Ateatro, gli archivi, la memoria (con un questionario sulle memorie del teatro)
In occasione di "Fare memoria. Due giornate di incontro con artisti e archivisti" a cura di Renata M. Molinari e Oliviero Ponte di Pino (Bagnacavallo, 12-13 novembre 2023)
In occasione di “Fare memoria: due giornate di incontro tra artisti e archivisti sulla memoria viva del teatro“, che si svolge nel ridotto del Teatro Goldoni di Bagnacavallo il 12 e 13 novembre 2023, proponiamo quesi riflessione sulle memoria dello spettacolo dal vivo.
Ateatro a Fare memoria
Per l’Associazione Culturale Ateatro, Fare memoria risponde alla costante attenzione al tema degli archivi e della memoria del teatro.
Ateatro nasce nel 2001 come sito web, con la consapevolezza che il nostro lavoro avrebbe sedimentato nel corso del tempo un archivio. Oggi ateatro.it è un archivio online costantemente ricercabile e consultabile, alimentato dai materiali prodotti dalla redazione (circa 4000 tra articoli, saggi, interviste…) e dalla documentazione delle attività dell’Associazione Culturale Ateatro. Attualmente è allo studio una ristrutturazione del sito, grazie ai fondi del bando PNRR-TOCC per la digitalizzazione delle imprese culturali e creative.
Non può dunque sorprendere l’attenzione che da sempre Ateatro riserva alla memoria del teatro: da un lato con la documentazione del “teatro che si fa” e con l’attenzione ai Maestri del Novecento, e dall’altro con una riflessione sugli archivi teatrali come memoria viva, un tema che in Italia resta purtroppo relegato ai margini del dibattito culturale: basti pensare che nel nostro paese non esistono né una scheda catalografica specifica per gli archivi teatrali né una mappatura dei principali fondi teatrali.
Altro tema centrale della pratica e della riflessione di Ateatro è il rapporto con il digitale, sia dal punto di vista della creazione artistica sia da quello degli archivi, che da tempo si sono affiancati a quelli analogici, con vari problemi di conservazione. La consapevolezza della natura di archivio digitale del sito ha suggerito una cura particolare alle modalità di indicizzazione e di etichettatura (metadati), che consentono di classificare e quindi recuperare i materiali presenti nell’archivio.
Alla riflessione sul tema degli archivi in questi anni Ateatro ha dedicato, oltre che decine di articoli e approfondimenti, diversi appuntamenti, in particolare:
La memoria dell’effimero: una giornata di incontro sugli archivi teatrali
a cura di Soprintendenza Archivistica della Lombardia • Regione Lombardia – Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie • Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in collaborazione con ateatro
24 gennaio 2015, Chiostro “Nina Vinchi” del Piccolo Teatro, Milano
Il filo del presente | Il teatro tra memoria e realtà
Incontro a cura di Giovanni Agosti e Oliviero Ponte di Pino
a cura del Centro Teatrale Santacristina
22-23 luglio 2019, Centro Teatrale Santacristina, Gubbio
Archivi dell’effimero. Il racconto del teatro fra memoria e tradizione vivente
Due giornate di lavoro aperte al pubblico a cura di Renata M. Molinari
26-27 novembre 2019, Ridotto del Teatro Goldoni, Bagnacavallo
Spettacolo della memoria – Memoria dello spettacolo: materiali
Un regista, un attore, uno spettatore di fronte allo stessa scena, alle memorie che l’hanno generata e che la conservano con Antonio Latella, Massimiliano Speziani e Renata M. Molinari e la conduzione di Oliviero Ponte di Pino
A cura della Bottega dello Sguardo e di Ateatro
29 novembre 2022, La Bottega dello Sguardo, Bagnacavallo
Fare memoria dello spettacolo dal vivo con il digitale
Nell’ambito del ciclo “Innovazione nello spettacolo dal vivo e i nuovi linguaggi del digitale”a cura di Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con ART-ER, Clust-ER CREATE e il supporto di Ateatro
27 gennaio 2023 (online)
In questi anni Ateatro ha inoltre collaborato con il Centro Teatrale Santacristina alla progettazione e alla realizzazione del sito ufficiale di Luca Ronconi e con l’Associazione TrovaFestival per la realizzazione del portale trovafestival.it, una cartografia dei festival culturali italiani.
Come cambia la memoria del teatro?
