BP2011@MATERIALI Bandi? No grazie

L'intervento nella sezione Il migliore dei bandi possibili?

Pubblicato il 28/02/2011 / di / ateatro n. #BP2011 , 132

Il Teatro della Contraddizione non è un gruppo anarchico che a priori nega regole e istituzioni, ma certamente guardando la società politica e quello che produce oggi in termini culturali, sociali.
Come possiamo pensare che i suoi bandi, i suoi parametri non la rispecchino?
Questo può accadere solo per distrazione… disinteresse…
Io parto dall’idea che l’arte in genere, non solo il teatro, non possa essere condizionata da modelli preesistenti, decisi perlopiù con la funzione di rappresentare chi li ha pensati:
la politica dei grandi eventi è il simbolo del bisogno delle istituzioni di autorappresentarsi… una logica che non dovrebbe appartenere alle istituzioni, che, al contrario, dovrebbero puntare su ciò che il cittadino comune non è in grado di rintracciare da solo; ma capita che gli assessori spesso siano piccole aziende e abbiano la necessità di vendere se stessi in cambio di consenso. Ci sono esempi anche paradossali.
Abbiamo aspettato non ricordo nemmeno quanti anni, per avere la possibilità di rivedere a Milano un’artista come Pina Bausch e non si può dire che non sarebbe stato un evento, eppure abbiamo dovuto aspettare la sua morte per rivederla.(a prezzi accessibili a tutti ovviamente… quasi quaranta euro).

Cosa produce secondo noi rincorrere questa non-politica culturale che sta dietro molti bandi?
Cambiare la propria prassi… e questo potrebbe essere un vantaggio se potesse avere un contatto reale con le proprie scelte, ma è raro che accada… oltretutto io credo che sia l’arte a dover segnare le vie… le istituzioni devono conoscere il territorio, raccogliere le sue indicazioni e organizzarle in modo che sia tutelato il diritto di scelta dei cittadini.

Cosa manca nei bandi? L’immaginazione… l’arte è un mondo in continua trasformazione, elastico, imprevedibile, che per sua natura fugge dalle classificazioni… eppure tutti i bandi si assomigliano, da anni… chiedono una solidità finanziaria preesistente senza considerare la storia che ha strappato all’impossibile quella realtà… perché solo così si può sopravvivere in condizioni come queste… inventando… eludendo… marginalizzando anche bisogni primari pur di intaccare quell’impossibilità… quindi ci si trova ad avere un mondo improvvisato che non si può relazionare con modelli economici di un azienda solida, oppure si costruisce un progetto che finga di contenere
le linee guida del bando per fare poi tutt’altro. Troppa fatica…

Nei bandi è fondamentale che la struttura abbia al suo interno figure professionali che più o meno ricoprano ogni competenza specifica Sembra pornografico, non professionale, sopperire con la propria inventiva e il proprio lavoro a questa mancanza. A queste condizioni il bando ti suggerisce: “Meglio non fare teatro”.

I numeri in generale sono il parametro fondamentale, questo cosa può portare? A non prendersi alcun rischio… è umano che l’obbligo di raggiungerli mi spinga a non rischiare in produzioni che non abbiano un risultato immediato e garantito… ne va della mia sopravvivenza come teatro, come compagnia…. ma queste scelte alla fine snaturano le potenzialità culturali di una città.

L’alternativa? Faticosa… tutto si inventa con una rete di solidarietà artistiche… partendo senza fondi, spesso arrivando senza fondi, in nome di un atto artistico che sulla carta non avrebbe dovuto esistere…

Oggi pare che anche il comune di Milano adotti pratiche da teatro di ricerca… chiedendo di produrre non in nome di un atto presente ma di una promessa futura, senza nessuna garanzia: come nella recente vetrina dell’Expo dove non solo gli artisti non erano pagati ma dovevano pagare loro per esistere… questa potrebbe essere una buona idea… azzerare tutti i finanziamenti? forse rimarrebbe solo chi ha veramente qualcosa di urgente da dire…

Confesso che questa provocazione fatta da chi non ha sovvenzioni è facile… ma dall’altra parte cosa succede? si spinge il teatro ad essere un’azienda e allo stesso tempo poche tra queste realtà vengono finanziate, le altre si trovano a competere non in un mercato libero ma drogato…
Mi rendo conto che qualcosa va parametrato… per uscire dalla logica dell’arbitrio… eppure occasioni per seguire altre vie ci sono e altre possono essere immaginate.

Come la Festa del Teatro a Milano, occasione unica per il pubblico di scoprire territori inesplorati
a costi irrisori, tali da far correre il rischio di entrare in luoghi di perdizione quali i teatri di ricerca. Ovviamente è stata cancellata.

Nel 2009 il Teatro della Contraddizione ha vinto il premio del pubblico per il miglior spettacolo prodotto nella città di Milano; per la prima volta è stato il pubblico a scegliere… ma prima ancora ha avuto la possibilità di conoscere realtà di cui non sapeva nemmeno l’esistenza.
Cosa è successo dopo? Il premio è stato cancellato l’emersione di un’immaginazione alternativa distrutta… dopo un solo anno?
Perché? C’è qualche relazione col fatto che tutti gli artisti premiati dal pubblico venissero dal teatro di ricerca?
Ma Milano è un cimitero di occasioni create e poi cancellate
Quest’anno nemmeno la guida ormai storica sui cartelloni dei teatri milanesi è stata pubblicata… I soldi ai teatri o la possibilità per i cittadini di conoscere cosa accade in città?
Se bisogna scegliere, sono sempre per la seconda ipotesi.

In conclusione va detto per onestà che chi si prende la responsabilità di essere alternativo deve essere cosciente di quello a cui va incontro… e accettarne le conseguenze in cambio dell’ utopica libertà di agire il più vicino possibile a ciò che crede sia il suo compito…

Marco_Maria_Linzi

2011-02-03T00:00:00




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