“La filosofia è una performance”: il pensiero teatrale di Carlo Sini diventa film
Presentato alla Biennale Cinema La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro di David Beronio e Clemente Tafuri nell'ambito di "Cinema&Arts"
“L’essere giocati affidati a un corpus scritto” è ciò di cui Sini dibatte mentre scorrono i titoli di testa di La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro e sentiamo la sua inconfondibile voce che si staglia su rumore di acque e uccelli. Dapprima il buio poi una indefinita luce illumina delle foglie distintamente danzanti nello schermo.
“Il filosofo è colui che accetta di perdere la sua identità”, dichiara Sini mentre boscaglia verde straripa verso l’occhio dello spettatore e si definisce in un interno domestico da una finestra, una scrivania, penne, matite, qualche pennello svetta, “una ricerca di comunità ancora non c’è, proprio per questo non c’è definizione dell’uomo”; “per natura l’uomo non c’è”.
Una sedia vuota davanti a una scrivania per una fotografia suggestiva nel film di Clemente Tafuri e David Beronio prodotto da Teatro Akropolis e Akropolis Libri.
Il docufilm è stato presentato alla 79ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia lo scorso 8 settembre, nell’ambito della cerimonia di rpemiazione della prima edizione del Premio collaterale “Cinema&Arts”, ideato da Kalambur Teatro e Ateatro, con la collaborazione di alcuni importanti teatri europei.
Si svela il volto di Sini sulla frase “L’uomo è da venire”. Segue un primissimo piano e un dettaglio su mani e sigaretta dentro posacenere. La solitudine del filosofo sta nella sua lontananza dal presente, nella sua critica a esso: “è talmente strana la natura del filosofo, è un uccello della tempesta, come diceva Nietzsche”.
Un pianoforte nella ripresa dal basso di una parte della libreria, poi vengono inquadrati dettagli di geometrie di carta e luci e ombre muovono sentimenti d’ordine e ragionamento rigoroso: “la scrittura è un pericolo per la filosofia, la filosofia non si può scrivere, la filosofia è un’arte profonda inscritta nell’animo umano. È una visione d’insieme” da non costruirsi con il giudizio logico ma si evoca uno sfondo più antico al quale non sappiamo dare un nome più appropriato che è Teatro, “messa in scena degli dei, degli uomini, del bene, del male”.
A questo universo la filosofia deve trovare una espressione appropriata. Scorrono immagini di Sini sorridente a seminari, incontri, convegni, lezioni, trasmissioni televisive, come sottofondo è sempre il pianoforte che scopriamo essere suonato dallo stesso Sini. Appare Florinda Cambria, un fiore bianco ripreso dal vivo e lo stesso fiore calato su un disegno su carta. Appaiono i fogli-mondo: dettagli luminosi ricchi di disegni e schemi di lettura, esercizi di rappresentazione. Rivediamo il fiore su carta, è moltiplicato ed è un gelsomino.
“Il foglio-mondo è proprio una scena di teatro, è come un luogo nel quale accadono eventi”, eventi da interpretare per il loro accadimento, come “una partitura che va ogni volta rivissuta: è dappertutto il foglio-mondo e non è da nessuna parte, perché niente lo esaurisce”.
Mechrí è lo spazio fisico della filosofia di Sini e Cambria, è un “laboratorio di filosofia e cultura”, sito in via Spoleto, 4 a Milano è “il pensiero delle pratiche” transdisciplinari e vicine.
Seguono immagini d’incontri, anche conviviali e di volti ripresi all’interno del luogo e Cambria racconta del seminario di arti dinamiche che è intessuto di pratiche più arcaiche della filosofia che hanno nel teatro il loro emblema: “l’azione sorgiva, doppia azione e rappresentazione, azione, atto e memoria a un tempo”. Ribadisce Sini: “la filosofia è una performance, il messaggio è l’azione, è il corpo in azione”.
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