#elezioni2022 | La cultura e lo spettacolo nei programmi dei partiti e delle coalizioni

L'analisi di ateatro

Pubblicato il 22/08/2022 / di / ateatro n. 186

In vista delle elezioni del 25 settembre 2022, come è ormai abitudine, Ateatro ha preso in esame i programmi elettorali delle principali forze politiche, concentrandosi sui passaggi dedicati alla cultura, allo spettacolo e ai temi collegati. Le informazioni riprodotte e commentate in questo articolo sono tratte dai siti delle principali forze elettorali.
Alcune forze politiche (centrodestra, M5S, Sinistra-Verdi) limitano la questione culturale a brevi paragrafi, con pochi slogan più o meno generici e prevedibili. Il Partito Democratico e Azione-Italia Viva presentano una proposta più ampia e articolata, a partire da due presupposti diversi. Il PD sottolinea il legame tra istruzione e cultura, a cominciare dal mondo della scuola (e dagli squilibri territoriali), mentre a ispirare la proposta di Azione-Italia Viva è la scarsa partecipazione culturale degli italiani. Da questi condivisibili presupposti, nei due casi, un elenco di proposte, a volte più concrete a volte ancora generiche, che però stentano a delineare una efficace politica culturale.
Lo spazio dedicato allo spettacolo dal vivo è scarsissimo (con la parziale eccezione della coalizione guidata da Carlo Calenda), anche se non mancano suggestioni interessanti.
Entrando nel dettaglio, abbiamo analizzato le occorrenze nei programmi elettorali del termine “cultura” e di quelli che a esso possiamo collegare, realizzando una tabella comparativa.

FdI Lega FI

M5S

Calenda Renzi

PD

Sinistra e Verdi

Cultura 2 1 16 12 8
Turismo 3 1 13 3 3
Patrimonio 2 2 2 7 7
Teatro 0 0 0 0 1
Arte/Artistico 1 0 3 4 3
Arti performative 0 0 0 1 0
Musica

Giovani

0

5

0

7

0

18

2

18

0

6

Al di là del numero di occorrenze (in testi che hanno lunghezze molto diverse), sono sintomatici gli equilibri tra “cultura” e “turismo”, o tra “cultura” e “patrimonio”, per esempio.

Cultura: patrimonio o attività e consumi?

Per alcune forze politiche, a destra come a sinistra, la cultura è essenzialmente “patrimonio”: monumenti, musei, aree archeologiche, magari il paesaggio. In questa ottica rappresenta un importante elemento dell’identità italiana (a prescindere dall’uso che ne facciamo noi italiani). Si punta dunque sulla “bellezza dell’Italia”, anche perché abbiamo il record dei siti UNESCO, con un patrimonio che – ci informa con un video su repubblica.it Alessandro Grandinetti di PwC Italia – vale più di 900 miliardi. Il nostro patrimonio culturale sarebbe dunque “il petrolio dell’Italia”.
Il problema, dopo le elezioni, sarà conciliare la tutela del paesaggio (e le limitazioni al consumo del suolo) con la vocazione italica alla speculazione immobiliare e ai condoni edilizi.
Se mettiamo al primo posto la tutela del patrimonio, va ricordato che nei musei abbiamo un problema di personale, paradossalmente aggravato dall’incremento del pubblico, come ha denunciato il 19 agosto 2022 il soprintendente degli Uffizi (“Gli Uffizi chiuderanno per carenza di personale”. Il direttore Eike Schmidt lancia l’allarme; per la risposta del MiC vedi Antonio Ferrara, Musei, il ministero risponde agli Uffizi sulla carenza di custodi: “Il problema c’è ma quanti errori nella distribuzione del personale: e adesso arrivano i rinforzi”, “la Repubblica”, 19 agosto 2022).
Per il PD, la cultura è un asse portante, ma in una ottica dinamica. Nelle premesse al programma elettorale, si precisa che

Vogliamo investire nello sport e nella cultura come strumenti in grado di creare apertura, superamento degli stereotipi di genere, benessere condiviso, nuovi spazi di socialità e nuove occasioni di realizzazione personale. Vogliamo costruire una nuova cultura della legalità, che faccia della lotta alle mafie e alla criminalità organizzata una priorità.

Anche il programma di Azione-Italia Viva assegna alla cultura un ruolo identitario e dinamico:

L’Italia ha nella sua cultura le vere radici della civiltà occidentale e per questo deve essere veicolo di trasmissione e socializzazione tra generazioni e ceti sociali.

Cultura e turismo

Se non lo si mette all’asta per ripianare il nostro debito pubblico, in questa visione il nostro patrimonio deve servire a estrarre valore e incrementare il PIL. In quest’ottica la cultura (o meglio, il patrimonio) viene considerata una leva per il turismo, come viene ribadito in diverse occasioni. Praticamente tutte le forze politiche sono consapevoli delle potenziali sinergie tra i due settori, anche se con accenti diversi.
In realtà in Italia i turisti ci arrivano, ma la nostra offerta turistica è adeguata? Siamo in grado di gestire questi flussi senza cadere nella trappola dell’overtourism?

