Declinare al futuro la cultura nella città

Non quello che esiste, ma quello che manca

Pubblicato il 25/10/2006 / di / ateatro n. 102

Sul presunto degrado e sulle effettive difficoltà in cui versa la situazione culturale a Milano è in corso da molto tempo un dibattito che conosce ciclicamente momenti di grande intensità seguiti poi da lunghe paralisi.
Vorrei proporre quindi un mutamento di prospettiva: anziché continuare a interrogarsi sul malfermo stato di salute dell’esistente, e sulle sue tante contraddizioni, proviamo invece a chiederci che cosa effettivamente manca a Milano.
Quello che veramente oggi manca a Milano è un’offerta sufficientemente ricca e articolata di creatività artistica contemporanea. Nelle città con cui Milano dovrebbe confrontarsi, e a titolo di esempio si possono citare Amsterdam, Barcellona, Berlino, si assiste a un’autentica esplosione di nuova creatività artistica e spettacolare, che si declina soprattutto nelle forme del teatro musicale, della performing arts, della video-arte e di tante altre forme d’espressione in continua e turbolenta espansione e metamorfosi. La mancanza di una presenza continuata di creatività artistica e spettacolare contemporanea a Milano risulta oltremodo paradossale per due ordini di motivi: 1) perché proprio a Milano risiede e lavora da anni una nuova generazione di artisti ed operatori, alla quale appartengo, che con mezzi finora scarsissimi ha prodotto risultati di notevole impatto sul tessuto culturale della città a cui hanno seguito importanti risonanze e conseguenze all’estero; 2) perché in questa città esiste, anche per la tradizione di innovazione e apertura culturale della gente che vi abita, un pubblico davvero numeroso e attento, che taglia trasversalmente diverse classi di età e ceto sociale e che risulta essere in costante aumento.
Se, una volta operato questo mutamento di prospettiva, proviamo a indagare le cause di questo paradosso vediamo che:

– così come in tutta la nazione, ancor più a Milano si soffre della mancanza di un ricambio generazionale della classe dirigente; in campo culturale questa mancanza è ancora più grave e sentita soprattutto perché soffoca l’emergere proprio di quella nuova generazione di talenti creativi la cui attività viene invece riconosciuta e premiata all’estero. La mancanza di risorse finanziarie adeguate ha fino ad oggi impedito a questa nuova generazione di offrire alla città l’intero risultato delle proprie potenzialità e fare sistema di una capacità di ideazione che potrebbe forse rimettere Milano al passo con le altre metropoli d’Europa. Una nuova generazione che, facendo della sobrietà della spesa un parametro imprescindibile, ha dimostrato anche evidenti capacità manageriali. Inoltre la città sembra sorda a ogni ipotesi di sperimentazione e investimento su nuove modalità di programmazione e gestione della produzione artistica e spettacolare che hanno prodotto risultati estremamente positivi in quelle realtà culturali che sono in piena e dinamica espansione;
– se poi osserviamo più da vicino le dinamiche di distribuzione delle risorse finanziarie diventa evidente che per chi voglia promuovere la nascita di un nuovo soggetto per produrre spettacolo e innovare così l’esperienza artistica della città è difficilissimo accedere a quei contributi pubblici che potrebbero permettere di sperimentare le potenzialità di nuove energie creative al servizio di nuovi progetti, e per contro esistono diversi soggetti che hanno da tempo esaurito ogni autentica capacità propositiva e che sopravvivono, godendo di una rendita di posizione ormai del tutto indipendente rispetto al valore della loro attività, proprio grazie a contributi pubblici;
– d’altra parte i ritardi ormai cronici con cui vengono determinati ed erogati i contributi pubblici a tutti i soggetti impediscono una programmazione serena e responsabile, e soprattutto compatibile con i tempi di progettazione di auspicabili partner europei rilevanti; le gravissime esposizioni debitorie con le banche che soffocano la maggior parte dei soggetti milanesi produce l’effetto perverso e paradossale di impegnare grande parte dei contributi pubblici a pagare gli interessi passivi prodotti proprio dal ritardo con cui i contributi stessi vengono erogati. Da molto tempo sostengo che la misura più urgente e autenticamente rivoluzionaria nel campo della produzione culturale e spettacolare nella nostra città sarebbe costringere gli Enti pubblici a rispettare tempestività, perentorietà e trasparenza delle procedure di determinazione ed erogazione dei contributi. Ad onor del vero solo la Provincia di Milano ha fatto passi concreti e significativi in questa direzione;
– le esperienze di coproduzione e collaborazione tra soggetti che operano in campi diversi della produzione artistica e spettacolare non vengono assolutamente premiati e incentivati, nonostante possano produrre risultati estremamente efficaci nel contenimento dei costi e nella promozione di contenuti artistici e culturali verso un pubblico più vasto e articolato. E non viene promossa alcuna misura politica che sia volta a favorire progetti di residenza di soggetti di nuova o recente formazione in spazi istituzionali più solidi e strutturati; anche in questo caso i risultati di contenimento delle spese per ciò che riguarda le strutture organizzative potrebbero portare a un significativo aumento degli investimenti su produzioni e repliche.

A me pare che oggi la necessità più urgente sia proprio quella di ideare nuove forme di gestione e di distribuzione delle risorse pubbliche che consentano il pieno dispiegamento di tutta l’energia creativa che ribolle nella nostra città. Per lo meno questo mi sembra molto più vicino alle effettive necessità del tessuto culturale di Milano. Una svolta di discontinuità rispetto agli ultimi venti anni di politica culturale milanese consentirebbe inoltre di uscire finalmente dalla dinamica emergenziale di una difesa d’ufficio degli investimenti nel campo dell’arte e dello spettacolo basata solo su logiche di mera conservazione e difesa dell’esistente per affrontare con coraggio le tre sfide che attendono una metropoli complessa e articolata come Milano:

– migliorare la qualità della vita;
– favorire coesione e tolleranza;
– affrontare le grandi istanze di trasformazione e cambiamento sociale.

Filippo_Del_Corno

2006-10-25T00:00:00




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