I Livelli Essenziali di Prestazione per il teatro spiegati bene

Un'intervista esclusiva

Come sapete l’articolo 117 della Costituzione prevede che debbano essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale alcune prestazioni e servizi, che riguardano diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini. Sono i cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazione, che riguardano per esempio la salute e l’istruzione e che, dal nostro punto di vista, debbono riguardare anche la cultura, compreso lo spettacolo dal vivo. Tra le numerose sperequazioni territoriali del nostro paese, quelle che riguardano la partecipazione culturale sono particolarmente evidenti. I LEP dovrebbero essere lo strumento politico e amministrativo per ridurle.

“Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”: il clamoroso caso di sperequazione territoriale denunciato da Raffaella Carrà

Ma c’è un problema. I LEP non sono ancora stati determinati e questo rende impossibile qualunque riforma del rapporto Stato-Regioni, compresa la discussa “autonomia differenziata” propugnata da Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Meloni.
Nel caso della cultura e dello spettacolo, poi, prima di decidere in “quanto” (ovvero i “Livelli”) è necessario decidere “cosa” (ovvero le “Prestazioni”). Naturalmente a partire dal dettato (e dunque dagli obiettivi) presenti nella nostra Costituzione.
E’ una scelta complessa. In questi casi è molto utile in parere degli operatori del settore.
Per cercare di capire meglio quali sono i LEP che i cittadini italiani possono desiderare nel campo dello spettacolo dal vivo, Ateatro sta mettendo a punto un questionario, con alcune semplici domande.
Abbiamo deciso di testare questa prima versione del questionario con la nostra Perfida de Perfidis. Nel corso della sua vita personale e professionale, Perfida ha offerto prestazioni e ricevuto servizi di ogni genere: in presenza e da remoto, alla persona e alle persone, in ambito privato e pubblico, in qualunque condizione.
Dunque chi meglio di lei può aiutarci a capire quali siano, nel nostro settore, le priorità e le scelte politiche?

ATEATRO
Perfida, qual è secondo lei l’orizzonte in cui dobbiamo operare?

PERFIDA
Beh, non siamo di fronte a un servizio pubblico? L’ideale è operare a tutto campo, diciamo a 360 gradi. Ma mi rendo conto che questo non è sempre possibile. Dunque possiamo limitarci a prestazioni a 180 gradi, o solo a 90 gradi. E se anche questo fosse un progetto troppo ambizioso, possiamo sempre pensare di limitarci a 69 gradi.

ATEATRO
Quali dovrebbero essere i destinatari di queste prestazioni?

PERFIDA
Ce lo dice la Costituzione! Le prestazioni contribuiscono al welfare, al benessere collettivo della nazione. Più prestazioni per tutti uguale più felicità e più cittadinanza per tutti. Dunque le prestazioni devono essere erogate a tutti i cittadini, su tutto il territorio nazionale. Soprattutto vanno attenzionate le fasce che hanno maggiori difficoltà di accesso alle prestazioni: uomini, donne, vecchi, bambini, i “nuovi italiani”, le fasce disagiate! Noi vogliamo una cittadinanza attiva! Che partecipi! E naturalmente in molti casi può servire un aiutino, quando accedere alla prestazione risulti difficoltoso.

ATEATRO
Ma a quale tipo di pubblico devono essere offerte queste prestazioni? In quali condizioni?

PERFIDA
Lo ripeto, l’offerta di prestazioni deve essere aperta a tutti. Le prestazioni sono straordinarie occasioni di incontro, di socialità. Possiamo pensare anche a grandi numeri, a prestazioni offerte collettivamente a 10.000, magari 100.000 persone. In questi casi, mi dicono, può scatenarsi un grande orgasmo collettivo, come nei concerti dei Rolling Stones. Dioniso negli stadi, alla portata delle masse! Ma io preferisco esperienze più intime, esclusive, dove l’esperienza è più profonda. Piccoli eventi, magari in luoghi particolari – che so, un bosco, una spiaggia, l’appartamento di un’amica – dove fare un’esperienza insolita, che porti la prestazione nell’ambito della quotidianità e che insieme la renda eccezionale.

