teatro e ricerca 2024 | Quando il Workcenter sbarcò a Macao

Il racconto di un'esperienza a cura di zeroteatro

Pubblicato il 11/03/2024 / di and / ateatro n. 196 | teatro e ricerca 2024

Il 12 marzo 2024 alle ore 14.00 Thomas Richards e il suo gruppo Theatre No Theatre saranno a Milano, alla Spazio Bolzano29, in dialogo con Raúl Iaiza.
Vittoria Pasca Raymondi e Tommaso Urselli animano a Milano zeroteatro.

Arriviamo entrambi, pur se con competenze e pratiche di lavoro differenti – grafica (Vittoria), drammaturgo e operatore sociale (Tommaso) – da un’esperienza comune: oltre che come compagni di vita, quella di aver collaborato per un periodo all’interno di Macao, spazio culturale occupato a Milano presso l’ex-Borsa del Macello (sgomberato nel 2021). Tra i progetti realizzati, avevamo creato Fare spazio con l’idea di accogliere nell’ex-Macello, i cui ambienti per loro natura non erano convenzionalmente teatrali, compagnie interessate a condividere il proprio lavoro al di là della semplice programmazione degli spettacoli; e costruire insieme dei momenti di confronto, in cui linee di ricerca artistica, questioni produttive e altri elementi ancora, costitutivi della vita di un gruppo artistico, potessero essere squadernati e aperti alla relazione con la cittadinanza.
In questo contesto avevamo realizzato un incontro con quello che allora era il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards, primo passo di un itinerario che si è poi articolato nel tempo, in un processo di continuo scambio e ospitalità reciproche (che dopo una lunga pausa è poi ripreso in altre forme e in altro contesto in quest’ultimo anno e mezzo).
Ma torniamo all’inizio.

A maggio 2014 avevamo ospitato lo spettacolo di uno dei due gruppi del Workcenter, l’Open Program guidato da Mario Biagini, con cui successivamente si sarebbe realizzato il primo passo del progetto NowHere residenze attive: dieci giorni di spettacoli, workshop, tavola rotonda e proiezioni che hanno coinvolto non solo lo spazio fisico di Macao ma anche altre realtà culturali della città, come il Cinema Beltrade per la proiezione di Action in Aya Irini.
Tutto questo è stato successivamente documentato nella pubblicazione NowHere residenze attive. L’Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards a Macao (Sensibili alle Foglie), libro di non semplice gestazione, ma che nel tempo si è arricchito di materiali e interventi (compreso quello di Oliviero Ponte di Pino che ora ci ospita in Ateatro).

The Living Room, Focused Research Team in Art as Vehicle, regia di Thomas Richards, Macao (Milano), 2014

