#ateatrexit La proposta di C.Re.S.Co. per il Codice dello Spettacolo dal Vivo

Lo spettacolo dal vivo come valore costituzionale

Pubblicato il 27/07/2016 / di / ateatro n. 158

In rapporto con la società nazionale di cui siamo parte, vogliamo lavorare perché sia riconosciuto, tutelato e rispettato il nostro ruolo specifico di artisti e operatori che si occupano di Spettacolo dal Vivo che si identifica nelle discipline del teatro, della danza, della musica, delle performing arts e di tutte le forme che hanno valenze artistiche ed estetiche nonché civili, in quanto alimentano il senso di appartenenza ad una comunità.
Il loro valore è una componente essenziale della cultura e dell’identità nazionale ed europea al pari delle altre arti, dei beni culturali, ambientali e paesaggistici del nostro paese, come definito dalla Costituzione all’Art.9, che sancisce anche la natura politica del nostro settore.

Premesse
Il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) è assolutamente inadeguato al dettato costituzionale.
Deve essere ridefinito il profilo del lavoratore dello spettacolo per favorirne una tutela che nasca dal riconoscimento della natura atipica e precaria dei suoi modelli di lavoro, come prescrive lo Statuto Sociale degli Artisti approvato dal Parlamento Europeo nel 2007.
a. Riconoscere ai soggetti operanti nello spettacolo dal vivo la qualifica di “impresa culturale e creativa” assimilandola alla micro, piccola e media impresa ai sensi della normativa dell’Unione Europea vigente in materia.
b. Destinare alle realtà che rappresentano l’identità nazionale (Fondazione lirico sinfoniche, Teatri Nazionali) una quota non superiore al 50% del Fus, assegnando l’altro 50% alla restante parte del sistema dello spettacolo dal vivo.
c. Definire le specificità delle differenti realtà operanti nel settore (Tric, Imprese di Produzione, Circuiti, Festival, ecc), con particolare attenzione a creare un sistema che equilibri l’aspetto produttivo con la programmazione degli spettacoli all’interno di spazi/luoghi idonei all’accoglienza degli stessi.
d. Investire sul rischio culturale. Chiamiamo rischio culturale la produzione e programmazione di spettacoli che utilizzino linguaggi innovativi, sperimentali e contemporanei e che non abbiano un’esclusiva finalità commerciale e di puro intrattenimento.
e. Sviluppare politiche redistributive sul territorio nazionale, in ambito produttivo e di programmazione, per diminuire il divario tra nord e sud e tra centro e periferia.
f. Adeguare l’investimento economico dello Stato nel settore – tramite FUS – che al momento è tra i più bassi in Europa

1. Formazione e Nuove generazioni
a. Inserire le discipline dello spettacolo (teatro, danza e musica) come elemento d’obbligo nella formazione scolastica – accordo MIBACT e MIUR –
b. Investire sulla professionalizzazione delle nuove generazioni con politiche di sostegno all’autonomia e allo sviluppo delle nuove realtà di produzione e di programmazione, fornendo loro gli strumenti per stare nel mercato.
c. Investire sulla formazione continua dei lavoratori del settore.

2. Spazi e strutture
a. Prevedere un Fondo di rotazione per ristrutturazione o adeguamento tecnologico di spazi/luoghi teatrali e da concerto.
b. Ripensare e semplificare le norme di sicurezza richieste per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, nonché dei permessi da richiedere da parte delle imprese (vigili del fuoco, suolo pubblico, ecc) individuando le specificità del settore.

3. Rapporto tra Stato e Regioni
a. Attuare politiche statali che co-investano assieme alle Regioni su specifici progetti territoriali (ad esempio Residenze, ecc).
b. Armonizzare le regole per la richiesta di finanziamenti a livello nazionale, regionale e locale, prevedendo l’adozione, mediante intesa stipulata in sede di Conferenza Unificata, di criteri omogenei sulle modalità e sui tempi certi di assegnazione e liquidazione dei contributi di tutti gli Enti pubblici, al fine di semplificare e accelerare le procedure.

