#BP2019 | Codice o non Codice, questo è il problema! I temi e gli obiettivi della giornata del 30 marzo 2019

Alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Per una politica dello spettacolo dal vivo

Ci eravamo illusi, un anno e mezzo fa. Finalmente dopo decenni anche il teatro aveva finalmente la sua legge, quella che avevano già da tempo altri settori della cultura e dello spettacolo: il cinema, la musica, il circo e lo spettacolo viaggiante…
Sappiamo com’è finita: a dicembre non sono arrivati i decreti applicativi, e la legge con i suoi principi è rimasta un elenco di buoni propositi.
Questo ennesimo fallimento è la riprova della debolezza politica di un settore che si considera marginale, diviso al suo interno, rappresentato da sempre da organizzazioni di categoria filo-governative.
Il Codice dello Spettacolo (la legge 175/2017) aveva un grande merito: metteva il teatro e le arti sorelle in stretto rapporto con altri settori della società (la scuola, il turismo e i territori, l’internazionalizzazione, le relazioni con il Terzo Settore e dunque con l’articolazione del corpo sociale ma anche con la tipologia di impresa, il mondo del lavoro), riconoscendone la necessità e la dignità. Il superamento di una certa autoreferenzialità spingeva ad allargare un dibattito finora troppo concentrato, quasi ossessivamente e da anni, sul FUS.
Ora l’iter della legge pare aver ripreso il suo corso, lo spettacolo è uno de settori su cui il Governo alla fine del 2018 ha stabilito di sottoporre al parlamento una Legge Delega e il Ministro Bonisoli ha predisposto un disegno di legge per il riordino della materia di spettacolo.
Si è perso solo qualche mese? Il nuovo provvedimento è ancora ai nastri di partenza, stando alle bozze che circolano, prevede di salvaguardare i principi del Codice dello Spettacolo, lascia cadere alcuni temi del provvedimento precedente (per esempio è scomparso il tema del riordino e della tutela del lavoro, il 3 per cento del FUS per la promozione dello spettacolo nelle scuole,) ma ne conserva altri (Carnevali e Rievocazioni Storiche non si discutono) e – come già il Codice – non sembra cogliere la rilevanza della definizione delle competenze fra Stato e Regioni, più che mai attuale, e delle risorse finanziarie.

Anche in questo caso saranno necessari uno o più Decreti Delega: e preoccupa la scadenza biennale, che rischia di intrecciarsi pericolosamente con la fine del secondo triennio del nuovo FUS.
La riforma del FUS resta il nodo intorno a cui si concentra il dibattito. In ambito culturale è l’unico punto preciso su cui si è impegnato per contratto il Governo Conte e resta un elemento strategico. Dal 1985 è lo strumento attraverso cui lo Stato interviene in ambito teatrale, l’unica salvaguardia del settore, e cosa si intenda per “Riforma del sistema di finanziamento del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS)” è ancora misterioso.
Ma alla fine una organica politica culturale nell’ambito dello spettacolo non può limitarsi ai meccanismi del FUS, che non è in grado per esempio di portare al necessario riequilibrio territoriale (nord-sud, piccoli e grandi centri urbani, centro e periferie), e che anzi tende a privilegiare realtà più strutturate. E il FUS non riesce a tenere conto degli sviluppi più interessanti, e delle potenzialità strategiche del settore, nel rapporto con il turismo e i territori, nell’intervento sulle fasce giovanili, nella necessaria internazionalizzazione.
Per questo il dibattito non deve ridursi alla difesa e alla discussione sul FUS. Fermo restando che una riforma che riconosca e valorizzi il ruolo strategico dello spettacolo dal vivo all’interno della società italiana richiede risorse maggiori di quelle di un FUS progressivamente eroso e forse smembrato in seguito alla ridefinizione del rapporto Stato-Regioni. Senza dimenticare la difesa della dignità dei lavoratori, in un settore ricco di specificità e che necessità di adeguate occasioni formative.
Proprio in questa ottica, nella giornata del 30 marzo 2019 presenteremo una serie di documenti, in cui – dopo una serie di incontri e gruppi di lavoro – abbiamo identificato alcune linee guida e proposte che possano aiutare lo spettacolo dal vivo da un lato a entrare in relazione con altri settori della vita sociale e civile, e ne mettano in evidenza l’importanza dal punto di vista sia sociale sia economico.