Venti spettacoli originali alla prova del teatro

Le semifinali della Borsa Teatrale Anna Pancirolli

Pubblicato il 20/03/2024 / di / ateatro n. 195

Il Teatro Edi al Barrio’s, quartiere Barona, Milano, nei primi tre giorni di marzo, ha accolto le semifinali della Borsa Teatrale Anna Pancirolli.
Dalla prima fase, con circa 60 progetti prevenuti, una giuria di esperti ha selezionato 20 candidati.

Dino Pancirolli (ph. Afro Ferretti)

Giovani compagnie, registi e attori si contendono il titolo in memoria di Anna: il premio di 5000 euro e una residenza presso il Festival Armunia Inequilibrio di Castiglioncello. La peculiarità del premio è stata in questi 24 anni la dedizione dei genitori di Anna, Franca, cui va il nostro affettuoso ricordo, e Dino, che onorevolmente si è impegnato a promuovere questa lodevole iniziativa, fabbrica di talenti.
Le tre giornate, con studi di circa venti minuti, sono state attraversate da temi attuali e trasversali a molti lavori: un certo disagio giovanile, la ricerca di un posto nel mondo più sereno e giusto, il difficile rapporto con la depressione, la morte sia come suicidio sia come dialogo con chi non c’è più; amore e incomunicabilità, la claustrofobia degli interni di piccoli appartamenti, la crisi del maschile, l’emersione di storie dimenticate, vicende curiose tra cronaca e satira, la prevaricazione del denaro e del commercio suo valori umani.

Il buon samaritano di R.I.T.E.N.A Teatro (Napoli) porta in scena la crisi dei trentenni di oggi, di un certo male di vivere che viene considerato inerzia o pigrizia dai luoghi comuni e invece nasconde un male più profondo: è intensa una immagine che fissa due fidanzati come in una pietà di Michelangelo.
In Adozione, Tiziana Vaccaro (Milano), al leggio con un corollario di fumetti, è un lavoro di ricerca sul tema delle adozioni, in un percorso ancora in gran parte da realizzare.
Futuro Remoto di Alessandro Negri e Caterina Pagliuzzi (Milano) ci spiega che chi dovrebbe innamorarsi in maniera del tutto naturale, continua invece a rimbalzare in un condominio di carta, fragilissimo, assecondando prima il computer del proprio sentimento.
Onicofagia, della compagnia milanese Maruccia Manella, è un grido di dolore, una riflessione sul suicidio, su chi si sente inadeguato e usa il palcoscenico come strumento di liberazione.
Evocativo il titolo Surgelati di Le ore piccole e Compagnia Dunamis (Milano), sulla crisi della grande distribuzione, come un enorme freezer della vita o un trita-sentimenti: un piccolo quadro diviene emblematico di un momento di confusione generale, in un lavoro che ha ancora bisogno di rodaggio.
Permacrisis del gruppo Sea Dogs (Cave, RM) introduce una parola nuova, la crisi permanente: un senso di oppressione e di claustrofobia, dove fuori sembra percepirsi un allarme o un pericolo. Un esercizio di disfacimento dove la bravura degli attori deve ancora crescere.
Sono molto coraggiose le giovani milanesi protagoniste di Le vedove a la coque: Bianca Tortato, Alice Gobbi, Virginia Vanocchi rappresentano in chiave satirica gli stereotipi di una identità femminile molto datata e, nonostante la penna che scrive sia di appena ventenni, la scena appare eccessivamente didascalica.
In Circuito chiuso la Compagnia Panaligan Piaz (Roma) affronta il tema delle donne in carcere: encomiabile e apprezzato molto per la ricerca e per l’attualità e la necessità, ma non maturo sulla scena.
La compagnia Palinodie (Aosta) in Beate si misura con un evento antico e contemporaneo: la beatificazione di una prozia risveglia nella nipote una domanda inespressa, un’attrice vuole esplorare questa santità: una bella storia che ha bisogno ancora di essere approfondita.
Qualcosa nel cielo di Silvia Napolitano (Brescia) parte da un’idea originale: un anziano con una forma di malattia mentale viene portato in Qatar per i mondiali di calcio. L’obiettivo è raccontare come veniamo sopraffatti da qualcosa di più grande di noi, che in qualche modo vuole governarci, ma la realizzazione non è ancora a fuoco.
Con un colpo alla festa, presentato da Collettivo della Solitudine (Milano) torna sulla morte fisica, con la presenza del defunto in scena sotto il lenzuolo bianco: un personaggio al quale continuare a indirizzare parole e con il quale continuare ad aprire un dialogo. Il lavoro meriterebbe di essere precisato e asciugato, perché esplode già di molte letture e parole.
Le aragoste muoiono per incidente di percorso, della Compagnia La Petite Mort (Milano) guarda al futuro, su come un bambino può innamorarsi giocando. Ma quello che interessa di più è la relazione con il tempo, in un percorso da precisare in termini di codici e di linguaggio, ma lo spunto appare interessante .
In via del tutto eccezionale di Claudio Fidia (Napoli) mette in connessione il lavoro del cameriere e quello del teatrante in maniera anche divertente ma con qualche un compiacimento, anche se un tema come questo avrebbe bisogno di un taglio drammaturgico più netto.
Il compleanno di Niky di Passi teatrali (Milano) prende spunto da un immaginario fumettistico, in un lavoro molto cinematografico, ma per questo poco teatrale: per ora è solo la bozza di un racconto.

