Per una carta d’intenti del teatro per l’infanzia e la gioventù

Prima bozza in attesa di contributi e modifiche

Pubblicato il 01/05/2001 / di / ateatro n. 009

Quello che segue è il documento presentato in occasione del I° incontro di presentazione dei “cantieri” del Consiglio Artistico del Teatro delle Briciole e dell’inaugurazione del 2° stralcio dei lavori di ristrutturazione del Teatro al Parco, il prossimo 3 maggio a Parma (il comunicato è riportato di seguito – a proposito, in bocca al lupo!!!!). Si tratta di una prima riflessione sulla situazione e le prospettive del teatro ragazzi: ma è soprattutto un invito alla discussione. “ateatro” sarà lieto di ospitare, nella rivista e nei forum, altri contributi sull’argomento.
I papaveri
Questo è un anno di papaveri, la nostra terra ne traboccava poi che vi tornai fra maggio e giugno, e m’inebriai d’un vino così dolce così fosco.
Del gelso nuvoloso al grano all’erba maturità era tutto, in un calore conveniente, in un lento sopore diffuso dentro l’universo verde.
A metà della vita ora vedevo figli cresciuti allontanarsi soli e perdersi oltre il carcere di voli che la rondine stringe nello spento
bagliore d’una sera di tempesta e umanamente il dolore cedeva alla luce che in casa s’accendeva d’un’altra cena in un’aria più fresca
per grandine sfogatasi lontano. Attilio Bertolucci
Il tempo non abbellisce mai salvo che nell’infanzia Quello contemporaneo non è tutto il mio tempo Essere contemporaneo: creare il proprio tempo e non rifletterlo Marina Cvaetaeva
In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla Walter Benjamin
Io la velocità della luce la so ma la velocità del buio non ce l’hanno ancora insegnata Dino di Zenica, 12 anni, provvisoriamente scolaro a Zagabria, dai racconti Le Marlboro di Sarajevo di Miljenko Jergovic
Viviamo in un’epoca di tempi rapidi, concentrati, di velocità comunicative mai conosciute nella storia dell’umanità. Nuove tecnologie spiazzano di continuo abitudini percettive e sistemi comunicativi. Il teatro non può né inseguire né imitare questi processi, deve arrendersi all’evidenza del suo statuto arcaico e fare di questa condizione un territorio privilegiato di esperienze. Il teatro deve ritrarsi; tornare indietro nel tempo, ma senza inseguire palingenesi di sacralità rituale ormai impossibili, ciò che può e deve fare è creare un luogo e un tempo di silenzio nel clamore del mondo, un luogo ove il mistero della presenza umana, del guardarsi negli occhi, dell’essere lì, abbia come uno statuto eroico, come in quell’ora e mezza si fosse naufraghi aggrappati ad un’unica zattera. Ma attenzione, se lo statuto dell’incontro è antico, i linguaggi non possono permettersi nessun vecchiume, devono invece fare i conti coi tempi, i ritmi, le sonorità del mondo contemporaneo; non devono esserne plagiati ma li devono saper attraversare, intersecare, usare. Così in un luogo antico si parla il presente, si è nel tempo. Il teatro ragazzi è l’unico teatro obbligato a fare ricerca continua dato che non può contare su uno spettatore statico, o consolidato nelle proprie percezioni, ma con spettatori in movimento biologico. L’attuale stato di degrado di tale teatro è dovuto proprio alla rinuncia a tale ricerca, rinuncia a sperimentare linguaggi, estetiche, sostanze ma soprattutto rinuncia ad una tensione poetica verso quel mondo inafferrabile. Il mistero dell’incontro teatrale si gioca intorno alla metafora. Poiché eccezionale e arcaica è la modalità dell’incontro, fin dal superamento della soglia teatrale, questa eccezionalità si deve riverberare in ogni gesto, anche nel modo di accompagnare al posto i giovani spettatori. La metafora comincia da subito, in teatro non si è lì ma sempre altrove. Il giovane spettatore deve compiere l’esperienza della metafora per l’intera durata dell’incontro. Nel teatro ragazzi alcuni attori adulti convocano spettatori piccoli, piccolissimi o già sbarbatelli e li invitano a condividere un tempo comune, in un luogo del tutto fuori luogo in questa società ipercomunicante, un