Un Otello molto nero vince il Premio Ugo Betti

A Francesco Randazzo la XIV edizione

Pubblicato il 07/11/2005 / di / ateatro n. 090

La giuria della XIV edizione del Premio Ugo Betti per la drammaturgia, presidente il prof. Renzo Tian (docente universitario, critico teatrale, presidente della Fondazione Théatre des Italiens, già commissario straordinario dell’ETI), Claudia Cannella (direttore responsabile della rivista teatrale “Hystrio”), Marco De Marinis (docente di storia del teatro e dello spettacolo al DAMS di Bologna), Enrico Maggi (attore, autore teatrale e insegnante di recitazione), Massimo Marino (giornalista, studioso e critico teatrale), Anna Maria Monteverdi (docente a contratto di Teoria e Storia della Scenografia al DAMS di Imperia) e Paolo Puppa (docente di storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Venezia) ha designato vincitore:

“Otello il Nivuru di Mazzaria” di Francesco Randazzo.

L’opera è stata scelta dopo l’accurata selezione che la prestigiosa giuria ha fatto sui 249 copioni pervenuti per la sezione drammaturgia. Otello è un pescatore extracomunitario, un nero che si è perfettamente integrato a Mazara del Vallo, anzi “del Valium”, diventando un’autorità cittadina incaricata di occuparsi degli emigrati clandestini che sbarcano a Lampedusa, da lui in segreto cucinati e inscatolati a puntino. La gelosia che scatena il tragicomico finale questa volta non ha per pomo della discordia Cassio ma Emilia, la moglie di Iago, accusata di rapporti omosessuali con Desdemona, mentre è proprio Iago, travestito spesso da donna, a fare frequenti e insistenti avances a Otello (motivo del resto già implicito in Shakespeare). Tra gambe tagliate e teste mozze in un crescendo volutamente inverosimile, il finale è in due tempi: nel primo, Otello e Iago la fanno franca, addossando i delitti ai soliti extracomunitari (nonostante la testimonianza della testa mozzata ma parlante di Desdemona); nel secondo finale, raccontato epicamente da Emilia, i due delinquenti hanno quello che si meritano: Otello è ucciso in carcere e Iago viene fatto fuori dalla stessa Emilia che getta l’asciugacapelli nella vasca da bagno. Questo testo, spudoratamente trash, che può dividere i lettori, è apprezzabile per il modo in cui riscrive e attualizza la tragedia del Moro, facendola precipitare in una spirale di eccessi truculenti-grand guignoleschi scopertamente inverosimili e volutamente intrisi di un gusto kitsch figlio del degenerato immaginario televisivo che ci circonda. Grazie anche a un dialetto siciliano molto lavorato teatralmente e di non difficile comprensibilità, capace di muoversi su più registri stilistici ed espressivi, e grazie soprattutto all’alternarsi sapiente di racconto e di dialoghi, il testo costruisce una drammaturgia che ammicca a più generi popolari e bassi, siciliani e non, dalle vastasate ai pupi, dal grand guignol, appunto, all’avanspettacolo, senza dimenticare gli spietati ritratti di una società allo sbando dei “cinici” film di Ciprì e Maresco e dei colorati musical nella Vucciria di Roberta Torre.
All’autore è stato consegnato un assegno di 2.500 euro e la medaglia “Canemarino” realizzata dal M° Gino Marotta mentre il testo sarà il n. 5 della collana teatrale bettiana che il Comune di Camerino fa pubblicare alla Bulzoni Editore. La cerimonia di premiazione è stata condotta dal giornalista Franco Di Mare e si è tenuta nel pomeriggio di sabato 22 ottobre nel teatro Filippo Marchetti di Camerino alla presenza delle autorità, della giuria e di tutti i finalisti della XIV edizione. Il sito del Premio: http://www.ugobetti.it

Ufficio_Stampa

2005-11-07T00:00:00




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