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D.A.D – Dimenticati A Distanza con gli allievi del laboratorio del Vicolo della Cultura, a cura di Putéca Celidònia

Pubblicato il 23/04/2021 / di / ateatro n. 177

Sulla destra, un divanetto marroncino su sfondo bianco; sulla sinistra, gli interni intimi, casalinghi, degli intervistati. Si inizia sempre da un gioco: completare le frasi, improvvisare barzellette, inventare racconti. Poi, artisti ed esponenti della cultura italiana vengono chiamati a rispondere di grandi temi: sogni, paure, carriera, ma anche maternità, politica, classismo, razzismo. Gli intervistatori pongono le loro domande a ritmo serrato, incalzando sulle risposte che ritengono incomplete e non mancando di condividere la propria visione del mondo. Sonia Bergamasco, Giobbe Covatta, Teresa Ciabatti e Lino Guanciale sono stati i primi ospiti di D.A.D – Dimenticati A Distanza. A dialogare con loro, Ilaria, Giuseppe, Francesca e Benedetta, dodicenni, allievi del laboratorio del Vicolo della Cultura del Rione Sanità di Napoli, a cura di Putéca Celidònia.

Putéca Celidònia insieme con allievi e allieve del laboratorio.

Associazione, compagnia, produzione, questo gruppo (composto da Clara Bocchino, Marialuisa Diletta Bosso, Emanuele D’Errico, Teresa Raiano, Dario Rea e Umberto Salvato, ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli) sembra perseguire in ogni iniziativa sempre un unico nobile obiettivo: creare ponti. Il progetto D.A.D. nasce infatti da una reinvenzione in chiave virtuale del loro Laboratorio di teatro gratuito permanente, nato nel 2018 con la collaborazione dell’associazione Opportunity all’interno di due bassi napoletani confiscati alla camorra all’interno del Rione Sanità, poi trasformati in botteghe – appunto, “putéche” – su ispirazione dei più antichi artigiani della tradizione teatrale. Negli anni, oltre alle produzioni teatrali, e insieme a vari riconoscimenti, sono arrivati Komorebi – Laboratorio temporaneo diretto ai richiedenti asilo e rifugiati dello Sprar di Caserta/Ex Canapificio (2020), un lavoro di comunicazione e traduzione delle lingue dei partecipanti in immagini, corpi e voci; e il Laboratorio permanente all’interno dell’Istituto penale minorile di Nisida (2020/21).
Lungo quest’anno pandemico, una domanda è diventata urgenza: cosa vuol dire lavorare con piccoli allievi, già quotidianamente divisi e isolati tra le pareti fisiche in classroom scolastiche virtuali? Putéca Celidònia di quei meccanismi comunicativi ha fatto virtù di collegamento e condivisione, e attraverso D.A.D., visibile sui canali social della compagnia, ci mostra una drammaturgia di reciproca indagine e apprendimento tra professionisti del settore e giovanissimi esploratori della scena. Le interviste, infatti, si chiudono con dei doni, gesti performativi dedicati dagli intervist-attori che tra lo stupore e il fervore, i refusi emozionati, gli sguardi fuori campo, le espressioni interrogative e i sorrisi di chi la sa lunga, finiscono per ricordarci che il tempo fa paura a tutte le età e che la memoria non è un bagaglio statico e pesante, ma una dimensione dinamica e fiorente tra le mani delle nuove generazioni. A incontro concluso, dietro le quinte, intervistatore e intervistato rivolgono una lettera ad un “dimenticato” come loro, illuminando ancora nuove storie.




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