Le recensioni di ateatro: Tre pezzi facili per l’Accademia degli Artefatti

La trilogia di Martin Crimp

Pubblicato il 06/10/2005 / di / ateatro n. 089

Teso, lucido, raggelante. La prima tappa del progetto che l’’Accademia degli Artefatti dedica al drammaturgo inglese Martin Crimp lascia spazio a pochi altri aggettivi. Esponente tra i più rappresentativi della drammaturgia inglese contemporanea, Crimp riesce a comunicare allo spettatore un senso di disagio quasi insostenibile grazie ai gelidi ritratti dei suoi personaggi e a dialoghi stranianti costruiti sul non detto, sulle ripetizioni, sui cliché imposti dalle regole sociali contemporanee.
Per Tre pezzi facili, tre pieces brevissime scritte da Crimp fra il 2000 e il 2002, il regista Fabrizio Arcuri ha voluto una scenografia ridotta all’essenziale. Una stanza dalle pareti bianche, spoglia, tre attori schierati di fronte al pubblico, seduti su sedie di legno dipinte di bianche, il teschio di un cavallo esposto come in un museo alle loro spalle, uno stereo con una piccola pianta grassa. Un ambiente alienante, algido, perfettamente aderente al testo e alla recitazione dei tre bravissimi attori.
Nella prima pièce, Meno emergenze, tre uomini si raccontano, in un dialogo denso di pause di sospensione e di attese, come le ?cose stiano migliorando?, un vero peccato che questo “miglioramento”, raccontato con leggerezza ed eleganza, sveli una realtà fatta di gite in barca, omicidi e abbandoni. Un autentico tocco di classe la citazione mutuata da Velluto blu di David Lynch del balletto che interrompe per un breve momento il dialogo, trascinando i tre personaggi in una visione trasognata, una pausa dalla realtà che li circonda..
Il secondo brano, tratto da un articolo di giornale, s’intitola Avviso alle donne irachene: una sorta di conferenza alle madri irachene, in cui un medico spiega come tenere al sicuro i bambini, basandosi sulle manie salutiste delle madri occidentali: la cura per l’igiene, la paura delle malattie, gli incidenti? La casa, la macchina, il giardino sono «campi minati» per i bambini, ma niente paura, basta chiamare un medico, che sta aspettando da tutta la vita la vostra telefonata, e tutto si risolve.
La terza piece, forse la più intrigante, Faccia al muro, racconta la strage in una scuola elementare da parte di un folle. L’’interesse maggiore di questo pezzo è costituito dall’’alternanza fra «soggettiva» e narrazione, in cui le tre persone che raccontano la strage sembrano in realtà essere attori che provano una messinscena teatrale, fino ad arrivare ad un finale spiazzante.
La performance dell’’Accademia degli Artefatti è un lavoro intelligente, che coinvolge lo spettatore in una riflessione impietosa ma necessaria sulla follia e il vuoto della società attuale, in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 16 ottobre.

Tre pezzi facili (ballate sul collasso del mondo)
Meno emergenze – Avviso alle donne irachene – Faccia al muro
di Martin Crimp
traduzione di Pieraldo Girotto
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius, Fabrizio Croci, Pieraldo Girotto
scene e costumi Rita Bucchi
colonna sonora d.j. Rasnoiz

Elena_Lamberti

2005-10-06T00:00:00




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