Vanessa Beecroft, VB 52 (2005)

ATEATRO
Hai accennato ai luoghi dove offrire queste prestazioni…

PERDIDA
Ma io le mie prestazioni le ho somministrate ovunque… Già ho citati alcuni luoghi del cuore. Ma posso aggiungere carceri, manicomi, ospedali, cimiteri, fabbriche, negozi, castelli, cascine… Le prestazioni possono invadere il paesaggio. Si può sperimentare in mobilità, nel tragitto casa-lavoro o casa-università, in treno o sull’autobus. Adoro le prestazioni site specific! Spesso è molto più eccitante che farlo nei luoghi deputati…

ATEATRO
Parliamo del costo per accedere alla prestazione…

PERFIDA
Io sono sempre stata per la gratuità. Mi pare più democratica. Se davvero riteniamo che tutti devono avere accesso alla prestazione, la gratuità è una scelta pressoché obbligata. Oltretutto la prestazione è anche un gesto di cura e d’amore e l’amore non ha prezzo, non deve avere prezzo!
Ma ci sono anche alcune controindicazioni. Nel settore lavorano numerosi professionisti e professioniste, con una lunga formazione ed esperienza, che dunque vanno correttamente remunerati. Il lavoro deve essere dignitoso e consentire un adeguato tenore di vita. Inoltre la gratuità rischia di diffondere l’idea che la prestazione non abbia valore.
Se l’idea del pagamento in contanti o con carta di credito vi pare poco dignitosa, un po’ volgare, a me sono sempre andati bene piccoli regalini: un anello o una collana, una pelliccetta… Per i meno abbienti, va bene anche il baratto, che è pure esentasse: chi accede alla prestazione lascia, al posto del biglietto d’ingresso, che so, un salame, una bottiglia d’olio o di vino, una busta con due chili di pasta, il sugo e la bottiglia di Lambrusco presa al supermercato…

ATEATRO
A questo punto, si pone il problema della lunghezza…

PERFIDA
Ma sei ancora al problema della lunghezza, cocchino? Non ti preoccupare. Ma per me al di sotto di… diciamo…

ATEATRO
Forse non ci siamo capiti. Intendevo “lunghezza” nel senso della durata…

PERFIDA
A lungo, a lungo! Deve durare, devi farli andare via di testa… Ma ci vuole un fisico bestiale, e poi abbiamo anche altro da fare. Non mi spiacciono però le durational pieces, quelle che durano diverse ore, e magari anche di più. Però prima o poi bisogna tornare alla vita vera, purtroppo…

ATEATRO
In realtà non mi riferivo nemmeno a questo. Volevo chiederle se la prestazione deve essere episodica o ripetuta nel tempo, se deve avere continuità…

PERFIDA
Per quanto mi riguarda, ho sempre evitato la stabilità. Certo, l’ideale è che il rapporto duri a lungo, magari per sempre. Ma c’è sempre il rischio è sempre di cadere nella routine, nell’abitudine. E in quei casi diventa necessario variare la prestazione, magari coinvolgere altre persone, progettare esperienze innovative…
E poi sono cose che mi piace raccontare, condividere…

ATEATRO
In che senso?

PERFIDA
Beh, quando vengo coinvolta in una prestazione che mi entusiasma, per prima cosa ne parlo con le amiche: “Sai, è stata una prestazione davvero eccezionale! Un’estasi!!! Me la ricorderò per tutta la vita…” Un po’ per vantarmene, un po’ per dare qualche consiglio, per aumentare le loro capabilities con nuove competenze… Così anche loro, alla prima occasione, ne potranno godere. O magari la prossima volta, se la cosa interessa, lo possiamo fare insieme, allargare l’esperienza.

ATEATRO
Un altro tema molto discusso riguarda il dibattito tra prestazioni in presenza o in remoto. Tu che scelta fai?