Il turismo, anzi i turismi (che sono tanti e andrebbero affrontati in maniera distinta) sono gestiti in maniera slegata, più per l’attitudine di eccellere nelle singolarità e individualità ed occasionalmente e estemporaneamente collaborare, che per una reale strategia economica e anche sociale.
In effetti, a pensarci bene, forse anche questo rappresenta la nostra iconicità tanto che i turisti, nonostante la poca competitività, continuano ad arrivare a frotte nel nostro paese.
Rimane comunque il fatto che un Turismo organizzato così ha una redditività quantomeno sicuramente inferiore, senza trascurare il fatto che una peggiore efficienza porta a questioni legate alla sostenibilità anche sociale di impatto importante.
(Caro candidato: in Italia abbiamo i turisti, ora dobbiamo fare i turismi, insopportabile.it).

Nel programma del centrodestra, potrebbe sembrare curioso l’inserimento della tutela delle imprese balneari nel capitolo dedicato alla cultura.

Tutela della nautica e delle imprese balneari: 8.000 km di litorale, 300.000 addetti del settore, un patrimonio che va tutelato.

Ma la controversia sulle liberalizzazioni richieste dalla Comunità Europea nell’ottica del PNRR (che riguarda anche i tassisti) è stato uno degli elementi che ha portato alla caduta del Governo Draghi.

In poche ore la saldatura sociologica della borghesia industriale del Nord con i balneari corporativi e antieuropeisti si è compiuta nel nome di Giorgia. Dalla Versiliana al Twiga, il destino elettorale pare sublimato nell’edonismo meloniano.”
(Giuseppe Salvaggiulo, Forte dei Marmi, il Twiga dei patrioti, “La Stampa”, 13 agosto 2022)

Un altro nodo irrisolto, che emerge in alcuni punti, riguarda il rapprto tra cultura, turismo e agricoltura.

Cultura e promozione del made in Italy

Un’altra delle funzioni che la politica affida alla cultura è la promozione del made in Italy. In questa prospettiva, a volte la cultura pare ridursi a veicolo pubblicitario per i nostri marchi. In altri casi si parla di promuovere i (giovani) talenti italiani all’estero.

Le sinergie

Molti dei punti presenti nel programma prevederebbero la collaborazione tra diversi ministeri e settori: Istruzione, Università e ricerca, Welfare, Agricoltura e Turismo, Esteri (da cui dipendono gli Istituti Italiani di Cultura). In questa direzione, c’è ancora molta strada da fare… Così come resta irrisolto il nodo del rapporto tra Stato ed enti locali e territoriali, indispensabile per qualunque politica culturale degna di questo nome.

La cultura come strumento di emancipazione

Dai programmi – soprattutto delle forze del centro-sinistra – emerge un altro possibile “uso” della cultura, come strumento delle politiche di “integrazione” rivolte ai nuovi italiani e di “riqualificazione dei territori”.

Lo spettacolo dal vivo

Non se ne parla e non se ne parlerà molto in campagna elettorale, a conferma dello scarso peso politico del settore (e della sua difficoltà a fare lobbying). Come anticipato, a dedicare un’attenzione specifica allo spettacolo dal vivo è la coalizione guidata da Carlo Calenda, che gli riserva uno dei 13 punti del capitolo dedicato a Cultura, turismo e sport, chiedendo un incremento del FUS e una maggior integrazione con il mondo della scuola.
Un’altra prospettiva viene aperta dal programma del PD (che si allinea nel chiedere un incremento del sostegno alla cultura e allo spettacolo), dove si parla di

potenziamento dell’offerta culturale nelle periferie delle città metropolitane con progetti di inclusione sociale, riequilibrio territoriale e tutela occupazionale e di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale attraverso le arti performative e le arti visive.

Per gli appassionati, il Codice dello Spettacolo – di cui si attendono i Decreti attuativi – non viene mai menzionato. Così come si parla molto poco dei diritti dei lavoratori della cultura. Per il centrodestra la priorità è ridurre “l’uso distorto del volontariato”.

