Ipotesi per un sistema dello spettacolo dal vivo efficiente e sostenibile

Il documento conclusivo del Tavolo nazionale produzioni danza, dopo l'incontro di Bologna, 29/30 giugno 2016, organizzato da AIDAP

Pubblicato il 03/07/2016 / di / ateatro n. 158
Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016

A conclusione dell’incontro promosso da AIDAP (Associazione Italiana Danza Attività di Produzione, che nell’ambito dell’AGIS aderisce a Federvivo) il 29 e 30 giugno 2016 al Teatro delle Celebrazioni di Bologna, è stato steso il documento che segue, che volentieri pubblichiamo. Alle relazioni iniziali di Danila Blasi, Roberto Castello, Roberta Ferraresi, Oliviero Ponte di Pino e Alessandro Pontremoli, sono seguiti tre tavoli di lavoro e un vivace dibattito. L’obiettivo dell’incontro era delineare un nuovo paesaggio capace tanto di far affiorare le criticità per riuscire a scioglierle, quanto di tracciare una geografia di riferimento nuova. (ndr)

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016

Lo Stato ha il dovere di garantire l’accesso all’arte e alla cultura in quanto beni inalienabili, necessari allo sviluppo della società: lo spettacolo dal vivo, in quanto forma d’arte, rientra a pieno titolo in questa categoria. Lo Stato si deve assumere la responsabilità di discernere fra cos’è cultura e cosa prodotto meramente commerciale, riservando il suo sostegno unicamente all’ambito culturale.
Si chiede un radicale ripensamento della logica che sovrintende oggi al sistema dello spettacolo dal vivo attraverso una revisione della normativa, ingabbiata in una categorizzazione e in modalità di rendicontazione rigide che soffocano quello che l’arte è chiamata a fare.
Si chiede una radicale semplificazione delle tipologie dei soggetti finanziabili aggregandole secondo le loro funzioni più che secondo criteri legati ai generi e a considerazioni quantitative. Un sistema fondato sulla chiarezza delle funzioni consentirebbe una maggiore flessibilità delle modalità di azione nel territorio di pertinenza di ciascuna struttura, libertà che dovrebbe necessariamente andare di pari passo ad un sistema di continuo, accurato e severo monitoraggio da parte dello Stato, in quanto l’esistenza del soggetto finanziato deve essere chiaramente orientata alla restituzione di un servizio che la collettività possa riconoscere come bene di interesse comune.

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016: la parola a Alessandro Pontremoli

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016: la parola a Alessandro Pontremoli

In termini pratici, una volta chiarite le finalità, si chiede che si vada in una direzione di estrema fluidità e flessibilità delle modalità operative delle singole e diverse strutture per rispettarne l’identità e la storia, e che si possa tutelarne e favorirne il radicamento nel territorio. Immaginiamo un sistema composto da una molteplicità di soggetti che agiscono in un quadro estremamente semplificato di modelli operativi: 1) artisti e imprese di produzione o comunque tutti quei soggetti che hanno la propria mission centrata sul progetto creativo; 2) stabilità di ogni ordine e grado, che comprenda tutti quei luoghi che ospitano, producono, aprono i propri spazi a laboratori e residenze, dai teatri nazionali alle residenze, dai centri di produzione ai teatri di interesse pubblico; 3) festival (che ritroverebbero la funzione originaria di vetrina e di luogo di incontro tra artisti, pubblico, critica e operatori); 4) circuiti di distribuzione, che andrebbero a coprire la distribuzione capillare in tutti quei territori non raggiunti da forme di stabilità; 5) luoghi di programmazione e tutte quelle strutture che hanno come mission centrale l’ospitalità degli spettacoli. Questa semplice divisione dovrebbe costruire un sistema di strutture armoniosamente distribuite sul territorio nazionale e indotte a collaborare nel rispetto delle reciproche vocazioni operative.
Si chiede il superamento della divisione fra i generi dello spettacolo, nella direzione di un’unica categoria di spettacolo dal vivo, in modo da allargare le griglie attuali nelle quali è difficile riconoscersi andando verso il superamento dei generi che, oltre a fotografare correttamente le dinamiche attuali, rappresenta l’orizzonte culturale verso cui puntare.
Parimenti si chiede l’abolizione della categoria under35 in quanto la valutazione basata sul mero criterio anagrafico porta i giovani ad avere un futuro incerto al compimento del 36esimo anno di età, oltre a ingenerare alcune cattive pratiche di sfruttamento distributivo. Andrebbero invece sostenuti gli artisti indifferentemente dall’età, ma considerando la misura dell’idea con cui ciascuno di essi vuole confrontarsi, permettendo una progettualità che possa essere anche di breve termine.

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016: la parola a Roberta Ferraresi

Bologna, Teatro delle Celebrazioni, 29 giugno 2016: la parola a Roberta Ferraresi

Si chiede che venga data eguale dignità tanto al finanziamento del singolo progetto, quanto alla continuità lavorativa di una struttura organizzata.
Si reputa fondamentale che qualsiasi norma promulgata tenga in considerazione la necessità di un equilibro tra produzione e capacità del mercato di assorbire la proposta artistica. La continua spinta alla produzione dettata dalle norme attuali è, sia penalizzante per il lavoro degli artisti, sia inutile alla collettività e rischia di soffocare le produzioni meritorie in un magma mediocre che non giova a pubblico e artisti.
Ridefinita la funzione cruciale delle strutture di produzione e chiarita la peculiarità del contenuto che devono gestire e del loro ruolo sociale e culturale, ha senso ridefinirle giuridicamente come imprese culturali. Chiediamo dunque una normativa specifica che defiscalizzi l’operato culturale per agire in un sistema più snello che riduca gli oneri burocratici e favorisca al tempo stesso l’accesso al credito per cui è necessaria una garanzia dello Stato di fronte alle banche. E’ altresì fondamentale la piena legalità dell’intero settore e che lo Stato crei le condizioni affinché sia possibile rispettare i diritti e la sicurezza dei lavoratori attraverso condizioni realistiche e attuabili da tutti i più diversi soggetti.
Si chiede infine al legislatore di favorire la massima diffusione delle opere al di fuori dei confini nazionali.




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