Obiettivo internazionale: perché fare attività all’estero?

La prima fase di ricerca di Liv.In.G. - Desk per l’internazionalizzazione dello spettacolo dal vivo

Pubblicato il 30/10/2017 / di / ateatro n. 162

IETM Valencia ph Vincent Chartier

Il tema dell’internazionalizzazione all’interno delle produzioni culturali del nostro paese ha spesso posto l’accento su aspetti meramente finanziari con una logica indotta dal corto respiro dei finanziatori pubblici, che si ritrovano ogni anno con budget riservati alle produzioni culturali sempre più risicati. In questo scenario di instabilità, le imprese culturali hanno inseguito i “fondi europei” più per uno spirito di sopravvivenza che per una vera vocazione ad aderire ad un progetto di identità comune che sta alla base dei documenti costitutivi dell’UE.

Il panorama degli scambi progettuali fra Italia ed estero si è però storicamente basato sulla ricerca artistica: un’aspirazione alla mobilità come esigenza sempre più forte di registi, attori, drammaturghi, coreografi, danzatori e performers desiderosi di intraprendere nuovi percorsi, confrontarsi con metodologie differenti, giungere ad un differente stadio della “creazione”.

Quali sono quindi oggi le ragioni per intraprendere un percorso di internazionalizzazione da parte delle imprese culturali, o di sostenerlo da parte delle istituzioni?

Ecco un breve report di quanto emerso nella prima fase di ricerca di Liv.In.G. – Desk per l’internazionalizzazione dello spettacolo dal vivo, progetto di studio realizzato da Cristina Carlini, Cristina Cazzola, Giuliana Ciancio, Carlotta Garlanda, con la collaborazione di Giulio Stumpo, per conto di C.Re.S.Co. e con il contributo di Fondazione Cariplo.

Il gruppo di lavoro ha organizzato incontri pubblici a Roma, Catania, Ancona e Milano invitando operatori, artisti e rappresentanti delle istituzioni a rispondere a quattro temi chiave sul percorso internazionale (perchè, legacy, strumenti, economie), analizzati prima grazie al confronto fra alcuni relatori e poi con la modalità del world café.

Vissuta da tutti come aspirazione naturale alla quale sempre di più siamo portati perché in qualche modo è già presente in noi attraverso la globalizzazione, l’internazionalizzazione risponde oggi a una necessità nel momento in cui fa fronte a una “sopravvivenza”, intesa non solo dal punto di vista economico (sostenibilità), ma anche dal punto di vista artistico (possibilità di crescita, sviluppo, confronto).
Si configura come un processo che riguarda tutto il settore dello spettacolo dal vivo: l’artista, il prodotto artistico, le imprese, gli operatori, le istituzioni.

La domanda solleva alcune questioni critiche in merito alle difficoltà attuali di realizzare questo processo e, al tempo stesso, alle sfide richieste per affrontare nuovi scenari:
# mancanza di un sistema a vari livelli all’interno delle istituzioni, capace di rendere sinergico il lavoro di MiBACT, MAE, Istituti di Cultura, enti locali;
# necessità di differenziare i percorsi tra mobilità del singolo e mobilità delle opere, sviluppando nuove politiche e modalità di produzione artistica;
qualificazione sia dei protagonisti dell’internazionalizzazione (con un miglioramento delle capacità artistche, organizzative, tecniche) sia del territorio di provenienza, riflettendo su come sia possibile restituire la complessità del percorso estero a livello locale.

A livello creativo, l’apertura a un più ampio pubblico con cui comunicare rappresenta per l’artista una nuova sfida e un nuovo stimolo, spesso percepito come necessario per “evadere” una certa stagnazione del mercato nazionale. C’è desiderio di ibridazione, di messa in discussione, per cui non basta l’osservazione e lo studio: serve l’esperienza diretta, il confronto con l’altro, possibilmente in un’ottica bilaterale che porti a conoscere nuovi contesti ma anche ad affrontare il proprio con un diverso sguardo e applicando nuove metodologie.

Un orizzonte stimolante è oggi quello dei paesi extraeuropei: il mercato si è finora incentrato sull’ospitalità delle nostre opere, in virtù della storicità ed esperienza riconosciuta allo spettacolo dal vivo del Vecchio Continente, ma che di queste esperienze ha fatto tesoro arrivando ora a proporci una sua offerta originale e paritaria, su cui si delinea il verso confrontro/scontro fra culture differenti.

Dal punto di vista organizzativo, il confronto con diverse “derive” culturali è utile per identificare il proprio modello di business e per rafforzare un processo di formazione interna, comprendente l’intero team di lavoro: da questo punto di vista, l’internazionalizzazione si configura come un vero e proprio strumento di crescita imprenditoriale per le organizzazioni dello spettacolo dal vivo, capaci di forte dinamicità e quindi di apprendere e riadattare rapidamente e con successo le buone pratiche apprese all’estero.
La sfida di superare i confini nazionali, ponendosi nuovi obiettivi, è da considerarsi anche come risposta a un mercato nazionale poco stimolante. L’estero, infatti, viene visto come fonte di maggior guadagno economico e genera anche una maggior credibilità a livello nazionale.

In Italia negli ultimi anni si è parlato molto di multidisciplinarietà, senza che quest’ultima abbia trovato però un vero riscontro all’interno del sistema nazionale; al contrario, l’interdisciplinarietà è ormai un elemento connaturato dei percorsi internazionali e non a caso altri settori hanno intrapreso la strada estera già da diverso tempo (arti visive, nuove tecnologie).

Infine, il grande tema delle migrazioni e delle nuove cittadinanze che ne conseguono diviene, se letto nella prospettiva dell’internazionalizzazione delle imprese culturali, un’opportunità che contribuisce a costruire uno scenario articolato nel quale gli operatori, pubblici e privati, dovranno operare con sempre maggiori competenze nel prossimo futuro.

I prossimi eventi di Liv.In.G.:
– Ancona, focus group, 9 novembre;
– Ancona, convegno “Europa chiama Italia”, Teatro delle Muse, 16 novembre ore 15.00;
– Catania, focus group, 2 dicembre;
– Milano, restituzione finale, 12 dicembre;
– Roma, restituzione finale, 14 dicembre.

Scopri di più su Liv.In.G. e leggi i report degli eventi qui.




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