I FINALISTI

Anche se tutti i progetti sono stati oggetto di attenta considerazione da parte della giuria e meritano di essere approfonditi, passano alla fase finale per originalità, bravura attorale e uso della scena, sei progetti, che rivedremo il 5 maggio 2024 sempre al Barrios, con altri venti minuti nuovi.

Catasterismi di Alberto Colombo (Kilonova Art)

Catasterismi di Alberto Colombo e Kilonova Art (Desio, MB) propone un’eccellente prova attorale, con riferimenti all’umanità consumata dei Giorni felici di Samuel Beckett.

Ipno. Breve trattato di tanatoprassi di Matthieu Pastore

Ipno. Breve trattato di tanatoprassi di Matthieu Pastore (Napoli) ha come focus una professione emergente, quella di rendere gradevole l’aspetto dei defunti.

Come un angelo in tutto questo bordello di Jacopo Bottani e Mattia Galatino

Come un angelo in tutto questo bordello di Jacopo Bottani e Mattia Galatino (Milano) deve molto al magnetismo del protagonista e presenta un uso di un nuovo codice che certamente va ancora maneggiato, ma ha una dimensione nuova nella relazione esposta e visibile in scena tra regista e attore.

In festa di Leonarda Saffi

La danza è invece protagonista di In festa di Leonarda Saffi (Castellana Grotte), un lavoro sulla relazione, che si ispira alla danza contemporanea, commuove, avvicina: e si tratta di capire come questo spunto può evolvere.

Perfect days di Nicolò Sordo, Michele Lonardi ed Enrico Ferrari

Perfect days di Nicolò Sordo, Michele Lonardi ed Enrico Ferrari (Colà di Lazise, VR) rovescia lo stereotipo del campione, dell’eroe, dell’atleta, e guarda in basso, con tono sgradevole e offensivo per nulla corretto e chic, per indagare i “sommersi” di una periferia veneta, tra alcol, spacconeria e deliri di onnipotenza.

Il macello di Federico Mattioli

Il macello di Federico Mattioli (Reggio Emilia) non è solo la storia di un nonno, di una casa e di un mestiere: è il tentativo di raccontarsi come una generazione nuova, un po’ perduta, sotto gli occhi del passato, quando le mani erano sporche di lavoro: ha una potenza attorale notevole e non lesina una crudeltà che appare però misurata e necessaria.




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