4. Norme e regolamenti interni

a. Individuare le funzioni (i livelli minimi di servizio) ai quali tutti i soggetti beneficiari del Fus devono attenersi.
b. Prevedere la rotazione degli incarichi dirigenziali nei Teatri Nazionali e Tric.
c. Stabilire processi di reclutamento nelle posizioni apicali attraverso bandi di selezione pubblici e trasparenti, dove la scelta si basi sulla competenza.
d. Evitare la sovrapposizione degli incarichi politici nella presidenza e nei CDA delle strutture culturali, privilegiando l’indicazione di figure competenti (per esempio, evitare Sindaci che sono presidenti delle Fondazioni, ecc).

5. Risorse dirette erogate dallo Stato – FUS
a. Prevedere il finanziamento al progetto in alternativa ai parametri di bilancio nel rispetto della normativa europea in campo di contributi pubblici.
b. Applicare processi di trasparenza sia nel processo di attribuzione dei contributi sia nella loro rendicontazione.
c. Prevedere la rendicontazione sociale delle attività finanziate (bilancio sociale).
d. Favorire protocolli d’intesa con emittenti televisive nazionali e locali per coproduzioni Teatro-TV-Internet con benefici economici per il settore

6. Valutazione e Monitoraggio
a. Individuare criteri di valutazione generale e lasciare ai soggetti l’individuazione dei parametri specifici al fine di incentivare l’autovalutazione
b. Basare la valutazione quantitativa sul consuntivo dell’anno precedente, e la valutazione qualitativa sul progetto preventivo.
c. Preferire parametri di risultato anziché di attività.
d. Affidare il monitoraggio pubblico delle attività culturali a soggetti indipendenti anche attraverso sistemi open-data.

7. Riforma del lavoro e Welfare dei lavoratori dello spettacolo
a. Vista la natura strutturalmente intermittente del lavoro in questo settore, si chiede che venga istituita una modalità per il sostegno al reddito dei lavoratori dello spettacolo sul modello dell’intermittenza francese e/o belga.
b. Prevedere deroghe, per lo spettacolo dal vivo, da alcuni limiti imposti dalla legge agli altri settori (ad esempio soglia del 20% di contratti a tempo determinato sul totale dei contratti di lavoro, ecc).
c. Individuare una modalità contrattuale ibrida che superi la dicotomia tra lavoro subordinato e lavoro autonomo, riconoscendo a tutti i lavoratori – anche autonomi – i benefici di legge attualmente previsti per i soli lavoratori dipendenti
d. Estendere le tutele per il lavoro intermittente al settore (pensione, formazione professionale, malattia, maternità, ecc)
e. Riformare il sistema degli ammortizzatori sociali (disoccupazione, cassa integrazione in deroga, ecc)
f. Chiarire le normative su diritti d’autore e diritti di sfruttamento dell’immagine e diritti accessori (SIAE, altre società di collecting, ecc)

8. Fiscalità
a. Semplificare la normativa sulla defiscalizzazione dei contributi liberali alle attività culturali (anche non statali – aumento della soglia del 19% di defiscalizzazione dell’IRPEF)

b. Abbassare l’IVA sui biglietti di spettacoli e concerti all’aliquota agevolata come per l’editoria (4%).
c. Uniformare l’IVA per la vendita di spettacoli e per le coproduzioni all’aliquota del 10%
d. Introdurre forme di tax credit per i settori dello spettacolo dal vivo
e. Definire un elenco nazionale di organismi operanti nello spettacolo dal vivo che possano ricevere donazioni, con la stessa trasparenza prevista per gli enti presenti nell’Art Bonus, e relativo ampliamento dello stesso.

9. Politiche di supporto alla mobilità internazionale
a. Attivare collaborazioni fra Istituti di Italiani di Cultura e Ministero per la promozione dello spettacolo dal vivo all’estero
b. Attuare politiche di concertazione col Ministero degli Esteri per l’inserimento dello spettacolo nel settore dell’industria creativa e possibilità di accedere ai fondi di promozione internazionale dedicati.
c. Potenziare le occasioni di ospitalità degli operatori esteri in Italia.

d. Promuovere occasioni di coproduzione internazionale e rete fra soggetti.
e. Incentivare policy che premiano i processi di capacity building ed interventi non episodici di sostegno alla circuitazione internazionale




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