“Cinema&Arts” | Proclamati alla 79a Biennale Cinema i vincitori del concorso dedicato al rapporto del cinema con le altre arti

Ex aequo a Music for Black Pigeons di Jørgen Leth e Andreas Koefoed e Saint Omer di Alice Diop

Pubblicato il 08/09/2022 / di / ateatro n. 186

In occasione della 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia, giovedì 8 settembre 2022 presso lo Spazio Incontri Venice Production Bridge, all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, si è svolta la premiazione della prima edizione del Premio collaterale “Cinema&Arts”, ideato dal regista teatrale e cinematografico veneziano Alessio Nardin con il supporto di Kalambur Teatro e
Ateatro e con la collaborazione di alcuni importanti teatri europei.
La giuria del Premio, composta dal regista internazionale teatrale e cinematografico Alessio Nardin (che la presiede), da Oliviero Ponte di Pino (critico, docente, studioso, ricercatore e presidente della Associazione Culturale Ateatro), Antonio Giuseppe Bia giovane attore diplomato alla Scuola del Teatro Stabile del Veneto, dopo un ampio ed approfondito confronto artistico al suo interno ha deciso un ex-aequo nell’assegnazione del premio Musa “Cinema&Arts” Collateral Award in occasione della 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia.
Le due opere premiate sono

Music for Black Pigeons di Jørgen Leth e Andreas Koefoed
produzione Ánorâk Film Denmark (Emile Hertling Péronard)
Danimarca (92′)

Saint Omer di Alice Diop
produzione Pictanovo Hauts-de-France
Francia (123′)

A giudizio della giuria i due film hanno parimenti incarnato al meglio i vari aspetti propri del premio collaterale Cinema&Arts: l’influenza delle diverse arti nel cinema contemporaneo e la commistione tra cinema e diverse forme di manifestazioni artistiche.

Music for black pigeons è un viaggio durato quasi vent’anni nel mondo della musica jazz internazionale, sulle due sponde dell’Atlantico, che coinvolge culture profondamente differenti come quella americana, orientale ed europea, accumunate dall’amore per la musica.
Proprio questa passione spinge diversi artisti a rivelarsi in modo semplice e diretto, senza filtri, rispetto alla loro arte e alla loro vita. Questo dà vita a una comunità artistica (quella della musica jazz) e umana, in cui ognuno può esprimersi attraverso la sua arte anche
come persona.
Lo sguardo diretto e sincero dei due registi coglie, oltre qualsiasi cliché cinematografico di tempo e spazio, la natura spontanea ed organica di ogni artista.

Mucis for Black Pigeons

Questo viaggio rapsodico tra vita, prove, concerti e sale di registrazione viene proposto dai due registi attraverso l’utilizzo di un linguaggio cinematografico immediato, essenziale ed elementare, che parrebbe appartenere al puro documentare gli eventi ma raggiunge invece profondi e ripetuti momenti di poesia sonora e visiva. Proprio la provenienza dei due registi, ed in particolare di Jørgen Leth, da altre arti (la poesia) dà al film insieme semplicità e profondità anche dal punto di vista visivo.
È un percorso toccante, che riesce a cogliere in pochi tratti l’essenza di ogni persona e di ogni personalità artistica.
Molto interessante anche l’utilizzo di differenti tecniche di ripresa adottate durante l’esecuzione dei brani musicali e l’incontro individuale con gli artisti.

Saint Omer: Guslagie Malanga

Saint Omer è ispirato a un fatto di cronaca: un infanticidio (avventuto in Francia) e il processo celebrato nel 2016 presso il tribunale di Saint Omer, imputata una giovane immigrante senegalese.
Nel soggetto c’è un richiamo esplicito al mito di Medea che però non viene attualizzato ma evocato (con grande merito) attraverso una sceneggiatura minuziosa e una precisa tecnica di ripresa crea un rituale (che trova il suo luogo nel tribunale) e un processo artistico (che si sovrappone al processo giuridico) in cui la protagonista rivive, come spattatore e quasi testimone, il rito stesso della tragedia greca. Il tribunale come un teatro. Lo spettatore stesso, attraverso il comune percorso con la protagonista (che assiste al processo), non è un mero osservatore passivo ma diventa parte della comunità che partecipa a quello stesso rito.

Sain Omer: Kayije Kagame (Credits SRAB FILMS ARTE FRANCE CINÉMA 2022)*

La regista utilizza con grande afficacia il linguaggio documentaristico, di cui è una profonda conoscitrice, e ci conduce in un dedalo composto di fatti inconfutabili e di contraddizioni. Proprio tutte queste contraddizioni fanno, via via, emergere diverse tematiche intorno a cui si costituisce questa tragedia: la condizione femminile, l’abbandono della propria famiglia e della patria, la memoria e l’essenza delle proprie origini, il confronto tra culture diverse, il rapporto madre-figli. Nel corso del processo proprio della tragedia greca, lo spettatore colto, che presume di conoscere la trama del mito antico, scopre che restano invece molte domande personali a cui rispondere individualmente a film finito.

Nel corso della cerimonia, è stato proiettato il docufilm La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carlo Sini” (Italia, 41’). Prodotto da Teatro Akropolis e AkropolisLibri diretto da Clemente Tafuri e David Beronio questo mediometraggio è un ritratto originale, uno scorcio sul pensiero di uno dei grandi filosofi del nostro tempo, attraverso i temi dell’uomo, dell’arte, del teatro.




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