Alcune domande per cominciare
Il teatro ha da sempre un rapporto intimo e ambiguo con la memoria.
Ogni volta l’evento che va in scena (o accade fuori scena) è la riattualizzazione di un evento che è stato progettato in anticipo e spesso provato e riprovato. Il teatro è memoria attualizzata.
Per lo spettatore, invece, lo spettacolo smette di esistere nel momento stesso in cui accade e dunque vive solo nella memoria. Il teatro cosruisce memoria.
Negli ultimi anni la memoria del teatro pare cambiare, per spinte interne (le diverse modalità produttive e l’evoluzione estetica) ed esterne (il digitale sta trasformando radicalmente le nostre modalità di accesso alle memorie, sia quelle esterne, ormai pressoché infinite, sia quelle interne, con un Io in costante trasformazione).
Che cosa stiamo perdendo? Cosa stiamo guadagnando?
La memoria dell’attore
Come cambia la memoria dell’attore in un teatro che si fa sempre meno testuale per diventare sempre più performativo e/o gestuale?
Che accade quando il lavoro dell’attore è sempre meno basato sull’interiorità e sull’emozione, e sempre più sulla comunicazione, sull’espressività?
Sono cambiate le tecniche (e le partiture) per “fare memoria”? Quali documenti usano gli attori? Quali tracce rincorrono? Quali memorie riattualizzano?
Come si sedimenta la memoria del corpo e dell’emozione, quando si stringono i tempi di prova, quando le tournée si accorciano, quando le repliche sono sempre meno e si procede sempre più spesso per serate uniche, più o meno site specific?
Qual è il nuovo equilibrio tra memoria e improvvisazione?
La memoria del creatore
Come cambia il repertorio, che si è infittito di opere effimere e irripetibili, che non sono state concepite per durare?
Che cosa accade al canone, a una tradizione di testi vecchia di oltre 2500 anni, quando il nuovo teatro si muove al di fuori di questa tradizione?
Che cosa accade al canone quando viene messo in discussione perché è in gran parte opera di maschi bianchi occidentali?
Quanto del teatro che si fa oggi ha la possibilità di entrare in repertorio, di contribuire al canone, o a un nuovo canone?
La memoria dello spettatore
Che cosa ricordi di uno spettacolo subito dopo averlo visto? E un mese dopo?
E dieci anni dopo quella visione, quali sono gli spettacoli che ti sono rimasti impressi nella memoria? Che cosa ricordi? Perché non lo hai dimenticato?
Come evolve la memoria dello spettatore quando l’immaginario è colonizzato dagli schermi e da una fruizione tendenzialmente solitaria?
Che tipo di racconto può restituire oggi il senso dell’esperienza di uno spettacolo? Una recensione? Una fotografia? Un video?
Come restituire l’emozione di uno spettacolo quando quello che dà senso alla compresenza di attore e spettatori (i silenzi, le pause) diventa nel video errore, imbarazzo, noia?
Che cosa resta nella memoria condivisa dalla comunità effimera che si è riunita una sera in quel teatro?
Cosa cambia il ruolo dello spettatore partecipante? Che cosa si sedimenta nella sua memoria?
Come raccontare/testimoniare il processo al di là dell’opera? Quali narrazioni possono sostituire la recensione dello spettacolo?
E’ possibile restare testimone oggettivo – cercando di restituire uno sguardo impersonale – di un’opera d’arte partecipata, quando lo spettatore diventa parte attiva dell’evento?
La memoria del testimone è diversa da quella dello spettatore? Perché?
Le durational performances, il binge watching, le serata sempre più fitte e variegate dei festival hanno un diverso impatto sull’attenzione e sulla memoria?
Che cosa resta del feticismo teatrale (manifesti, locandine, programma di sala) in un’epoca paper free?
La memoria del teatro
Il video può restituire la “scrittura scenica” e la molteplicità dei livelli semiotici del teatro contemporaneo?
Come si ricompone la storia del teatro quando non è più centrata sui testi e sulle recensioni, ma su un archivio potenzialmente infinito di video (spesso di pessima qualità)?
E’ possibile una storia del teatro per video o per podcast?
Ha ancora senso cercare di raccontare “il teatro” come oggetto unitario, quando siamo di fronte a una moltiplicazione di teatri possibili?
Che cosa hanno in comune pratiche, percorsi ed esperienze così diversi e forse divergenti?
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