FuMe a Cesena | Dopo l’alluvione: che cosa ci resta dell’umana natura?

Il report per TourFest 2023

Pubblicato il 01/09/2023 / di / ateatro n. 193 | TourFest 2023

Umana natura, il tema della quarta edizione

L’alluvione che ha coinvolto alcune delle città dell’Emilia-Romagna, compresa Cesena, ha ricordato a tutti noi quanto sia urgente un discorso intorno al nostro rapporto con l’ambiente e la crisi climatica. Ancor prima che questa tragedia avvenisse, il tema di FuMe era già chiaro, l’urgenza già cristallina. La quarta edizione del festival FuMe, Future Memorie, a Cesena, si sarebbe occupata del rapporto tra uomo e natura, alla ricerca di un nuovo rapporto possibile in questo periodo di cambiamenti e di crisi ambientali.
Le nuove generazioni, ma non solo, convivono con uno stato di ansia e di impotenza nei confronti della crisi climatica. Mentre gocciolano per il caldo ribollente di luglio, mentre fanno la differenziata, o mentre guardano l’ennesima catastrofe riportata da qualche video su internet, la mente si muove inconsciamente tra le possibilità del collasso e l‘idea di un futuro incerto. Quale strada saremo capaci di prendere? Perché non stiamo ancora facendo niente? Ogni domanda si porta dietro angoscia e immobilismo. È troppo da elaborare, troppo per farlo da soli.
A questo serve l’arte, a rendere un’angoscia personale una questione collettiva, a ricordarci che possiamo parlarne e cercare soluzioni insieme. A questo si è rivolta la quarta edizione di FuMe, rispondendo a una chiamata che era nell’aria ancor prima dell’alluvione.

Cos’è FuMe

Il mondo altrove – Ph. C. Pavolucci

FuMe, organizzato da Alchemico Tre grazie al sostegno del Comune di Cesena, è un festival multidisciplinare che ospita compagnie, artisti e artiste del teatro, della danza, della musica e della performance, con l’intenzione di offrire uno spazio di riflessione e di condivisione esperienziale.
Nasce nel 2020 a Cesena dalla volontà di promuovere la drammaturgia e i diversi linguaggi artistici del contemporaneo, con l’ obiettivo di leggere meglio il presente e immaginare il futuro, e di inaugurare un appuntamento di riferimento per la scena culturale di Cesena, nella location estiva del Parco di Villa Silvia Carducci.

Gli obiettivi della quarta edizione

Michele Di Giacomo, attore, regista e direttore artistico del festival FuMe, che ha fondato nel 2020, ha avuto ben chiari due obiettivi per questa edizione: il legame con il territorio e la diffusione del teatro tra le nuove generazioni.
Molti spettacoli del festival si sono svolti all’interno della città, oltre alla location principale del parco della Villa Silvia Carducci, antica villa settecentesca raggiungibile con 20 minuti di macchina dal centro di Cesena. Dal cortile delle Palme all’Ex Chiesa di Santo Spirito, la volontà di radicare il festival nella città, di inserirsi nella vita cittadina, è chiara.
La programmazione ha inoltre proposto diversi momenti di svago, con musica e dj set ogni sera in Villa Silvia Carducci. Sulla collina della villa, dopo aver visto spettacoli, si prolungava così, durante le sere del festival, una dimensione collettiva di festa, di discussione e di vicinanza.
È stata ideata una programmazione che potesse attrarre un pubblico più giovane, con spettacoli contemporanei, che utilizzavano una commistione di differenti linguaggi, e momenti di divertimento e musica. Importante, inoltre, è stato l’evento di sabato 22 luglio, durato dalle 10 alle 17, Germogli, il teatro che cresce, una tavola rotonda organizzata da Alchemico Tre in collaborazione con il Comune di Cesena e con la partecipazione di Altre Velocità, che ha affrontato le problematiche del teatro italiano per gli under 35. Nella cornice del chiostro, seduti sotto un gran sole, una decina di compagnie, soprattutto romagnole, hanno avuto l’opportunità di parlare della loro realtà artistica, dei problemi pratici ed economici da affrontare e di suggerire soluzioni. Uno scambio proficuo, che ha dato l’opportunità di creare una rete e offrire ai “germogli” l’esperienza di chi ha già fatto un po’ di quel percorso accidentato che in Italia serve per fare teatro.

