Buone e cattive pratiche

L'editoriale di ateatro 72

Pubblicato il 29/08/2004 / di / ateatro n. 072

Tra qualche corrispondenza festivaliera, questo nuovo ateatro 72 -– un po’’ per caso un po’’ perché nulla accade per caso –- si muove ai confini del teatro. O meglio, incrocia un teatro che non ha come obiettivo «l’’art pour l’’art», ma che serve (anche) a qualcosa’’altro. Insomma, un «teatro come mezzo» fatto (anche) da non professionisti –- almeno in una fase iniziale: vedi il recente riconoscimento «professionale» alla Compagnia della Fortezza. Su questo versante l’’interesse può essere, oltre che estetico, anche sociologico, terapeutico, politico. Ma sono soprattutto interessanti gli intrecci del teatro con quello che sta fuori dalla scena, e quello che il teatro può prendere e dare a quello che chiamiamo «realtà». Il teatro incrocia il carcere, l’’handicap, la formazione, ma anche l’’impegno politico, nella dimensione più ampia del «teatro civile».
Anche queste sono, a modo loro, «buone pratiche»: un tema su cui ateatro ritorna con due interventi di Franco D’’Ippolito, in attesa di definire al meglio l’incontro su questo tema. A proposito, nel frattempo stiamo raccogliendo suggerimenti, proposte, adesioni.
Mentre nel frattempo in nostro teatro vede l’’inarrestabile diffondersi delle «cattive pratiche» (di cui trovate qualche traccia qua e là nel sito)….

Redazione_ateatro

2004-08-29T00:00:00




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