coronavirus | Crollano i consumi culturali

Pubblicato il 16/01/2021 / di / ateatro n. 174

Per la cultura il 2020 è stato un anno semplicemente catastrofico.

(Fonte: SWG-Confcommercio)

Il crollo è confermato dall’indagine dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nell’anno della pandemia.

La spesa media mensile delle famiglie in cultura (Fonte: SWG-Confcommercio)

La spesa mensile delle famiglie si è pressoché dimezzata, passando dai 113 euro del dicembre 2019 ai 59,55 euro del dicembre 2020.

La spesa media mensile nei diversi settori (Fonte: SWG-Confcommercio)

Particolarmente colpito lo spettacolo, prima bloccato dal lockdown e poi dalle successive misure di contenimento della pandemia: tra dicembre 2019 e settembre 2020 il calo ha toccato punte di oltre il 70%. Come già evidenziato da una precedente ricerca Confcommercio–Swg il calo è stato in parte compensato dalla visione di spettacoli teatrali, opere, balletti e musica classica sul web o in TV.
Resiste invece la lettura dei libri, con una preferenza per il cartaceo, sebbene oltre italiano su tre utilizzi anche il formato digitale.

La fruizione televisiva (Fonte: SWG-Confcommercio)

Tra le forme di abbonamento a servizi culturali a pagamento, sono tutte in calo. Resiste solo la TV in streaming (+17 punti su dicembre 2019): le piattaforme a pagamento vengono utilizzate da un terzo degli italiani.

La percezione del valore della cultura (Fonte: SWG-Confcommercio)

Carlo Fontana, presidente dell’AGIS

Per il presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana,

i dati della nostra indagine sono senza dubbio allarmanti con una riduzione dei consumi culturali del 47% e una spesa mensile per famiglia che è crollata a 60 euro nel 2020. E sono dati che ci rappresentano tutta la drammaticità della situazione delle attività culturali nel nostro Paese. E’ stata fatta una politica di ristori, ma non è sufficiente. Oggi è necessaria una strategia con una serie di interventi che consentano una ripartenza delle nostre attività perché la popolazione non può essere ancora per lungo tempo privata di quello che è anche un nutrimento dello spirito.




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