luogo ove per poter comunicare e ascoltare occorre essere tutti lì in quel momento. La responsabilità di questa convocazione è quindi enorme perché esula oggi più che mai dalle consuetudini dei rapporti personali. La domanda è d’obbligo: perché invece di convocare i propri simili si dà appuntamento a gente tanto dissimile come ragazzi adolescenti e bambini? In sostanza che si ha da dire di tanto importante? Perché è chiaro che dal tipo di fatica e di impegno che questo incontro prevede o c’è qualcosa di necessario ed eccezionale da comunicare o altrimenti l’incontro stesso è nocivo e corrosivo per lo stesso futuro possibile desiderio di tornare in quel luogo. In questa fase della storia sociale del nostro occidente gli adulti per lo più non hanno più esperienze da trasmettere o raccontare o offrire ai figli, alle generazioni più giovani: si sono assentati, c’è poco tempo, tanto c’è la televisione… C’è un buco nero di storie contenenti esperienze che nessuno riempie. Gli artisti del teatro ragazzi possiedono solo questo possibile tesoro: potersi raccontare, far passare memorie, esperienze, ricordi. Lungi dall’illudersi di inseguire un immaginario infantile bisognerebbe attrezzarsi a fare della distanza d’età un valore. In questo trasmettere non c’entra la sostanza delle storie raccontate se non in minima parte, quella appunto della scelta e dell’elezione di quel grumo di narrazioni piuttosto che altre: qualsiasi fiaba come dicevano i grandi di un tempo, è piena di consigli, qualsiasi racconto permette sempre anche di raccontarsi, di essere non solo interpreti ma biografi di altre infanzie e giovinezze. A patto di saperlo fare, di aver maturato una poetica che permetta uno sguardo all’indietro di sé, senza compiacimenti e sbrodolamenti nostalgici.
Fate della mia casa una locanda giovedì 3 maggio, ore 18 – Parma, Teatro al Parco I° incontro di presentazione dei “cantieri” del Consiglio Artistico del Teatro delle Briciole e inaugurazione del 2° stralcio dei lavori di ristrutturazione del Teatro al Parco
Il Parco Ducale è il cuore verde di Parma, il Teatro delle Briciole Teatro al Parco è nel Parco un cuore ancora più verde e pulsante, denso di quell’energia unica e vitale che possono esprimere solo bambini, ragazzi e giovani. In 25 anni di esperienze e creazioni artistiche, sono transitati per le stanze magiche di questo teatro più di 30.000 spettatori ogni anno che da piccoli sono diventati adolescenti e poi giovani e poi, giovani e adulti, hanno continuato a frequentare il Teatro al Parco come una loro casa alla ricerca di nuovi stimoli. Formare un pubblico di spettatori non vuol dire vendere più biglietti e avere sale strapiene, vuol dire formare un senso estetico, una crescita del gusto e del giudizio critico e ancora di più formare quel senso di appartenenza ad una civiltà, ad una polis di cui il teatro più delle altre arti, per sua natura, è portatore. Il patrimonio di esperienze artistiche e sociali che il Teatro al Parco rappresenta non solo per la Città, la provincia e la regione ma a livello nazionale e, per i rapporti sedimentati e cresciuti in questi anni a livello internazionale, merita ora una progettualità di ancor più ampio respiro. Se il Parco Ducale si sta rinnovando in una metamorfosi annunciata, anche il Teatro al Parco sta ripensando la propria immagine per presentarsi sotto una nuova veste, senza nulla perdere del tesoro di esperienze già acquisite. Il Teatro al Parco assume la parola cantiere come futura scelta di campo, un luogo rinnovato negli spazi polifunzionali, capace non solo di produrre e ospitare teatro per bambini, ragazzi e giovani ma di far interagire percorsi e linguaggi artistici diversi in progetti di ampio respiro; cantiere come idee in movimento, capace di attivare sinergie in forma non ancora sperimentate. A questo proposito il nuovo Consiglio d’Amministrazione formato da Flavia Armenzoni, Alessandra Belledi e Raffaella Ilari ha chiesto a un gruppo di personalità del mondo artistico e pedagogico di progettare insieme il futuro del