Nel luglio 2014 era stata la volta dell’incontro con l’altro gruppo del Workcenter, Focused Research Team in Art as Vehicle, guidato da Thomas Richards, che eravamo andati a conoscere a Le Vallicelle e che aveva poi portato a Macao The Living Room.
E’ interessante riportare oggi nel contesto di Percorsi nomadi alcuni aspetti delle modalità produttive e di collaborazione messe in atto, senza nessuna pretesa di tirare delle conclusioni.
Ci fa piacere raccontare come quest’articolata esperienza sia stata una forma di coproduzione artistica – non disponendo di fondi né volendo intraprendere le impervie e lunghe strade dei bandi – realizzata attraverso crowdfunding, pratiche di autogestione e condivisione di spazi, di strumenti, di conoscenze e competenze; ma anche della cura degli ambienti e del cibo da portare in tavola, così come di chiacchiere e momenti di festa insieme. Lavoro-vita-arte, intrecciati in una casa comune.
E ci fa piacere ricordare, durante tutto questo, il coinvolgimento dei membri del Workcenter a tutti i livelli, in una collaborazione reciproca, lontana dalla logica dell’uso e rapido consumo, ricevendo la netta sensazione che ciò fosse da loro considerato come facente parte del lavoro di ogni giorno. Ciò si rifletteva con evidenza, sotto gli occhi di tutti, anche nel loro fare prettamente artistico: durante gli spettacoli, gli artisti non venivano solo percepiti come attori “in scena”, ma soprattutto come esseri umani in un posto reale, con un’azione in connessione con il luogo e con gli spettatori; appariva la possibilità che mondi differenti – per inclinazioni, esperienze e obiettivi – si parlassero.
Non vogliamo certo sostenere che questa sia l’unica modalità possibile. Al tempo stesso, crediamo che le necessità della ricerca non possano sempre venire in secondo piano ed essere sottomesse a lungaggini burocratiche, nei cui meandri si può facilmente smarrire il senso e l’orientamento del fare artistico e culturale.
Quello che nel concreto possiamo testimoniare, è che siamo riusciti a realizzare questo progetto anche per cercare nella pratica una risposta a una domanda: avevamo visto a Pontedera One Breath Left: The Preposterous Theatrum Interioris Show, opera per cui nel 2001 il Workcenter era venuto al Piccolo Teatro di Milano a ritirare il Premio Ubu, ne eravamo rimasti molto colpiti; e ci chiedevamo come mai quest’opera – come del resto gli altri lavori del Workcenter – non riuscisse ad approdare a Milano, città del teatro.
Così, quando ci siamo trovati a Macao, abbiamo pensato che questa sarebbe stata un’azione politica: portare a Milano il lavoro di un gruppo storico della ricerca che, inspiegabilmente, qui non arrivava nemmeno dopo aver vinto un prestigioso premio. Ci siamo detti che, se un teatro ufficiale milanese non apriva le porte a questo lavoro, allora lo avrebbe fatto un luogo culturale occupato aperto alla città. Così è stato: e in molti sono venuti – di ambienti teatrali e no – a ritrovare il lavoro del Workcenter dopo averlo già incontrato altrove, o a scoprirlo per la prima volta.
Quell’esperienza è stata per noi anche un grande laboratorio intergenerazionale: non solo in riferimento ai frequentatori con cui si entrava in relazione, ma anche relativamente ai componenti dei vari gruppi di lavoro attivi negli spazi dell’ex-Macello. Prendendo a esempio questo specifico progetto, se teniamo conto di tutti coloro che hanno contribuito a vari livelli – dall’impegno più massiccio e continuativo all’aiuto sporadico, alla semplice partecipazione ai momenti conviviali – la fascia di età era estremamente ampia: dai giovanissimi, per arrivare alla generazione di chi poteva raccontare di aver visto dal vivo, nella Milano degli anni Settanta, Apocalypsis cum figuris, l’ultimo spettacolo di Grotowski, prima ancora della nascita del Workcenter.
Dunque, quella che qui raccontiamo è stata un’esperienza articolata, e in alcuni casi anche molto complessa, che ha piantato radici profonde – forse più di quanto noi stessi immaginavamo –, tant’è che ha trovato poi il modo di prolungarsi nell’oggi.
Verso la fine del 2018, successivamente ad aver frequentato uno dei mastercourse con il Workcenter a Pontedera, è nato il desiderio di provare a dare nuova linfa a quell’incontro; e far tornare a Milano – ormai fuori dall’esperienza di Macao –, se non tutto il team guidato da Thomas Richards, almeno qualcuno dei componenti.
Contattiamo così Jessica Losilla-Hebrail (assistente di Thomas Richards), che si rende disponibile con un suo collega di allora, Guilherme Kirchheim, e organizziamo insieme ad Afra Crudo un workshop in una sala del Leoncavallo (spazio occupato milanese la cui vecchia sede ha visto passare e formarsi teatranti come Danio Manfredini o Cesar Brie).
Da questo passo, l’idea del successivo… Riusciamo a progettare un altro workshop solo nel 2020… anno ben impresso nella memoria di ognuno… e, a causa della pandemia, ci vediamo costretti ad annullarlo.
Accade però qualcosa di imprevisto: molti tra gli interessati decidono di lasciare depositate le loro iscrizioni. È una dichiarazione di fiducia che ci dà la forza per credere ancora di più nell’iniziativa.
E così, nel giugno 2022, viene finalmente realizzato il workshop Il canto vivo con Jessica Losilla-Hebrail – accompagnata questa volta da Hyun Ju Baek – che era stato sospeso.
Da lì al desiderio di dar corpo a qualcosa di continuativo, il passo è breve: non vogliamo correre il rischio di cadere nella trappola del “seminarismo” fine a se stesso. Nel tempo si disegna con Jessica un percorso che diventa esperienza personale e artistica, laboratorio in cui sviluppare con una certa continuità le proposte creative dei partecipanti – non necessariamente con una formazione teatrale, ma spinti da una evidente necessità –, parecchi dei quali continuano a tornare.

Il canto vivo / Living Song, workshop di Jessica Losilla-Hebrail, Milano 2024, in collaborazione con zeroteatro

Da quel giugno a oggi abbiamo così realizzato dieci workshop.
Riguardare oggi il video di The Living Room girato nel salone di Macao nel 2014; ritrovare, tra i visi degli spettatori, quelli di persone che ora seguono i workshop condotti da Jessica e Hyun Ju (membri oggi di Theatre No Theatre guidato da Thomas Richards)… ci ripaga profondamente di un lavoro avvenuto in maniera nomade e sotterranea, in cui vanno di pari passo il desiderio di diffonderlo e di proteggerlo.
Tutto questo ci interroga sulla necessità – quella dell’attore, dello spettatore, e di chi viaggia tra questi due luoghi della ricerca – dell’esperienza creativa come pratica vitale.

La stessa necessità che – pur non essendo noi né organizzatori né teorici – ci spinge a proseguire questo cammino, e a farlo con cura. Ci tornano alla mente le parole che Renata M. Molinari ci aveva dedicato nella tavola rotonda realizzata in seno alla residenza dell’ormai lontano 2014:

“Credo che la questione che si pongono le persone che ho ringraziato prima, è come essere non dilettanti senza essere nel mercato dei professionisti… come avere “credibilità” e “competenza”, come appunto diceva Grotowski: riuscire a realizzare dei fatti compiuti che nessuno può negare […].”
(il testo integrale dell’intervento di Renata M. Molinari, dal titolo “Una possibile, misteriosa continuità”, è riportato nel libro prima citato).

Ecco, questo volevamo raccontare, sperando che ciò possa risultare utile e parlare in qualche modo a chi, da un punto di vista teorico tecnico e produttivo, è senz’altro più attrezzato di noi.
Ringraziamo per l’invito a produrre il nostro contributo, per le possibilità di incontro, scambio e confronto che un approccio “nomade” tiene aperte, e per le evidenti assonanze con il viaggio fin qui intrapreso.

zeroteatro è una piccola associazione culturale che si è occupata di sostenere e collaborare alla realizzazione di progetti apparentemente impossibili, con modalità e tempi fuori da logiche meramente produttive e di mercato.
–> la pagina con alcune delle iniziative realizzate e cose che ci piacciono




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