento per la prima volta. Un’altra quota percentuale deve essere destinata a coprire i costi sociali della chiusura di imprese che abbiano esaurito la loro attività propositiva e le cui richieste di finanziamento servono evidentemente per la pura sopravvivenza della struttura. All’interno di questa quota una parte dei finanziamenti può essere utilizzata anche per favorire progetti di riconversione di una struttura priva di contenuti artistici e culturali minimamente significativi in una nuova struttura al servizio di una proposta artistico-culturale di forte innovazione.

Filippo_Del_Corno

2005-11-24T00:00:00




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