Teatro al Parco. Philippe Foulquiè, già direttore artistico del Thèâtre Massalia e della Friche la Belle de Mai di Marsiglia, uno dei centri artistici più importanti e originali della Francia, sta coordinando la creazione di una rete internazionale di spazi e strutture artistiche di cui il Teatro delle Briciole fa già parte per poter attuare progetti a carattere europeo: scambi di esperienze, residenze prolungate, ricerche comuni. In questo modo Parma si affianca a Marsiglia, St. Nazaire, Lisbona, Berlino, Madrid e Londra e diviene un centro attivo internazionale di produzione e circuitazione artistica. E già nel prossimo novembre Vetrina Europa potrebbe trasformarsi in un Cantiere Europa permettendo uno scambio artistico più approfondito della sola visione teatrale. Marco Dallari, pedagogista all’Università di Trento, sta organizzando il I° cantiere: un meeting, da svolgersi nell’ambito del Cantiere Europa di novembre, che ponga al centro la riflessione sul rapporto d’amore tra adulti e bambini. Intitolandolo provocatoriamente I Buoni Pedofili, Dallari vuole focalizzare l’attenzione sulla necessità del rapporto formativo extrafamiliare e extraparentale portando esperti e studiosi di diversi campi a confrontarsi su tutti quei rapporti di trasmissione di esperienza tra generazioni in cui il legame grande-piccolo, adulto-bambino, è generatore di crescita, di curiosità e di consigli formativi. Ad intervenire saranno chiamati affermati artisti di diverse discipline che racconteranno in forme anche spettacolari, le loro esperienze nel rapporto con l’infanzia. Tra i nomi dei possibili partecipanti Dario Fo, Francesca Archibugi, Moni Ovadia, Daniel Pennac. Angela Finocchiaro, Paolo Rossi, Vincenzo Cerami, Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Roberto Benigni e tanti altri. Letizia Quintavalla, regista, e Alessandro Nidi, musicista e compositore, collaboratori da sempre del Teatro delle Briciole, stanno progettando il 2° cantiere, che prenderà vita nel prossimo autunno, di una speciale Scuola d’Arte dell’Ascolto, un laboratorio permanente extrascolastico per bambini e giovani che per tutto l’anno permetterà ai partecipanti di incontrare attori, danzatori, musicisti, registi, artisti visivi, performers in una relazione attiva con i segreti dell’arte, delle tecniche e dei saperi. Un luogo di formazione dello spirito, dunque, che si aprirà, al termine del 1° anno di percorso, in un evento cittadino coinvolgendo luoghi e anime del territorio parmense. Questo cantiere sperimentale sarà dedicato ad Attilio Bertolucci e al suo mondo poetico, così da orientare, fin dall’inizio, il cantiere formativo verso una capacità di ascolto del mondo, vera e propria sfida etica ed educativa in un mondo il cui orizzonte sembra essere solo quello della visibilità della merce. Marco Baliani infine sta lavorando alla stesura di un manifesto programmatico (vedi sopra la prima stesura) per un teatro ragazzi e giovani che si affacci al secondo millennio con più consapevolezza dei compiti che lo attendono, una tappa di riflessione che chiuda una fase di pratiche e sperimentazioni durata ormai 25 anni per rilanciare una nuova fase di ricerca e di orizzonti creativi. Tutt’uno con questa carta d’intenti, che sarà presentata nello stesso cantiere europeo di novembre, comincerà a prendere corpo un cantiere multimediale con progetti che intreccino linguaggi diversi e che producano, oltre ai percorsi cognitivi ed artistici, concreti manufatti, libri, video, opuscoli, riviste, films, CD, DVD, eccetera ogni volta cercando forme necessarie alle sostanze agite. Al contempo il cantiere, dal chiuso dei laboratori, aprirà finestre in tempo reale, collegandosi in rete con altri luoghi di produzione artistica o di studio: Università, singoli artisti, centri di teatro, creando siti Web legati ad ogni progetto e costruendo una memoria interattiva capace di allargare il messaggio del cantiere e delle sue esperienze. Teatro delle Briciole

Marco_Baliani




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