“Cinema&Arts” | Proclamati alla 80a Biennale Cinema i vincitori della seconda edizione
I premi a Backstage di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane, Making Of di Cédric Kahn e menzione speciale al regista Chong Keat Aun
In occasione della 80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia, giovedì 7 settembre 2023 presso lo Spazio Incontri Venice Production Bridge, all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, si è svolta la premiazione della seconda edizione del Premio collaterale “Cinema&Arts”, ideato dal regista teatrale e cinematografico veneziano Alessio Nardin con il supporto di Kalambur Teatro e della Associazione Culturale Ateatro. Quest’anno il premio ha acquisito la collaborazione specialistica dell’Accademia Eleonora Duse-Centro Sperimentale di Cinema e Arti Performative e il prezioso sostegno della Banca Prealpi San Biagio.
Il premio collaterale si focalizza sull’interazione e la presenza di diverse arti nel cinema contemporaneo e, specie in questo tempo storico, la commistione tra cinema e diverse forme di manifestazioni artistiche, con un occhio di riguardo per la musica e le arti performative dal vivo.
La giuria del Premio, composta dal regista internazionale teatrale e cinematografico Alessio Nardin (che la presiede), da Oliviero Ponte di Pino (critico, docente, studioso, ricercatore e presidente della Associazione Culturale Ateatro), Antonio Giuseppe Bia giovane attore diplomato alla Scuola del Teatro Stabile del Veneto, dopo un ampio ed approfondito confronto artistico al suo interno ha deciso un ex-aequo nell’assegnazione del premio Musa “Cinema&Arts” Collateral Award in occasione della 80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia.
Le opere premiate sono Backstage di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane e Making Of di Cédric Kahn.
La Menzione Speciale per il Miglior artista Multi-Disciplinare è andato al regista Chong Keat Aun, autore di Snow in Midsummer.
Nel corso della cerimonia, sono stati proiettati il film Vite non calcolate (Italia 2023, 52’) di Ermanno Cavazzoni e Sergio Maifredi, docu-fiction dedicata agli ospiti del centro di accoglienza di San Nicolò al Boschetto a Genova, prodotto dal Teatro Pubblico Ligure, e la prima parte di “La nostra minima arte”. Il teatro estremista dei Marcido, videoritratto della compagnia a cura di Oliviero Ponte di Pino con la regia di Domenico Cuomo, prodotto da Ateatro. Alla cerimonia hanno partecipato Daniela Dal Cin e Paolo Oricco dei Marcido e Ermanno Cavazzoni e Sergio Maifredi.
Miglior film
Backstage
di Afef Ben Mahmoud, Khalil Benkirane
Produzione Marocco, Tunisia (2023), 102′, colore
Sceneggiatura: Afef Ben Mahmoud
Backstage racconta la conclusione della tournée marocchina della compagnia di danza “Senza Frontiere”. Nel penultimo spettacolo una delle protagoniste si infortuna a causa di un gesto maldestro del suo compagno di scena e di vita. Per salvare l’ultima replica, il gruppo parte subito alla ricerca dell’unico medico disponibile nella zona. Ha così inizio il “viaggio catartico” umano e artistico della compagnia che, quando l’autobus si blocca, si inoltra nella foresta, in un percorso – valorizzato anche da una suggestiva fotografia – che svela, un po’ alla volta, a loro stessi, agli altri e a noi spettatori la loro vera natura umana ed artistica.
Il film racconta dall’interno, senza retorica o spettacolarizzazioni, la vita di una compagnia di danza. I rapporti all’inizio affiorano per allusioni e frammenti, ma passo dopo passo emergono i conflitti che attraversano il gruppo, grazie alla sagacia e alla precisione di un’attenta regia e sceneggiatura. La dicotomia tra l’artificio scenico e la realtà della vita trova la sua apoteosi e soluzione solo nella foresta e nella relazione diretta tra la natura umana e la natura universale. Fondamentale è il rapporto tra il corpo umano (nell’essenza dei suoi movimenti, ovvero la sensuale e magnetica coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui) e le componenti sacre e pagane dell’animo umano, che nella foresta si manifestano nella loro pienezza. La danza diventa essenza dell’azione e del racconto, anche nei suoi risvolti filosofici e metafisici.
