Tragedia e commedia nella partitura ornitologica e beckettiana di Francesco Filidei

In prima esecuzione assoluta al Teatro alla Scala il 22 settembre 2021 Tre quadri per pianoforte e orchestra con Maurizio Baglini

Pubblicato il 04/10/2021 / di / ateatro n. 180

Francesco Filidei

Trascorsa la pausa estiva e in una stagione già scombinata dal tira-molla politico–parlamentare su restrizioni e aperture dettate dalla pandemia, Milano Musica riprende l’attività e inaugura la fase autunnale del festival con un programma al Teatro alla Scala che ha il punto di snodo nell’attesissimo Concerto per pianoforte di Francesco Filidei, in prima esecuzione dal vivo dopo la registrazione per la Rai del 12 novembre 2020.
Incastonato in un cartellone “ornitologico” che ha alle ali due partiture come Un sourire di Olivier Messiaen del 1989 e Le chant du rossignol di Igor Stravinskij del 1917, a modo loro esempi di una delle tante alternative al canone storico novecentesco, e una cuspide nel breve In cauda III di Franco Donatoni, il “concerto”, titolato Tre quadri, s’articola nei movimenti: I. November; II. Berceuse; III. Quasi una bagatella. Solista, il pianista Maurizio Baglini. Direttore Tito Ceccherini, alla testa dell’Orchestra Sinfonica della Rai.

Il musicalmente fascinoso “panel” della serata che ha il culmine nella partitura di Filidei ha ottenuto un lusinghiero successo con più uscite sia degli esecutori sia dello stesso compositore.
L’esecuzione dà l’abbrivio a una serie di considerazioni che attraversano sia l’ascolto sia la modalità spaziotemporale in cui Filidei, sostenuto dalla filiera produttiva e creativa di Milano Musica, ha inteso collocare la sua composizione, teatralizzandone i contenuti e trasformandola nella successione dei movimenti in un vademecum emotivo che ha accolto in sé, facendole però deflagrare all’ascolto, suggestioni riverberate in un sentire beethoviano (la partitura è stata composta in occasione delle celebrazioni dello scorso anno) insufflato di ironia.
Qui agisce la non dimenticata lezione novecentesca della seconda avanguardia bagnata nella poesia visuale. La narrazione orchestrale diventa dialogo beckettiano con l’entrata in partita del pianoforte. Le citazioni, presentissime, si sfaldano nel tentativo vano e forse mai voluto di restar fermi a uno storytelling fedele al dettato classico. L’onomatopea delle percussioni e dei legni tradisce infatti tradizioni consolidate e volge le note tragiche iniziali in commedia. Questo è stato forse il miglior omaggio che si potesse fare a un grande tragico per avvicinarlo e renderlo a noi “contemporaneo”.