Pettegolezzeria: un corcorso di idee per il Teatro dell’Arte

Le migliori menti della mia generazione (e non solo) in soccorso del Crt

Pubblicato il 20/12/2004 / di / ateatro n. 078

Ho un amico noioso, però a letto non è male. Perciò quando passo a Milano a volte questo teatrante culturista me lo porto all’happy hour (e dove me lo porto dopo sono affari nostri).
L’altra sera a Gioia 69 ha iniziato la sua solita lagna, su quello che è o non è l’avanguardia, se sia giusto o no ghettizzarla in un teatro oppure a fine stagione, o se sia più corretto diffondere il suo verbo nelle sue punte più alte di qua e di là, nel teatro «normale», e – uffa!!! – che senso ha oggi l’avanguardia e altre palle di questo genere.
Mentre il mio teatrista culturante blaterava, pensavo che preferisco l’estate all’inverno, perché almeno avrei potuto lustrarmi l’occhio goloso con il suo muscolo attraverso quelle camicie (due misure sotto) che ama indossare (un vero tamarro, direte voi, ma a volte non guasta). Invece il neo-futurista mi faceva venire il mal di testa a immaginare cosa c’era sotto quella giacca, costringendomi a una margarita dopo l’altra…
Insomma, mi ero già distratta assai quando il teatroso culturante ha iniziato a raccontarmi una faccenduola che magari può interessare a voi, oscuri teatranti milanesi – che siete probabilmente noiosi come lui, e nell’intimità di certo non potete competere con il suo muscolo. Insomma, mi diceva quel Marinetti (o Marinaretti?) in ritardo, in questi anni c’è stata nell’avanguardia milanese una quasi-monarchia, Crt-Teatro dell’Arte, che è stato in compenso il palcoscenico di un vero tourbillon di primi ministri, tra consulenti e direttori organizzativi, che ora vagano spersi qua e là nel vasto mondo (a meno che non facciano rimpatriate annuali tipo Festa degli Alpini…).
La struttura milanese, noiosava il teatrone culturone, modello e prototipo degli stabili di innovazione, ne ha consumati una quantità impressionante, di sedicenti esperti teatrali – e secondo lui erano tutti degli avidi cialtroni, naturalmente, e dunque il Presidente ha fatto bene a scacciarli come moschini. Per convincermi (ma di che?) mi ha fatto un elenco al cui cospetto sbiadisce persino la lista delle fidanzate di Don Giovanni (a proposito, la vostra Perfida de Perfidis ha smesso di fare la sua, di lista, dopo la chiusura dell’imperdibile Sex and the City; vi prego però di notare che non sono ancora una casalinga disperata, idraulici e giardinieri non riesco proprio a trovarli, né per esigenze strettamente professionali né per quei piccoli extra che rendono le casalinghe meno disperate… Anche se dovrò iniziare a pensarci: tra i teatranti di sex a Milano di questi tempi se ne vede sempre meno, e tocca sperare in qualche festicciola osé tra i manager nelle villette a schiera della Brianza!).
Persino – insisteva il muscolofuturista – persino la figlia del Conducador della prestigiosa istituzione, che in un estremo sussulto di familismo aveva preso in mano la barra del comando del teatro, qualche settimana fa ha dovuto alzare bandiera bianca e abbandonare la nave.
Per superare questa cronica situazione di crisi, la direzione del Crt avrebbe deciso di adottare una soluzione brillante e trasparente. La gestione del Teatro dell’Arte nella stagione 2005-2006 verrà affidata in base a un concorso di idee a chi presenterà in progetto più interessante e adeguato alle caratteristiche e alla storia di quel prestigioso teatro, tenendo presente la capacità di integrarsi con il cosiddetto «sistema teatrale milanese». Ne sapete nulla? Ve l’ho già detto, quando sento puzza di potere, anche se piccolino, un po’ mi eccito…
Me lo mangio con gli occhi, ma diffido del mio teatroso culturoso, perché secondo me ha qualche conflitto di interessi in corso, e sospetto che voglia farvi arrivare un qualche messaggio che non riesco a capire, e che in realtà non mi interessa gran che. Ma a voi magari può essere utile, vero carini?
Insomma, grazie ad alcune moine, sono riuscita a ottenere qualche dato sui progetti presentati. Ve li spettegolo immediatamente, anche se sul budget non ha voluto dirmi nulla (secondi me ci sta provando anche lui…). Vorrei anche dirvi per chi tifo, ma mi piacerebbe sentirlo da voi. Dopo di che, come sapete, io sto a priori con i vincitori, e dunque aspetto.