Backstage esplora con dolorosa lucidità le concrete conflittualità tra la carriera professionale e artistica e la vita personale, con particolare riferimento alla maternità. Grazie a una sceneggiatura creata con equilibrio e misura, attraversa diversi confini: quelli tra paesi, culture e linguaggi, tra il corpo e la parola, tra la fantasia e la realtà. tra il presente e un passato che non può passare, tra la civiltà e la natura. Con la danza che in tutto questo cerca di creare un’utopica sintesi.
Making of
Regia Cédric Kahn
Produzione Olivier Delbosc, Bastien Sirodot, Cédric Iland
Francia (2023), 119’, colore
Making of è un intreccio di tre storie. Un noto regista cinematografico, Simon, sta girando un film per lui fondamentale: vuole raccontare la lotta degli operai per impedire che la loro fabbrica venga delocalizzata. La giovane comparsa del film (Joseph) aspira a diventare sceneggiatore e regista e viene in modo accidentale chiamato a realizzare il making of del film. Infine la troupe tecnica e artistica di un film che incontra enormi difficoltà produttive deve decidere se abbandonare il progetto o lavorare gratis.
Usando il linguaggio della commedia, sagace e pungente, il regista Cédric Kahn affronta temi artistici e sociali pregnanti e urgenti: emergono in modo molto preciso i conflitti dicotomici tra la realtà della vita e la fiction artistica, tra la necessità dell’ispirazione artistica e la concretezza opportunistica della professione e le esigenze della vita reale. In parallelo si dipanano, in un continuo scorrere di “sliding doors”, le analogie e le differenze tra le modalità di produzione industriale neo-capitalista (il tema sociale) e di produzione artistica (il tema artistico).
In un continuo scambio, lo spettatore viene coinvolto in una trappola ben congegnata, in cui perde la differenza tra il film e il film nel film. E’ proprio in questo serrato scambio di ambivalenze – nel meta-cinema che emerge la vera natura dei protagonisti, grazie anche a un cast ben amalgamato e di qualità.
Menzione speciale
Miglior artista multidisciplinare
Chong Keat Aun
(1978, Malaysia)
Chong Keat Aun è un artista poliedrico che si muove con disinvoltura tra cinema, scrittura, musica, canto.
Originario di Kedah, è film maker, montatore cinematografico, regista di documentari, giornalista e DJ radiofonico, oltre che musicista e compositore.
Attivista ambientale e culturale, è impegnato nella conservazione del patrimonio culturale cinese in Malesia, compresi i vari dialetti cinesi in tutte le forme, come poesie, opera e canzoni popolari, storia orale e storie raccolte attraverso interviste con gli anziani, in tutto il paese. Il progetto autofinanziato e avviato per il suo programma radiofonico, gli è valso il premio nazionale dei media Anugerah Seri Angkasa come miglior conduttore radiofonico. Nel 2020 è stato nominato miglior regista esordiente al 57esimo Taipei Golden Horse Awards.
In Wu Yue Xue (Snow in Midsummer) Chong è regista, sceneggiatore e compositore delle musiche. Il suo film è la piena espressione della sua poliedricità: la musica infatti diventa, specie nel canto, insostituibile strumento e linguaggio narrativo nello svilupparsi della storia.
L’arte, nel suo film, si intreccia con il tema politico e la riflessione storica, in particolare per quanto riguarda i conflitti etnici con la popolazione di origine cinese in Malesia. Attraverso un linguaggio poetico, il film svela (come in un’epifania) i temi fondamentali della sua opera.
Lo stretto rapporto tra il rito e il teatro, tra la memoria collettiva e la memoria personale viene reso ancora più evidente da un sapiente uso delle immagini (particolarmente apprezzata la fotografia).
La sacralità dell’arte apre uno “spazio-tempo” dove l’essere umano si può confrontare da un lato con i drammi della vita e dall’altro con il mistero della trascendenza e la presenza del metafisico.
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