Il Paese del Carnevale, ovvero cosa cambia con il nuovo Codice dello Spettacolo

La ricerca JFC, la mappa di Trovafestival e qualche considerazione sul FUS

Pubblicato il 17/02/2018 / di / ateatro n. #BP2018 , #BP2018 Codice dello Spettacolo , 164

Per qualcuno la maggiore novità del Codice dello Spettacolo è il sostegno ai Carnevali e alle rievocazioni storiche (ne ha parlato Mimma Gallina su ateatro.it).
Quella contenuta nella nuova legge sul teatro (e non solo), una ìlegge che si aspettava da almeno sessant’anni, in effetti è una mezza novità: con qualche problema e ritardo il MiBACT già finanziava il settore, attraverso la Direzione Generale del Turismo: un milione di euro, come aveva annunciato nel 2015 lo stesso ministro Dario Franceschini (leggi la notizia).
I soggetti finanziati con il bando sono quelli evidenziati sulla mappa Il Paese del Carnevale, realizzata per ateatro e trovafestival (la mappa del Paese del Carnevale).

Con il Codice dello Spettacolo il compito di sostenere i Carnevali passa alla Direzione per lo Spettacolo dal Vivo, e dunque al FUS, che così si accolla anche questo onere e sospinge il comparto sempre più verso il turismo.
Ha lavorato bene Carnevalia, l’associazione nata nel 2015 per

“creare una rete di scambi tra organizzatori; promuovere attività di formazione anche attraverso l’applicazione di nuove tecnologie nella realizzazione delle macchine festive; sviluppare progetti comuni di promozione turistica e culturale; stimolare la partecipazione giovanile nelle attività del Carnevale; stimolare le istituzioni europee affinché semplifichino, per gli organizzatori di manifestazioni carnevalesche, l’accesso ai finanziamenti previsti dalle diverse misure comunitarie”.

Alla fine del 2017, tra i soci dell’Associazione Carnevalia si contavano Carnevale di Viareggio, Carnevale di Venezia, Carnevale di Putignano, Carnevale di Santhia, Carnevale di Foiano Della Chiana, Carnevale di Ivrea, di San Giovanni Valdarno, Carnevale di Manfredonia, Carnevale di Acireale, Carnevale di Sciacca, Carnevale di Fano, Carnevale di Striano, Carnevale di Borgosesia, Carnevale di Avola, Carnevale Canturino, Carnevale di Gambettola, Carnevale di Villa Literno, Carnevale di Castelnuovo di Sotto, Cento, Carnevale di Mister Bianco, Carnevale di Chivasso, Carnevale di Torino, Carnevale San Giovanni in Persiceto.
Il giorno prima dell’approvazione del Codice dello Spettacolo, il 7 novembre, il Senato ha ospitato un incontro dal titolo “Carnevali storici. Energie per il futuro”. Tra i relatori il presidente della Commissione cultura del Senato, Andrea Marcucci, per il quale il riconoscimento dello status di bene culturale delle manifestazioni carnevalesche “è la certificazione del valore culturale che ha il Carnevale italiano”. Per la senatrice Manuela Granaiola, “il Carnevale non è uno scherzo, ma un insieme di arte, cultura, musica, danza, spettacolo, ingegno, creatività. In tutti i Carnevali italiani ci sono tutte le arti ed è di fondamentale importanza perché è una risorsa turistica ed economica”.
Prima firmataria del provvedimento, l’onorevole di Articolo 1 MDP, Lara Ricciatti:

“Tutelare e promuovere il patrimonio storico e artistico italiano è un nostro compito fondamentale, come ci ricorda la stessa Costituzione all’articolo 9. In questo non di minore rilievo deve essere colto il valore culturale dei Carnevali storici. Legate alla nostra tradizione italiana e popolare, queste manifestazioni annualmente radunano le piazze in festa e la notorietà di alcune di queste sfilate travalica i confini nazionali, com’è il caso di Venezia e di Viareggio, ma anche del Carnevale della mia città. Tanto che il Carnevale di Fano vanta il primato di essere il più antico d’Italia, pare facendo risalire le proprie origini al lontano 1347″.

Per cercare di capire quello che succederà, può essere utile qualche numero, ricavato da una recente una ricerca del centro di ricerche sul turismo JFC, “Tutti in maschera. Quanto rendono turisticamente i Carnevali d’Italia”.
Nel 2018 stanno partecipando ad almeno uno dei 51 carnevali più famosi della penisola ben 6 milioni di italiani, ai quali va aggiunto un milione e mezzo di stranieri (il 40% dei partecipanti al Carnevale di Venezia è straniero). Tra i più assidui frequentatori, gli under 30 (33,2% del totale) e le famiglie con bambini (quasi 29%). Tenendo conto degli eventi tra l’8 e il 13 febbraio, secondo una ricerca di JFC, queste manifestazioni produrranno un indotto di 212 milioni di euro (+4% rispetto al 2017). Tra le spese considerate, oltre a spese di viaggio e soggiorno, il noleggio del costume, che può arrivare ad alcune centinaia di euro per una sola serata.
Per quanto riguarda l’accesso, alcune manifestazioni fanno pagare l’ingresso (per il biglietto intero 15,00 euro a Viareggio e a Cento, a Putignano 12,00 Euro, a Foiano della Chiana 9,00 Euro, a Castiglion Fibocchi 7,00 Euro, a Chivasso 6,00 Euro, ad Ivrea ed a Gambettola 8,00 Euro, a Francavilla al Mare ed a Santhià 5,00 Euro). In altri casi si paga solo il biglietto per accedere agli spettacoli, mentre in altri l’ingreso è gratuito.
La panoramica dei Carnevali offerta dalla ricerca attraversa tutta la penisola, Isole comprese:

Venezia: è sicuramente quello che richiama più turisti da tutto il mondo. Tra le tradizioni più suggestive il celebre Volo dell’Angelo dal Campanile verso Piazza San Marco, i balli con gli abiti e le maschere tradizionali, la celebrazione delle Marie che rievoca in chiave moderna il rapimento e la liberazione di dodici promesse spose ai tempi del doge Pietro Candiano III (1039).