I consiglieri del principe

La proposta delle diverse piattaforme elettorali non si può ridurre all’analisi di documenti che necessariamente semplificano problemi complessi in un’ottica di propaganda, soprattutto in una campagna elettorale frettolosa e improvvisata come questa.
Contano anche la storia delle diverse forze politiche, gli impegni presi in campagna elettorale, i candidati. Quando i parlamentari erano mille, i partiti andavano a caccia di uomini e donne di spettacolo, per catturare qualche voto, e anche personalità come Giorgio Strehler, Carla Gravina e Franca Rame, o Claudio Magris e Corrado Stajano, potevano approdare in Parlamento: oggi le “poltrone” a disposizione sono poche e vanno quasi tutte ai candidati dell’apparato. Ci dobbiamo accontentare di Rita Dalla Chiesa, che su pressante richiesta di Silvio Berlusconi rinuncia al Grande Fratello VIP per candidarsi a 75 anni con Forza Italia in un collegio sicuro della Puglia.
In questa campagna elettorale abbiamo visto Giorgia Meloni raccogliere i consigli di star un po’ appannate come Morgan (vedi Morgan e Giorgia Meloni: “Le sto consigliando il programma elettorale, in particolare le parole da usare”, “Il Messaggero”, 6 agosto 2022) e Loredana Bertè (Bertè contro Meloni: “Signora, lei di onorevole non ha ha niente. Ascolti Liliana Segre e tolga la fiamma dal simbolo”, “Il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2022). Inutile dire che i due consiglieri non sono stati particolarmente efficaci: nel simbolo di FdI la fiamma continua a bruciare sopra la bara di Mussolini e nelle dichiarazioni della candidata premier continua a riemergere un lessico inquietante, come nel post Facebook del 21 agosto 2022: “Quanti giovani rimangono vittime delle devianze come droga, alcol spirale di violenza quando vengono lasciati soli? L’antidoto più forte è lo sport”, per “combattere le droghe e le devianze, crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati, carichi di quei valori che solo lo sport può dare” (naturalmente non è la cultura a nutrire i valori nazionali). Peraltro già l’8 agosto la frontwoman del centrodestra aveva provveduto a ridimensionare il ruolo dell’ex frontman dei Bluvertigo: Meloni su Morgan: “Non è vero che mi consiglia”. E lui: “Le ho solo detto di evitare i ‘manganelli verbali'”.

L’evento clou della campagna elettorale sulla cultura

Il programma del centrodestra è sintetico, generico, banale. Il capitolo dedicato alla cultura appare improvvisato. Tuttavia l’evento più significativo della prima parte della campagna elettorale, per quanto riguarda la cultura, è stato l’appello “Rinascimento per la Nazione Futura”, lanciato in video su Facebook e sul “Corriere della Sera” dal Senatore Vittorio Sgarbi e da Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e di Nazione Futura, nonché autore della biografia politica Giorgia Meloni. La rivoluzione dei conservatori (Giubilei Regnani, 2020) . Il centrodestra, che

si deve accingere a governare, anche grazie alle contraddizioni e al caos del centrosinistra, non può in alcun modo lasciare l’agenda culturale alla propaganda del PD.
Il cattivo uso dei musei a Roma e nelle città più importanti d’Italia, spesso con la trascuratezza e l’abbandono, impedisce la formazione e la conoscenza per i giovani del valore stesso dell’Italia, del suo onore, del suo orgoglio e della sua storia.
Aprire realmente i musei e le chiese d’Italia, musei della civiltà cristiana, vuol dire farli vivere, farli fermentare, agire e definire valori. (…)
Allo stesso modo non dedicare la giusta attenzione al mondo dell’editoria, dei teatri, dei festival e delle manifestazioni culturali significa non tenere in considerazione settori che interessano milioni di italiani.
La sinistra, applicando il concetto gramsciano di egemonia culturale, si è impossessata del tema della cultura attraverso una capillare occupazione degli spazi a tutti i livelli nominando persone vicine al mondo progressista.
Regalare un tema centrale per il futuro del Paese come la cultura alla sinistra sarebbe un errore.
(Vittorio Sgarbi e Francesco Giubilei, “La cultura non è del Pd. Il centrodestra ci punti partendo dai candidati”, “Corriere della Sera”. 13 agosto 2022)

La cultura nei 15 punti del programma del centrodestra

Made in Italy, cultura e turismo

Esaltare il concetto di “bellezza dell’Italia” in tutte le sue espressioni.
Tutela e promozione del made in Italy, con riguardo alla tipicità delle eccellenze italiane. Italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia e del made in Italy: promozione delle nostre eccellenze e della cultura italiana attraverso le comunità italiane.
Costituzione di reti di impresa del comparto per la promozione e commercializzazione del settore turismo, anche a livello internazionale. Sostegno al settore dello spettacolo e incentivi per l’organizzazione di eventi a livello nazionale. Incentivazione della presenza dell’Italia nei circuiti dei grandi eventi internazionali.
Tutela della nautica e delle imprese balneari: 8.000 km di litorale, 300.000 addetti del settore, un patrimonio che va tutelato.
Tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale, e valorizzazione delle professionalità culturali, che costituiscono il volano economico e identitario italiano. Valorizzazione e promozione di un’offerta turistica diversificata.
Supporto alla digitalizzazione dell’intera filiera del settore turistico. Contrasto all’esercizio abusivo delle professioni e delle attività del turismo.