FAQ: il cosiddetto coordinamento delle compagnie teatrali lombarde affiliate (in totale 23, come risulta da censimento alle ore 9.15 del 16 dicembre u.s.) ha diviso i 365 giorni del calendario solare per (appunto) 23: dunque a ciascuna compagnia 15,86956521 giorni, in base a un sorteggio democratico. Così ogni aderente a FAQ gestirà il teatro per 15 giorni (i restanti saranno destinati a una grande festa all’insegna del Volemose Bbbene). Le compagnie potranno vendere le giornate di repliche tra loro, ma non potranno venderle a terzi (show rooms, dirette tv, sfilate, convention aziendali sono bandite). Per la compravendita delle date è stato appositamente creato un tabellone molto simile al Monopoli, disegnato con la consulenza degli Enti Locali. All’interno del proprio spazio-tempo, ogni compagnia sarà assolutamente libera di fare della sala il miglior uso – a suo insindacabile giudizio. Le compagnie che nel frattempo hanno già ottenuto o riusciranno a ottenere la gestione di uno spazio nella metropoli milanese, lo potranno liberamente affittare e con i proventi pagarsi lussuose vacanze nelle isole dell’Egeo. Si prega di mandare cartolina per la nostra collezione di boring postcards. Possibilmente senza il comunciato stampa di dissociazione dell’iniziativa che FAQ (previdenti!!!) sta già discutendo prima ancora che l’iniziativa abbia inizio.

Uowo: dopo la fortunata esperienza del festival omonimo, l’organizzazione capitanata da Umberto Angelini (che peraltro al Crt è già transitato) ha proposto una megarassegna lunga un anno con 8 spettacoli-performance quotidiani della durata massima di 12’ 30″, disseminate in tutti i locali del teatro (platea, foyer, balconata, atrio, scantinato, camerini, sale prove, uscite di sicurezza) a cura di giovani perfomer, artisti, danzatori provenienti da tutti i paesi dell’Unione Europea, tutti con la w nel nome dell’artista, della compagnia, o in casi disperati nel titolo dello spettacolo.. La stessa organizzazone garantisce che si tratta in ogni caso di geni destinati segnare la storia dello spettacolo nei prossimi anni, con il loro irriverente anticonformismo e la loro crudele ironia. Saranno articolate in apposite sezioni: Uowo di Giornata (improvvisazioni), Uowo al Tegame (teatro e cibo, con merende), Uowo in cCmicia (assoli di danza nude look), Uowo Sodo (performance hard rock), Uowo Frittata (i cosiddetti work in progress), Uowo Strapazzato (esperimenti sul coinvolgimento del pubblico). Uowo di Pasqua (performance a sopresa a cura dei grandi nomi della scena internazionale). Eccetera.
Antonio Calbi: da anni si vocifera che sia proprio lui il direttore designato del Teatro dell’Arte. S dice che a volte sia lui stesso a raccontarlo, natiuralmente usando la formula: «Sai, mi hanno fatto questa proposta, so di essere la persona più adatta, anzi l’unica che può ricorpire un incarico di questo genere, ho un sacci di idee, ma non so se accettare…». Beh, Calbi a Milano ci ha provato e riprovato, ha organizzato rassegne, prodotto e ospitato e spettacoli, inventato tournée. Ha dimostrato di avere qualche idea e molta voglia di fare. Spesso ci ha azzeccato, vedi «Teatri 90» (e guarda caso i gruppi migliori di quella rassegna sono stati subito comprati in blocco proprio dal Crt). Così ha presentato la sua nuova idea, Teatri 90+10+5=Teatro 2005, un appassionante progetto di teatro e scienza dove il plurale diventa singolare e viceversa, e i conti tornano (mica come nella gestione dei teatri!). Però, dicono, Calbi si agita troppo, ha cattivo carattere e rischia di rompere il fragile equilibrio del sistema teatrale meneghino. E qualcuno – pare – non gli ha perdonato quel «Franco, grazie di esistere!» sul glorioso catalogo Teatri 90. Perciò meglio evitare guai, tenerlo sulla graticola, lasciarlo lì a bagnomaria, tanto a Roma ci sta così bene… E poi se c’è qualcuno che da Roma cerca una sponda milanese, aggiunge il mio amico, è Monique Veaute!