Fano: il Getto, cioè il lancio dei dolciumi, è il punto di forza del Carnevale di Fano. Ogni anno quintali di caramelle e cioccolatini piovono dai carri allegorici durante le sfilate.

Acireale: i carri allegorico-grotteschi in cartapesta sono opere finemente lavorate, rese ancora più spettacolari attraverso migliaia di lampadine e luci, movimenti e scenografie in continua evoluzione.

Bagolino: i balarì si muovono per le vie del borgo, avvolti da ricchissimi costumi tradizionali, soprattutto cappelli rossi su cui sono cuciti metri di nastri colorati, spille, anelli e collane. L’altro aspetto folkloristico del Carnevale bagosso sono i maschèr che, travestiti da vecchi, si divertono a fare scherzi senza farsi riconoscere.

Acquapendente: la fregnaccia, il gustoso complemento gastronomico del Carnevale Aquesiano, è una frittella ottenuta con acqua, farina e grasso delicato del “cianchetto” del maiale. Deriva da un’antica ricetta contadina che può essere arricchita con formaggio pecorino o zucchero, oppure con cioccolata.

Satriano di Lucania: qui da secoli le persone si vestono da alberi. Completamente ricoperte di edera, la domenica precedente il martedì grasso escono dal bosco e bussano alle porte delle case, annunciando l’arrivo della primavera. Il Carnevale dei Rumita (così si chiama la maschera, da “eremita”) è un evento green anche per questo: nei bar si usa materiale biodegradabile, i prodotti sono a chilometro zero, vengono piantati alberi per contrastare le emissioni di polveri sottili.

Mamoiada: qui le maschere tradizionali sono i Mamuthones e gli Issohadores. I primi, vestiti di pelli di pecora, indossano una maschera nera di legno d’ontano o pero selvatico, e sulla schiena portano “sa carriga”, campanacci dal peso di circa 30 kg; gli Issohadores indossano una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi e alcuni portano una maschera antropomorfa bianca. La sfilata dei Mamuthones e degli Isshoadores è una cerimonia solenne, come una processione.

Ronciglione: la Cavalcata degli Ussari rievoca la difesa da parte di questi cavalieri dello Stato Pontificio. Vi sono anche le “Corse dei Barberi” (corse di cavalli senza fantini). Tra i vari festeggiamenti, spicca la “Pilatata dei Nasi Rossi”: i Nasi Rossi sono maschere che rappresentano i devoti a Bacco, figure dissacranti che inneggiano canti a favore del vino, della tavola e della vita dissennata.

Sanremo: la tradizionale sfilata dei carri fioriti di Sanremo è uno degli eventi più attesi nella città. Le fasi preparatorie durano qualche mese, ma l’infioramento viene effettuato in una sola notte, al fine di utilizzare solo fiori freschi e vengono utilizzati tra i 20.000 e 50.00 fiori per la realizzazione di ogni singolo carro.

Comacchio: si tratta di un carnevale in cui, invece della sfilata dei carri tradizionali, si possono ammirare imbarcazioni carnevalesche sfilare sull’acqua dei canali della città.

La ricerca evidenzia anche l’importanza dei Carnevali basati su una maschera legata al territorio e alle tradizioni locali: la Farinella di Putignano, il Vulòn a Fano, Tasi a Cento, Peppa Nappa a Sciacca, Kheirar a Sauris, i Maschèr a Bagolino, Uomo cervo di Castelnuovo al Volturno, Caporabballo di Montenmarano, i Mamuthones e gli Issohadores a Mamoiada, Ussari e Nasi Rossi a Ronciglione, Patanello a VFRancavilla al Mare.
E naturalmente va citato il celebre Carnevale di Ivrea, dove vengono lanciati 600 quintali di arance.

Il successo di queste manifestazioni è innegabile: una media di quasi 120.000 presenze per ogni Carnevale, e a Venezia, per gestire un afflusso pressoché incontenibile, quest’anno è stato necessario introdurre il numero chiuso.
Ma come verranno finanziati i Carnevali? Si è parlato di due milioni di euro per questo comparto, che saranno stornati dal FUS: sarebbero state dunque necessarie risorse aggiuntive, altrimenti verrà spottratto ossigeno agli altri settori, che sono già sottofinanziati (sui tagli al FUS 2018 vedi La decrescita infelice della cultura italiana: la torta del FUS diminuisce, lo spettacolo deve mettersi a dieta).
Oltre che dei Carnevali, nel Codice dello Spettacolo si parla anche di “rievocazioni storiche”, anche se in questo caso è più difficile dare una definizione precisa. Per esempio, verranno celebrati anche gli anniversari? I palii e le sagre? Quali possono essere i parametri di valutazione? Quale dev’essere il legame con la comunità di riferimento? O si tratta solo di aumentare l’attrattiva turistica? Chi valuta dal punto di vista scientifico l’attendibilità della ricostruzione?
Certamente le associazioni, i siti e i blog del settore sono già all’opera… Ma forse ci può essere lavoro anche per gli storici.

http://www.rievocazioni.net

http://www.italiamedievale.org/portale/




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