IL LINK
Tutto il programma

La cultura nel programma del M5S

Dalla parte del turismo:
Per valorizzare il nostro patrimonio culturale e artistico

Istituzione di una piattaforma per l’incontro tra i bisogni dei turisti e l’offerta del territorio italiano, utile a incrementare la capacità di vendita di prodotti e servizi anche delle PMI agricole e artigiane
Piano pubblico di assunzioni per superare il grave sottodimensionamento del Ministero dei beni culturali e delle sue istituzioni periferiche
Freno alle esternalizzazioni e contrasto all’uso distorto del volontariato e dei lavoratori della cultura
Misure di protezioni e valorizzazione del patrimonio culturale italiano

La cultura viene menzionata anche nel capitolo DALLA PARTE DEL MULTILATERALISMO E PER L’EUROPA DEI POPOLI, dove si tratta di “Lotta alla tratta di essere umani e rafforzamento delle politiche di inclusione e integrazione sociale e culturale” e si parla di

Lotta alla tratta di esseri umani e rafforzamento delle politiche di inclusione e integrazione sociale e culturale.

IL LINK
Tutto il programma

La cultura nel programma di Azione + Italia Viva (Calenda)

 

Cultura, turismo e sport

Cultura

L’Italia è il penutimo Paese in UE per prartecipazione ad attività culturali: meno di un italiano su due frequenta musei, teatri, concenrti o mostre. Quasi il 60% della popolazione, dai 6 anni in poi, legge meno di un libro l’anno. L’Italia ha nella sua cultura le vere radici della civiltà occidentale e per questo deve essere veicolo di trasmissione e socializzazione tra generazioni e ceti sociali.
In questa chiave abbiamo formulato le nostre proposte. Per riavvicinare gli italiani alla lettura vogliamo valorizzare e rendere le librerie dei luoghi di incontro e di comunità. Inoltre, essendo il paesaggio italiano una manifestazione culturale a cielo aperto, il nesso tra cultura e turismo è molto stretto, per questo a completamento di queste proposte abbiamo dedicato una pagina del programma al turismo.

1. Raddoppiare ogni donazione per la cultura effettuata dai privati con fondi pubblici.
Proponiamo un sistema di doppio finanziamento: ogni donazoione fatta da un privato ad un ente culturale sarà replicata dal pubblico. Questo sistema dà un incentivo concreto ai luoghi della cultura per attrarre nuovi finanziamenti privati in quanto i loro singoli contributi avrebbero un impatto doppio.

2. Facilitare l’accesso ai luoghi della cultura tramite un carnet con 10 ingressi gratuiti
La popolazione con ISEE inferiore ai 15.000 euro avrà accesso ad un carnet di 10 ingressi gratuiti per teatri, mostre, gallerie d’arte, musei, siti archeologici e altri luoghi d’arte.

3. Sponsorizzare gemellaggi tra scuole e istituti culturali
Per avvicinare maggiormente gli studenti italiani al mondo dell’arte, proponiamo di gemellare ogni istituto scolastico a un istituto culturale. La collaborazione permetterà di organizzare laboratori ed eventi come, ad esempio, incontri tra studenti e artisti, cine club e approfondimenti tematici.

4. Far conoscere la Capitale d’Italia tramite un viaggio gratis per tutti gli under 25
Il patrimonio storico culturale di Roma è patrimonio di tutto il Paese, per questo tutti i giovani devono avervi accesso. Per questa ragione,vogliamo dare a tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni l’opportunità di recarsi nella Capitale d’Italia con un viaggio sponsorizzato dal Governo. Proponiamo di offrire un viaggio in treno, 2 notti in ostello vincolate alla visita di siti archeologici, musei e gallerie d’arte.

5. Finanziare le librerie che organizzano corsi di lettura
Per avvicinare gli italiani alla lettura, proponiamo di finanziare le librerie che offrono corsi di avvio alla lettura per bambini. In questo modo si potenzia anche il ruolo delle librerie come luogo di scambio e di formnazione. Saranno sostenuti anche i librai che avvueranno collaborazioni con le scuole primarie per queste attività durante le ore del tempo lungo scolastico.

6. Finanziare la carta stampata
I mezzi di diffusione della cultura su carta stampata seono sempre meno utilizzati, Per non far scomparire giornali e riviste di informazione, proponiamo di destinare loro la quota del canone RAI che attualmente viene trattenuta dal Ministero dell’Economia.

7. Potenziare il mecenatismo culturale
Vogliamo che il sostegno privato alla cultura sia semplice e conveniente. L’Art bonus, il mezzo di finanziamento al settore da parte di imprese, deve essere reso più semplice negli adempimenti burocratici;

8. Crediti di imposta per il settore cinematografico e audiovisivo
Il Tax credit è un utile strumento di sostegno al settore dell’audiovisivo, tuttavia necessita di
alcune essenziali correzioni. Bisogna riformare i criteri di erogazione in modo da scongiurare una logica di finanziamento a pioggia e una oartecipazione pretestuosa e poco strategica. Il Tax credit deve favorire la nascita di progetti ambiziosi e, insieme, la valorizzazione di attori con una comprovata esperienza per rafforzare l’assetto industrile del settore.

