Under28 | Contaminazioni da Napoli a Turriaco

Hosting del Collettivo Lunazione a Turriaco per il festival Invisible Cities

Pubblicato il 23/04/2021 / di / ateatro n. 177

L’estate scorsa il Collettivo Lunazione, compagnia teatrale napoletana, ha messo in spazio uno spettacolo site-specific a Turriaco, un comune friulano con meno di tremila abitanti, vincitore del Bando Richiedo Asilo Artistico #Ecosistemi promosso dal Festival Invisible Cities.
Hosting nasce da un percorso di residenza di dieci giorni in cui Martina Di Leva e Eduardo Di Pietro hanno lavorato a stretto contatto con gli abitanti, intervistandoli e raccogliendo testimonianze audio delle loro storie che sono poi state la base sulla quale la dramaturg, Cecilia Lupoli, ha lavorato creando un innesto con altri testi per la costruzione della performance.

Foto di Festival InVisible Cities – Contaminazioni Digitali.

L’obiettivo della compagnia era quello di creare un momento di condivisione tra la popolazione locale e il pubblico esterno, che frequenta il piccolo comune friulano soltanto per la durata dello spettacolo, a partire dal racconto della storia della vita degli abitanti, dei loro oggetti, dei loro luoghi di lavoro. I Lunazione iniziano a lavorare al progetto partendo da una riflessione sui termini inglesi host e guest che non hanno due parole corrispettive in italiano ma che letteralmente vorrebbero dire colui/colei che ospita e l’ospite. Alla fine della performance non è più così definito il confine tra host guest ma si instaura un senso di comune appartenenza, ci si sente un po’ tutti cittadini del mondo. Hosting è costituito dalle storie dei personaggi che i Lunazione hanno intervistato, dalle chiacchiere che hanno fatto con loro, dalla loro visione su temi come l’amore, la paura, la guerra, ma non è difficile pensare che un progetto di questo tipo possa adattarsi ad altre piccole comunità, alle mille Turriaco sparse per la penisola; infatti la compagnia sta progettando un tipo di performance simile a stretto contatto con le comunità straniere che abitano la città di Napoli. La compagnia ha lavorato raccogliendo materiale eterogeneo, ed ha instaurato con la comunità un rapporto quasi familiare, entrando nelle dinamiche da piccolo paese. A partire da piccoli pezzi di storie private, dagli oggetti e dai luoghi abitati hanno ricreato un paesaggio ampio e colorato che rappresenta tutta la popolazione.

ATTRAVERSANDO TURRIACO, CONTAMINAZIONI E SINESTESIE
Lo spettacolo inizia  nella zona urbana di Turriaco, si percorrono, con le cuffie e con la presenza dell’attrice Martina Di Leva, i luoghi simbolici del paese: il supermercato, il pub, il ristorante, una bottega di un signore anziano appassionato di strumenti e musica lirica. Le cuffie sono funzionali non soltanto ad accompagnare come una guida gli spettatori ma anche a trasfigurare la realtà, infatti Matteo Martignoni, sound artist, ha creato dei momenti di forte contrasto e straniamento tra le due componenti; ad esempio nella seconda parte del percorso, che si svolge nella natura, lungo l’Isonzo, al momento del tramonto, in cuffia gli spettatori ascoltano la voce di Martina Di Leva che racconta dell’arrivo di una pioggia scrosciante.

La performance anche se si svolge nello spazio fisico reale di Turriaco, vive anche in un livello virtuale, perché la narrazione in cuffia permette al pubblico di situare le voci nello spazio fisico che stanno attraversando, generando un’esperienza sinestetica data dalla relazione di quelle voci con lo spazio percorso; ogni spettatore ascoltando i suoni, i silenzi, i ritmi della performance si interroga sui temi affrontati, si riconosce in quelle storie universali e acquisisce pian piano sempre più confidenza con lo spazio sentendosi sempre di più parte di una comunità unica. Lo spettacolo nasce in piena pandemia quando le comunità che vivono in periferia, rispetto ai grandi centri urbani, non hanno la possibilità di aprirsi e di lasciarsi scoprire. Attraverso Hosting, viene data loro opportunità di mostrarsi, di accogliere il pubblico e di creare un legame, che rimane impresso nei ricordi di chi lo ha vissuto.

Foto di Festival InVisible Cities – Contaminazioni Digitali.

 




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