Pollini, insetti, sabbia, fossili… Raccontare 448 vetrini per ritrovare il potere dell’immaginazione

Olga legge the Critters per la settimana delle residenze digitali

Pubblicato il 15/12/2021 / di / ateatro n. 180

Immagine-simbolo delle residenze digitali 2021

Dal 22 al 28 novembre si è tenuta la settimana delle Residenze Digitali, progetto finalista al Premio Rete Critica 2021.
Oltre a spettacoli e performance online, si è potuto assistere a talk su temi che accesi dall’esigenza poetica. Tra gli organizzatori Armunia, Capotrave|Kilowatt, AMAT, Anghiari Dance Hub, ATCL, L’Arboreto, La Corte Ospitale, il Teatro della Tosse, Zona K. Tra i progetti andati “in scena”, Olga legge i Critters, estratto dal progetto The Critters Room del collettivo Jan Voxel.

Che relazione s’intrattiene tra spazio, tempo e la vostra performance con i critters?

Come installazione performativa multimediale, The Critters Room vuole far percepire a chi partecipa il senso più profondo della “compresenza” che caratterizza l’epoca dell’Antropocene. Quindi, la simultanea esperienza di scale spaziali e temporali estremamente distanti è uno degli ingredienti cardine. Tutti gli elementi che compongono il lavoro (l’archivio di microfotografie dei vetrini da microscopio, le componenti sonore e visuali, le fotografie dei luoghi di residenza, lo stesso agire dei performer…) mostrano queste compresenze: sui vetrini troviamo creature (critters) “viventi-ora” (polline, insetti, elementi vegetali, sabbia) insieme a creature “viventi-allora” (i residui incombusti di idrocarburo, resto decomposto di creature di milioni di anni fa), in un cortocircuito tanto paradossale quanto appunto caratterizzante la nostra epoca. Allo stesso modo, le scale spaziali si intersecano, esseri microscopici diventano abitanti di un immaginario “pianeta blu” e frammenti di invisibili presenze dell’aria dialogano nelle fotografie con gli oggetti quotidiani, strade case automobili persone.
The Critters Room è uno sguardo di taglio sul presente che viviamo, dominato da “iperoggetti”, per usare il termine di Timothy Morton, come il cambiamento climatico, la cui estensione spazio-temporale è tale da sfuggire agli strumenti di comprensione degli umani – perlomeno di noi umani occidentali “moderni”. Un taglio di reale che appunto costruisce, nel tempo e nello spazio della performance, uno sguardo multispaziale e multitemporale.

Disposizione ordinata dei Critters per la performance

Quanto è importante l’immaginazione in un lavoro artistico, visto che da voi è dettagliatamente descritta da interventi audio

Olga legge i Critters, il live radiofonico realizzato per Residenze Digitali, è una vera e propria performance vocale. All’ideazione ha collaborato attivamente Katia Capiluppi, speaker della web radio Mikroradio, suggerendo brani musicali adatti e condividendo opinioni sulla scaletta. Si è trattato di un esperimento che oparte dai critters, 448 micro-fotografie di vetrini da microscopio (datati, numerati e localizzati) che abbiamo esposto all’aria durante il percorso di creazione dell’installazione The Critters Room. Le immagini rivelano l’universo di presenze, viventi e non viventi, che popolano l’aria.
A partire dalle immagini dei critters, abbiamo condotto un percorso di “lettura creativa” con diversi adulti e giovani, che a nostro avviso si è rivelato un esercizio di worldbuilding molto interessante. Per citare Matteo Meschiari, ciò di cui abbiamo bisogno più che mai per trovare una via d’uscita dall’agenda distopica antropocenica e per ricominciare ad allenare il nostro organo dell’immaginazione. Le interpretazioni creative delle immagini dei critters (che gli spettatori hanno potuto scorrere dall’archivio del sito mentre ascoltavano il podcast) si alternano a una scaletta musicale accuratamente scelta, e a letture di alcuni degli autori che più ci hanno segnato nel processo di creazione.
Prendendo a prestito sempre Meschiari:

In pratica a che cosa serve immaginare? A costruire rappresentazioni del mondo, delle relazioni, di sé. A moltiplicare scenari e alternative possibili. A fuggire dalla tirannia dell’adesso-qui, a criticarla a rovesciarla. A pensare l’invisibile. A inventare l’altro. A scegliere tra molteplici direzioni. A far emergere connessioni tra presente, passato e futuro. A credere in ciò che non esiste. A credere in ciò che esiste. A dialogare con le parti prelinguistiche del proprio cervello. A fare ipotesi. A costruire modelli. A riempire le lacune del pensiero razionale. A cogliere connessioni. A sperare…

Critter n°382

Che ruolo ha avuto un dispositivo di comunità come AltoFest nel vostro percorso?

