La violenza del desiderio e della parola

Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès con la regia di Renzo Martinelli al Teatro i

Pubblicato il 12/12/2021 / di / ateatro n. 180

Due uomini. Un incontro in un luogo sperduto. Uno scambio. È questo lo scenario di Nella solitudine dei campi di cotone, capolavoro del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès in scena a Teatro i per la regia di Renzo Martinelli e con Cristian Giammarini e Giuseppe Sartori dal 10 novembre al 4 dicembre 2021.

Foto di Luca Del Pia

Un compratore e un venditore – o dealer – si incontrano “nell’ora che volge al crepuscolo” in un luogo buio, isolato, che sembra appartenere a una dimensione senza tempo. Un incontro apparentemente casuale – Chi ha incrociato la strada e lo sguardo dell’altro? Chi ha deciso di fermarsi e chi, invece, è stato fermato? – diventa l’occasione per negoziare una merce indefinita, di cui non si conosce il nome.
Il venditore, estremamente sicuro di sé e mosso dal solo intento di soddisfare un bisogno, tenta e seduce – quasi stregandolo – un cliente, che però non lamenta né mancanze né bisogni. Ma qual è il bisogno da appagare? E qual è la merce che verrà venduta? Non è dato saperlo. Né agli spettatori, né ai personaggi, né agli attori. Ma questo non disturba, perché i veri protagonisti dell’intera rappresentazione sono la sottomissione, la seduzione e la manipolazione che emerge dallo scambio tra i due uomini. Una trattativa incalzante – a tratti opprimente – a cui nemmeno il pubblico può sottrarsi, ritrovandosi inevitabilmente coinvolto quando gli attori iniziano a passeggiare tra le poltrone in sala.

Foto di Luca Del Pia

Il tutto si riduce a un accattivante gioco di sguardi tra il compratore e il venditore, interpretati da Cristian Giammarini e Giuseppe Sartori – complici tra loro e totalmente calati nei loro personaggi – e diretti da Renzo Martinelli, che porta in scena tutta la potenza del testo di Koltès.
I due uomini si osservano, si analizzano, mantengono le distanze, si avvicinano, schiavi di un incessante gioco di potere e di un’estenuante lotta tra attrazione e repulsione che però – inaspettatamente – non si traduce mai in uno scontro fisico. La violenza non è nei gesti, ma nei ricatti, nelle minacce, nella dipendenza dall’altro, nell’ossessiva paura della solitudine.
Qual è quindi l’arma tra il compratore e il venditore? La parola. Tagliente, rumorosa, frastornante. Più della musica ad altissimo volume su cui balla Cristian Giammarini, concedendosi una pausa dalla rappresentazione. E lo capiamo alla fine, quando la parola si arresta e cala un silenzio assordante.

 

Nella solitudine dei campi di cotone
di Bernard-Marie Koltès
traduzione Anna Barbera
regia Renzo Martinelli
con Cristian Giammarini, Giuseppe Sartori
aiuto regia Diego Zanoni
dramaturg Francesca Garolla
produzione Teatro i
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di François Koltès
con il sostegno di Next Laboratorio delle Idee
si ringrazia Woody Neri

 




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