#fase2 | Fenomenologia della mascherina
Ovvero la scomparsa del volto
Intorno alla metà degli anni Sessanta, il professor Charles Gross dell’Università di Princeton scoprì che alcune cellule cerebrali rispondono in modo selettivo alla vista, per esempio, di una mano o di un volto. Il neurofisiologo Jeremy Letvin le ha battezzate “cellule della nonna”.
Le “cellule della faccia” si attivano quando vediamo
“un contorno tondeggiante al cui interno stanno in alto due macchie ad alto contrasto collocate in orizzontale (gli occhi) e in basso una terza macchia più elongata (gli occhi). E’ impressionante vedere vedere (anzi, meglio, udire da un altoparlante) come la scarica del neurone si zittisca quando anche una sola di queste caratteristiche venga meno: per esempio quando la bocca non ci sia più, oppure quando il contorno o gli occhi siano cancellati. Per il neurone quelli non sono più dei volti”
(Giorgio Vallortigara, Quei neuroni silenziosi sotto la mascherina, in “Domenica – Il Sole 24 Ore”, 26 aprile 2020)
E’ questo “superstimolo” che ci permette di apprezzare gli emoticon. Ed è l’assenza di questo stesso “superstimolo” che ci turba quando incontriamo qualcuno che indossa la mascherina. Il neurone resta silenzioso. Non c’è più il volto.
“In nessun altro luogo il vuoto si esprime con così tanta forza come nel volto. Da nessun’altra parte il vuoto si trasforma così tanto in vacuità, in nulla. In nessun altro luogo si presenta sotto così tante sfaccettature. E niente ha tanto da perdere quanto il volto: singolarità, somiglianza, psicologia, espressività.”
(Itzhak Goldberg, L’eclissi del volto, Marietti 1820, Bologna, 2019, p. 26)
Prima del Coronavirus
“Partecipazione all’autorità, e insieme sua manifestazione, è quindi la maschera; e non segno o simbolo che si riferisce e rinvia. Perciò stesso che essa fonda l’identità di un gruppo al suo proprio essere: strumento di comunicazione sociale nel suo stesso apparire rivela il suo fondamento.”
(Alessandro Pizzorno, Sulla maschera, Il Mulino, Bologna, 2008, p. 64)
“La maschera è volto, aspetto umano, rappresentazione; ma è cosa materiale, rigida, immutabile, come morta. La maschera e la morte sono in connessione fondamentale. Lo si è potuto pensare sin per l’origine formale: il modello originale della maschera sarebbe stato il teschio umano o il cranio di un animale.”
(Pizzorno, op. cit., p. 27)
Max Siedentopf, How to Survive a Deadly Global Virus
Max Siedentopf è un designer tedesco-namibiano che vive a Londra. Ha realizzato questo progetto nei primi giorni della pandemia e lo ha pubblicato il 17 febbraio sulla rivista dezeen.com.
Dopo le polemiche causate dalla pubblicazione di queste immagini, l’artista ha dichiarato: “Mi scuso con tutti coloro che si sono sentiti offesi da questa serie, non era nelle mie intenzioni. Buona parte del mio lavoro nasce da uno sguardo critico e spesso ironico sulla realtà che ci circonda. Per me è importante portare le persone fuori dalla loro comfort zone, perché possano vedere le cose da un altro punto di vista, sia in positivo sia in negativo. E, alla fine, tocca a loro interpretare l’opera come preferiscono”.
La maschera e il corpo
“Esiste una nozione puramente psicologica e negativa di maschera: ciò dietro cui il volto dell’uomo si nasconde. La maschera è quanto appare agli altri; dietro, celato e protetto, l’essere autentico resta cosciente della propria diversità. Ci si mette la maschera per apparire diversi da quello che si è. (…) Apparizione della morte, quindi, e apparizione della maschera o, più precisamente, la maschera viene a ristabilire l’ordine sul disordine provocato dalla morte.”
(Pizzorno, cit., p. 19-29)
La mascherina per interagire con i sordi
Rosa Sgorbani, socia della cooperativa ABAcadabra e figlia di una mamma sorda, ha spiegato: «Con i presidi normali di sicurezza per loro comunicare è impossibile».
Per tutti i gusti
“Quello del rapporto uomo-maschera è l’eterno processo del Soggetto di farsi identico alla sua essenza.”
(Pizzorno, op. cit., p. 53)
Il sesso in maschera
Sposarsi ai tempi del Coronavirus
Il battesimo ai tempi del Coronavirus
Fashion
“La metafora della maschera è stata usata (…) per le finalità più diverse. Generalmente è servita, soprattutto nel discorso teatrale, come contrapposizione al volto. L’allusione è facile, ma forse equivoca. (…) Ogni volto è stato anch’esso, in un tempo vicino o lontano, plasmato con la pasta di una maschera. La persona che non vuole prenderne atto semplicemente inganna se stessa.”
(Pizzorno, op. cit., p. 12)
“Ormai la maschera è solo strumento diabolico, di inganno, per chi tema di mostrare il suo vero volto; così il demonio è apparso per la prima volta agli uomini sotto la maschera del serpente. Diavolo vuol dire piccolo dio, è il dio decaduto; per tutte le religioni i demoni sono gli antichi dei sottomessi dai nuovi potenti. La maschera era il segno dell’antica divinità, resta ora lo strumento del diavolo e il suo significato si inverte.”
(Pizzorno, op. cit., p. 82)
Tifosi
Street Art
Coronasutra
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