9. Potenziare gli istituti italiani di cultura all’estero
Vogliamo che gli istituti italiani di cultura all’estero aiutino le energie creative del nostro Paese ad esprimersi in territorio globale. Valorizzare gli istituti italiani di cultura significa rafforzare le relazioni produttive e offrire agli attori della cultura italiana le basi di una carriera internazionale.
In un mondo sempre più globalizzato, gli istituti italiani di cultura all’estero devono puntare alla promozione di tutto il settore cultura, facendo rete con le realtà omologhe, favorendo gli scambi e le partnership industriali, ampliando il mercato italiano e permettendone una maggiore incisività.

10. Start up e giovani
Intendiamo favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro culturale attraverso una politica di detrazioni fiscali per gli italiani under 40 che puntano a creare nuove realtà imprenditoriali nel comparto. Generare un sistema che tuteli il lavoro delle nuove leve, favorendone le idee, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica.

11. Verso il pubblico del domani
Per potenziare il consumo culturale, oltre a una politica di sostegno che si concentri sull’offerta, è necessario favorire alla base lo sviluppo di una domanda. Le politiche di promozione della cultura sono a oggi frammentarie. Per favorire l’accesso alla cultura da parte dei più giovani, proponiamo di istituire un fondo unico che raccolga tutti i capitoli di finanziamento già esistenti (per la promozione della lettura, del cinema, dell’arte, della musica e degli spettacoli dal vivo) con l’obiettivo di garantire iniziative programmatiche, in modo da ridurre le differenze fra le realtà scolastiche dei territori e arricchire strutturalmente l’offerta formativa.

12. Lo spettacolo dal vivo
Nei due anni di fermo dovuti alla pandemia, le attività culturali degli spettacoli dal vivo – teatro, musica, danza, circo e spettacolo viaggiante -, sono state costrette a ingfenti perdite, Per tutelarle, proponiamo di potenziare il Fondo unico dello spettacolo e, in particolare, di incentivare i progetti multidisciplinari e le attività trasversali dedicate alle scuole in modo da creare un meccanismo di scambio virtuoso con il settore di promozione della cultura.

13. La cultura come presidio di civiltà
Vogliamo dare impulso alle realtà imprenditoriali che si occupano della rigenerazione delle aree interne e rurali, cioè quelle porzioni di territorio presenti in tutta Italia che soffrno di un impoverimento demografico, dell’assenza di capitale umano e di mancate occasioni di scambio e di confronto. Allo stesso tempo, intendiamo favorire e sostenere l’attività dei soggetti culturali che operano nelle carceri italiane. La cultura resta il nostro più importante presidio di civiltà e ha bisogno di un forte investimento.

Nel capitolo Scuola, università e ricerca, alla voce 4. Superare le disparità e le situazioni di svantaggio territoriale si legge:

Le rilevazioni sulle competenze degli studenti mostrano profonde disparità territoriali, con contesti molto critici a causa di condizioni sociali, economiche e culturali particolarmente svantaggiate.
Per rimuovere queste situazioni occorre:
• costruire una mappa delle aree di crisi sulla base dei tassi di abbandono scolastico, dei risultati dei test INVALSI e dei dati sull’occupazione a livello comunale (municipale per le città metropolitane);
• riconoscere un incentivo economico a docenti appositamente formati che rimangano, per almeno un ciclo di istruzione, in una scuola ad alta concentrazione di studenti a rischio abbandono e con tassi di dispersione implicita ed esplicita superiori alla media nazionale;
• ridurre il numero massimo di alunni per classe, per aumentare il tempo che ciascun docente riesce a dedicare a ogni studente, e istituire un tutoring individualizzato per gli studenti con maggiori difficoltà.

IL LINK
Tutto il programma

La cultura nel programma del Partito Democratico

I 3 pilastri del Piano Italia 2027
Il Piano Italia 2027 disegna una visione del Paese impostata su tre pilastri:
1. Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale;
2. Lavoro, conoscenza e giustizia sociale;
3. Diritti e cittadinanza.
Sono tre pilastri, perché se anche uno solo di essi cade o viene gravemente danneggiato la nostra democrazia collassa. Affermare dunque – come da anni fanno le destre – che occuparsi dei diritti non è mai urgente, o che la sostenibilità ambientale può essere rimandata a domani e poi al giorno dopo, vuol dire non comprendere la fragilità della nostra democrazia o, semplicemente, disinteressarsene.

Conoscere è potere: istruzione, cultura, socializzazione

Secondo l’ultimo rapporto Svimez, una bambina del Sud frequenta mediamente la scuola 4 ore in meno a settimana; circa 550mila allieve e allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra e 650 mila allieve e allievi delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. C’è un tema di esclusione che passa anche dalla mancata centralità della scuola come strumento di istruzione, di socializzazione e di emancipazione.

