La discussione sugli spettacoli di Ronconi a Torino

L'editoriale di ateatro 96

Pubblicato il 11/03/2006 / di / ateatro n. 096

Nel forum divampa la discussione sugli spettacoli ronconiani a Torino, che certamente costituiscono l’evento teatrale della stagione.
Di Ronconi e delle Olimpiadi ateatro ha già scritto in più occasioni, e anche in questo numero gli dedichiamo ampio spazio. Ma la discussione resta ovviamente aperta. Per impostarla in maniera corretta ci sembra oppurtuno cercare di fissare alcuni punti fermi.

1. Ronconi è senza dubbio il migliore regista attualmente in attività. Come tutti, fa spettacoli più o meno belli, più o meno riusciti: inutile ricordare tutti i suoi capolavori, che in questi decenni hanno senza dubbio segnato e trasformato il teatro (non solo italiano), il rapporto con il testo e lo spazio, il rapporto con il pubblico. Se bisognava scegliere un uomo di teatro cui affidare un progetto che rappresentasse l’Italia nell’occasione olimpica, Ronconi era il candidato numero uno.

2. Non di ateatro vogliamo dare meno soldi alla cultura e al teatro. Anzi, pensiamo sia necessario dargliene di più (a cominciare dai reintegro del FUS e dall’1% del PIL alla cultura, che sono le nostre parole d’ordine in campagna elettorale). Infatti pensiamo si tratti di un buon investimento sul nostro futuro. I 7 (o 10?) milioni di euro per un’iniziativa teatrale di ampio respiro non ci scandalizzano, anzi. Ciò non toglie che possiamo amare (e infatti amiamo) anche spettacoli poverissimi. Tuttavia decidere che tutto il teatro deve essere miserabile, ci pare vuoto moralismo.
Insomma, è bene che si spendano soldi – i nostri denari di contribuenti – per il teatro. L’importante è che questi soldi vengano spesi nella maniera migliore: di questo si dovrebbe discutere.

3. All’annuncio del Progetto Domani (e dei costi dell’operazione) ateatro70 (giugno 2004) ha ospitato una lettera aperta di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino indirizzata a Luca Ronconi (ma in realtà a tutto il teatro italiano) , dove si ponevano alcuni ingenui interrogativi e si tentava di aprire una discussione sulle opportunità offerte dagli spettacoli olimpici. Inutile dire che la nostra provocazione è caduta nel vuoto e che nessuno di quelli che oggi sembrano così scandalizzati (ma che nel forum in genere si nascondono nell’anonimato) ha osato dare un qualche contributo costruttivo (ammesso che quelli attuali siano veri contributi e non sfoghi…).
Insomma, è inutile attaccare adesso il Progetto Domani, e per di più spesso in maniera generica e con squittii da verginelle. Bisognava farlo al momento giusto, quando poteva servire a qualcosa.
Se lo si fa adesso, a bocce ferme, bisogna entrare nel merito. Questo vuol dire due cose: entrare nel merito degli spettacoli, entrare nel merito dei loro conti economici e delle ricadute dell’operazione, entrare nel merito del progetto ronconiano nel suo insieme. Insomma, si tratta di valutare obiettivi e risultati.

4. Per cominciare bisogna riconoscere che gli spettacoli sono andati tutti in scena (la trilogia di Bond è stata bloccata dal malanno di Massimo Popolizio), e già questa è stata un’impresa titanica. Che si tratta di spettacoli di grande qualità, a volte molto belli. Che rientrano in un progetto complessivo, che ha al suo centro la scommessa che il teatro possa confrontarsi con i grandi temi dell’attualità e della politica: la guerra, che è la grande ossessione degli spettacoli ronconiani di questi anni; il rapporto della sinistra con la propria storia; la finanza; la bioetica. Insomma, non si è trattato in nessun caso di spettacoli d’evasione, e men che meno di opere create all’insegna dell’arte per l’arte.

Dopo di che, si può naturalmente discutere di tutto, come sempre. Se possibile senza essere troppo generici (e anonimi).
Anzi, ne discuteremo senz’altro. Perché a Torino, al di là delle Olimpiadi (che hanno fatto fare bella figura alla città e all’Italia), sono successe e stanno succedendo molte cose curiose e interessanti, proprio nel campo dello spettacolo: la ristrutturazione e l’apertura di nuovi spazi per il teatro, il progetto di fusione tra lo stabile e il Regio (ovvero tra la prosa e la lirica), la fondazione di una casa per il teatro ragazzi…
Perciò pensiamo di dedicare, in uno dei prossimi ateatro, un approfondimento sulla situazione torinese, e sul progetto di rilancio di una metropoli ex-industriale e automobilistica in un polo culturale, e sulle possibili ricadute, anche occupazionali, di questo “laboratorio” (se ne sta già parlando nelforum…).
Così, se avete qualche contributo da dare alla discussione (che proprio su questo nodo si è acceso), siamo a disposizione.

Redazione_ateatro

2006-03-11T00:00:00




Tag: Luca Ronconi (70), Torino (35)


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