Botanica Queer – Ph. C. Pavolucci

Umana natura nel programma

Il programma si è aperto il 19 luglio con lo spettacolo di danza di Nicola Galli, Il mondo altrove: una storia notturna. Una creazione coreografica in forma di rituale danzato, che utilizza simboli ispirati a riti provenienti sia da Oriente che da Occidente, accompagnata dalla ricerca musicale di Giacinto Scelsi. Un viaggio sciamanico agito all’interno di uno spazio sacro, che da spettatori siamo invitati a decifrare.
A seguire è stato proposto lo spettacolo, o meglio la cerimonia lieta e pensosa, di Franco Arminio, uno dei più apprezzati poeti contemporanei, un “paesologo” come egli stesso si è definito, che ha cercato di ritrovare il Sacro nelle cose minori, umane, nelle piccole realtà abbandonate, a partire dalla sua nuova raccolta poetica Sacro Minore.
Spettacolo illuminante quello delle Nina’s Drag Queens, Botanica Queer, percorso nel lato drag della natura, proposto in due repliche il 20 e il 21 luglio, che ha portato gli spettatori in giro per Cesena, a osservare la natura relegata in piccoli spazi, mostrando come le piante siano molto più queer di quel che pensiamo. Intelligenti, incomprese, non gerarchiche, cooperative, le piante sono queer a tutti gli effetti e studiarle può donarci un nuovo e più aperto punto di vista sulla realtà. L’umorismo drag di Ulisse Romanò, le musiche ascoltate nelle cuffie wireless e le pillole di scienza dosate alla perfezione, rendono questo spettacolo una piacevole scoperta.
Con Mulinobianco, back to the green future, andato in scena il 21 luglio, i Babilonia Teatri hanno trattato il cambiamento climatico dal punto di vista dei bambini, immaginando un futuro ritorno alla natura in cui saremo nostalgici delle code nei centri commerciali, delle domeniche a giocare a pallone e dei nostri cellulari. Uno spettacolo ricco di simboli e scenografie ben riuscite.

Inside me. Dialoghi fallimentari con la natura – Ph. C. Pavolucci

Domenica 23 luglio, all’Ex Chiesa di Santo Spirito, è andato in scena Inside me. Dialoghi fallimentari con la natura di Sblocco 5, con la regia e la drammaturgia di Ivonne Capece, che in un denso monologo di 40 minuti riesce a sintetizzare e portare in scena il percorso di distacco dell’uomo dalla natura. Nello sviluppo della nostra intelligenza e della nostra cultura, nella costruzione di sistemi di pensiero complessi, l’uomo ha sempre più diffidato del mondo naturale, separandosi, di fatto, da quello che è veramente: natura. Lo spettacolo comincia, con una donna nuda, senza strumenti né artigli, minacciata dal mondo naturale che le sta attorno. In un lungo percorso simbolico si vestirà di abiti, di talenti, di arroganza, fino alla violenza. Ma se non riaprirà il dialogo con la natura, essa tornerà a esserle nemica.
L’evento finale ha visto domenica 23 luglio in scena il nuovo spettacolo di Emanuele Aldrovandi, molto apprezzato dal pubblico, L’estinzione della razza umana. Durante un immaginario lockdown, a causa di un virus che trasforma gli esseri umani in tacchini, quattro vicini di casa si trovano a litigare sul rispetto delle regole sanitarie. Aldrovandi mette in scena in chiave tragicomica la nostra esperienza comune della pandemia, riuscendo a cogliere le diverse anime e le diverse fasi che si sono succedute in noi, dall’ansia dell’igienizzazione al cinismo disincantato.

L’estinzione della razza umana – Ph. C. Pavolucci

Una comunità intorno al festival

FuMe è riuscito in quattro giorni di festival a creare una piccola dimensione di comunità attorno al teatro contemporaneo. Il succedersi degli eventi, così vario, la conclusione con il dj-set e i tanti momenti di leggerezza, sono riusciti a creare un ambiente che ha stimolato la riflessione, ha intrattenuto, ma ha soprattutto dato spazio a una realtà collettiva e partecipata, piena di gioia.




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