La nostra proposta sulla scuola come motore del Paese parte da qui. Vogliamo rimettere al centro la scuola e restituire al mestiere dell’insegnante la dignità e centralità che merita, garantendo una 23 formazione adeguata e continua e allineando, entro i prossimi cinque anni, gli stipendi alla media europea. In Italia, un bambino su dieci non frequenta la scuola dell’infanzia (3-5 anni) e meno di uno su tre – con accentuate differenze territoriali – accede al nido. In questo modo, già in tenerissima età, si creano le prime odiose diseguaglianze nell’accesso a un sistema educativo di qualità e a un’alimentazione sana. Intendiamo quindi superare queste discriminazioni, rendendo gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema integrato esistente e incrementarne il fondo nazionale, per garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei familiari a basso ISEE, con particolare attenzione all’offerta formativa nel Sud del Paese. Così vogliamo favorire l’uguaglianza già nei primi passi del percorso scolastico, assicurando per tutte e tutti pari opportunità di cura, relazione e gioco.
Proponiamo la costituzione di un Fondo nazionale per i viaggi-studio, le gite scolastiche, il tempo libero nel doposcuola e l’acquisto di attrezzature sportive e strumenti musicali che va ad integrare il finanziamento regionale. Intendiamo incentivare le ragazze nella scelta delle materie STEM, attraverso l’orientamento.
Vogliamo supportare la creazione di “ambienti di apprendimento sostenibili”, accessibili, sicuri (anche dal punto di vista sanitario, con l’installazione di sistemi di aerazione), attraverso la promozione di incontri e attività tra scuole, perché lo spazio per noi è un terzo educatore.
Gli spostamenti casa-scuola possono diventare un costo considerevole per le famiglie, specie con l’inflazione che erode i salari. Vogliamo garantire la piena gratuità del trasporto pubblico locale per le famiglie a reddito medio e basso (in base all’Isee). Ci impegniamo inoltre a garantire alle studentesse e gli studenti delle scuole medie e superiori la gratuità dei libri di testo (sempre in base all’Isee) e il pieno accesso ai servizi psico-pedagogici (in maniera universale). Garantiremo l’accesso universale e gratuito di bambine e bambini alle mense scolastiche e investiremo nell’aumento dei docenti di ruolo di sostegno per affiancare nel percorso scolastico tutte le persone con disabilità.
Proponiamo l’estensione del tempo pieno, con particolare attenzione al Sud, e la progressiva costruzione di una scuola presidio di comunità nelle periferie e nelle aree interne. Quando chiesero a Giovanni Falcone che cosa pensasse dell’impiego dell’esercito in Sicilia contro la mafia, lui rispose: “certo che voglio l’esercito, voglio un esercito di insegnanti perché la mafia teme la cultura”. È ancora vero. Le scuole sono il primo anticorpo civile, la prima occasione per apprendere un modo libero e responsabile di stare al mondo. Per questo lavoreremo affinché le scuole siano sempre più luoghi sicuri, belli, aperti tutto il giorno. Vere e proprie palestre di cittadinanza, capaci di rappresentare una alternativa vincente alla esclusione e alla marginalizzazione.
Il sistema universitario, dell’AFAM e degli ITS è un importante ecosistema, il cui forte potenziale è limitato da specifici fattori di contesto sui quali occorre intervenire: investimenti ridotti (1,6% all’istruzione terziaria rispetto al 2,5 della media EU a 22); basso numero di laureati (20% tra i 25 e 64 anni), per lo più appartenenti ad ambienti familiari favoriti sul piano socio-culturale. marcati divari territoriali e un rapporto studenti/docenti tra i più alti d’Europa. Occorre quindi un forte investimento per consolidare strutturalmente la rete territoriale del sistema terziario; che permetta di offrire lavoro di qualità a chi già è di ruolo e chi è in una condizione di precarietà; che apra le porte a studenti e studentesse, indipendentemente dalle loro condizioni di reddito e sociali, per offrire una formazione culturale e professionale adeguata alle sfide del futuro. Vogliamo istituire un sistema di welfare studentesco che riduca la frammentarietà, la disomogeneità nell’erogazione delle prestazioni, che innalzi la no tax area e definisca i livelli essenziali di prestazione per l’accesso ai servizi del diritto allo studio. Vogliamo poi potenziare l’edilizia universitaria e consolidare le risorse finalizzate al reclutamento dei docenti universitari per recuperare il lungo blocco del turn-over, separando le modalità di accesso al ruolo e di reclutamento dall’esterno da quelle per l’avanzamento di carriera secondo i principi di trasparenza, responsabilità, merito e valorizzazione dei talenti. Vogliamo inoltre evitare che alcuni meccanismi di distribuzione di finanziamento alle Università finiscano per accrescere i divari territoriali.
È imprescindibile ribadire il ruolo e la funzione della dimensione pubblica della cultura, ridefinire nuove e virtuose forme di coinvolgimento dei privati, valutare le implicazioni e le ricadute che l’approccio imprenditoriale ha sulla gestione culturale e lavorare per una perequazione territoriale dell’offerta culturale. Se la cultura rappresenta uno strumento di condivisione del patrimonio cognitivo e creativo, i luoghi della cultura si configurano come sistema di base della comunità che alimenta una coscienza culturale collettiva e riattiva costantemente dinamiche di aggregazione ed inclusione implementando contestualmente la capacità attrattiva del nostro Paese, con le inevitabili e positive ricadute in ambito turistico.

