Una personale per I Sacchi di Sabbia

Il gruppo toscano in scena Pontedera

Pubblicato il 17/03/2006 / di / ateatro n. 097

Dalle reminiscenze cabarettistiche di Grosso guaio in Danimarca alla funambolica vitalità di Boum! Dedicato a Charles Trenet; dalle dissacranti e tragicomiche incursioni che in Pauperis Oratorium Christi fanno stridere sacro e profano, all’’inquietudine strisciante e silenziosa di Tràgos. Per finire con l’’ultima evoluzione dell’incontro con Marcel Schwob, Turma Infantium Suite, visione potente e mistica di una verità storica che racconta il suo lucido, folle procedere. Gran parte del viaggio teatrale della compagnia pisana I Sacchi di Sabbia – Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo, Enzo Illiano, Gabriele Carli – è racchiuso in questi titoli, in queste tappe: momenti di contaminazione tra recupero della tradizione e spinta verso territori nuovi, occasioni-crogiuolo che al loro interno hanno visto fondersi e amalgamarsi suggestioni e stimoli diversi, fascinosamente contrastanti e al contempo curiosamente simili, tanto affini da intrecciarsi in nome della stessa urgenza emotiva. Il Teatro di Via Manzoni di Pontedera dedica alla storia dei Sacchi una settimana di spettacoli (dal 18 al 25 marzo): una personale pensata come testimonianza di un “itinerario tragicomico” che, prendendo vita da forme fatte di leggerezza e scanzonata ironia, ha visto progressivamente emergere un’adesione alla realtà fatta di humour caustico, di sguardi che penetrano nevrosi e fobie fino a diventare corrosivi. Se in Grosso guaio in Danimarca (sabato 18 e domenica 19), in Boum! (in scena gli stessi giorni, alle 22) e in Pauperis Oratorium Christi (24 e 25 marzo, ore 22) sono evidenti i richiami a una comicità farsesca, il gusto per le gag e il gioco sulle coloriture dialettali, con Tràgos (24 e 25 marzo, ore 21) l’’atmosfera retrocede, involve e infine si accartoccia su un silenzio che non riesce a contenere l’’assurdità del suo stereotipato ripetersi. Prepotentemente il lato tragico chiede spazio, una nuova esplorazione comincia, ciò che prima è stato fatto viene scavato dall’’interno per osservare, alla fine, che cosa può restare in piedi di ciò che in passato spingeva al riso.
Turma Infantium Suite (22 e 23 marzo, ore 21) è l’’ultima fermata di questo itinerario: sulla scena, la componente visionaria del testo di Schwob si anima dentro i confini di un linguaggio che, dopo la cesura afasica di Tràgos, chiede di muoversi sui binari sicuri di un ritmare salmodico che a tratti si slancia fino a farsi canto, e che costruisce i contorni di una grottesca liturgia in cui l’’avventura dei bambini-crociati può srotolarsi senza essere privata della sua natura, insieme malata e magica, pazzesca e grandiosa. Alla fine il cerchio si chiude, e gli inizi dell’’itinerario tragicomico dei Sacchi si confondono nelle declinazioni ultime della loro poetica, ricordando come i meccanismi che governano il linguaggio della comicità possano sempre trovare – in quanto faccia opposta della stessa medaglia – un naturale approdo nei loro equivalenti tragici.

Andrea_Lanini

2006-03-17T00:00:00




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