Xing: hanno quasi trovato lo sponsor. Appena lo trovano mandano. Perché l’idea è ottima. Garantito al limone.

Piccolo Teatro: se non volete guai, ecco la soluzione. Chi oserà metterla in discussione? Il più grande e prestigioso teatro italiano, che peraltro in un passato non troppo lontano, ha gestito il Teatro dell’Arte (non troppo gloriosamente, in verità, ma non ci sono mai stati problemi). Dopo la chiusura del Teatro Lirico dispone solo di tre sale, troppo poche per una istituzione di livello europeo, che dico, mondiale. E viste la tradizione, le professionalità, la lungimirante progettualità dello stabile milanese, gestire una quarta sala sarà un gioco da ragazzi. Anzi, proprio per i ragazzi, naturalmente puntando come sempre all’eccellenza (e speriamo garantendo anche cachet robusti…).

Marcello Dell’Utri: il senatore esternamente associato era stato designato come garante culturale della cordata che aveva vinto il concorso per il restauro e la gestione del Teatro Lirico. Un uomo di cultura e di passioni civili, meglio di Maria Giovanna Elmi, naturalmente, molto meglio!!! Però in quel concorso qualcosa non andava, e grazie ai soliti azzeccagarbugli tutto si è bloccato tra tribunali, ricorsi, appelli, perizie e controperizie. Come possiamo lasciare un uomo di tale valore, amante dei libri e del teatro, sponsor di una fortunata rassegna nel suo Teatro di Verzura, senza una sede adeguata? (del resto le uscite di sicurezza del Teatro dell’Arte danno proprio sul Parco….). Però lo sa anche il senatore, la giustizia non è di questo mondo…

Attenzione, carini. Tra una Margarita e l’altra, ho commesso l’errore di chiedergli, al FuturBalla, se il bando era già chiuso: no, carini, c’è ancora tempo fino al 15 gennaio. Dunque se avete delle idee… L’ho fatto per voi, ma il mio bel teatrante culturista credeva che davvero mi interessasse l’argomento, e ha ricominciato il suo monologo. Porca miseria, ma non potevo sceglierlo più stupido?

Torno a Milano dopo le feste (ho un programmino niente male, poi vi racconto). Però con l’intellettuale tricipite ci vedremo di sicuro. Mi racconterà gli sviluppi. Però se arrivano altre proposte, non ve le racconto. Del resto voi non avete saputo aiutarmi sul quiz della prima puntata della mia rubrichetta, «Per chi scalda la poltrona?», in ateatro 76. Mi toccherà a chiederlo proprio a lui, a Giorgio, che intanto in tv si fa bacchettare con il suo amichetto Dario Fo da Aldo Grasso. Ma voi li avete visti, i due arzilli vecchietti? Che ve ne pare? A me, per quel poco che ho visto, sembra sublimemente kitsch…

Perfida_de_Perfidis

2004-12-20T00:00:00




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