Vogliamo investire nella cultura come spazio di emancipazione, strumento di socialità e opportunità di crescita personale, contrasto all’illegalità. Vogliamo potenziare l’offerta culturale nelle periferie delle città metropolitane e nelle aree ad alta marginalità sociale, attraverso progetti che coniughino inclusione sociale, riequilibrio territoriale, tutela occupazionale e valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale. Anche il sistema museale nazionale va rafforzato attraverso una strategia che incrementi gli istituti autonomi e valorizzi i musei delle aree interne, anche con il ricorso a prestiti pluriennali di opere d’arte dei depositi dei grandi musei. Il ricorso a selezioni internazionali per la scelta dei direttori di musei e parchi archeologici statali si è dimostrata una strategia di successo, anche per l’internazionalizzazione del nostro patrimonio culturale, che deve continuare. Vogliamo promuovere la completa digitalizzazione del patrimonio culturale. Vogliamo sostenere il settore dello spettacolo dal vivo e l’industria cinematografica e audiovisiva italiana attraverso il rafforzamento del sistema di finanziamento pubblico dei comparti e forti incentivi per i giovani autori e le nuove produzioni, il potenziamento del tax credit, il sostegno alle coproduzioni internazionali, la salvaguardia e rilancio delle sale cinematografiche e teatrali, il riconoscimento della funzione culturale dei locali di musica live. Vogliamo ampliare e potenziare l’Art Bonus.
Proponiamo forme di detraibilità delle spese sostenute per la partecipazione alle attività culturali, l’abbattimento dell’IVA per i prodotti culturali e un sostegno economico ai consumi culturali dei giovani oltre alla conferma del bonus cultura 18App. Proponiamo infine la reintroduzione strutturale del 2×1000 all’associazionismo culturale.
Riguardo invece all’editoria, serve una nuova legge di settore per sostenere tutti i soggetti della filiera: case editrici, librerie, distributori, traduttori, autori e autrici tra cui anche illustratori e fumettisti. Occorre rafforzare il Piano nazionale per la promozione della lettura, favorendo virtuose sinergie tra reti di scuole, biblioteche, archivi e luoghi della cultura e potenziare il Centro per il libro e la lettura e l’investimento sulla Capitale italiana del libro.
Proponiamo di creare un Fondo nazionale per il pluralismo, l’informazione di qualità e il contrasto alla disinformazione, da finanziarsi tramite un prelievo sui ricavi da pubblicità online per le grandi piattaforme digitali. Il Fondo finanzierà i giovani giornalisti e le start up dell’informazione digitale, mentre per le industrie culturali e creative proponiamo incentivi fiscali, forme di agevolazioni nell’accesso al credito e promozione di strumenti innovativi di finanziamento.
Sull’arte e l’architettura contemporanea proponiamo il potenziamento del Piano per l’arte contemporanea, sostegno per l’acquisizione, la produzione e la valorizzazione delle opere e l’incremento delle collezioni pubbliche, il riconoscimento giuridico delle professionalità delle arti visive, il sostegno alla committenza artistica anche attraverso nuovi incentivi fiscali e un Piano nazionale per l’architettura contemporanea, oltre a una nuova legge di settore.
Ci impegniamo a rafforzare la presenza delle arti nei contesti scolastici attraverso “spazi e tempi terzi”, a promuovere un “Erasmus nazionale” legato ai temi culturali e un Piano nazionale strategico per la conservazione delle memorie digitali. Ci impegniamo a promuovere la lingua italiana, oggi tra le più parlate al mondo, anche attraverso strumenti e prodotti innovativi.
Vogliamo sostenere un Piano nazionale per il recupero e il rilancio dei Borghi italiani, contrastando lo spopolamento delle aree interne e prevedendo: esenzioni fiscali per le attività commerciali nei piccoli comuni; riqualificazione in chiave sostenibile dell’edilizia rurale storica; potenziamento del Piano nazionale Grandi progetti beni culturali; promozione internazionale della Capitale italiana della Cultura. Questo permetterà di arricchire l’offerta di turismo culturale, la promozione di forme di turismo lento in chiave sostenibile, favorendo esperienze di viaggio innovative, come nel caso dei treni storici ad alta panoramicità. Rientra in questa logica anche il potenziamento dell’offerta culturale nelle periferie delle città metropolitane con progetti di inclusione sociale, riequilibrio territoriale e tutela occupazionale e di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale attraverso le arti performative e le arti visive.