La conoscenza di AltoFest risale a quasi 10 anni fa e riguarda un altro progetto di Cinzia Pietribiasi. Nel 2013 Compagnia Pietribiasi/Tedeschi aderì al progetto con una performance dal titolo Freeze. Aderire ad AltoFest non è stato semplicemente portare un proprio lavoro ad un festival. AltoFest chiedeva (e chiede) alle compagnie una intensa riflessione sul proprio fare artistico, una sincera disponibilità a mettersi in dialogo con la comunità ospitante e la voglia di accettare la sfida che il duo Gesualdi/Trono lancia: dare luogo.
L’esperienza napoletana, durata tre edizioni (che ha portato la Compagnia PT a riadattare o creare ex-novo delle performance che sono andate in scena nelle case private dei quartieri Chiaia, Sanità, Mater Dei) ha cambiato profondamente la pratica della compagnia e di Cinzia, innestando una certa sensibilità a fare ricerca artistica in relazione con le persone e/o con le comunità ospitanti. Si può dire che da quel momento è avvenuto un lento abbandono dei lavori da palcoscenico, per concentrarsi su progetti di “rigenerazione urbana” o “narrazione nomade” come #MEMORIEDELSUOLO.
Questo know-how è stato certamente trasferito nel progetto The Critters Room, soprattutto a partire dalla residenza realizzata a Bologna presso Ateliersi. In quell’occasione abbiamo iniziato la ricognizione del “coro di compresenze”, ovvero degli attivisti, volontari, scienziati, impegnati nel “prendersi cura di questo pianeta danneggiato”.

Critter n°367

Su cosa verte la vostra poetica civile e politica?

L’idea di comunità, di “stare a contatto con il problema” stringendo alleanze – per citare Donna Haraway – è il vero cuore della nostra pratica artistica. Non esiste l’artista-demiurgo al di qua dello schermo, che offre riflessioni, o magari soluzioni: esiste una comunità – reale e virtuale – che alimenta il nostro processo artistico in vari modi. Le persone incontrate ci hanno prestato voci, immagini e punti di vista, diventando performer insieme a noi. In alcuni casi sono diventati “local performer” perché hanno esposto i vetrini all’aria nelle loro città, ci hanno fornito i dati grazie alle centraline che hanno installato, ci hanno dato nuove chiavi di lettura a quanto man mano abbiamo costruito, aiutandoci ad interpretare il nostro stesso lavoro e ad arricchirlo di nuovi punti di osservazione.
Una comunità che immaginiamo come allargata a tutta la sfera dell’esistente, umano, vivente e non vivente, un olobionte, costituito da simbiosi inestricabili. Così immaginiamo di poter fare arte nell’antropocene; e così pensiamo che questa arte possa contribuire a offrire “rifugi per tempi difficili”.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Faremo una breve pausa in cui ognuno di noi si concentrerà sui propri progetti personali, poi all’inizio di gennaio 2022 abbiamo un altro appuntamento aperto al pubblico. Si tratta della stagione Collagene – proteine culturali di DAS, che fin dal titolo, Dispositivo Arti Sperimentali, testimonia l’apertura e il coraggio nella programmazione degli eventi. Sarà l’occasione per far cortocircuitare The Critters Room con un’altra artista che si esibirà nella stessa serata. Nei mesi a seguire cercheremo di approfondire la relazione con l’ambito accademico e scientifico, nella convinzione che l’arte debba veramente dialogare con la scienza. Da una parte, grazie al prof. Bisenzi, avremo la possibilità di esporre il nostro percorso di ricerca agli studenti delle accademie di belle arti di Carrara, di Roma e di Pisa. Dall’altra abbiamo una serie di incontri con il dipartimento di Chimica dell’Atmosfera dell’università di Bologna e con il CNR. Dato che il progetto è un “ongoing project” non mettiamo limite alla provvidenza e siamo molto in ascolto e pronti a recepire suggerimenti e suggestioni.




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