PERFIDA
Durante la pandemia, ho esplorato tutte le possibili prestazioni in remoto. Devo dirti che non c’è paragone: le prestazioni in presenza offrono un’esperienza molto più gratificante. A noi esseri umani piace stare vicini vicini! Anzi, perché non vieni qui, proprio accanto a me?
Dopo di che, possiamo sviluppare anche una dimensione ibrida. Ne ho già fatto ampio uso: un primo approccio in rete, per capire meglio che cosa si cerca e che cosa si offre, pian piano si entra in confidenza e poi la prestazione in presenza è la naturale conseguenza. Qualche anno fa era un approccio innovativo, adesso è diventato routine, mi pare.
Ma posso aggiungere una cosa?

ATEATRO
Prego, Perfida…

PERFIDA
Io adoro le occasioni in cui ti si offre l’opportunità di una prestazione quando meno te l’aspetti. Che so, stai camminando verso casa e all’improvviso, in una piazza, ti accorgi che può succedere qualcosa… Allora ti avvicini, ti fermi, magari fai qualche domanda… E quando succede, allora è bellissimo. Anche se è stata una prestazione occasionale, può lasciarti ricordi meravigliosi.
Posso dare un consiglio ai cittadine e alle cittadine che ci stanno leggendo?

ATEATRO
Ma prego, lo trasmetteremo senz’altro anche alle autorità competenti…

PERFIDA
Ci sono prestazioni più o meno tenere, più o meno violente. A me in linea di principio piacciono tutte. Volevo dire che nel campo delle prestazioni la varietà è senz’altro un valore. Insomma, richiedete tutte le prestazioni che volete, quando volete, dove volete. Ma sappiatelo: prima o poi, vi piaceranno strane!

ATEATRO
L’ultimo aspetto riguarda la valutazione. L’impatto, l’indotto… Perfida, quasi sono i tuoi parametri?

PERFIDA
Prima la prestazione, poi la valutazione! Lo sai, cocchino, che questo è il mio mantra. Quindi, se porprio vuoi conoscere la mia valutazione, esibisci la tua prestazione!

“Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”: Raffaellà Carrà e la globalizzazione

I LINK
Dossier | Le politiche regionali per lo spettacolo dal vivo

IL LIBRO
Le politiche per lo spettacolo dal vivo tra Stato e Regioni, a cura di Marina Caporale, Daniele Donati, Mimma Gallina, Fabrizio Panozzo (FrancoAngeli, 2022).

Il sostegno pubblico è fondamentale per lo spettacolo dal vivo, ma la distinzione delle competenze tra i diversi livelli di governo resta un nodo irrisolto delle politiche di settore, alla luce degli squilibri territoriali, delle tortuose vicende del Codice dello Spettacolo e del cantiere perpetuo delle riforme del nostro sistema delle autonomie.
In questi anni, alle politiche direttamente orientate allo spettacolo, si sono inoltre affiancati interventi indiretti per attività rivolte in prima battuta al sociale, al turismo, alla formazione in cui lo spettacolo è una componente o uno strumento e che presentano sia opportunità sia criticità.
Per orientarsi in questa materia, l’Associazione Culturale Ateatro ha coinvolto operatori, ricercatori, docenti, organizzato un ciclo di incontri nel 2022 a Bologna, Venezia e Napoli in collaborazione con le Università di Bologna e Ca’ Foscari di Venezia e promosso un’indagine per mettere a confronto le politiche regionali per il teatro.
Il libro presenta i risultati di questo percorso, illustrando i presupposti teorici e i risultati della ricerca, corredandoli con il quadro statistico e una ricca documentazione collegata al libro e disponibile on line e costituisce uno strumento indispensabile per orientare il rapporto tra gli operatori e gli amministratori, in una fase di profondi cambiamenti.

Contributi di Giuseppe Albenzio, Lucio Argano, Costanza Boccardi, Donatella Ferrante, Ilaria Foroni, Luca Mazzone, Federico Minghetti, Settimio Pisano, Oliviero Ponte di Pino, Giulio Stumpo, Michele Tamma.

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