Allo stesso modo vogliamo che allo sport sia riconosciuto il valore di investimento sociale e sulla salute. Sport e cultura del movimento sono beni essenziali per il Paese, per il loro valore economico (2% del PIL e risparmio generato al Servizio Sanitario Nazionale) e per il valore educativo, di inclusione e socialità. Per questo vogliamo istituire un diritto allo sport in Costituzione e un Ministero dello Sport che definisca politiche pubbliche per la promozione della cultura del movimento. Vogliamo migliorare la riforma del lavoro sportivo, nel rispetto della sostenibilità e della tutela dei diritti di lavoratrici e lavoratori, stimolando percorsi orientati a favorire un miglior equilibrio di genere nella governance del mondo dello sport. Intendiamo considerare l’attività motoria come un farmaco, prescrivibile dal medico di base e detraibile dalla dichiarazione dei redditi, e proporre voucher spendibili in attività sportiva per famiglie con Isee medio e basso e numerose. Vogliamo aumentare la proposta di sport nella scuola dell’infanzia e primaria con personale aggiuntivo specializzato, nella scuola media inferiore con proposta sportiva nel tempo prolungato, far ripartire i “Giochi della Gioventù”, favorire l’utilizzo delle palestre scolastiche in orario extra-curricolare o quando le scuole sono chiuse e sostenere lo sport universitario con progetti dual career. Intendiamo sburocratizzare interventi sulla modernizzazione di stadi, impianti sportivi e natatori, nel rispetto degli standard di efficientamento energetico, definendo nuove regole-quadro per la loro gestione in virtù del mutato contesto economico. Vogliamo attrarre investimenti sullo sport attraverso defiscalizzazione e credito d’imposta e ridefinire, in senso redistributivo, le regole del comparto scommesse sportive. Vogliamo ripensare il paesaggio creando “palestre a cielo aperto” nelle nostre città, promuovere una mobilità sostenibile con particolare attenzione alla sicurezza dei ciclisti, inserire un campo polifunzionale di quartiere in tutte le lottizzazioni future o interventi di ristrutturazione, recupero e messa norma delle esistenti. Vogliamo istituire fondi per abbattere barriere architettoniche e sensoriali in scuole e impianti sportivi e sostenere l’acquisto di ausili da destinare a persone con disabilità, in particolare giovani, per avviarle alla pratica sportiva.

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Alleanza Verdi Sinistra

Nel programma figura un capitolo intotolato L’Italia, cultura, dedicato a scuola, università e ricerca. Di patrimonio si parla invece alla voce L’Italia, bellezza.

 

11. L’ITALIA, BELLEZZA

Difesa del patrimonio demaniale
Diciamo no alla privatizzazione della Città e dei Beni Comuni, che arricchiscono le multinazionali e producono maggiori costi al cittadino. La cultura neoliberista ha contaminato anche il pensiero progressista e di sinistra, così il nostro Paese è stato svenduto a società multinazionali. Dall’acqua a beni storici di immenso valore, a paesaggi montani, spiagge, a pezzi di città consegnati alla speculazione, in nome della “rigenerazione”, dell’efficienza, della modernità, che hanno privato i cittadini di beni che a loro appartengono per diritto e che devono poter trasmettere alle generazioni future.
Per questo proponiamo che venga bloccato l’articolo 6 del “Decreto Concorrenza” e riviste le “Cartolarizzazioni “che mettono in vendita i Beni Demaniali (fra i quali caserme, abbazie, castelli)

Centri storici e la salvaguardia della bellezza
L’Italia non ha giacimenti petroliferi, ma la sua grande risorsa culturale ed economica sta nella bellezza, bellezza degli straordinari paesaggi marini collinari e montani (non sempre rispettati), bellezza del grandissimo patrimonio di opere d’arte, di casali, di città murate, di borghi antichi, di centri storici unici al modo, racchiusi anche in piccoli sperduti comuni e, se volessimo e sapessimo vederli, nelle periferie delle città. Vogliamo recuperare e salvaguardare gli elementi costituenti la nostra identità, consapevoli che solo dalla loro conservazione può derivare benessere duraturo per il nostro Paese.
Molte leggi urbanistiche regionali e molti nuovi piani consentono manomissioni e alterazioni, fino alle demolizioni e alle nuove edificazioni con modifiche alle tipologie, anche con premialità volumetriche.
Proponiamo quindi che venga data piena attuazione all’art.9 della Costituzione, proteggendo il paesaggio ed i suoi elementi costitutivi, dal cemento e dall’asfalto e dall’inutile consumo di suolo. Il centro storico, elemento essenziale del nostro patrimonio storico e artistico deve entrare di diritto nelle aree tutelate per legge dell’art. 142 del Codice dei BBCC. La modifica dell’art.142, ponendo sotto tutela il centro storico come complesso bene culturale unitario, lo affiderebbe alla tutela istituzionale dello Stato, superando la precaria considerazione dei piani regolatori e delle leggi urbanistiche regionali.

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